Nascere in una famiglia mafiosa Affettuosamente chiamato Peppino da amici e parenti, nasce a Palermo il 5 gennaio del 1948 d Felicia Bartolotta e Luigi Impastato. Cinisi tra gli anni 60- 70 è uno dei centri nevralgici della mafia: Gaetano Badalamenti, dal 1970 al 1978 è il capo assoluto della “Cupola”, grazie a un “triumvirato” composto dallo stesso Badalamenti, da Stefano Bontade, capo della mafia palermitana e da Luciano Liggio, rappresentante dei “corleonesi” tramite il suo luogotenente Salvatore Riina. Peppino nasce, ironia della sorte, in una famiglia mafiosa: il padre Luigi è un “uomo d’onore” appartenente a una delle famiglie mafiose più influenti della zona; lo zio, Cesare Manzella, è uno dei boss che per primo riorganizza modernamente il sistema mafioso e scopre nei traffici di droga un nuovo e più redditizio canale di accumulazione. Malgrado l’ambiente familiare e i tentativi, del padre, di educarlo secondo principi mafiosi e di inserirlo in quell’ambiente, Peppino è animato da uno spirito libero e critico e sceglie altre strade. Durante l’adolescenza le idee anti-mafia trovano terreno fertile nell’attività giornalistica e a soli 17 anni Peppino fonda il giornale “L’idea Socialista”. Negli anni a venire aderisce attivamente alle lotte dei gruppi della Nuova Sinistra e nel 1975 fonda il centro ricreativo “Musica e Cultura”, che raccoglie tantissimi giovani di Cinisi e dei paesi limitrofi. Intanto, a causa del suo forte impegno politico, il padre lo caccia via di casa e i rapporti familiari di Peppino si deteriorano rapidamente, anche se la madre Felicia e il fratello Giovanni non lo abbandonano. Da dove nasce il coraggio di cambiare? Da dove nasce la forza di estraniarsi da un ambiente così marcio e abominevole come quello mafioso? Peppino è pervaso da un forte senso della legalità e da un vigoroso spirito di giustizia: sin da piccolo si impegna a sovvertire il destino che pareva a lui assegnato, cura altri progetti ed è amante della cultura nelle sue svariate forme. Egli ama leggere i libri dei grandi autori latini e gli scritti dei più grandi romanzieri italiani. Peppino ama la musica e proprio questa passione lo porta a fondare nel 1978 “Radio Aut”, la radio attraverso cui divulga la sua lotta anti-mafia e ha il coraggio di accusare i mafiosi, in primis Badalamenti, boss di Cinisi. La cultura gioca così un ruolo cruciale nella formazione di Peppino. “Nei tuoi occhi riluce il bagliore di un mondo libero, nei nostri cuori batte solo un “Grazie” sincero, spinto dalla tua lotta e dal tuo coraggio con la speranza di un vivere più saggio.” Salvo Bacarella Peppino Impastato L’informazione come arma di diffusione di una cultura anti-mafiosa Circolo Che Guevara 1967 25 giovani, animati dalla volontà di discutere, di confrontarsi, di alimentare le proprie idee rivoluzionarie ed innovative, si riuniscono a Cinisi, con simpatie dei contadini e degli edili. Le posizioni politiche dei giovani erano orientate sempre verso la sinistra più estrema. Peppino inoltre spingeva i compagni al contatto diretto con la realtà circostante. Furono organizzate a Terrasini manifestazioni popolari di protesta contro le cattive condizioni igieniche e la mancanza d'acqua. Si proseguì con il boicottaggio dei festini borghesi degli universitari di Terrasini. Il gruppo si riuniva spesso per commentare testi, ma accompagnava alla cultura un impegno concreto a contatto con le masse. Il Circolo Che Guevara rappresentò dunque un'occasione, per i giovani che rifiutavano di inquadrarsi in un sistema regolato dalla cultura mafiosa, di ampliare i propri orizzonti politici e venire a contatto con realtà riformiste che andavano incontro alle loro aspirazioni di mutamento. Il Collettivo Femminista Il Collettivo Femminista nasce come ramo specifico del circolo Musica e Cultura nel 1976, dall’esigenza delle giovani del circolo di promuovere una riforma dell’idea dominante secondo la cultura mafiosa: quella che la donna fosse un semplice “strumento”, destinato a provvedere al bene dell’uomo ed al suo appagamento ed a veicolare sui figli i valori e le norme di comportamento che la mafia imponeva. Il collettivo Femminista si presentava come alternativa decisa a questa forma di cultura mediante la lettura ed il commento di libri e la discussione su temi tabù per l’epoca. La repressione mafiosa si concretizzava in un deciso svilimento e nella diffamazione dei membri. Le componenti del collettivo erano "buttane" o lesbiche o, in ogni caso, gente che avrebbe fatto meglio a starsene a casa per curarsi dei lavori domestici. Il Circolo si impegnò in uno spettacolo teatrale, “Le Streghe”. L’indignazione delle donne esplose in seguito a due stupri di minorenni nel territorio, vittime della violenza nella quale la cultura di servilismo sfociava inevitabilmente. L’Idea Socialista Il giornale nacque nel 1965. Intorno ad esso si riunirono dei giovani che costituivano un gruppo compatto con un forte desiderio di rottura nei confronti dell’ambiente mafioso di Cinisi. Nel giornale si analizzavano i problemi del mondo del lavoro, dell’emigrazione, della repressione sessuale e gli aspetti delle componenti socio - politiche - economiche dell’ambiente: la cosa non poteva piacere in un ambiente pieno di conformismo. I redattori furono denunciati, processati e condannati a una ammenda. Il giornale rimase bloccato per un anno e riprese le pubblicazioni nel 1966. Un articolo scritto da Peppino, intitolato “Mafia, una montagna di merda”, provocò una profonda frattura fra Giuseppe e i suoi parenti e il padre lo cacciò via di casa. Il giornale chiuderà poi in seguito a nuove denunce. Circolo “Musica e Cultura” Nasce nel 1975. Cominciato quasi per gioco (organizzando un recital musicale) si sviluppò grazie a precise prese di posizione dei partecipanti. Si tratta di un tentativo di dar vita a nuove forme di organizzazione sociale, le cui principali attività furono il cineforum, le mostre-mercato itineranti, i murales, le rappresentazioni teatrali e la costituzione di una biblioteca. Si cercava così di contrastare l’omologazione culturale. I film erano accuratamente selezionati. Prima della proiezione venivano presentati e alla visione della pellicola seguiva un dibattito. Si trattava di film legati all’amministrazione corrente che negava qualsiasi forma di cambiamento ed era fortemente legata alla mafia. Quando poi Peppino cercò di mettere in atto nuove proposte e iniziative che andavano fuori dal solo divertimento, il circolo andò in crisi, convogliando alcuni dei partecipanti verso una nuova fase e la creazione di “Radio Aut”. Il Collettivo Anti-Nucleare Dalle "ceneri" del Circolo "Musica e cultura", nei primi mesi del '78 nacque il Collettivo Antinucleare, che sintetizzò il suo programma e la sua analisi in un documento. Nel testo, in coerenza con la linea di controinformazione, si avanza una critica durissima al programma energetico nazionale, si passano in rassegna i problemi e i pericoli geologici relativi alla stabilità del sottosuolo,si esaminano dettagliatamente le cifre, gli investimenti, i risultati previsti, gli aspetti del funzionamento delle centrali, il problema dell'eliminazione delle scorie, quello dell'inquinamento radioattivo e termico, delle radiazioni ionizzanti, si indicano le forme di energia alternativa. Il Collettivo preparò alcuni pannelli sul tema ed elaborò uno spettacolo di animazione teatrale per le strade di Cinisi e di Terrasini, simulando la morte nucleare attraverso costumi e gesti che non mancarono di impressionare i passanti e di apportare qualche disturbo al traffico. Non ci furono altri sviluppi. Radio Aut La radio nacque dalla crisi del circolo “Musica e Cultura” come un tentativo di maggiore apertura e dall’idea di creare un’emittente alternativa dove le informazioni venissero date senza alcun tipo di inibizione. L'informazione nel territorio era monopolio mafioso; Radio Aut rappresentava dunque un'eccezione, un mezzo con cui testimoniare e rendere, nel contempo ironicamente e fedelmente, notizie reali, non camuffate dagli interessi dei potenti corrotti e collusi con la mafia, ma comunicate con schiettezza e buona fede. Diversi erano i livelli di utilizzo che Peppino e i suoi compagni attribuivano ad una radio: di informazione e controinformazione, come rifiuto e ridimensionamento dell’informazione generale, di intervento politico, dove la radio diventa strumento diretto dell’iniziativa di lotta e del progetto politico di una struttura, e degli spazi autogestiti. Il programma maggiormente seguito era la trasmissione satirica “Onda pazza”, nella quale si sbeffeggiavano i mafiosi locali e dove tutto era affidato all’improvvisazione di tre o quattro collaboratori. Dopo la morte di Peppino la radio riprende le trasmissioni. Viene anche progettata una nuova trasmissione, “La Stangata”, che prende il posto di “Onda pazza”. Nell’estate dell’80 la radio chiuse a causa della mancanza di soldi e del diminuire dei collaboratori. Mostra “Mafia e Territorio” La mostra si tenne il 7 maggio 1978 dopo mesi di lavoro. L’interesse per la tutela del territorio era punto centrale della lotta contro la mafia e del programma elettorale con cui Peppino si era presentato alle elezioni. Una prima mostra itinerante era già stata organizzata dal circolo “Musica e Cultura” nel 1977, ma questa nuova mostra ampliava gli argomenti della precedente. Essa parlava degli appalti per opere pubbliche, spesso devastanti per l’ambiente, concessi ai mafiosi. Tra coloro che osservarono la mostra anche alcuni uomini interessati e colpiti in prima persona. Le piste dell’aeroporto di Punta Raisi, costruite sino al 1968, non consentivano l’atterraggio degli aerei nelle giornate di scirocco. Nacque in quegli anni pertanto l’idea di costruire un’ulteriore pista in modo da risolvere tale impedimento. La costruzione di tale pista però non avrebbe comportato le agevolazioni previste, poiché, dopo i primi rilevamenti, si constatò che lo scirocco avrebbe ugualmente causato pericolosi vuoti d’aria, infiltrandosi dalle gole delle montagne. Vi era inoltre un altro impedimento di uguale importanza se non maggiore: quella zona era abitata da più di 200 famiglie, per le quali la costruzione della pista avrebbe significato la perdita delle loro abitazioni e, di conseguenza, gli affetti legati ad esse. Alle elezioni comunali del 72 il gruppo di Peppino fece confluire i suoi voti nella lista del PCI. Sul finire dello stesso anno Peppino si era avvicinato a “Lotta Continua”; la scelta sembrava quasi obbligata, per la fase di scioglimento che attraversavano allora tutti i gruppi marxisti-leninisti. Il partito “Lotta Continua” esercitava una forte capacità d’attrazione per tutti coloro che, come Peppino, avevano alle spalle forti esperienze politiche: non offriva severi rituali di militanza, prevedeva una linea d’assalto, ma era vicina ai problemi della gente e operava concretamente nel sociale. Nel 1975 costituisce il gruppo Musica e cultura, che svolge attività culturali (cineforum, musica, teatro, dibattiti, ecc.); nel 1976 fonda Radio Aut, radio libera autofinanziata, con cui denuncia i delitti e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini, e in primo luogo del capomafia Gaetano Badalamenti, che avevano un ruolo di primo piano nei traffici internazionali di droga, attraverso il controllo dell'aeroporto. Il programma più seguito era Onda pazza, trasmissione satirica con cui sbeffeggiava mafiosi e politici. Nel 1978 si candida nella lista di Democrazia Proletaria alle elezioni comunali. Viene assassinato nella notte tra l‘8 e il 9 Maggio del 1978, nel corso della campagna elettorale, con una carica di tritolo posta sotto il corpo adagiato sui binari della ferrovia. Pochi giorni dopo, gli elettori di Cinisi votano il suo nome, riuscendo ad eleggerlo, simbolicamente, al Consiglio comunale. Stampa, forze dell’ordine e magistratura parlano di atto terroristico in cui l'attentatore sarebbe rimasto vittima e, dopo la scoperta di una lettera scritta molti mesi prima, del suicidio. IL PROCESSO (15-12-1998) La prima udienza si tiene il 15 dicembre1998, ovvero a vent’anni dall’omicidio: Franca Imbergamo chiede che l’udienza preliminare venga fissata non solo per Vito Palazzolo ma anche per Gaetano Badalamenti. Si costituiscono parte civile la madre e il fratello di Peppino, il Centro Impastato, l’ordine dei Giornalisti, il comune di Cinisi e Rifondazione comunista. Particolare emozione desta la testimonianza, diffusa da tutti i giornali e telegiornali nazionali, di Felicia Bartolotta, madre di Peppino, che accusa Badalamenti e chiede giustizia e quella di Giovanni Impastato, che dice a Badalamenti: “ Mio fratello ti ha ridotto a una mezza pugnetta di paese”. Il 6 marzo 2001 tutti i giornali e la televisione nazionale annunciano che Palazzolo Vito è stato riconosciuto come mandante dell’omicidio di Peppino Impastato e condannato a trent’anni di carcere. Si tratta di una prima grande vittoria, del primo riconoscimento ufficiale di Peppino vittima della mafia e di un positivo segnale nei confronti dell’altro processo contro Gaetano Badalamenti, il quale si chiude l’11 Aprile 2002 con la condanna all’ergastolo del boss. 1998: IL LAVORO DELLA COMMISSIONE ANTIMAFIA Il 27 ottobre 1998 si costituisce, in seno della Commissione Antimafia, un comitato di lavoro “per svolgere un’ approfondita immagine sulle vicende connesse alla morte di Giuseppe Impastato, militante di Democrazia Proletaria, avvenuta a Cinisi il 9 maggio 1978”. Decisive le testimonianze dei familiari, dei compagni di Peppino e la documentazione prodotta dal “Centro Impastato”. Le conclusioni presentano aspetti sconvolgenti su tutta una serie di omissioni, dimenticanze, convinzioni e considerazioni smentite dall’evidenza, ma costantemente riproposte, palesi illegalità, sotterfugi studiati per “depistare” una corretta conduzione delle indagini. La relazione è approvata all’unanimità il 6 dicembre 2000. Alcuni membri della Commissione (Russo Spena, Figurelli, Vendola, Pettinato) e il suo Presidente Lumia si recano, il giorno dopo l’approvazione, a Cinisi, a casa della madre di Peppino, per consegnare nelle sue mani la relazione e la copia originale della lettera usata come prova per il depistaggio delle indagini. “I CENTO PASSI” “Tra la casa di Peppino impastato e quella di Gaetano Badalamenti ci sono cento passi. Li ho consumati per la prima volta in un pomeriggio di gennaio,con uno scirocco gelido che lavava i marciapiedi e gonfiava i vestiti . Mi ricordo un cielo opprimente e la strada bianca che tagliava il paese in tutta la sua lunghezza,dal mare fino alla prime pietre del monte Pecoraio . Cento passi,cento secondi: provai a contarli e pensai a Peppino . A quante volte era passato davanti alla persiano di don Tano quando ancora non sapeva come sarebbe finita . Pensai a Peppino con i pugni in tasca,tra quelle case,perduto con i suoi fantasmi. Infine pensai che è facile morire in fondo alla Sicilia” Già nel ’78 la storia di Peppino aveva ispirato due efficaci servizi televisivi di Michele Mangiafico e di Giuseppe Marrazzo . Nel 1993 Claudio Fava e il regista Marco Risi prepararono,per canale 5,un servizio su Peppino, il primo di una lunga serie intitolata “cinque delitti imperfetti”,quelli di Impastato,di Boris Giuliano,di Giuseppe Insalaco, di Mauro Rostagno e di Giovanni Falcone . Nel 1998 è la volta del giovane regista Antonio Bellia con un video di 32 minuti dal titolo “Peppino impastato:storia di un siciliano libero”,distribuito da “ il manifesto” .Claudio Fava e la sua compagna Monica Zapelli cominciano a lavorare su una sceneggiatura,il lavoro di regia viene affidato a Marco Tullio Giordana . Dopo alcuni mesi di intenso impegno,grazie anche al sostegno del giovane produttore Fabrizio Mosca,Giordana riesce a concludere il lavoro e partecipa, il 31 agosto al festival di Venezia:l’effetto è subito sconvolgente:dodici minuti di applausi,entusiasmo,premio per la migliore sceneggiatura,leoncino d’oro a Lorenzo Randazzo, che interpreta la parte di Peppino bambino . Man mano che esce nelle sale cinematografiche, il film continua a raccogliere consensi,a suscitare emozioni,e si conclude costantemente con applausi spontanei e forti momenti di commozione . Le scuole di tutta Italia,e università,le associazioni culturali scoprono Peppino Impastato e proiettano il film aprendo dibattiti su questa pagina di storia e di vita. In tutta Italia tante sono le strade che sono state intestate a Peppino Impastato: Palermo, Roma, Torino, Marsala, Terrasini, Bologna, Brescia, Isnello, Villagrazia di Carini etc… Nel 2002 il comune di Roma ha intestato un parco sulla Collina della Pace a Peppino Impastato. Il 14 Marzo 2008 il comune di Torino ha intestato i giardini di Largo Sempione a Peppino Impastato NUMEROSI SONO I LIBRI E I SAGGI SU PEPPINO: Dieci anni di lotta contro la mafia, bollettino del centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, Palermo 1978. La mafia in casa mia, La luna, Palermo1987, a cura di Anna Puglisi e Umberto Santino. Archivio su Peppino Impastato con sede in Corso Umberto 220 Cinisi, presso Giovanni Impastato. Amore non ne avremo, poesie di Giuseppe Impastato, ILA. Palma, Palermo 1990. Salvo Vitale- Felicia Vitale: Notissimi ignoti, cicl. Centro siciliano di documentazione G. Impastato, a cura di Felicia Vitale e Salvo Vitale, Palermo 1988. Umberto Santino (a cura), L’antimafia difficile, Centro siciliano di documentazione G. Impastato, Palermo 1989. Claudia Fava: Cinque delitti imperfetti, Mondatori 1994, pp. 9-44. Salvo Vitale: Quasi un urlo di libertà (poesie per Peppino Impastato), edizioni della Battaglia, Palermo 1996. Umberto Santino (a cura): L’assassinio e il depistaggio, Atti relativi all’omicidio di Giuseppe Impastato, Centro siciliano di documentazione G. Impastato, Palermo 1998. Paolo Chirco- Pino Manzella: Cinisi d’altri tempi, Comune di Cinisi 2000. M.T. Giordana, M. Zappelli, C. Fava, “I cento passi”, Feltrinelli, Milano 2001. Commissione parlamentare antimafia: Relazione sul “Caso Impastato”, 2000, ora pubblicato in “Anatomia di un depistaggio”, Editori Riuniti, Roma 2001. Camilleri Elio: Peppino Impastato finalmente, a cura di Elio Camilleri, 2001 (lavoro preparato dal Liceo Scientifico “Galileo Galilei” di Catania e pubblicato con il contributo dell’assessorato alla cultura del Comune di Catania, presso il quale è possibile richiederlo). U. Santino-Anna Puglisi (a cura): Cara Felicia, Centro siciliano di documentazione G. Impastato, Palermo 2005. Anna Puglisi: Donne, mafia, antimafia Di Girolamo editore, Trapani 2005. Gabriella Ebano: Felicia e le sue sorelle, ed. Cedam 2006. Salvo Vitale (a cura): Peppino è vivo, poesie e canzoni per Peppino Impastato –Tipografia Ausonia Palermo 2006. Salvo Vitale-Guido Orlando (a cura): Amore non ne avremo, riedizione delle poesie di Giuseppe Impastato, edizioni Navarra, Marsala 2007. Tom Behan: Defiance (The Story Of One Man Who Stood Up To The Sicilian Mafia) – I.B. Tauris London 2008 In corso di stampa: “Onda Pazza”, Registrazioni di Radio Aut – edizioni Stampa Alternativa Roma (a cura di Salvo Vitale e Guido Orlando). Radio Aut (materiali di un’esperienza di controinformazione) (notiziari di Radio Aut) Edizioni Alegre Roma. Salvo Vitale (a cura): “Peppino è vivo”, nuovo edizione ampliata di poesie su Peppino, Edizioni Abele Torino.