Potenza, 23 marzo 2014 Centro Giovanni Paolo II La catechesi ai fanciulli LA GIOIA: due grandi domande Vita ecclesiale e catechesi Non ci sono ‘settori’ Non ci sono ‘compartimenti stagni’ Progettualitàprogrammazione itinerariunità didattiche Non confondere il metodo con i mezzi! Alcuni paradigmi della catechesi Il paradigma della trasmissione: l’attenzione è ai contenuti o fides quae Il paradigma della maturazione: l’attenzione è posta sulla dimensione soggettiva o fides qua Il paradigma dell’iniziazione: si sottolinea la dimensione teologale, la rilevanza dello Spirito Santo nel percorso di crescita, la costruzione dell’identità e della personalità attraverso l’anno liturgico EG 24: Chiesa in uscita La Chiesa “in uscita” è la comunità di discepoli missionari che prendono l’iniziativa, che si coinvolgono, che accompagnano, che fruttificano e festeggiano. La comunità evangelizzatrice sperimenta che il Signore ha preso l’iniziativa, l’ha preceduta nell’amore (cfr 1 Gv 4,10), e per questo essa sa fare il primo passo, sa prendere l’iniziativa senza paura, andare incontro, cercare i lontani e arrivare agli incroci delle strade per invitare gli esclusi. Vive un desiderio inesauribile di offrire misericordia, frutto dell’aver sperimentato l’infinita misericordia del Padre e la sua forza diffusiva. Osiamo un po’ di più di prendere l’iniziativa! Come conseguenza, la Chiesa sa “coinvolgersi”. La comunità evangelizzatrice si mette mediante opere e gesti nella vita quotidiana degli altri, accorcia le distanze, si abbassa fino all’umiliazione se è necessario, e assume la vita umana, toccando la carne sofferente di Cristo nel popolo. Accompagna l’umanità in tutti i suoi processi, per quanto duri e prolungati possano essere. Conosce le lunghe attese e la sopportazione apostolica. L’evangelizzazione usa molta pazienza, ed evita di non tenere conto dei limiti. Fedele al dono del Signore, sa anche “fruttificare”. La comunità evangelizzatrice è sempre attenta ai frutti, perché il Signore la vuole feconda. Si prende cura del grano e non perde la pace a causa della zizzania. Il discepolo sa offrire la vita intera e giocarla fino al martirio come testimonianza di Gesù Cristo, però il suo sogno non è riempirsi di nemici, ma piuttosto che la Parola venga accolta e manifesti la sua potenza liberatrice e rinnovatrice. Infine, la comunità evangelizzatrice gioiosa sa sempre “festeggiare”. Celebra e festeggia ogni piccola vittoria, ogni passo avanti nell’evangelizzazione. L’evangelizzazione gioiosa si fa bellezza nella Liturgia in mezzo all’esigenza quotidiana di far progredire il bene. La Chiesa evangelizza e si evangelizza con la bellezza della Liturgia, la quale è anche celebrazione dell’attività evangelizzatrice e fonte di un rinnovato impulso a donarsi. Cosa dobbiamo dire? La musica della fede su 4 spartiti! Come dirlo? 34. Se intendiamo porre tutto in chiave missionaria, questo vale anche per il modo di comunicare il messaggio. 142. Un dialogo è molto di più che la comunicazione di una verità. Si realizza per il piacere di parlare e per il bene concreto che si comunica tra coloro che si vogliono bene per mezzo delle parole. È un bene che non consiste in cose, ma nelle stesse persone che scambievolmente si donano nel dialogo. 156. Alcuni credono di poter essere buoni predicatori perché sanno quello che devono dire, però trascurano il come, il modo concreto di sviluppare una predicazione. Si arrabbiano quando gli altri non li ascoltano o non li apprezzano, ma forse non si sono impegnati a cercare il modo adeguato di presentare il messaggio. La teologia sta nel predicatore, non nella predicazione Prima di insegnare a qualcuno, occorre conoscerlo Introdurre al pensiero critico Primo annuncio o annuncio principale? EG 164. Abbiamo riscoperto che anche nella catechesi ha un ruolo fondamentale il primo annuncio o “kerygma”, che deve occupare il centro dell’attività evangelizzatrice e di ogni intento di rinnovamento ecclesiale. Il kerygma è trinitario. È il fuoco dello Spirito che si dona sotto forma di lingue e ci fa credere in Gesù Cristo, che con la sua morte e resurrezione ci rivela e ci comunica l’infinita misericordia del Padre. Sulla bocca del catechista torna sempre a risuonare il primo annuncio: “Gesù Cristo ti ama, ha dato la sua vita per salvarti, e adesso è vivo al tuo fianco ogni giorno, per illuminarti, per rafforzarti, per liberarti”. Quando diciamo che questo annuncio è “il primo”, ciò non significa che sta all’inizio e dopo si dimentica o si sostituisce con altri contenuti che lo superano. È il primo in senso qualitativo, perché è l’annuncio principale, quello che si deve sempre tornare ad ascoltare in modi diversi e che si deve sempre tornare ad annunciare durante la catechesi in una forma o nell’altra, in tutte le sue tappe e i suoi momenti. Per questo anche «il sacerdote, come la Chiesa, deve crescere nella coscienza del suo permanente bisogno di essere evangelizzato». Un ponte a tre arcate L’iniziazione cristiana dei più ̀ piccoli inizia con il battesimo, ha il suo momento sacramentale culminante con la celebrazione della confermazione e dell’eucarestia, termina con il tempo della mistagogia. Il percorso iniziatico può̀ essere paragonato a un ponte a tre arcate, rispondenti all’età dell’infanzia, della fanciullezza e dell’adolescenza. [] Pubblicità progresso: Ponte detto “di Annibale”, Ricigliano (SA), I-II d. C. […] Come per Gesù, i bambini stanno a cuore non solo alla famiglia, ma anche alla Chiesa. Essi chiedono di essere accolti e amati, hanno diritto di essere sostenuti nella loro crescita umana e spirituale. Siamo consapevoli che “essi valgono prima di tutto per se stessi e non in vista di ciò̀ che in futuro potranno dare alla famiglia, alla società̀, alla Chiesa o allo Stato” [] […] Gesù accoglie i bambini e chiede che siano condotti a lui. Non solo li pone in mezzo ai discepoli, li prende fra le braccia e li benedice, ma li addita come modelli del Regno: “Se non vi convertirete e non diventerete come bambini, non entrerete nel regno dei cieli” (Mt18,3). I bambini, infatti, sono privi di malizia. Ispirano semplicità e trasparenza, chiedono e portano serenità e pace. Sono capaci di stupore e carichi di fiducia, vivono di attesa e aspettano tutto dagli adulti. Con questi atteggiamenti, opportunamente assecondati, potranno entrare in intimità con il Padre e testimoniare autentici valori evangelici. Invitati da Gesù “a guardare i bambini come li guarda lui, con amore” , nel percorso d’iniziazione cristiana dei piccoli occorrerà porre al centro i bambini: accoglierli, rispettarli nelle loro giuste attese, promuovere la loro crescita umana e spirituale, valorizzare il loro dono. Pastorale Battesimale Da B-P-E-C … a B-C-E Il battesimo dei più piccoli prevede una fase preparatoria e un cammino successivo. L’iniziazione cristiana dei bambini può essere configurata come un’abitazione a tre piani. Il bambino, accompagnato e sostenuto dai propri genitori, potrà progressivamente salire ogni piano e percorrere un fruttuoso cammino di crescita spirituale. Il primo piano coincide con la fase preparatoria. Essa ha lo scopo di orientare e motivare i genitori a una scelta consapevole del battesimo del figlio. Sarebbe opportuno prevedere contatti con la famiglia già dal tempo dell’attesa. È auspicabile che la nascita del bambino sia salutata con gioia anche dalla comunità cristiana. Il successivo incontro dei genitori con il parroco sarà utile per orientarsi sulla data del battesimo, per chiarire i criteri di scelta del padrino e per conoscere il cammino di preparazione previsto dalla parrocchia. [] […] Dopo il battesimo occorre pensare al secondo piano: è la fase che si estende dalla celebrazione battesimale ai tre anni circa. Per il bambino è la stagione favorevole per lo sviluppo del senso religioso. La casa si completa con il terzo piano. Esso coincide con la fase evolutiva della seconda infanzia, che si protrae dai quattro ai sei anni circa. Per il bambino è il tempo di un’iniziale educazione alla fede e alla vita cristiana. In famiglia occorre dare maggiore spazio alla narrazione biblica, alla preghiera, ad una prima formazione morale. Inoltre, la crescita spirituale dei bambini è favorita dalla valorizzazione in famiglia del Giorno del Signore e dalla partecipazione, sempre più frequente, alle celebrazioni liturgiche della comunità. È opportuno che i percorsi formativi e catechistici dei genitori siano collegati all’Anno liturgico. La Penitenza La Penitenza non è il 4° sacramento di IC (come è diventata!!!) …andrebbe celebrata nel tempo della Quaresima e non alla fine dell’anno catechistico PAENITENTIA non deriva da poena (pena, punizione) ma si diceva PAENITENTIA ME TENET (il dispiacere mi pervade) Essa è nata PER RECUPERARE LA COMUNIONE quando è stata perduta, non PER ACCEDERVI!!! La confessione è una profonda riconciliazione in caso di colpa grave CCC 1423-1425= il sacramento della penitenza è detto anche SACRAMENTO DELLA CONVERSIONE …il nome meno diffuso ma più significativo La Cresima Un sacramento in crisi? o Flebile fondazione biblica o Eccessiva flessibilità pastorale : un sacramento troppo ‘mobile’ o L’eccesivo carico di significati: ‘maturità’,: si diveniva “soldati di Cristo” ‘autonomia’ della scelte di fede (invece non è il sacramento della maturità, e non siamo noi a scegliere Dio e confermare il sacramento del Battesimo fatto dai nostri genitori; è DIO che CI CONFERMA, cfr. 2 Cor 1, 21) o La Cresima non è importante perché “viene il vescovo” ! (erroneamente passa il messaggio che con la chiusura dell’itinerario con la presenza del vescovo possiamo non andare più a messa!) L’Eucarestia L’Eucarestia deve passare dalla Cresima Il sacramento della Comunione eucaristica è il sacramento della maturità! L’Eucarestia è una necessità secondo Sant’Ambrogio, un farmaco di immortalità, una medicina per la nostre ferite. Noi l’abbiamo ridotta ad un premio di “buona condotta” (a discapito di un vero radunarsi della comunità PER CELEBRARE LA FEDE, non solo per soddisfare il precetto) La messa è stata ridotta a suffragio per i defunti! Bisogna mettere un freno alla ‘messa per i bambini’, ma non mettere un freno ai bambini a messa! La via della gioia