I PERCORSI DELLA CONOSCENZA E DELLA
TEOLOGIA
DA ARISTOTELE A SANT’AGOSTINO, DA GALILEO
A KANT: RIFLESSIONI.
Ubaldo Bottigli
Università degli Studi di Siena
[email protected]
Massa, 7 Ottobre 2010
L’obiettivo della Scienza è la rappresentazione
culturale dei fenomeni e quindi occorre un
paradigma di verità ( gold standard ).
Aristotele ~350 ac
Galileo ~1600
Sant’Agostino ~400
San Tommaso ~1250
Newton ~1700
Kant ~1800
Lo studio, aristotelico, del movimento dei corpi porta
naturalmente all’astronomia e quindi al
problema fondamentale della filosofia classica
L’universo è sferico e finito
Anche la terra è una sfera, relativamente
piccola in confronto alle stelle, e in contrasto
con i corpi celesti, sempre immobile.
Oltre ai quattro elementi fondamentali – terra,
aria, acqua e fuoco – esiste un quinto elemento
chiamato etere: principale ingrediente dei
corpi celesti.
L’etere è incomposto, ingenerato, eterno,
inalterabile, invisibile e privo di peso.
I fondamenti conoscitivi e logici della scienza
in Aristotele sono:
• esiste un principio gerarchico noumeno  fenomeno;
• i fenomeni sono composti dalle osservazioni e dalla
conoscenza degli antichi;
• esiste un principio di unicità e semplicità
il mondo è uno e semplice
La cultura ed il cristianesimo
Fino alle crociate il cristianesimo si è
dimostrato molto anticulturale.
L’incendio della biblioteca di Alessandria
e l’assassinio di Ippazia ne sono la prova.
Ancora nel 1215 nel IV Concilio
Lateranense si rimarcavano le non poche
dissonanze tra la cosmologia aristotelica
e la Bibbia.
Agostino d’Ippona: la prevalenza e la sudditanza
La famosa frase “crede ut intelligas, intellige ut credas”
(Sermo) sintetizza la sua metodologia: credi per capire e
capisci per credere, significa che per trovare la verità
(cioè capire) è necessaria la fede (credere appunto), ma al
tempo stesso, per avere una fede consapevole è necessario
l’uso dell’intelletto. Quindi la fede e la ragione si
configurano come due aspetti di quella realtà esistenziale
che è il rapporto fra uomo e Dio.
Però ciò si porta dietro una riconosciuta una priorità temporale
e metodologica della fede («crede»). Nel campo delle verità
religiose, infatti, il metodo adeguato, ragionevole e naturale
consiste proprio nel dare prima l’assenso all’autorità divina di
Cristo, che si trova nelle Scritture e nella Chiesa, come
condizione necessaria perché poi, applicandovi la ragione, si
arrivi anche alla intelligenza possibile, di quanto già si crede.
Per merito di San Tommaso d’Acquino si può parlare di
cristianizzazione dell’aristotelismo e la Dottrina Tomista
viene riconosciuta dalle autorità ecclesiastiche come
dottrina ufficiale della Chiesa. Nella fusione delle dottrine
cristiane ed aristoteliche realizzata dal Dottore Angelico, le
sfere celesti e la posizione della Terra assumevano un preciso
significato religioso e politico.
Terra (immobile al centro dell’ universo), Luna, Mercurio,
Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno. Le sfere dei pianeti erano
racchiuse dal cielo delle stelle fisse, corpi celesti che non presentavano
alcun tipo di movimento; tale cielo ruotava grazie all'impulso datogli
dal primo mobile - il nono cielo, velocissimo e privo di stelle - attraverso
Dio.
PRIMO MOBILE
Nella Commedia dantesca, che ricalcava lo schema
tomistico, le sfere celesti erano poeticamente
mosse dagli angeli della tradizione cristiana.
La cosmologia dantesca è una mirabile
sintesi delle concezioni aristoteliche filtrate
attraverso la riflessione teologica di
derivazione agostiniana e tomista.
Dall’età classica fino a tutto il 1500 la scienza,
individuata fondamentalmente nella cosmologia, è
ancella della teologia (Sant’Agostino e San Tommaso).
Il controllo della chiesa sulla scienza è totale: le cattedre
di fisica sono, come tutte, di nomina papale e mai
disgiunte da quelle di teologia.
Si afferma in maniera generale, come paradigma di verità:
ipse dixit, cioè la conoscenza degli antichi ed in particolar
modo gli scritti aristotelici e le sacre scritture.
Si sviluppa la tecnica: le conoscenze scientifiche
permettono di costruire strumenti capaci di modificare
in maniera drammatica la vita degli uomini e l’ambiente nel
quale essi vivono:
armi
dighe, chiuse, mulini
bussola,
misure
terrestri
e celesti
Cose mai viste: Le scoperte geografiche fecero conoscere una
enorme quantità di piante ed animali mai visti prima e non
descritti in nessun modo nelle scritture. Inoltre, e non fu cosa
da poco, nel brillò in cielo, per una ventina di giorni, una nuova
stella chiamata appunto nova. Questo fatto metteva in crisi la
tanto conclamata immutabilità dei cieli. Infatti c’erano
argomenti sufficienti permettere in dubbio molte convinzioni
radicate e spingere le persone più creative a criticare la cultura
antica ed ha pensare con la propria testa.
Va fatto notare che nel 1054 brillò nel cielo la nova
della famosa Nebulosa del Granchio. Brillò per 20
giorni anche nel cielo diurno quasi come una altro
sole. I cinesi la notarono e scrissero del fatto. In
Europa nessuno si prese la briga di scriverlo, solo un
frate collegò questo fatto con la morte recente di un
papa e scrisse che l’anima di tale papa brillò nel cielo
anche diurno per molti giorni.
Questo dimostra che i fatti straordinari possono
essere ignorati se manca la cultura per apprezzarli.
Nel 1572 appare una nova nel cielo della
Cassiopea.
Gli astronomi, Tycho, Digges, Maestlin e
Dee constatarono con la misura del
parallasse l’estraneità della nova al mondo
sublunare e compresero che l’immutabilità
aristotelica dei cieli non era sostenibile.
Questo
fatto creò
molte
perplessità.
Il clima culturale viene radicalmente cambiato il
31 ottobre del 1517 da Martin Lutero (Eisleben
1483-1546) il quale affigge sulla porta della cattedrale
di Wittenberg un manifesto contenente 95 tesi
L’affermazione della libertà di
interpretazione delle sacre
scritture favorisce l’imporsi di
un modello culturale nel quale il
sapere scientifico è separato da
quello religioso, in contrapposizione
al modello unitario (Controriforma)
nel quale la cultura scientifica è
ancora sottomessa a quella
religiosa
Galileo Galilei nato a Pisa il 15 febbraio 1564 da
Vincenzo Galilei, noto per i suoi studi di musica,
e da Giulia Ammannati. Studiò a Pisa, dove occupò la
cattedra di matematica dal 1589 al 1592. Passò poi allo
Studio di Padova (Università della Serenissima) dove
rimase fino al 1610. In questi anni compì studi ed
esperimenti di meccanica , costruì il termoscopio, ideò e costruì il compasso
geometrico e militare, stendendo anche il trattato che ne descrive l'uso e
le operazioni. Ottenne nel 1594 il brevetto per una macchina da alzare acqua.
Inventò il microscopio, costruì il cannocchiale e compì le osservazioni che lo
portarono alla scoperta dei satelliti di Giove. Nel 1610 fu nominato Primo
Matematico dello Studio di Pisa e del Granduca di Toscana. Studiò Saturno,
osservò le fasi di Venere. Nel 1611 andò a Roma. Fu ascritto all’Accademia
dei Lincei e osservò le macchie solari.
Iniziano dal 1612 le opposizioni alle teorie di
Galileo che sosteneva, con Copernico, la mobilità
della Terra; nel 1614, il Padre Tommaso Caccini
denunciò, dal pulpito di S.Maria Novella, le opinioni di
Galileo sul moto della Terra giudicandole erronee.
Galileo si recò quindi a Roma per difendersi dalle accuse mosse, ma nel 1616
ricevette una ammonizione del Cardinale Bellarmino e fu diffidato dal
difendere l’astronomia copernicana perché contraria alla fede.
Nel 1622 scrisse il Saggiatore che fu approvato e pubblicato
nel 1623.
Nel 1630 si recò ancora a Roma per sollecitare la licenza
di stampa del Dialogo dei Massimi Sistemi, stampato a
Firenze nel 1632.
Nell'ottobre del 1632 fu intimato a Galileo di
I cardinali Francesco
Barberini, il più
autorevole dei
dieci componenti del
Sant’Uffizio, Gasparo
Borgia e Laudivio Zacchia
non firmano.
presentarsi al Sant’Uffizio a Roma.
Il tribunale emise una sentenza di condanna
e costrinse Galileo all’abiura.
Fu relegato in isolamento a Siena e finalmente, nel
dicembre del 1633, gli fu concesso di ritirarsi nella sua
villa di Arcetri, il Gioello. Le sue condizioni divennero sempre più difficili:
nel 1638 era ormai completamente cieco e morì l'8 gennaio del 1642.
Io Galileo, [..] dell'età mia d'anni 70 [...], giuro che sempre ho creduto, credo
adesso, e con l'aiuto di Dio crederò per l'avvenire, […] dovessi lasciar la falsa
opinione che il sole sia centro del mondo e che non si muova e che la terra non
sia centro del mondo e che si muova, e che non potessi tenere, difendere né
insegnare in qualsivoglia modo, né in voce né in scritto, la detta falsa dottrina, e
[… poiché] sono stato giudicato vehementemente sospetto d'heresia, […] con
cuor sincero e fede non finta abiuro, maledico e detesto li suddetti errori et heresie
Trecentocinquanta
anni dopo la sua morte
(1992) la chiesa
cattolica ha riconosciuto
formalmente la grandezza di
Galileo Galilei,
"riabilitandolo" e
assolvendolo dall'accusa di
eresia.
Galileo era figlio di un musicista e lui stesso
suonava strumenti a corde ed aveva quindi
familiarità con strumenti, corde elastiche e
lavoro manuale, per cui aveva poche inibizioni
per il lavoro con le mani.
Infatti iniziò a sperimentare per formulare e
controllare le proprie idee. I tempi erano in
qualche modo maturati e c’erano minori
pregiudizi sociali per il lavoro manuale e questo
permise di dare una certa credibilità al lavoro di
Galileo.
Galileo nella prima parte del Sidereus
Nuncius (pubblicato a Venezia il 12
Marzo 1610) spiega come sia venuto a
conoscenza dell’esistenza del
cannocchiale e come ne abbia costruito
uno che ingrandisce gli oggetti più di
mille volte. Fornisce anche una
spiegazione sommaria di come funziona
il cannocchiale, sostenendo poi che la
sua idea fondamentale fu di guardare
il cielo con questo strumento da lui
costruito.
Correva l’anno 1590 ed il giovane professore ventiseienne
Galileo Galilei si affaccia pericolosamente dalla Torre di
Pisa. In basso una folla di allievi e colleghi osserva fra
l’incredulo ed il divertito. Galileo ha in mano un
contenitore con due sfere identiche, in raggio, di piombo
(pesante) e legno (leggera); aperto lo sportello del
contenitore le due sfere cadono giù veloci, toccando il
terreno contemporaneamente.
Vedete, dice Galileo rivolto alla folla, se gli oggetti
cadessero con velocità proporzionale al loro peso la palla
di piombo sarebbe arrivata prima. Se, nell’esperienza
comune, noi vediamo ritardare una piuma lanciata
contemporaneamente ad una moneta, è solo perché la
prima è maggiormente frenata dall’aria.
~ 1585 – Galileo Galilei: leggi del moto del pendolo
Il periodo di oscillazione del pendolo:
-è indipendente dalla ampiezza della
oscillazione.
-è indipendente dalla massa oscillante
-dipende solo dalla lunghezze del filo.
Sperimentando con piani inclinati e
togliendo l’attrito comprende le leggi
Della caduta dei gravi. Nei suoi
esperimenti Galileo misura il tempo
pesando quantità di acqua ( 1/100 sec).
Ha scoperto che l’attrito non era essenziale
per il movimento, anzi imbrogliava i fatti
Ogni corpo persevera nel suo stato di riposo
o di moto rettilineo ed uniforme, a meno che
non sia costretto a cambiare tale stato da
forze agenti su di esso.
Galileo usa in modo chiaro la matematica sia per
formulare le leggi che per i suoi esperimenti quantitativi
GALILEO: ha saputo discriminare tra gli effetti
importanti e quelli irrilevanti di un fenomeno
vuoto
aria
liquido
Alto
basso
ATTRITO
0
che usando la RAGIONE, discriminando tra gli aspetti importanti
e quelli irrilevanti di un fenomeno e verificando che alle teorie
logiche corrispondano fatti verificabili sperimentalmente,
introdusse una metodologia efficace per avvicinarsi alla verità
delle leggi naturali, senza segreti, da sfruttare per l’uomo.
Finalmente il pensiero umano ha trovato un arbitro:
l’esperimento riproducibile
Nella seconda del Sidereus Nuncius Galileo osserva la
superficie lunare che presenta montagne ed avvallamenti
ben lontana dalla sfera di vetro perfetta della cosmologia
tolemaica. Galileo scrive: “[...] nella zona luminosa [..della
luna..] sussistono particole oscure [..e..] le suddette
piccole macchie hanno sempre la caratteristica comune di
avere la parte oscura rivolta al Sole, e di essere invece
coronate, dalla parte opposta al Sole, da lucidi contorni,
come se si trattasse di gioghi splendenti.”
Galileo, per spiegare questo fenomeno, ricorre a quanto
avviene sulla Terra (Generalizzazione&Semplicità): infatti
all’alba con il Sole basso sull’orizzonte, le valli opposte al
Sole rispetto ad una montagna sono ancora oscure,
mentre i gioghi dei monti sono già illuminati.
Le albe sulla Luna e sulla Terra sono eguali
GALILEO GALILEI
-1609 Costruisce il primo TELESCOPIO ed osserva il cielo.
-1610 pubblica Sidereus nuncius:
UNA VERA RIVOLUZIONE ASTRONOMICA
La LUNA è
fatta di
materia
terrestre
La Luna
disegnata
da Galileo.
Venere ha le fasi
come la Luna
quindi non ha
luce propria.
Il Sole non è perfetto ma è
macchiato, le sue macchie
si muovono in modo periodico,
quindi ruota su se stesso come
la Terra,
gli astri non sono
immutabili.
Amaltea
Giove con i suoi satelliti è un
centro di movimento come la
Terra, quindi questa non è
l’unico centro di
movimento dell’universo.
Io
Europa
Gamenide
Callisto
Galileo
descriveva
SATURNO
come
uno strano
oggetto:
gli appariva
come un punto
circondato da
altri due punti
qualche volta
a forma di C.
ma certamente
non una stella
normale
Galileo
scrisse
che le stelle
della
Via Lattea
erano
numerose
quanto i
grani di
polvere
del talco
e che
apparivano
immobili
solo
perché erano
lontanissime.
Con la pubblicazione del Sidereus Nuncius Galileo ebbe un
successo strepitoso (le 550 copie stampate furono vendute
in una settimana!). Aveva rapporti con papi e governanti e
da buon cattolico cercò di convincere il papa e la Chiesa
che le scoperte scientifiche e cosmologiche non erano
mere ipotesi matematiche ma erano la realtà e perciò
sarebbe stato opportuno, ovviamente per il bene della
Chiesa, che i teologi lo riconoscessero. All’inizio la
sorpresa fu così grande che non sapevano come reagire.
Ben presto i colleghi che come lui insegnavano le teorie
aristoteliche dissero che gli strumenti fatti con metodi
servili (cioè a mano) non erano affidabili e sicuramente
erano gli stessi strumenti che producevano gli effetti
visti.
I teologi furono più prudenti.
Galileo ottenne dal Sant’Uffizio, come abbiamo già detto,
il permesso di pubblicare il Dialogo sopra i due massimi
sistemi del mondo quello tolemaico e quello copernicano
(1532). Il titolo indicava che si trattava di una disputa
accademica. Il papa stesso gli consigliò che alla fine
Simplicio, il difensore del aristotelismo, avesse l’ultima
parola. Galileo obbedì, ma durante tutto il libro Simplicio
fece una tale figura da stupido che il finale sembrava
posticcio. Il papa si offese e non lo difese dalle accuse
sostenute dai domenicani che erano in disputa feroce con i
gesuiti per altre questioni.
Messa in questo modo i gesuiti che inizialmente
difendevano Galileo lo attaccarono, anche se in quelli
stessi anni in Cina diffondevano il sistema copernicano,
avallato dalle prove galileiane. I domenicani istruirono un
processo per eresia presso la Santa Inquisizione e si
arrivò alla condanna.
Questa scelta della Chiesa cattolica ebbe effetti
devastanti per lo sviluppo delle scienze in Italia,
infatti dopo questa condanna non era molto
salubre frequentare Galileo e i suoi allievi.
Lo sviluppo della scienza si spostò decisamente a
Parigi, in Inghilterra ed in Olanda dove per
diverse ragioni la Chiesa cattolica aveva meno
influenza.
Solo nell’ottocento dopo le guerre napoleoniche ed
in particolare con l’unità, i nostri concittadini
diedero i primi contributi scientifici dopo il
periodo galileiano.
Questa è una buona spiegazione della tradizionale
arretratezza nello sviluppo tecnico-scientifico del
nostro paese.
In un primo momento la tesi copernicana è
accettata per il principio aristotelico di semplicità
Il grande successo di Galileo come tecnologo lo
induce a valutare meglio il ruolo del dato
sperimentale
Principio fisico  esperimento ideale
Principio d’inerzia: se si ungesse bene il piano
orizzontale sul quale scivolano i corpi alla fine
del piano inclinato, questi corpi non si
fermerebbero, uscirebbero dalla città,
raggiungerebbero il mare e lo passerebbero...
il paradigma di verità è il metodo sperimentale
Galileo utilizzando il cannocchiale vede sorgere il
sole sulle montagne della luna
I cieli sono fatti con la stessa materia della
terra.
Tutto l’universo è fatto dalla stessa materia ed è
pervaso dall’etere.
Il cielo fisico è cosa diversa da quello religioso
La scienza studia il cielo fisico:
il fenomeno
La teologia studia il cielo religioso: il noumeno
Il lavoro di Newton e le sue scoperte sono una
conseguenza dei lavori di molti scienziati suoi
predecessori, ma in particolar modo di Galileo. Le
spiegazioni scientifiche, nella opinione di Newton, non
sono più legate ai semplici concetti di moto, ma sono
pensate piuttosto come relazioni fra più elementi che
possono essere misurati (le osservabili).
Solo il dato sperimentale è giudice di verità
scientifica.
La scienza si occupa solamente di cose che possono
essere misurate.
I gravi in caduta libera con moto accelerato, ma
pure i pianeti costretti a muoversi intorno al
Sole e la Luna intorno alla Terra, provano
l'esistenza di cause (le forze) che deviano
i corpi materiali dalla condizione di moto
rettilineo uniforme. Newton dedusse il dato
sperimentale che questa forza fosse unica, di
Gravitazione Universale ,
ossia che la stessa forza che provoca la caduta dei gravi
fosse anche quella che costringe la Luna a percorrere
un'orbita chiusa intorno alla Terra ed i pianeti a descrivere
le orbite ellittiche intorno al Sole.
Il livello di generalizzazione è eccezionale
la luna “cade” sulla terra
come la mela
L’universo è fatto della stessa materia
della terra e tutti i corpi materiali,
terrestri e celesti, subiscono l’azione
della stessa forza:
la gravitazione universale
Newton, per produrre il proprio lavoro, non ha una
matematica sufficiente.
Newton inventa il calcolo differenziale e quindi connette, in
maniera anche formalmente corretta, le tre osservabili
cinematiche: spazio, velocità ed accelerazione.
Newton formula i tre Principi della Dimanica: inerzia, forza
ed azione&reazione.
Newton, usando il principio di semplicità, definisce il
sistema fisico come il minimo numero di corpi ed
interazioni capaci di descrivere il dato sperimentale.
L’UNIVERSO-MACCHINA: IL MECCANICISMO
Alla visione rinascimentale, magico ermetica, dell’universo sostenuta dalla
gran parte degli intellettuali rinascimentali si oppose con sempre maggiore
determinazione l ’apertura della conoscenza a tutti, vale a dire una
“democratizzazione” della conoscenza, proposta dal metodo scientifico. La
discussione fu sostenuta da filosofi come Bacon, Cartesio e principalmente
da padre Martin Marsenne che sostenevano con forza le tesi galileiane.
Questo portò a un modello di universo di tipo meccanico sostenuta da Robert
Boyle, Daniel Bernoulli, Morgagni da medici come Bellini, Malpighi e da
Cartesio e da molti altri. Questo universo funzionava come un meccanismo
regolato da leggi immutabili ed universali. La realtà era infatti assimilabile ad una
macchina con i suoi rotismi, i suoi complessi equilibri statici e le sue leggi
dinamiche.
Basta leggere i grandi trattati di medicina a cavallo fra il XVII e XVIII secolo per
restare colpiti dal fascino di un simile modello. Un esempio è il libro di Giovanni
Alfonso Borrelli De motu animalium in cui i problemi fisiologici erano affrontati in
termini di congegni idraulici e leve meccaniche.
Il pensiero kantiano prende le mosse dalle scoperte
scientifiche del suo tempo: egli si chiede perchè la scienza
naturale ha raggiunti risultati sicuri e certi mentre la
metafisica invece ripete all'infinito gli stessi ragionamenti
senza che sia possibile riuscire a raggiungere una verità da
tutti condivisibile: la risposta è che la scienza naturale si
basa sulle strutture mentali dell'uomo e pertanto raggiunge
risultati affidabili e certi, mentre la metafisica vorrebbe
conoscere il mondo al di la delle nostre strutture mentali;
ma non è possibile conoscere quello che le nostre strutture
mentali non possono recepire e pertanto si finisce con il
cadere in ragionamenti inconcludenti.
Ciò che possiamo conoscere è solo quello che noi
stessi abbiamo costruito mentalmente.
SPAZIO e TEMPO: non sono realtà esterne a noi ma solo
un "nostro" modo di organizzare i dati sensibili della realtà:
noi percepiamo le cose l'uno accanto all'altro (spazio) e
l'uno dopo l'altro (tempo) non perché essi effettivamente
siano nello spazio e nel tempo, ma perché questo è il
"nostro" modo di percepirli. Quindi il mondo come noi le
vediamo è una nostra rappresentazione.
MATEMATICA : la geometria si fonde sullo spazio,
l'aritmetica sul tempo: poiché spazio e tempo sono "nostri"
modi di percepire la realtà ne consegue che la matematica
è una nostra costruzione: per due punti passa una sola
retta non perché Dio (o la natura) vuole così, ma perché
questo è il nostro modo di concepire lo spazio.
La matematica non è una scienza naturale.
LE SCIENZE NATURALI : i fondamenti delle
scienze sono nostri modi di organizzare
(rappresentare) la realtà: la scienza quindi non
consiste nel trovare le leggi che Dio (o la natura)
ha prodotto, ma è una "nostra" rappresentazione
culturale.
METAFISICA (religione): la religione è una
esigenza dell'uomo, ma non può essere attinta,
dimostrata come un fatto scientifico: il che vuol
dire pure che un fatto particolare non può essere
spiegato con l'intervento diretto di Dio. Quindi i
fatti scientifici non sono immodificabili in quanto
espressione della volontà diretta di Dio.
Emanuele Kant
afferma che l’esistenza non è una
categoria e quindi la
scienza come attività intellettuale
non può fornire
prove ontologiche di esistenza
Nella Critica della Ragion Pura Emanuele Kant scrive:
“[..] la scienza è possibile soltanto per l’intervento della
attività organizzatrice dell’intelletto e delle sue categorie e
che queste hanno valore solo come principii di unificazione
dei fenomeni, ne deriva la conseguenza che le categorie
non si possono applicare fuori dell’ambito dei fenomeni [..]”
Con il metodo naturale
si imparava la Scienza
giocando da soli
Con il metodo scientifico
bisogna impegnarsi, dovendo
pensare, sperimentare e
comunicare con altri.
Diventa un gioco collettivo
con le sue regole
Tutti i giochi collettivi:
Calcio, Rugby, Polo,
Bridge, ecc. hanno
delle regole che bisogna
imparare bene
per poi divertirsi.
La regola della scienza è:
il metodo scientifico.
Con questo metodo la conoscenza è cumulativa,
e cresce di generazione in generazione.
Noi usiamo (comunemente e giustamente)
dividere la storia della filosofia in preKantiana (cioè pre-moderna) e postKantiana (cioè moderna).
Con queste premesse non vi può essere
nessun contenzioso religione/scienza da
parte di scienziati culturalmente onesti,
non si può dire altrettanto da parte delle
realizzazioni storiche delle tre religioni
monoteistiche.
IL LUPO PERDE IL PELO MA NON IL VIZIO (1)
Il testo biblico è la versione a cura della C.E.I.
“In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra
era informe e deserta e le tenebre ricoprivano
l’abisso e lo spirito di Dio aleggia sulle acque.”
Genesi 1, 1-2
Nota: “Il racconto della creazione non intende
proporre una teoria scientifica delle origini
dell’universo e dell’uomo, ma, partendo dalle
concezioni dell’ambiente, vuole insegnare alcune
verità di valore fondamentale e perenne intorno a
Dio, unico, trascendente, anteriore a tutto
l’universo, e intorno all’uomo, sua creatura.”
IL LUPO PERDE IL PELO MA NON IL VIZIO (2)
Il testo biblico è la versione a cura della C.E.I.
“allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del
suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e
l’uomo divenne un essere vivente.” Genesi 2, 7
Nota: “Il racconto della creazione vuole affermare che
cosa è l’uomo e donde proviene, ma non scende a precisare
in che modo sia stato creato; non determina se Dio abbia
formato l’uomo e la donna con azioni dirette, o mediante il
concorso di forze naturali che abbiano impiegato tempi
lunghissimi; accentua però che l’essere fisico è animato da
un principio vitale superiore, il quale non opera nella
natura ma gli è infuso dallo stesso Dio.”
“[…] L’intenzione dello Spirito
Santo essere d’insegnarsi come
si vadia al cielo, e non come
vadia il cielo […]”
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I percorsi della conoscenza e della teologia, da Aristotele a Sant