I PERCORSI DELLA CONOSCENZA E DELLA TEOLOGIA DA ARISTOTELE A SANT’AGOSTINO, DA GALILEO A KANT: RIFLESSIONI. Ubaldo Bottigli Università degli Studi di Siena [email protected] Massa, 7 Ottobre 2010 L’obiettivo della Scienza è la rappresentazione culturale dei fenomeni e quindi occorre un paradigma di verità ( gold standard ). Aristotele ~350 ac Galileo ~1600 Sant’Agostino ~400 San Tommaso ~1250 Newton ~1700 Kant ~1800 Lo studio, aristotelico, del movimento dei corpi porta naturalmente all’astronomia e quindi al problema fondamentale della filosofia classica L’universo è sferico e finito Anche la terra è una sfera, relativamente piccola in confronto alle stelle, e in contrasto con i corpi celesti, sempre immobile. Oltre ai quattro elementi fondamentali – terra, aria, acqua e fuoco – esiste un quinto elemento chiamato etere: principale ingrediente dei corpi celesti. L’etere è incomposto, ingenerato, eterno, inalterabile, invisibile e privo di peso. I fondamenti conoscitivi e logici della scienza in Aristotele sono: • esiste un principio gerarchico noumeno fenomeno; • i fenomeni sono composti dalle osservazioni e dalla conoscenza degli antichi; • esiste un principio di unicità e semplicità il mondo è uno e semplice La cultura ed il cristianesimo Fino alle crociate il cristianesimo si è dimostrato molto anticulturale. L’incendio della biblioteca di Alessandria e l’assassinio di Ippazia ne sono la prova. Ancora nel 1215 nel IV Concilio Lateranense si rimarcavano le non poche dissonanze tra la cosmologia aristotelica e la Bibbia. Agostino d’Ippona: la prevalenza e la sudditanza La famosa frase “crede ut intelligas, intellige ut credas” (Sermo) sintetizza la sua metodologia: credi per capire e capisci per credere, significa che per trovare la verità (cioè capire) è necessaria la fede (credere appunto), ma al tempo stesso, per avere una fede consapevole è necessario l’uso dell’intelletto. Quindi la fede e la ragione si configurano come due aspetti di quella realtà esistenziale che è il rapporto fra uomo e Dio. Però ciò si porta dietro una riconosciuta una priorità temporale e metodologica della fede («crede»). Nel campo delle verità religiose, infatti, il metodo adeguato, ragionevole e naturale consiste proprio nel dare prima l’assenso all’autorità divina di Cristo, che si trova nelle Scritture e nella Chiesa, come condizione necessaria perché poi, applicandovi la ragione, si arrivi anche alla intelligenza possibile, di quanto già si crede. Per merito di San Tommaso d’Acquino si può parlare di cristianizzazione dell’aristotelismo e la Dottrina Tomista viene riconosciuta dalle autorità ecclesiastiche come dottrina ufficiale della Chiesa. Nella fusione delle dottrine cristiane ed aristoteliche realizzata dal Dottore Angelico, le sfere celesti e la posizione della Terra assumevano un preciso significato religioso e politico. Terra (immobile al centro dell’ universo), Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno. Le sfere dei pianeti erano racchiuse dal cielo delle stelle fisse, corpi celesti che non presentavano alcun tipo di movimento; tale cielo ruotava grazie all'impulso datogli dal primo mobile - il nono cielo, velocissimo e privo di stelle - attraverso Dio. PRIMO MOBILE Nella Commedia dantesca, che ricalcava lo schema tomistico, le sfere celesti erano poeticamente mosse dagli angeli della tradizione cristiana. La cosmologia dantesca è una mirabile sintesi delle concezioni aristoteliche filtrate attraverso la riflessione teologica di derivazione agostiniana e tomista. Dall’età classica fino a tutto il 1500 la scienza, individuata fondamentalmente nella cosmologia, è ancella della teologia (Sant’Agostino e San Tommaso). Il controllo della chiesa sulla scienza è totale: le cattedre di fisica sono, come tutte, di nomina papale e mai disgiunte da quelle di teologia. Si afferma in maniera generale, come paradigma di verità: ipse dixit, cioè la conoscenza degli antichi ed in particolar modo gli scritti aristotelici e le sacre scritture. Si sviluppa la tecnica: le conoscenze scientifiche permettono di costruire strumenti capaci di modificare in maniera drammatica la vita degli uomini e l’ambiente nel quale essi vivono: armi dighe, chiuse, mulini bussola, misure terrestri e celesti Cose mai viste: Le scoperte geografiche fecero conoscere una enorme quantità di piante ed animali mai visti prima e non descritti in nessun modo nelle scritture. Inoltre, e non fu cosa da poco, nel brillò in cielo, per una ventina di giorni, una nuova stella chiamata appunto nova. Questo fatto metteva in crisi la tanto conclamata immutabilità dei cieli. Infatti c’erano argomenti sufficienti permettere in dubbio molte convinzioni radicate e spingere le persone più creative a criticare la cultura antica ed ha pensare con la propria testa. Va fatto notare che nel 1054 brillò nel cielo la nova della famosa Nebulosa del Granchio. Brillò per 20 giorni anche nel cielo diurno quasi come una altro sole. I cinesi la notarono e scrissero del fatto. In Europa nessuno si prese la briga di scriverlo, solo un frate collegò questo fatto con la morte recente di un papa e scrisse che l’anima di tale papa brillò nel cielo anche diurno per molti giorni. Questo dimostra che i fatti straordinari possono essere ignorati se manca la cultura per apprezzarli. Nel 1572 appare una nova nel cielo della Cassiopea. Gli astronomi, Tycho, Digges, Maestlin e Dee constatarono con la misura del parallasse l’estraneità della nova al mondo sublunare e compresero che l’immutabilità aristotelica dei cieli non era sostenibile. Questo fatto creò molte perplessità. Il clima culturale viene radicalmente cambiato il 31 ottobre del 1517 da Martin Lutero (Eisleben 1483-1546) il quale affigge sulla porta della cattedrale di Wittenberg un manifesto contenente 95 tesi L’affermazione della libertà di interpretazione delle sacre scritture favorisce l’imporsi di un modello culturale nel quale il sapere scientifico è separato da quello religioso, in contrapposizione al modello unitario (Controriforma) nel quale la cultura scientifica è ancora sottomessa a quella religiosa Galileo Galilei nato a Pisa il 15 febbraio 1564 da Vincenzo Galilei, noto per i suoi studi di musica, e da Giulia Ammannati. Studiò a Pisa, dove occupò la cattedra di matematica dal 1589 al 1592. Passò poi allo Studio di Padova (Università della Serenissima) dove rimase fino al 1610. In questi anni compì studi ed esperimenti di meccanica , costruì il termoscopio, ideò e costruì il compasso geometrico e militare, stendendo anche il trattato che ne descrive l'uso e le operazioni. Ottenne nel 1594 il brevetto per una macchina da alzare acqua. Inventò il microscopio, costruì il cannocchiale e compì le osservazioni che lo portarono alla scoperta dei satelliti di Giove. Nel 1610 fu nominato Primo Matematico dello Studio di Pisa e del Granduca di Toscana. Studiò Saturno, osservò le fasi di Venere. Nel 1611 andò a Roma. Fu ascritto all’Accademia dei Lincei e osservò le macchie solari. Iniziano dal 1612 le opposizioni alle teorie di Galileo che sosteneva, con Copernico, la mobilità della Terra; nel 1614, il Padre Tommaso Caccini denunciò, dal pulpito di S.Maria Novella, le opinioni di Galileo sul moto della Terra giudicandole erronee. Galileo si recò quindi a Roma per difendersi dalle accuse mosse, ma nel 1616 ricevette una ammonizione del Cardinale Bellarmino e fu diffidato dal difendere l’astronomia copernicana perché contraria alla fede. Nel 1622 scrisse il Saggiatore che fu approvato e pubblicato nel 1623. Nel 1630 si recò ancora a Roma per sollecitare la licenza di stampa del Dialogo dei Massimi Sistemi, stampato a Firenze nel 1632. Nell'ottobre del 1632 fu intimato a Galileo di I cardinali Francesco Barberini, il più autorevole dei dieci componenti del Sant’Uffizio, Gasparo Borgia e Laudivio Zacchia non firmano. presentarsi al Sant’Uffizio a Roma. Il tribunale emise una sentenza di condanna e costrinse Galileo all’abiura. Fu relegato in isolamento a Siena e finalmente, nel dicembre del 1633, gli fu concesso di ritirarsi nella sua villa di Arcetri, il Gioello. Le sue condizioni divennero sempre più difficili: nel 1638 era ormai completamente cieco e morì l'8 gennaio del 1642. Io Galileo, [..] dell'età mia d'anni 70 [...], giuro che sempre ho creduto, credo adesso, e con l'aiuto di Dio crederò per l'avvenire, […] dovessi lasciar la falsa opinione che il sole sia centro del mondo e che non si muova e che la terra non sia centro del mondo e che si muova, e che non potessi tenere, difendere né insegnare in qualsivoglia modo, né in voce né in scritto, la detta falsa dottrina, e [… poiché] sono stato giudicato vehementemente sospetto d'heresia, […] con cuor sincero e fede non finta abiuro, maledico e detesto li suddetti errori et heresie Trecentocinquanta anni dopo la sua morte (1992) la chiesa cattolica ha riconosciuto formalmente la grandezza di Galileo Galilei, "riabilitandolo" e assolvendolo dall'accusa di eresia. Galileo era figlio di un musicista e lui stesso suonava strumenti a corde ed aveva quindi familiarità con strumenti, corde elastiche e lavoro manuale, per cui aveva poche inibizioni per il lavoro con le mani. Infatti iniziò a sperimentare per formulare e controllare le proprie idee. I tempi erano in qualche modo maturati e c’erano minori pregiudizi sociali per il lavoro manuale e questo permise di dare una certa credibilità al lavoro di Galileo. Galileo nella prima parte del Sidereus Nuncius (pubblicato a Venezia il 12 Marzo 1610) spiega come sia venuto a conoscenza dell’esistenza del cannocchiale e come ne abbia costruito uno che ingrandisce gli oggetti più di mille volte. Fornisce anche una spiegazione sommaria di come funziona il cannocchiale, sostenendo poi che la sua idea fondamentale fu di guardare il cielo con questo strumento da lui costruito. Correva l’anno 1590 ed il giovane professore ventiseienne Galileo Galilei si affaccia pericolosamente dalla Torre di Pisa. In basso una folla di allievi e colleghi osserva fra l’incredulo ed il divertito. Galileo ha in mano un contenitore con due sfere identiche, in raggio, di piombo (pesante) e legno (leggera); aperto lo sportello del contenitore le due sfere cadono giù veloci, toccando il terreno contemporaneamente. Vedete, dice Galileo rivolto alla folla, se gli oggetti cadessero con velocità proporzionale al loro peso la palla di piombo sarebbe arrivata prima. Se, nell’esperienza comune, noi vediamo ritardare una piuma lanciata contemporaneamente ad una moneta, è solo perché la prima è maggiormente frenata dall’aria. ~ 1585 – Galileo Galilei: leggi del moto del pendolo Il periodo di oscillazione del pendolo: -è indipendente dalla ampiezza della oscillazione. -è indipendente dalla massa oscillante -dipende solo dalla lunghezze del filo. Sperimentando con piani inclinati e togliendo l’attrito comprende le leggi Della caduta dei gravi. Nei suoi esperimenti Galileo misura il tempo pesando quantità di acqua ( 1/100 sec). Ha scoperto che l’attrito non era essenziale per il movimento, anzi imbrogliava i fatti Ogni corpo persevera nel suo stato di riposo o di moto rettilineo ed uniforme, a meno che non sia costretto a cambiare tale stato da forze agenti su di esso. Galileo usa in modo chiaro la matematica sia per formulare le leggi che per i suoi esperimenti quantitativi GALILEO: ha saputo discriminare tra gli effetti importanti e quelli irrilevanti di un fenomeno vuoto aria liquido Alto basso ATTRITO 0 che usando la RAGIONE, discriminando tra gli aspetti importanti e quelli irrilevanti di un fenomeno e verificando che alle teorie logiche corrispondano fatti verificabili sperimentalmente, introdusse una metodologia efficace per avvicinarsi alla verità delle leggi naturali, senza segreti, da sfruttare per l’uomo. Finalmente il pensiero umano ha trovato un arbitro: l’esperimento riproducibile Nella seconda del Sidereus Nuncius Galileo osserva la superficie lunare che presenta montagne ed avvallamenti ben lontana dalla sfera di vetro perfetta della cosmologia tolemaica. Galileo scrive: “[...] nella zona luminosa [..della luna..] sussistono particole oscure [..e..] le suddette piccole macchie hanno sempre la caratteristica comune di avere la parte oscura rivolta al Sole, e di essere invece coronate, dalla parte opposta al Sole, da lucidi contorni, come se si trattasse di gioghi splendenti.” Galileo, per spiegare questo fenomeno, ricorre a quanto avviene sulla Terra (Generalizzazione&Semplicità): infatti all’alba con il Sole basso sull’orizzonte, le valli opposte al Sole rispetto ad una montagna sono ancora oscure, mentre i gioghi dei monti sono già illuminati. Le albe sulla Luna e sulla Terra sono eguali GALILEO GALILEI -1609 Costruisce il primo TELESCOPIO ed osserva il cielo. -1610 pubblica Sidereus nuncius: UNA VERA RIVOLUZIONE ASTRONOMICA La LUNA è fatta di materia terrestre La Luna disegnata da Galileo. Venere ha le fasi come la Luna quindi non ha luce propria. Il Sole non è perfetto ma è macchiato, le sue macchie si muovono in modo periodico, quindi ruota su se stesso come la Terra, gli astri non sono immutabili. Amaltea Giove con i suoi satelliti è un centro di movimento come la Terra, quindi questa non è l’unico centro di movimento dell’universo. Io Europa Gamenide Callisto Galileo descriveva SATURNO come uno strano oggetto: gli appariva come un punto circondato da altri due punti qualche volta a forma di C. ma certamente non una stella normale Galileo scrisse che le stelle della Via Lattea erano numerose quanto i grani di polvere del talco e che apparivano immobili solo perché erano lontanissime. Con la pubblicazione del Sidereus Nuncius Galileo ebbe un successo strepitoso (le 550 copie stampate furono vendute in una settimana!). Aveva rapporti con papi e governanti e da buon cattolico cercò di convincere il papa e la Chiesa che le scoperte scientifiche e cosmologiche non erano mere ipotesi matematiche ma erano la realtà e perciò sarebbe stato opportuno, ovviamente per il bene della Chiesa, che i teologi lo riconoscessero. All’inizio la sorpresa fu così grande che non sapevano come reagire. Ben presto i colleghi che come lui insegnavano le teorie aristoteliche dissero che gli strumenti fatti con metodi servili (cioè a mano) non erano affidabili e sicuramente erano gli stessi strumenti che producevano gli effetti visti. I teologi furono più prudenti. Galileo ottenne dal Sant’Uffizio, come abbiamo già detto, il permesso di pubblicare il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo quello tolemaico e quello copernicano (1532). Il titolo indicava che si trattava di una disputa accademica. Il papa stesso gli consigliò che alla fine Simplicio, il difensore del aristotelismo, avesse l’ultima parola. Galileo obbedì, ma durante tutto il libro Simplicio fece una tale figura da stupido che il finale sembrava posticcio. Il papa si offese e non lo difese dalle accuse sostenute dai domenicani che erano in disputa feroce con i gesuiti per altre questioni. Messa in questo modo i gesuiti che inizialmente difendevano Galileo lo attaccarono, anche se in quelli stessi anni in Cina diffondevano il sistema copernicano, avallato dalle prove galileiane. I domenicani istruirono un processo per eresia presso la Santa Inquisizione e si arrivò alla condanna. Questa scelta della Chiesa cattolica ebbe effetti devastanti per lo sviluppo delle scienze in Italia, infatti dopo questa condanna non era molto salubre frequentare Galileo e i suoi allievi. Lo sviluppo della scienza si spostò decisamente a Parigi, in Inghilterra ed in Olanda dove per diverse ragioni la Chiesa cattolica aveva meno influenza. Solo nell’ottocento dopo le guerre napoleoniche ed in particolare con l’unità, i nostri concittadini diedero i primi contributi scientifici dopo il periodo galileiano. Questa è una buona spiegazione della tradizionale arretratezza nello sviluppo tecnico-scientifico del nostro paese. In un primo momento la tesi copernicana è accettata per il principio aristotelico di semplicità Il grande successo di Galileo come tecnologo lo induce a valutare meglio il ruolo del dato sperimentale Principio fisico esperimento ideale Principio d’inerzia: se si ungesse bene il piano orizzontale sul quale scivolano i corpi alla fine del piano inclinato, questi corpi non si fermerebbero, uscirebbero dalla città, raggiungerebbero il mare e lo passerebbero... il paradigma di verità è il metodo sperimentale Galileo utilizzando il cannocchiale vede sorgere il sole sulle montagne della luna I cieli sono fatti con la stessa materia della terra. Tutto l’universo è fatto dalla stessa materia ed è pervaso dall’etere. Il cielo fisico è cosa diversa da quello religioso La scienza studia il cielo fisico: il fenomeno La teologia studia il cielo religioso: il noumeno Il lavoro di Newton e le sue scoperte sono una conseguenza dei lavori di molti scienziati suoi predecessori, ma in particolar modo di Galileo. Le spiegazioni scientifiche, nella opinione di Newton, non sono più legate ai semplici concetti di moto, ma sono pensate piuttosto come relazioni fra più elementi che possono essere misurati (le osservabili). Solo il dato sperimentale è giudice di verità scientifica. La scienza si occupa solamente di cose che possono essere misurate. I gravi in caduta libera con moto accelerato, ma pure i pianeti costretti a muoversi intorno al Sole e la Luna intorno alla Terra, provano l'esistenza di cause (le forze) che deviano i corpi materiali dalla condizione di moto rettilineo uniforme. Newton dedusse il dato sperimentale che questa forza fosse unica, di Gravitazione Universale , ossia che la stessa forza che provoca la caduta dei gravi fosse anche quella che costringe la Luna a percorrere un'orbita chiusa intorno alla Terra ed i pianeti a descrivere le orbite ellittiche intorno al Sole. Il livello di generalizzazione è eccezionale la luna “cade” sulla terra come la mela L’universo è fatto della stessa materia della terra e tutti i corpi materiali, terrestri e celesti, subiscono l’azione della stessa forza: la gravitazione universale Newton, per produrre il proprio lavoro, non ha una matematica sufficiente. Newton inventa il calcolo differenziale e quindi connette, in maniera anche formalmente corretta, le tre osservabili cinematiche: spazio, velocità ed accelerazione. Newton formula i tre Principi della Dimanica: inerzia, forza ed azione&reazione. Newton, usando il principio di semplicità, definisce il sistema fisico come il minimo numero di corpi ed interazioni capaci di descrivere il dato sperimentale. L’UNIVERSO-MACCHINA: IL MECCANICISMO Alla visione rinascimentale, magico ermetica, dell’universo sostenuta dalla gran parte degli intellettuali rinascimentali si oppose con sempre maggiore determinazione l ’apertura della conoscenza a tutti, vale a dire una “democratizzazione” della conoscenza, proposta dal metodo scientifico. La discussione fu sostenuta da filosofi come Bacon, Cartesio e principalmente da padre Martin Marsenne che sostenevano con forza le tesi galileiane. Questo portò a un modello di universo di tipo meccanico sostenuta da Robert Boyle, Daniel Bernoulli, Morgagni da medici come Bellini, Malpighi e da Cartesio e da molti altri. Questo universo funzionava come un meccanismo regolato da leggi immutabili ed universali. La realtà era infatti assimilabile ad una macchina con i suoi rotismi, i suoi complessi equilibri statici e le sue leggi dinamiche. Basta leggere i grandi trattati di medicina a cavallo fra il XVII e XVIII secolo per restare colpiti dal fascino di un simile modello. Un esempio è il libro di Giovanni Alfonso Borrelli De motu animalium in cui i problemi fisiologici erano affrontati in termini di congegni idraulici e leve meccaniche. Il pensiero kantiano prende le mosse dalle scoperte scientifiche del suo tempo: egli si chiede perchè la scienza naturale ha raggiunti risultati sicuri e certi mentre la metafisica invece ripete all'infinito gli stessi ragionamenti senza che sia possibile riuscire a raggiungere una verità da tutti condivisibile: la risposta è che la scienza naturale si basa sulle strutture mentali dell'uomo e pertanto raggiunge risultati affidabili e certi, mentre la metafisica vorrebbe conoscere il mondo al di la delle nostre strutture mentali; ma non è possibile conoscere quello che le nostre strutture mentali non possono recepire e pertanto si finisce con il cadere in ragionamenti inconcludenti. Ciò che possiamo conoscere è solo quello che noi stessi abbiamo costruito mentalmente. SPAZIO e TEMPO: non sono realtà esterne a noi ma solo un "nostro" modo di organizzare i dati sensibili della realtà: noi percepiamo le cose l'uno accanto all'altro (spazio) e l'uno dopo l'altro (tempo) non perché essi effettivamente siano nello spazio e nel tempo, ma perché questo è il "nostro" modo di percepirli. Quindi il mondo come noi le vediamo è una nostra rappresentazione. MATEMATICA : la geometria si fonde sullo spazio, l'aritmetica sul tempo: poiché spazio e tempo sono "nostri" modi di percepire la realtà ne consegue che la matematica è una nostra costruzione: per due punti passa una sola retta non perché Dio (o la natura) vuole così, ma perché questo è il nostro modo di concepire lo spazio. La matematica non è una scienza naturale. LE SCIENZE NATURALI : i fondamenti delle scienze sono nostri modi di organizzare (rappresentare) la realtà: la scienza quindi non consiste nel trovare le leggi che Dio (o la natura) ha prodotto, ma è una "nostra" rappresentazione culturale. METAFISICA (religione): la religione è una esigenza dell'uomo, ma non può essere attinta, dimostrata come un fatto scientifico: il che vuol dire pure che un fatto particolare non può essere spiegato con l'intervento diretto di Dio. Quindi i fatti scientifici non sono immodificabili in quanto espressione della volontà diretta di Dio. Emanuele Kant afferma che l’esistenza non è una categoria e quindi la scienza come attività intellettuale non può fornire prove ontologiche di esistenza Nella Critica della Ragion Pura Emanuele Kant scrive: “[..] la scienza è possibile soltanto per l’intervento della attività organizzatrice dell’intelletto e delle sue categorie e che queste hanno valore solo come principii di unificazione dei fenomeni, ne deriva la conseguenza che le categorie non si possono applicare fuori dell’ambito dei fenomeni [..]” Con il metodo naturale si imparava la Scienza giocando da soli Con il metodo scientifico bisogna impegnarsi, dovendo pensare, sperimentare e comunicare con altri. Diventa un gioco collettivo con le sue regole Tutti i giochi collettivi: Calcio, Rugby, Polo, Bridge, ecc. hanno delle regole che bisogna imparare bene per poi divertirsi. La regola della scienza è: il metodo scientifico. Con questo metodo la conoscenza è cumulativa, e cresce di generazione in generazione. Noi usiamo (comunemente e giustamente) dividere la storia della filosofia in preKantiana (cioè pre-moderna) e postKantiana (cioè moderna). Con queste premesse non vi può essere nessun contenzioso religione/scienza da parte di scienziati culturalmente onesti, non si può dire altrettanto da parte delle realizzazioni storiche delle tre religioni monoteistiche. IL LUPO PERDE IL PELO MA NON IL VIZIO (1) Il testo biblico è la versione a cura della C.E.I. “In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggia sulle acque.” Genesi 1, 1-2 Nota: “Il racconto della creazione non intende proporre una teoria scientifica delle origini dell’universo e dell’uomo, ma, partendo dalle concezioni dell’ambiente, vuole insegnare alcune verità di valore fondamentale e perenne intorno a Dio, unico, trascendente, anteriore a tutto l’universo, e intorno all’uomo, sua creatura.” IL LUPO PERDE IL PELO MA NON IL VIZIO (2) Il testo biblico è la versione a cura della C.E.I. “allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente.” Genesi 2, 7 Nota: “Il racconto della creazione vuole affermare che cosa è l’uomo e donde proviene, ma non scende a precisare in che modo sia stato creato; non determina se Dio abbia formato l’uomo e la donna con azioni dirette, o mediante il concorso di forze naturali che abbiano impiegato tempi lunghissimi; accentua però che l’essere fisico è animato da un principio vitale superiore, il quale non opera nella natura ma gli è infuso dallo stesso Dio.” “[…] L’intenzione dello Spirito Santo essere d’insegnarsi come si vadia al cielo, e non come vadia il cielo […]”