INTRODUZIONE
ALLA
DECRESCITA
GASSA
22 Novembre 2011
Perchè dovrei occuparmi dei posteri ?
I posteri si sono mai preoccupati di me?
Groucho Marx
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La presa di coscienza della catastrofe
ecologica è troppo lenta per evitare il
peggio.
Yves Cochet
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Il prezzo da pagare per la libertà è la
distruzione dell’economia come valore
centrale e, di fatto, unico.
È un prezzo poi tanto alto? Secondo me
sicuramente no.
Io preferisco mille volte avere un nuovo
amico che una automobile nuova.
Cornelius Castoriadis
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Dal XIX secolo la felicità è essenzialmente
collegata al benessere...
Questa immagine della felicità ci ha fatto
approdare alla società dei consumi.
Oggi che ci accorgiamo che il consumo
non fa la felicità ci troviamo in una crisi di
valori.
Jacques Ellul
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Nessuna strategia di sviluppo sarà mai in
grado di creare abbastanza lavoro per
occupare degnamente il terzo o il quarto
più povero della popolazione.
Ivan Illich
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Quello che ci preoccupa è che il nuovo
mondo non sia un clone del mondo
attuale, una fotocopia di quello che oggi ci
fa orrore e che ripudiamo.
Quello che ci preoccupa è che in quel
mondo non ci sia né democrazia, né
giustizia né libertà.
Subcomandante Marcos
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La crisi consiste precisamente nel fatto
che il vecchio sta morendo e il nuovo
non può ancora nascere.
Antonio Gramsci
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In economia la maggioranza ha sempre
torto.
John Kenneth Galbraith
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Lo sviluppo è un viaggio con molti più
naufraghi che naviganti.
Eduardo Galleano
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Prima o poi la decrescita è inevitabile, e saggezza
vorrebbe che si puntasse a gestire la decrescita dei
paesi industrializzati piuttosto che tentare il
‘’rilancio’’ del motore della crescita con strumenti che
portano alla disoccupazione, all’approfondimento del
fossato tra i ricchi e i poveri del pianeta, ai rischi
incalcolabili dell’utilizzo senza limiti delle risorse
naturali del pianeta, insomma ad una sorta di
normalizzazione della crisi che confina, per la logica
stessa del progresso tecnologico, con il disastro
irrimediabile.
Jacques Grinevald
Link al filmato
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QUINDI, TANTO PER COMINCIARE...
 La decrescita non va intesa come la fine del benessere, o
l’instaurarsi dell’infelicità, ma piuttosto come l’abbandono di una mentalità
economica sostenuta dalla credenza che il “di più” sia uguale a ‘’meglio’’.
 La decrescita mette in discussione il volume esagerato degli
spostamenti di uomini e merci sul pianeta, la pubblicità ossessiva e a volte
nefasta, e infine l’obsolescenza accelerata dei prodotti, concepiti con il sistema
‘’usa e getta‘’ soltanto per far girare più velocemente la megamacchina
economica.
 La decrescita ritiene che il PIL non misuri lo stato di benessere delle persone
 I politici dovrebbero valutare con attenzione una scelta consapevole di
economia di decrescita, in quanto tutte le simulazioni macroeconomiche hanno dimostrato che sarebbe la risposta più efficace alla crisi
attuale.
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CENNI STORICI - 1
 La decrescita affonda le radici in una storia antica, che si lega da una
parte alla critica culturalista dell’economia e dall’altra alla
critica ecologista.
 Senza voler risalire ad alcune utopie del primo socialismo o alla
tradizione anarchica riformata dal situazionismo, tale progetto è stato
già formulato alla fine degli anni ’60, in una forma non
dissimile da quella attuale, da André Gorz, François Partant, Jacques
Ellul, Bernard Charbonneau, ma soprattutto da Cornelius Castoriadis e
Ivan Illich.
 Il fallimento del progetto di sviluppo al Sud e la perdita di punti
di riferimento al Nord portavano questi pensatori a riconsiderare la
società dei consumi e i suoi valori fondanti: il progresso, la scienza, la
tecnica.
 la presa di coscienza della crisi ambientale si faceva portatrice di
un messaggio diverso, ma complementare: una società fondata sulla
crescita e sullo sviluppo non solo non è auspicabile, ma non è nemmeno
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sostenibile.
CENNI STORICI - 2
 La questione ecologica viene introdotta in ambito economico solo negli anni
’70 soprattutto grazie all’economista rumeno Nicholas Georgescu Roegen
che contesta il fatto che la produzione economica, così come concepita dalla
maggioranza dei teorici neoclassici, è assolutamente svincolata da limiti ecologici.
Noi non possiamo produrre – scrive Roegen – frigoriferi, automobili o aeroplani a
reazione “migliori e più grandi” senza produrre anche rifiuti “migliori e più grandi”.
 Il movimento della Decrescita nasce in occasione del convegno «Disfare lo
sviluppo per rifare il mondo», che si è tenuto presso la sede dell’UNESCO a
Parigi nel marzo 2002.
 Nel 2003 è nata la prima rete di obiettori di crescita per un doposviluppo, che ha
pubblicato il relativo «manifesto»: il Rocade (Réseau des objecteur de croissance
pour l’après-développement).
 la comparsa di un movimento radicale che proponesse un’alternativa alla società dei
consumi e alla crescita rispondeva a una necessità che può definirsi storica, di
fronte al trionfo dell’ultraliberismo e alla proclamazione arrogante del TINA (there is
no alternative) da parte di Margaret Thatcher
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I CONTENUTI DEL MANIFESTO DEGLI OBIETTORI DEL ROCADE
 Ideare e promuovere resistenza e dissidenza nei confronti della società
della crescita e dello sviluppo economico.
 Lottare per la decolonizzazione dell’immaginario economicistico
dominante.
 Lavorare al rafforzamento della coerenza teorica e pratica delle iniziative
alternative.
 Promuovere la formazione di vere società autonome e conviviali.
Firmatari: Kalpana Das (Canada – India), Gustavo Esteva (Messico), Serge
Latouche (Francia), Douglas Lummis (Giappone – Stati Uniti), Frédérique A.
Marglin (Stati Uniti), Marie MacDonald (Stati Uniti), Ashis Nandi (India),
Emmanuel N’Dione (Senegal), Raimon Panikkar (Catalogna – Spagna – India),
Sidney Pobihuschy (Canada), Majid Rahnema (Francia – Iran), Wolfgang Sachs
(Germania), Édith Sizoo (Olanda – Belgio), Vandana Shiva (India), Robert Vachon
(Canada), Shiv Visvanathan (India), Hassan Zaoual (Francia – Marocco)
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LO SVILUPPO SOSTENIBILE - 1
 L’altra faccia del trionfo dell’ideologia del pensiero unico era lo slogan
dello «sviluppo sostenibile», che riscuoteva successo anche nel
movimento no-global.
 Verso la fine degli anni ottanta del secolo scorso ci si rende conto che la
crescita è andata a impattare con i limiti dell’ecosistema
terrestre a fornire risorse e a metabolizzare le emissioni inquinanti e
climalteranti.
 C’è chi ha sostenuto che la crescita doveva essere perseguita
comunque perché avrebbe consentito di destinare quote sempre
maggiori di risorse economiche alle tecnologie ambientali (opzione
di destra) ....
 ... e chi ha sostenuto che lo sviluppo delle tecnologie ambientali
sarebbe stato l’unico modo di continuare a far crescere il PIL
(opzione di sinistra).
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LO SVILUPPO SOSTENIBILE - 2
 Ma la storia ci insegna che se l’economia continua a crescere, la
riduzione del consumo di risorse e delle emissioni per unità
di prodotto, che si può ottenere con una maggiore efficienza
tecnologica, viene continuamente annullata dalla crescita del
consumo di risorse e delle emissioni generate dalla crescita delle
unità prodotte.
 Se lo sviluppo non è separabile dalla crescita e se la crescita continua ad
essere il fondamento e il fine delle attività produttive, lo sviluppo non
può essere sostenibile e la locuzione «sviluppo sostenibile» è
un ossimoro.
 Notare che alcune espressioni apparentemente simili alla
decrescita, quali "crescita zero", "stato stazionario" e "stagnazione’’ si
mantengono tutte all'interno del paradigma della "crescita’’.
Mentre le trasformazioni previste dalla teoria della decrescita investono
anche le dimensioni sociali e politiche, questi concetti riguardano
esclusivamente la dimensione economica in senso negativo.
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L’IMPRONTA ECOLOGICA
 Mathis Wackernagel alla metà degli anni Novanta ha elaborato con
William E. Rees il concetto di impronta ecologica.
 ogni attività umana può essere rapportata all'estensione di suolo
terrestre necessario a fornire le materie prime e l'energia richieste e lo
smaltimento dei rifiuti prodotti.
 A fronte di uno spazio bioproduttivo sostenibile di 1,4 ettari per abitante della
terra, attualmente la media è di circa 1,8 ettari
 ma un cittadino europeo ne consuma 4,5
 uno canadese 7,2
 uno statunitense 9,6.
 La decrescita è ‘’ineluttabile”, non solo per preservare la sopravvivenza del
pianeta, ma anche per ristabilire un minimo di giustizia sociale
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L'INTERNALIZZAZIONE DELLE ESTERNALITÀ NEGATIVE
 Una "esternalità negativa" è un danno provocato dall'attività di
un soggetto che ne fa pagare i costi alla collettività.
 Ad esempio, il trasporto su gomma crea una serie di danni in
termini di malattie respiratorie, incidenti e consumo di fonti non
rinnovabili, i cui costi non vengono conteggiati nel costo del trasporto
o del carburante, ma rimangono a carico della comunità.
 I teorici della decrescita sostengono che se i costi delle esternalità
negative venissero fatti ricadere sulle aziende, tutte le attività dannose
per l'uomo e per l'ambiente smetterebbero di essere redditizie e
dunque rimarrebbero sul mercato solo quelle realtà in grado di
ridurre al minimo tali costi.
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L'AUMENTO DEI BENI E LA RIDUZIONE DELLE MERCI
 Se si considera un "bene" come qualcosa che offre dei vantaggi, e una
"merce" come un prodotto scambiato con denaro, ne consegue che
non tutti i "beni" sono "merci".
 la verdura prodotta nel proprio orto è utile a sfamare le persone, ed è
dal punto di vista ambientale "migliore" di quella acquistata al
supermercato ma non viene scambiata con denaro.
 la cura dei figli o l'assistenza ai parenti anziani è spesso
qualitativamente migliore di quella che può essere fornita da un istituto,
e non richiede la circolazione di denaro.
 La riduzione della quantità delle merci nella propria vita,
attraverso una maggiore sobrietà ed un maggiore ricorso
all'autoproduzione dei beni e agli scambi non mercantili, permette, a
parità di benessere, di limitare l'impatto ambientale del proprio stile di
vita.
 L'aumento dei beni autoprodotti non solo è in grado di sostituire
la riduzione del potere d'acquisto di merci, ma costituisce un
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miglioramento qualitativo non altrimenti ottenibile.
L'ABBANDONO DEL PIL (PRODOTTO INTERNO LORDO)
 Un sistema basato sulla crescita del PIL ha bisogno di sostituire progressivamente i beni (che non
lo fanno crescere) con le merci (che lo fanno crescere), inducendoci a credere che queste sostituzioni
costituiscano miglioramenti della qualità della vita.
 Sono sbagliate due affermazioni che stanno alla base delle attuali politiche economiche:
il fatto che il PIL sia un indicatore
del benessere di un paese e il fatto che se il PIL aumenta
allora aumenta l'occupazione, mentre se cala anche i posti di lavoro diminuiscono.
 la valutazione della quantità di merci e servizi scambiate con denaro misurata dal PIL, non dà alcuna
indicazione sul fatto che tali merci abbiano realmente aumentato il benessere della popolazione.
Rimanere fermi per due ore in tangenziale a causa del traffico riduce sicuramente la qualità della vita,
ma fa aumentare il PIL a causa della benzina che nel frattempo viene consumata.
 Fra il 1960 e il 1998 in Italia il prodotto interno lordo a prezzi costanti si è più che triplicato, ma il
numero di occupati è rimasto pressoché costante in termini numerici, mentre è diminuito
considerando la percentuale di occupati sul totale della popolazione, che è nel frattempo aumentata.
Link al filmato
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LE OTTO ‘’R’’ DI LATOUCHE
Rivalutare. Rivedere i valori in cui crediamo e in base ai quali
organizziamo la nostra vita, cambiando quelli che devono esser
cambiati.
Ricontestualizzare. Modificare il contesto concettuale ed
emozionale di una situazione, o il punto di vista secondo cui essa è
vissuta, così da mutarne completamente il senso.
Ristrutturare. Adattare in funzione del cambiamento dei valori le
strutture economico-produttive, i modelli di consumo, i rapporti sociali,
gli stili di vita, così da orientarli verso una società di decrescita.
Rilocalizzare. Consumare essenzialmente prodotti locali, prodotti
da aziende sostenute dall’economia locale. Di conseguenza, ogni
decisione di natura economica va presa su scala locale, per bisogni
locali.
Ridistribuire. Garantire a tutti gli abitanti del pianeta l’accesso alle
risorse naturali e ad un’equa distribuzione della ricchezza, assicurando
un lavoro soddisfacente e condizioni di vita dignitose per tutti. 22
LE OTTO ‘’R’’ DI LATOUCHE
Ridurre. Sia l’impatto sulla biosfera dei nostri modi di produrre e
consumare che gli orari di lavoro.
Il consumo di risorse va ridotto sino a tornare ad un’impronta ecologica
pari ad un pianeta.
Riutilizzare. Riparare le apparecchiature e i beni d’uso anziché
gettarli in una discarica
Riciclare. Recuperare tutti gli scarti non decomponibili derivanti dalle
nostre attività.
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LE CRITICHE E LE RISPOSTE ALLE CRITICHE - 1
 Le critiche che vengono mosse alla teoria della decrescita sono
sostanzialmente di due tipi:
quelle sulla sua utilità e quelle sulla sua efficacia.
 Le prime possono essere riassunte nella dichiarazione di George W.
Bush del 14 febbraio 2002:
"La crescita è la chiave del progresso dell'ambiente, poiché fornisce le
risorse che permettono di investire nelle tecnologie pulite: rappresenta
dunque la soluzione e non il problema".
 La risposta a questa critica è basata sull'osservazione che le economie
più efficienti, come quelle degli Stati Uniti o della Norvegia, dimostrano
la correttezza della teoria dell‘ «effetto rimbalzo»:
l'efficienza e il progresso tecnologico sono strettamente legati
all'aumento dei consumi, e la maggiore efficienza unitaria non riesce a
bilanciare l’aumento unitario dei consumi (es. emissioni ridotte dei
motori delle auto vs. incremento delle emissioni totali)
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LE CRITICHE E LE RISPOSTE ALLE CRITICHE - 2
 Il secondo tipo di critiche ritiene che la decrescita non sia adatta a risolvere i problemi attuali, perchè una
generale riduzione dei consumi si tradurrebbe in una drastica riduzione dei posti di lavoro, con
conseguenze drammatiche sulla società.
 La risposta è che la decrescita non richiede meno tecnologia della crescita, ma uno sviluppo
tecnologico diversamente orientato.
 Sul breve
periodo iniziare con l'autoproduzione di beni e lo scambio non mercantile.
 Sul medio
periodo la risposta riprende la necessità di internalizzare le esternalità
negative, trasferendo denaro dall'acquisto di fonti energetiche e materie prime sempre più costose al
pagamento di redditi monetari in lavori che ne permettano la riduzione. Oppure tassando le merci in base alla
distanza di trasferimento finale.
 Sul lungo periodo bisogna costruire un quadro
di riferimento completamente
differente da quello attuale.
Dice infatti Latouche «Come non vi è nulla di peggio di una società del lavoro senza lavoro, non c'è nulla di
peggio di una società della crescita senza crescita. La decrescita può essere prospettata solo all'interno di una
società della decrescita».
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COSA FARE PER UN’ALTERNATIVA CONCRETA
Serge Latouche afferma che "La critica radicale richiede soluzioni non meno
radicali e certo non bisogna rinunciarci semplicemente perché l'audacia della
prospettiva sostenuta rende difficilmente realizzabili le necessarie misure concrete
e le loro implicazioni.
Il problema è che queste misure non rappresentano un modello pronto all'uso
come le famose 'strategie di sviluppo', ma sono vere e proprie utopie che mettono
in movimento e creano nuove dinamiche in grado di riattivare prospettive bloccate
e aprire la via a possibilità precedentemente ostruite.
Inoltre, la costruzione di una società della decrescita sarà necessariamente
pluralista. Si tratta di cercare modalità di realizzazione collettiva che non privilegino
il benessere materiale distruttivo dell'ambiente e delle relazioni sociali".
Maurizio Pallante afferma che la decrescita è come uno sgabello con tre
gambe. Se ne togli una lo sgabello cade.
Le tre gambe sono:
1. la tecnologia
2. gli stili di vita
3. la politica.
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COSA FARE PER UN’ALTERNATIVA CONCRETA
 Le tecnologie non hanno la finalità di aumentare la produzione, ma di risparmiare
energia, materia prima e rifiuti. Esiste anche un movimento di industriali per la decrescita
che promuovono tecnologie che consentono l’uso degli oggetti, invece che il consumo.
Consumo e consumatori, sono espressioni che confermano il paradigma della crescita.
Gli esseri umani non consumano i beni, li usano.
E quando smettono di usarli, l’oggetto usato contiene comunque beni riutilizzabili.
 Quando parliamo di stili di vita parliamo di sobrietà, che vuol dire semplicemente
ridurre la propria impronta ecologica e ridurre la dipendenza dal mercato.
Fare questo non vuol dire abolire il mercato. Non puoi autoprodurre tutto. Vuol dire ad
esempio valorizzare lo scambio sotto forma di dono e di reciprocità.
 la politica oggi è tutta in funzione della crescita.
Chiamparino, quando esprime la necessità di costruire la TAV parla di crescita economica,
non dei bisogni e delle domande che dovrebbe soddisfare. Nello stesso tempo però,
sarebbe possibile già oggi fare dei regolamenti edilizi come in Alto Adige, che impongano
alle case di nuova costruzione o ristrutturate di consumare meno.
Link al filmato
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RIASSUMENDO....
 La decrescita si sviluppa a partire da una critica al modello
economico, ma non solo....
 Parallelamente punta ad una complessiva trasformazione della
struttura socio economica politica e dell'immaginario
collettivo, che punta ad un maggiore benessere sociale.
 Propone non solo un modello di produzione più efficace ed
efficiente, ma una società diversa.
 A distanza di trent'anni dalla sua prima comparsa, quella della
decrescita non può ancora essere considerata una
teoria economica o un modello di società 'compiuti'.
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... E PER FINIRE
 Gli stessi studiosi che ne rappresentano attualmente la punta più
avanzata la definiscono di volta in volta nei propri scritti come una
"scommessa", un "appello", un "obiettivo", una "parola
d'ordine", o nella migliore delle ipotesi "una matrice attraverso cui è
possibile un vortice, un circolo virtuoso di alternative".
 Latouche la definisce come "uno slogan che raccoglie gruppi e
individui che hanno formulato una critica radicale dello sviluppo e
interessati ad individuare gli elementi di un progetto alternativo per una
politica di doposviluppo".
 Tra i vari promulgatori della Decrescita ci sono alcune differenze
progettuali, soprattutto nell’ambito delle possibili opzioni politiche
e dell’uso delle nuove tecnologie.
Come vedremo nei prossimi incontri.
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Il problema dell’umanità è che gli
stupidi sono strasicuri, mentre gli
intelligenti sono pieni di dubbi.
Bertrand Russell
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Introduzione decrescita ver2 - 22 nov 2011