METODI E TECNICHE DEL
LAVORO SOCIALE
Servizio Civile – anno 2007/2008
Formazione specifica
Settore Assistenza
Di cosa ci occuperemo
1. TIPI DI SERVIZI E STRUTTURE PER
MINORI E DISABILI
2. BISOGNI E PECULIARITÀ DEI MINORI
3. STRUMENTI: PIANO EDUCATIVO
INDIVIDUALIZZATO (PEI)
4. PRINCIPALI TIPI DI INTERVENTI
4.1.Approfondimento sul lavoro di animazione sociale
5.
ESERCITAZIONE
TIPOLOGIE DI SERVIZI
Servizio Domiciliare di Sostegno
alle Funzioni Educative Familiari
Interventi erogati a domicilio o in luoghi di aggregazione spontanea per
particolari momenti di problematicità familiare e all’interno di un progetto
socio-educativo atto a sostenere i diritti del minore e le responsabilità
genitoriali. Interventi che si concretizzano prevalentemente in progetti di
aiuto ai bambini, alle bambine e alle famiglie in difficoltà. Gli interventi
possono essere realizzati: da educatori, la cui professionalità è individuata
dall’ente locale proponente, in base ai requisiti indicati dal regolamento di
cui all’articolo 13 della LR 9 del 7 maggio 2003; da persone o da famiglie
individuate dall’ente locale proponente, che offrono le necessarie garanzie
di capacità educativa. (L.R. 9 del 7/5/03 art. 7 comma 6).
TIPOLOGIE DI SERVIZI
• Assistenza educativa alle persone disabili
Intervento svolto da un educatore, a domicilio o
presso centri di aggregazione, nell'ambito di un
progetto educativo individualizzato finalizzato
allo sviluppo e al potenziamento delle abilità
personali della persona con disabilità, nonché
all’acquisizione di pre-requisiti per un successivo
inserimento nel contesto sociale o lavorativo.
(LR 18/96)
TIPOLOGIE DI SERVIZI
• Integrazione Scolastica
Interventi rivolti a studenti con disabilità (psico-fisicosensoriale), a immigrati e a soggetti in difficoltà
economica per garantire l'accesso alla scuola e la
prosecuzione degli studi". (LR 28/00 art 14 ; L. 104/92
art. 13; LR 28/00 art. 14 comma 3/bis; LR 2/98 art. 17).
Sono da escludere da questa definizione: tutte le varie
prestazioni che rientrano all'interno del diritto allo studio
(es: tutti gli interventi economici per l'acquisto di testi e
borse di studio normati da leggi specifiche); gli interventi
del "ex" SED, ora riclassificato all'interno dei Servizi
domiciliari di sostegno alle funzioni educative familiari.
TIPOLOGIE DI SERVIZI
• Attività ricreative di socializzazione
Interventi di utilizzo del tempo libero
organizzati per rispondere a bisogni di
socializzazione e comunicazione delle
persone disabili, in stato di disagio e per
promuovere occasioni di incontro e
conoscenza tra italiani e stranieri.
TIPOLOGIE DI SERVIZI
• Attività ricreative per le vacanze
Intervento sociale , rivolto a varie tipologie di
utenza (minori, anziani, disabili, ecc.) volto a
favorire opportunità di socializzazione ed
animazione nei periodi di vacanza; può avere
anche valenza educativa. (Linee Guida per
l’attuazione del Piano di Zona 2003)
TIPOLOGIA DI SERVIZI
• Servizi itineranti
Interventi rivolti a bambini, bambine,
adolescenti e famiglie che offrono, in
forma non fissa, spazi di incontro e di
interazione, nonché un bagaglio socioeducativo e ludico-culturale. Tali interventi
sono destinati alle realtà territoriali
disagiate. (L.R. 9 del 7/5/03 art. 7 comma
5).
TIPOLOGIE DI SERVIZI
• Trasporto scolastico per disabili
Trasporto
scolastico
organizzato
limitatamente a categorie svantaggiate
quali i disabili o altre.
TIPOLOGIE DI STRUTTURE SEMIRES.
SOCIO-RICREATIVE
• Centro di Aggregazione per Bambini e
Adolescenti
Centri dedicati ai bambini e agli adolescenti,
comunque denominati: centri ludici polivalenti,
punti di incontro e altri servizi, che svolgono
attività extra scolastiche con finalità sociali,
educative, e formative, in continuità e coerenza
con l'azione della scuola e della famiglia (Reg.to
L.R. 9/03). Rientrano in questo tipo di strutture
semiresidenziale
anche
eventuali
centri
denominati genericamente come "ludoteche".
TIPOLOGIE DI STRUTTURE
SEMIRES. SOCIO-RICREATIVE
• Centro di Aggregazione Giovanile
Centri di aggregazione per adolescenti e
giovani finalizzati a promuovere e
coordinare attività ludico-ricreative, sociali,
educative, culturali e sportive, per un
corretto utilizzo del tempo libero.
TIPOLOGIE DI STRUTTURE
SEMIRES. SOCIO-RICREATIVE
• Spazi per Bambini e Famiglie
Spazi per l’infanzia destinati al sostegno di
iniziative di prevalente interesse ludico,
relazionale e socio-culturale, di aggregazione
sociale, di reciprocità tra adulti e bambini,
nonché di incontro, confronto e formazione fra
genitori, figure parentali, o loro sostituti ed
educatori del servizio. (L.R. 9 del 7/5/03 art. 7
comma 3).
TIPOLOGIE DI STRUTTURE SEMIRES.
EDUCATIVO-ASSISTENZIALI
• Nido d'infanzia
Struttura educativa che accoglie bambini in età compresa tra 3 mesi
e 3 anni, con la funzione di promuoverne il benessere psicofisico,
favorirne lo sviluppo delle competenze ed abilità, contribuire alla
formazione della loro identità personale e sociale, sostenere ed
affiancare le famiglie nel compito di assicurare le condizioni migliori
per la loro crescita. Il nido facilita anche l’accesso delle donne al
lavoro e promuove la partecipazione attiva della famiglia alla
costruzione del percorso educativo e la continuità educativa con
l’ambiente sociale, anche attraverso processi di socializzazione e
collaborazione con gli operatori della scuola dell’infanzia, secondo
progetti pedagogici integrati. Il nido favorisce inoltre la prevenzione
di ogni forma di emarginazione, anche attraverso un’opera di
promozione culturale e di informazione sulle problematiche della
prima infanzia, coinvolgendo la comunità locale e garantendo
l’inserimento dei bambini che presentano svantaggi psicofisici e
sociali, favorendone pari opportunità di sviluppo. Sono compresi i
nidi aziendali (L.R. 9 del 7/5/03 art. 7comma 1).
TIPOLOGIE DI STRUTTURE SEMIRES.
EDUCATIVO-ASSISTENZIALI
• Centro per l'infanzia con pasto e sonno
Strutture che accolgono bambini e bambine in
età compresa tra tre mesi e tre anni. Svolgono le
funzioni previste per il nido d’infanzia, in forma
più flessibile e articolata, con orari, modalità
organizzative e di accesso tali da consentire alle
famiglie maggiori opzioni, quali frequenze
diversificate e fruizioni parziali o temporanee.
L'offerta di servizio prevede che i bambini
possano mangiare e dormire nel centro. (L.R. 9
del 7/5/03 art. 7 comma 2).
TIPOLOGIE DI STRUTTURE SEMIRES.
EDUCATIVO-ASSISTENZIALI
• Centro per l'infanzia senza pasto e sonno
Strutture che accolgono bambini e bambine in età
compresa tra tre mesi e tre anni. Svolgono le funzioni
previste per il nido d’infanzia, in forma più flessibile e
articolata, con orari, modalità organizzative e di accesso
tali da consentire alle famiglie maggiori opzioni, quali
frequenze diversificate e fruizioni parziali o temporanee.
L'offerta di servizio non prevede che i bambini possano
mangiare e dormire nel centro. Tipo di struttura istituito
dalla LR 9 nel quale sono confluiti i servizi prima
denominati “Servizi integrativi per la prima infanzia”,
quali ad esempio: Baby park.
TIPOLOGIE DI STRUTTURE SEMIRES.
EDUCATIVO-ASSISTENZIALI
• Centro Diurno Socio Educativo Riabilitativo
Il centro diurno socio educativo riabilitativo è una
struttura territoriale a ciclo diurno rivolta a soggetti in
condizioni di disabilità, con notevole compromissione
delle autonomie funzionali, che abbiano adempiuto
l’obbligo scolastico e per i quali non è prevedibile nel
breve periodo un percorso di inserimento lavorativo o
formativo. (L.R. 20 del 6/11/02 art. 5 comma 4).
Rientrano in questo tipo di struttura semiresidenziale
tutte le attività di laboratorio svolte all'interno del centro.
TIPOLOGIE DI STRUTTURE
RESIDENZIALI
• Comunità Familiare per Minori
La comunità familiare è una struttura
educativa residenziale caratterizzata dalla
convivenza continuativa e stabile di un
piccolo gruppo di minori con due o più
adulti che assumono le funzioni genitoriali.
(L.R. 20 del 6/11/02 art. 4 comma 1)
TIPOLOGIE DI STRUTTURE
RESIDENZIALI
• Comunità Educativa
La comunità educativa è una struttura
educativa
residenziale
a
carattere
comunitario,
caratterizzata
dalla
convivenza di un gruppo di minori con
un’équipe di operatori che svolgono la
funzione educativa come attività di lavoro.
(L.R. 20 del 6/11/02 art. 4 comma 2)
TIPOLOGIE DI STRUTTURE
RESIDENZIALI
• Comunità Alloggio per Adolescenti
La comunità alloggio per adolescenti è
una struttura educativa residenziale a
carattere comunitario, caratterizzata dalla
convivenza di un gruppo di ragazzi e
ragazze con la presenza di referenti adulti.
(L.R. 20 del 6/11/02 art. 4 comma 4)
TIPOLOGIE DI STRUTTURE
RESIDENZIALI
• Comunità di Pronta Accoglienza per Minori
La comunità di pronta accoglienza è una
struttura educativa residenziale a carattere
comunitario, caratterizzata dalla continua
disponibilità e temporaneità dell’accoglienza di
un piccolo gruppo di minori con un gruppo di
educatori che a turno assumono la funzione di
adulto di riferimento. (L.R. 20 del 6/11/02 art. 4
comma 3)
TIPOLOGIE DI STRUTTURE
RESIDENZIALI
• Casa Famiglia
La casa famiglia è una struttura residenziale
destinata
ad
accogliere
soggetti
temporaneamente o permanentemente privi di
sostegno
familiare,
anche
con
età
e
problematiche psico-sociali composite, improntata
sul modello familiare e con la presenza stabile di
adulti che per scelta svolgono funzioni educative
e socio-assistenziali. (L.R.20 del 6/11/02 art.7
comma 6)
TIPOLOGIE DI STRUTTURE
RESIDENZIALI
• Comunità Alloggio per gestanti o madri
anche con figli a carico
La comunità alloggio per gestanti o madri con
figli è un servizio residenziale a carattere
temporaneo consistente in un nucleo di
convivenza di tipo familiare; Accoglie donne sole
in attesa di figlio o con figli minori, prive di validi
riferimenti familiari o per le quali si reputi
opportuno l’allontanamento dal nucleo familiare,
che necessitano di sostegno nel percorso di
autonomia e di inserimento sociale; (L.R. 20 del
6/11/02 art. 7 comma 1)
INFANZIA ED ADOLESCENZA
ANALISI DI CONTESTO
• 1- famiglia
-basso tasso di natalità (figli unici ed in età
avanzata)/famiglie monoparentali/solitudine
-aumento del lavoro femminile fuori casa/ricerca
di un diverso equilibrio fra libertà e
responsabilità/benessere economico
-presenza di famiglie provenienti da altre
culture/convivenza interculturale
-maggiore consapevolezza sui bisogni dei
figli/maggiore insicurezza nell’educazione
INFANZIA ED ADOLESCENZA
ANALISI DI CONTESTO
• 2-città e/o contesto ambientale
-difficoltà di autonomia /insicurezza (traffico,
droga, violenza…) e solitudine
-mancanza del gruppo dei pari e del “gioco
libero”/mancanza si spazi verdi
-televisione “spazzatura”, uso di internet
incontrollato, visione consumistica del gioco ed
impegni programmati
-presenza dei “non luoghi” (centri commerciali,
mezzi di trasporto, …)
INFANZIA ED ADOLESCENZA
ANALISI DI CONTESTO
• 3-scuola
-compressa fra funzione educativa e
abilitante
-poco valorizzata dall’organizzazione
sociale
-in difficoltà nell’affrontare la diversità di
culture e la presenza della disabilità
INFANZIA ED ADOLESCENZA
BISOGNI
• 1-benessere e sicurezza emotivo-affettiva
-presenza di adulti di riferimento nei vari
momenti di vita
-presenza di coetanei o pari con cui identificarsi
e socializzare
-presenza di luoghi accoglienti in famiglia e fuori
(città, spazi liberi e sicuri, scuole, centri
aggregativi,…)
INFANZIA ED ADOLESCENZA
BISOGNI
2-conoscenza e significato
-informazioni e modalità comunicative adeguate
all’età
-presenza di un adulto che ascolti e “filtri” le
informazioni
-aiuto nell’assumere un atteggiamento critico nei
confronti dell’informazione televisiva e mass
mediale in genere
-spazi e/o luoghi adeguati (scuola, biblioteca,
laboratori,…)
INFANZIA ED ADOLESCENZA
BISOGNI
• 3-azione (appartenenza/autonomia)
-toccare, esplorare, scoprire le cose vere
che li circondano (e non solo i kit
giocattolo)
-autonomia nell’utilizzo dello spazio-tempo
-luoghi accoglienti ed anche “specializzati”
nei vari aspetti della vita (scolastico,
sociale, ricreativo)
INFANZIA ED ADOLESCENZA
BISOGNI
• 4-partecipazione (identità nella
diversità)
-incontro con tutte le generazioni perché il
tempo è memoria
-incontro con tutte le culture
-progettazione realmente concordata su
spazi e servizi
INFANZIA ED ADOLESCENZA
DIRITTI
• CONVENZIONE INTERNAZIONALE SUI DIRITTI
DELL’INFANZIA 20.11.1989 ratificata dall’Italia con
Legge n.176/91
in cui il bambino o il minore non è più oggetto di
particolari cure ed attenzioni, dovute alla sua minore età,
ma diventa un soggetto di diritto, un diritto che la
comunità ha il dovere di riconoscergli.
Diritti inalienabili: vita, salute e sicurezza sociale,
educazione, istruzione, famiglia, identità individuale,
espressione ed opinione,pensiero, coscienza e religione,
associazione, accesso ad un’informazione appropriata,
svago, gioco, tutela e difesa da abusi e maltrattamenti
ed altre forme di violenza,…
INFANZIA ED ADOLESCENZA
DIRITTI
• CONVENZIONE EUROPEA
SULL’ESERCIZIO DEI DIRITTI DEI
FANCIULLI DI STRASBURGO (1996)
ratificata dall’Italia con Legge n.77/2003
• Legge 285/97 “Disposizioni per la
Promozione di diritti e di Opportunità per
l’infanzia e l’adolescenza” affinchè i diritti
vengano effettivamente goduti.
PIANO EDUCATIVO
INDIVIDUALIZZATO (PEI)
• Il Piano Educativo Individualizzato (P.E.I). nella
sua accezione progettuale. si propone l’obiettivo
di evitare di dare a tutti una risposta uguale,
generalizzata, per poter invece porre l’accento
sulla personalizzazione dell’intervento.
• La persona viene posta all’attenzione di una
équipe che lavora per conoscere i suoi bisogni,
la sua storia, le sue potenzialità e le sue
aspettative ed in base a queste analisi
predispone interventi affinché i bisogni vengano
soddisfatti e le potenzialità incoraggiate e
rafforzate.
PIANO EDUCATIVO
INDIVIDUALIZZATO (PEI)
• Ogni intervento sarà comunque unico, cosi come unica
sarà la persona verso cui il “piano” indirizza gli interventi.
Ognuno ha una sua propria personalità, un suo carattere
ben definito, una sua storia personale, cosi che persone
apparentemente simili sotto diversi aspetti, abbisognano
di strategie differenti di intervento perché interventi,
valutati buoni per alcuni, possono invece risultare
inefficaci se non addirittura controproducenti per altri.
• In questo modo riusciremmo a dare senso e dignità alla
persona, conferendogli l’opportunità di decidere quali
cose accettare e quali no.
PRINCIPALI INTERVENTI
• Educativo- Riabilitativo
finalizzato ad obiettivi formativi terapeutici e di riabilitazione psico sociale, mirati al recupero e allo sviluppo del soggetto, alla gestione
della quotidianità e alla progettualità nel tempo.
Obiettivo ultimo di ogni intervento educativo è l'apprendimento di un
compito, attraverso l'assunzione di conoscenze e di competenze,
nell'ambito
dell'esperienza
quotidiana.
Ma obiettivo di fondo di ogni intervento educativo dovrebbe essere
quello di permettere a ciascun soggetto di partecipare alla "cultura
dei compiti" e delle discipline; partecipare per…apprendere.
• Assistenziale:
interventi di sostegno psico-sociale e di cura della persona (utilizzo
di spazi, eventuale fornitura dei pasti, trasporto,…)
PRINCIPALI INTERVENTI
•
Animazione
l’Animazione è “una pratica sociale finalizzata alla presa di
coscienza delle potenzialità latenti, represse o rimosse di
individui, gruppi, comunità.”
Essere animatori significa, allora, esprimere, (vale a dire
“spremere fuori”, “tirare fuori” da sé), ciò che si ha e ciò
che si è; occorre essere coscienti del fine del proprio
operato, e non solo possedere la conoscenza di diverse
tecniche, e comunicare in modo equilibrato, essendo
sempre al servizio degli altri.
ANIMAZIONE
• Competenze dell’animatore
-di carattere teorico che si potrebbero definire complessivamente
culturali poichè riguardano le sue dimensioni culturali, sociali,
psicologiche;
-tecniche cioè riferite agli specifici campi in cui l’operatore dovrà
lavorare;
-pedagogiche o interazionali perché riguardano la capacità di
gestire il gruppo e la conoscenza delle modalità operative
riguardanti i processi di comunicazione oltre all’individuazione di
motivazioni da sollecitare nei giovani partecipanti;
-gestionali relative alle conoscenze di strategie di
programmazione, di organizzazione e di verifica del lavoro nonché
di trovare soluzioni adeguate per lo svolgimento delle attività
elaborare collaborativamente con gli altri operatori
ANIMAZIONE
• Se un animatore si limita ad avere una mera
conoscenza, seppure approfondita, di diverse tecniche,
non mette in gioco nulla che faccia parte di sé e della
propria personalità; se riesce, invece, ad essere, può
anche comunicare.
• Nei servizi per l’infanzia e l’adolescenza è essenziale per
i minori sentirsi accolti e ascoltati; l’intervento animativo
comincia da qui.
• Il bambino/a o il ragazzo/a ha il diritto – dovere di essere
se stesso: l’animatore può incominciare una relazione
d’aiuto prima di tutto riflettendo su di sé ed entrando in
sintonia con i propri fini; solo in una prospettiva di
profonda comprensione e rispetto della condizione di
“minore” è possibile iniziare una comunicazione e
intraprendere un cammino.
ANIMAZIONE
• La comunicazione in animazione
La condizione che permette di realizzare quanto
teorizzato prima (vale a dire che l’animatore sia in grado
di comunicare ed esprimere, per poi conoscere e quindi
animare), nasce innanzitutto dal sapersi autovalutare,
vale a dire riconoscere i propri limiti e caratteristiche;
quindi, occorre sempre prestare attenzione alla qualità
della propria comunicazione, inviando messaggi
comprensibili all’interlocutore e individualizzandoli,
tenendo, perciò, conto dell’altrui stato d’animo e della
matrice culturale.
ANIMAZIONE
• La comunicazione in animazione
E’ importante evitare una comunicazione generica ed
imprecisa, che porta facilmente a false interpretazioni (i
problemi nascono spesso dal fatto che non si riesce ad
adeguarsi all’altro);
bisogna, allora, essere in grado di decodificare il
feedback (vale a dire: un soggetto che emette un
segnale riceve un segnale di ritorno dal ricevente), che
può essere interpretato sia in senso verbale, sia non
verbale.
Il primo si identifica con il linguaggio di chi abbiamo di
fronte, mentre il secondo si esprime nella corporeità, la
mimica e la gestualità.
ANIMAZIONE
• La comunicazione in animazione
Il messaggio non verbale fornisce informazioni
quando non è utilizzata la parola;
d’altra parte, sono principalmente non verbali le
modalità attraverso cui vengono espresse le
emozioni e gli atteggiamenti.
Il rapporto tra due persone o più è cosparso di
segnali non verbali, dei quali, spesso, gli stessi
interlocutori non si rendono conto.
ANIMAZIONE
•
Modalità espressive della comunicazione non verbale.
La postura: tale termine definisce la posizione del corpo. Può essere eretta,
rannicchiata e in ginocchio o distesa; ad ogni postura corrispondono
differenti atteggiamenti degli arti e diverse angolazioni del corpo.
Si è visto che una persona dominante tiene le braccia in posizione
asimmetrica (per esempio, in tasca), oppure si inchina lateralmente e le
gambe (una o entrambe) non si appoggiano al pavimento. La postura di
sottomissione è, invece, meno eretta e col busto abbassato.
E’ curioso rilevare come le persone che si sentono “in sintonia”, come ad
esempio due amici, tendono ad assumere, inconsciamente, posture molto
simili, durante una conversazione.
Anche in campo terapeutico, si è, per esempio, notato che, se un paziente
sta seduto in silenzio, col busto in avanti, le braccia incrociate sul petto e lo
sguardo fisso, è più facile che un terapeuta entri in comunicazione
assumendo una posizione analoga, piuttosto di restare dietro a una
scrivania
ANIMAZIONE
• Modalità espressive della comunicazione non verbale.
I gesti:
con essi si trasmettono idee, emozioni e sentimenti.
Con questa definizione si intendono i gesti delle mani,
ma anche quelli delle gambe.
Se, per esempio, una persona è annoiata, estende al
massimo le gambe e le incrocia sopra la caviglia.
L’ansia, inoltre, può essere comunicata da mani
contratte, o tese ad aggrappare i braccioli di una sedia.
La depressione è individuata da movimenti lenti e privi di
enfasi; l’euforia da movimenti veloci, ritmici, affettuosi.
ANIMAZIONE
• Modalità
espressive
non verbale.
della
comunicazione
L’espressione del volto
la mimica facciale è un mezzo di comunicazione molto
efficace a distanze ravvicinate. Alcuni movimenti
possono essere involontari, così che tradiscono i veri
sentimenti della persona.
Per fare un esempio, si verifica che la felicità in un volto
umano è espressa da: labbro superiore abbassato,
palpebra inferiore corrugata, narici dilatate, labbra
aperte, angoli della bocca sollevati e tirati indietro.
ANIMAZIONE
• Modalità
espressive
non verbale.
della
comunicazione
Lo sguardo
i vari tipi di sguardo giocano un ruolo fondamentale nella
raccolta e l’invio di informazioni e nell’instaurare relazioni
con gli altri.
Si è constatato che, in un’intervista a due persone,
quella che viene più osservata dall’intervistatore si
considera la preferita, oppure, durante una conferenza,
l’oratore tende a guardare più spesso coloro dai quali si
sente gratificato, per esempio perché riceve cenni di
approvazione .
ANIMAZIONE
• Modalità
espressive
non verbale.
della
comunicazione
Il contatto corporeo
è la più antica forma di comunicazione, ed è la più
importante per i bambini. Esso può aiutare a stabilire
relazioni amichevoli o a esprimere aggressività, mentre
alcune forme di contatto non implicano alcun particolare
sentimento verso l’altro (i saluti, le congratulazioni).
Esso viene utilizzato in terapia per aumentare le
capacità di comunicazione ed esprimere le proprie
emozioni in soggetti fortemente inibiti.
ANIMAZIONE
• Modalità
espressive
non verbale.
della
comunicazione
Il comportamento spaziale
comprende
la
vicinanza,
l’orientamento,
il
comportamento territoriale e il movimento nell’ambiente.
Se, per esempio, una di due persone tende a diminuire
la distanza con l’altra, significa che vorrebbe aumentare
l’intimità. Se, poi, un soggetto intende iniziare un
incontro con un altro, gli si avvicina; se, però, si avvicina
troppo, l’altro si sentirà a disagio e si allontanerà.
I malati mentali, per esempio, hanno bisogno di un
maggiore spazio personale, rispetto ad altre persone.
• Modalità
espressive
non verbale.
della
comunicazione
Le vocalizzazioni non verbali
l’aumento del tono della voce, per esempio, è
valutato come una manifestazione di allegria,
mentre un abbassamento è negativo (la maggior
parte delle persone depresse usa un tono
basso).
Un aumento eccessivo può esprimere rabbia ed
ostilità
ANIMAZIONE
• Modalità
espressive
non verbale.
della
comunicazione
Abiti, fisico ed altri componenti dell’aspetto esteriore:
il tipo di abbigliamento dà precise informazioni riguardo alla
personalità, allo status sociale, l’aggressività e così via.
Alcuni oggetti ed accessori, poi, servono ad indicare il gruppo
di appartenenza o la professione (l’anello di matrimonio o di
fidanzamento indica il legame affettivo).
Addirittura il taglio dei capelli ha un significato sociale: per gli
uomini, per es. i capelli lunghi indicano una sorta di
trasgressione.
L’aspetto esteriore, insomma, comprende molti aspetti e
messaggi che trasmettono alcune caratteristiche della
personalità della persona.
ANIMAZIONE
Quale ruolo per l’animatore?
L’animatore dovrebbe possedere la
capacità di leggere i bisogni per non dare
risposte stereotipate a bisogni solo
presunti e non realmente verificati; si
potrebbe, allora, dire che l’animatore
“anima soprattutto i bisogni”.
ANIMAZIONE
• Quale ruolo per l’animatore?
Egli, inoltre, introduce una grande novità
nell’ambito lavorativo: l’affettività.
Il fatto che l’affettività sia il vero metodo
rappresenta sicuramente una sfida, ma è
l’unico modo per partire da non luogo ed
ottenere un luogo.
ANIMAZIONE
• Operazioni preliminari
Alcuni cardini su cui l’animatore deve impostare il proprio operato
sono i seguenti:
· si lavora per aumentare il benessere dei minori tramite la
socializzazione, la scoperta delle capacità e delle competenze
dei singoli e l’incremento delle possibilità di ognuno, nel rispetto
delle individualità e evitando l’imposizione delle attività.
· Non bisogna tanto possedere tecniche, quanto avere
“competenze” (“competere” = lavorare insieme), vale a dire
interagire con gli utenti del servizio e rispondere ai loro reali
bisogni.
· E’ fondamentale l’opera di collaborazione e di mediazione
con l’amministrazione della struttura; perché è fondamentale
il lavoro di équipe, la progettazione partecipata e la supervisione.
ANIMAZIONE
• La stesura del programma.
Una volta impostato il lavoro di approfondimento
della conoscenza dei minori e del contesto, si
passerà a uno schema di progettazione vero e
proprio, che prevede una scansione della
giornata e una più ampia visione sulla settimana
e sul mese lavorativo.
ANIMAZIONE
Le attività possibili sono molteplici e possono essere
raggruppate, a grandi linee, come segue:
• Attività di stimolazione sensoriale: comprendono l’ampio
campo dei laboratori manuali e creativi, con uso di
tecniche e materiali diversi (costruzioni, manipolazioni
con materiali e tecniche diversi, cucito, laboratori di
cucina, giardinaggio, ecc.).
• Attività grafico-pittoriche: possono collegarsi alle attività
di stimolazione sensoriale e comprendono l’uso di vari
tipi di colore e supporti. Potrebbe essere una buona idea
dividere gli ospiti in gruppi, a seconda delle loro
predisposizioni, ed utilizzare il lavoro di ogni gruppo per
costituire un unico prodotto finale.
ANIMAZIONE
Le attività possibili sono molteplici e possono essere
raggruppate, a grandi linee, come segue:
• Attività musicali: ad esempio, ascolto di musica, (come
da richieste degli ospiti), canto, costruzione di semplici
strumenti musicali, giochi musicali, ecc.
• Attività legate all’immagine: uso della fotografia; visione
di diapositive o videocassette.
• Attività di lettura: comprendono la lettura collettiva del
quotidiano o del libro, scelto insieme.
ANIMAZIONE
Le attività possibili sono molteplici e possono essere
raggruppate, a grandi linee, come segue:
• Attività centrate sul corpo: ginnastica, psicomotricità
ballo, giochi di squadra, tornei, ecc.
• Attività di festa: con tale termine si possono riassumere i
momenti gioiosi, quali le feste a tema, la festa dei
compleanni, ecc.
• Attività rivolte all’esterno della struttura: possono
riguardare, per esempio, i lavori svolti in collaborazione
con il territorio,le gite, gli incontri con altre strutture simili
o con il mondo del volontariato o delle Istituzioni, ecc.
Esercitazione
• Analisi di casi concreti di lavoro volontario
nei servizi:
– In quale tipo di servizio lavori?
– Quale tipo di attività svolgi?
– Quali difficoltà comporta?
– Esiste un piano di intervento?
– Quali proposte pensi di poter apportare al
servizio in cui operi?
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