FELICIA BARTOLOTTA IMPASTATO
• Felicia Bartolotta Impastato nasce a Cinisi nel 1916 e diventa
moglie di un mafioso, Luigi Impastato. Suo figlio Giuseppe,
sin dall’età di 16 anni, entra in conflitto col padre e si oppone
alla mafia nonostante appartenga ad una famiglia mafiosa.
Peppino Impastato svolge nel suo paese un intenso lavoro
politico e di denuncia delle attività mafiose attraverso RADIO
AUT ed è ucciso dalla cosca di Cinisi il 9 maggio del 1978.
• Felicia è considerata una delle “partigiane” più determinate della
“resistenza” contro la mafia,soprattutto dopo la morte del figlio
Peppino, per averne difeso la memoria contro i depistaggi delle
indagini secondo le quali Peppino era un terrorista o un suicida.
Nel 2002 il comune di Anzola dell’Emilia le ha conferito la
cittadinanza onoraria individuando nella sua figura un percorso
comune tra la resistenza partigiana e la resistenza contro la mafia
• “Sono vecchia , che mi possono fare? Se mi
ammazzano non possono togliermi la libertà che
la morte di Peppino mi ha regalato. La libertà di
non avere paura, la libertà di aver detto – la
mafia fa schifo- quando NESSUNO lo diceva.”
“Io all’inizio volevo stare zitta. Ero impietrita dalla paura. Ho deciso di
parlare quando ho capito che il mio silenzio era stato coperto dai rumori
di chi aveva interesse a fare passare mio figlio per pazzo, per terrorista. Ho
alzato la mia voce su tutte le altre e per la prima volta sono diventata
“autoritaria” . L’autorità che dà la dignità al dolore. E da quel momento
non mi sono più fermata. Ho parlato per difendere la memoria di mio
figlio e la difenderò sempre.”
Felicia Bartolotta, dopo la morte di Peppino decide di difendere le idee del
figlio incontrando gente proveniente da tutta l’Italia e trasmettendo loro
un messaggio di lotta per la liberazione dalla mafia
•
Felicia Bartolotta si è spenta il 7 Dicembre 2004. Lei che
la mafia la conosceva bene , dopo la morte di Peppino
non si è chiusa nello stereotipo della “mater dolorosa”
siciliana ma ha lottato contro la mafia, contro chi
preferisce scegliere la via della violenza o quella
dell’indifferenza ed è disposto a vendere persino la sua
dignità per accaparrarsi vane sicurezze. Felicia è stata
una donna che fino all'ultimo giorno della sua vita ha
dimostrato che “la vera misura dell'amore è amare senza
misura”, che ha saputo trasformare il suo straziante
dolore per l'assassinio del figlio nella linfa vitale di un
impegno instancabile in difesa della giustizia e della
legalità. Felicia è più che mai simbolo della migliore
delle Sicilie, una Sicilia resistente che sta a testa alta e
resiste all’assenza e spesso anche alla complicità dello
stato. Ai funerali di Peppino, ma anche a quelli di
Felicia, c’erano molte finestre chiuse lungo la strada del
corteo. forse per paura, omertà o indifferenza. Oggi
molte finestre sono ancora chiuse ma Felicia e Peppino
ci hanno insegnato che una vita vissuta per i propri ideali
è una vita piena e degna e se questa vita è l’inferno a cui
siamo condannati a vivere, i nostri ideali saranno la terra
dove fioriranno i nostri paradisi.
In quel dito esile___
Immagino che l'aria fosse silenziosa, e
gravasse disperata
Il silenzio... è pregno di mille significati
opposti
e tutto, tutto giaceva sospeso al cospetto della
nobile giustizia
Avresti potuto tacere, e dissolverti nel dolore,
e nel rimorso
annegarti, in ginocchio, al ritratto cupo della tua
presunta impotenza
Il macigno del silenzio si sarebbe schiantato
su chiunque
chiunque avesse di lui un brandello di
ricordo
Ma amor di madre non sa essere impreciso
amor di madre non si piega al compromesso
Avresti potuto vagare, fantasma senza forma e
senza volto
rifugiarti nell'amara fede del rimorso
in un nuovo manto di silenzio
Roberta Rocca,Liceo Scientifico Santi Savarino.
Ma il silenzio pesa e il tuo corpo è gracile
e il dolore si rigenera ogni istante
come da sempiterna fonte
con la sua divina rabbia da azione
E il tremore è intollerabile e il dubbio cresce in fretta,
come astro di fuoco
onore od amore... onore d'amare
un figlio morto, conflagrato nel buio della notte
indifferente
Quel buio che consacrò la tua morte
Ma nel sacro non hai mai creduto
Quali sguardi pesanti? Quale codarda minaccia?
No, Felicia, il sistema su di noi non ha potere
Su ciò che siamo
sul nostro dolore
la paura è nulla
l'oppressione, fredda, è ben fiacca
In quel dito esile, nella voce stentorea, nello sguardo
fisso
si schiude assonnata la luce, trafelata ed esausta
con te si solleva la verità, la giustizia
esile raggio di sole sull'immensità della brulla selva
Nessuno spirito oscuro si aggira per i terreni solcati
dalla lotta
e se cammino per quei sentieri ritrovo le tue parole
le tue orme, ben visibili e sicure
Ritrovo i tuoi gesti e il dito, lume della sicurezza
tra le fronde oscure dell'ignoto imposto
Siamo piccoli Felicia, per poter
almeno una volta
considerare immensi i nostri gesti.
Il coraggio non è la mancanza di paura, piuttosto
la consapevolezza che qualcosa sia più importante.
della paura stessa .
Opera pittorica
olio su tela (150x50)
dedicata dal pittore antimafia
Gaetano Porcasi
a Felicia. Bartolotta Impastato
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felicia impastato - il liceo scientifico “santi savarino”