“Come sono belli
sui monti i piedi
del messaggero
che annuncia la
pace, del
messaggero di
buone notizie che
annuncia la
salvezza …” (Is 52,7)
Ora che la Luce sta per
illuminare la nostra storia,
siamo chiamati a rendere più
spedito il passo, a proseguire
il cammino di conversione,
spesso appesantito e lento,
con la gioia nel cuore
E’ tempo di invertire la rotta e correre, con il cuore di
un bambino, verso la grotta della meraviglia,
spianando la strada al Signore che viene
“Mandato per annunziare ai poveri un lieto
messaggio, per proclamare ai prigionieri la
liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà
gli oppressi, e predicare un anno di grazia del
Signore” (Lc 4,18-19) …
… nella pienezza
dei tempi il Verbo
verrà ad abitare in
noi e a quanti lo
accoglieranno darà
il potere di
diventare figli di
Dio (cf. Gv 1,12)
“E che voi siete figli ne
è prova il fatto che Dio
ha mandato nei nostri
cuori lo Spirito del suo
Figlio che grida: Abbà,
Padre! Quindi non sei
più schiavo, ma figlio”
(Gal 4,4-7)
Il profeta della
grande speranza
Il precursore
La serva del
Signore
Il padre terreno
di Gesù
Sposo della Vergine, divenuta
protagonista del Mistero
dell'Incarnazione, Giuseppe, il
falegname, è il padre putativo
di Gesù, (dal latino puto,
credo), cioè colui "che era
creduto" suo padre. Le notizie
dei Vangeli su Giuseppe sono
poche, né viene mai riportata
una sua parola. Ne parlano
solo Matteo e Luca dai quali
sappiamo che, discendente
Giuseppe, in ebraico
del re Davide, abitava nella
Yosef, in latino
piccola città di Nazareth
Ioseph
Amato dalla pietà popolare, scelto da Dio come
compagno di Maria nel difficile cammino accanto al
Messia, Giuseppe, non ha il dovuto rilevo nella liturgia
Anche
nell’iconografia
della natività
sembra essere lì
per caso, un
personaggio
secondario che
guarda altrove …
Giuseppe, custode di Maria e del piccolo Gesù, pur
essendo un personaggio decisivo nella storia della
salvezza compare in pochi episodi
Certamente
testimone
dell'adorazione del
Bambino, nemmeno
viene citato nella
visita dei Magi, che
"entrati nella casa,
videro il bambino
con Maria sua
madre e, prostratisi,
lo adorarono" (Mt 2,11)
Il Vangelo di Matteo
lo definisce il giusto,
ma non fa menzione
delle sue emozioni,
delle sue paure. A
torto nell’iconografia
viene rappresentato
come un uomo
anziano con la barba
e i capelli bianchi,
per allontanare ogni
dubbio sulla sua
castità, sminuendo
così il sacrificio di un
uomo giovane che
rinuncia ai suoi sogni
Pronto a
immolarsi per
salvare dalla
lapidazione la
fanciulla amata,
di fronte a quella
misteriosa
gravidanza,
"Giuseppe suo
sposo che era
giusto e non
voleva
ripudiarla,
decise di
allontanarla in
segreto” (Mt 1,19 )
Giuseppe è dunque molto di più di
un uomo giusto: è l’uomo
dall’animo sacerdotale che ha
aperto il suo cuore al Signore che
viene, prestando fede alla Parola:
“Ecco che gli apparve in sogno un
angelo del Signore e gli disse:
Giuseppe figlio di Davide, non
temere di prendere con te Maria,
perché quel che è generato in lei
viene dallo Spirito Santo. Ella
partorirà un figlio e tu lo chiamerai
Gesù: egli salverà il suo popolo dai
suoi peccati“ (Mt1,20).
Destatosi dal sonno, Giuseppe
fece come gli aveva ordinato
l'angelo del Signore e prese
con sé la sua sposa. Sposando
Maria assunse la paternità
legale di Gesù e le conseguenti
responsabilità: “Anche per la
Chiesa, se è importante
professare il concepimento
verginale di Gesù, non è meno
importante difendere il
matrimonio di Maria con
Giuseppe, perché
giuridicamente è da esso che
dipende la paternità di
Giuseppe” (RC, n.7).
Con la Redemptoris
Custos, Giovanni Paolo
II, inserisce il falegname
di Nazareth nel mistero
della Redenzione:
“Giuseppe è il padre:
non è la sua una
paternità derivante dalla
generazione; eppure,
essa non è ‘apparente’,
o soltanto ‘sostitutiva’,
ma possiede in pieno
l’autenticità della
paternità umana, della
missione paterna nella
famiglia” (RC n.21)
“San Giuseppe è stato
chiamato da Dio a
servire direttamente la
persona e la missione
di Gesù mediante
l’esercizio della sua
paternità: proprio in tale
modo egli coopera nella
pienezza dei tempi al
grande mistero della
redenzione ed è
veramente ministro
della salvezza” (RC n.8)
Nei misteri della vita
nascosta di Gesù,
era indispensabile
l’intervento paterno.
Toccava al padre,
infatti, iscrivere il
bambino
all’anagrafe,
provvedere al rito
della circoncisione,
imporgli il nome di
Gesù “come era
stato chiamato
dall’angelo” (Lc 2,21)
Toccava al padre
terreno
presentare il
primogenito a Dio
e pagare il
relativo riscatto:
“portarono il
bambino a
Gerusalemme per
offrirlo al
Signore,.. e per
offrire in sacrificio
una coppia di
tortore o di
giovani colombi
(Lc 2,22-24)
Toccava al padre proteggere il Bambino e
la madre nei pericoli della fuga in Egitto
per difenderlo dalla crudeltà di Erode
È ancora il padre Giuseppe che ha introdotto Gesù nella
terra di Israele e lo ha domiciliato a Nazareth,
qualificando Gesù come “Nazareno”, che ha provveduto
a mantenerlo, a educarlo e a farlo crescere,
procurandogli cibo e vestito
Da Giuseppe, Gesù ha
imparato il mestiere, che
lo ha qualificato come il
figlio del falegname:
“Tutti gli rendevano
testimonianza ed erano
meravigliati delle parole
di grazia che uscivano
dalla sua bocca e
dicevano: «Non è il figlio
di Giuseppe?»” (Lc 4,22);
“Non è egli forse il figlio
del carpentiere?” (Mt 13,55)
All’inizio della vita
pubblica di Gesù,
Giuseppe non è più
menzionato dai Vangeli,
se non per dire che
talvolta Gesù è chiamato
"figlio di Giuseppe“.
Molto probabilmente era
già morto, d’altronde, se
fosse stato ancora vivo,
Gesù in croce non
avrebbe affidato la
madre a Giovanni: “E da
quel momento il
discepolo la prese nella
sua casa” (Gv 19,27)
“Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre
Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che
andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello
Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non
voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre
però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in
sogno un angelo del Signore e gli disse: "Giuseppe, figlio di
Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa,
perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo.
Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti
salverà il suo popolo dai suoi peccati".Tutto questo avvenne
perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per
mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e partorirà un
figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con
noi. Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva
ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa”.
“Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un
figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele,
che significa «Dio con noi»” (Mt 1,23)
Con queste parole, l’angelo del Signore,
che appare in sogno al promesso sposo
di Maria, rimuove ogni lecito dubbio dal
cuore di Giuseppe
Per il popolo d’Israele è giunta la pienezza dei tempi, sta
per avverarsi la profezia di Isaia: il Bambino, che sta per
nascere, generato dallo Spirito Santo, salverà il suo
popolo. La storia del mondo sta a una svolta decisiva:
sta per essere superata definitivamente la separazione
tra Dio e l’uomo. Gesù, il Verbo incarnato nella
discendenza di Davide, sarà il Dio con noi
Ogni distanza tra terra e cielo sarà annullata per
quanti saranno pronti ad accogliere dentro di
loro il Dio bambino che ci indicherà la via che
conduce alla casa del Padre
Dalla notte di Natale,
quando il suo primo vagito
squarcerà le tenebre, sarà
lanciato un ponte tra il
tempo e l’eternità, tra
l’infinito, l’assolutamente
Altro, e la finitudine
dell’uomo
A tutti i popoli
della terra sarà
offerta la
salvezza: “Non
c'è più giudeo
né greco; non
c'è più schiavo
né libero; non
c'è più uomo né
donna, poiché
tutti voi siete
uno in Cristo
Gesù” (Gal 3,28)
Ecco cosa
significa
preparare la
via al Signore
che viene:
essere uniti in
Cristo, come
la vite ai tralci,
rimanere nel
suo amore …
… senza più distinzioni di razza o di ceto sociale, per
far crescere quel Bambino che, come ogni bambino,
non può crescere senza amore
Quel Dio, che ha chiamato Maria e Giuseppe a
collaborare all’incarnazione del Figlio dell’uomo
nel cuore dell’umanità, ora chiama ciascuno di noi
a dire il suo sì per collaborare al piano salvifico
Certo, alla fine dei tempi, per l’immensa
misericordia di Dio, la salvezza arriverà,
ma ogni resistenza che impedisce al
Bambino di essere il Dio con noi ritarda
la primavera dell’umanità
Chi dorme sul dolore del mondo, chi non dà la
sua piena adesione a Cristo, chi è sordo alla
Parola di Dio, rimane al buio. Prigioniero del
dubbio si perde la gioia della rinascita
Il Natale sarà per lui una festa
come tante, in famiglia o altrove,
ricca di pietanze o di doni sotto
l’albero, ma senza quella luce
che illumina la notte
Quanti,
invece, come
Maria e
Giuseppe,
fanno quanto
il Signore
chiede,
sentiranno il
Bambino
nascere e
crescere in
loro e il
Natale avrà,
allora, un
sapore
diverso
In cammino verso la grotta della salvezza sentiranno
l’angelo del Signore sussurrare al loro cuore. “Non
temete .. oggi vi è nato nella città di Davide un
salvatore, che è il Cristo Signore” (Lc 2,10-11)
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Diapositiva 1 - Chiesa di Napoli