Sognano gli ingegneri robot
coscienti?
Manzotti e Tagliasco, 2001
Do androids dream of
electric sheep?
Philip K. Dick, 1968
“Coscienza ed emozioni
nell’essere umano
e
nella macchina”
Facoltà di Ingegneria
Università di Genova
Anni accademici 2003-04, 2004-05, 2005-06, 2006-07
Science 17 November 2006:
Vol. 3/14. no. 5802, pp. 1093 – 1094
DOI: 10.1126science.1135929
Perspectives
COMPUTER SCIENCE:
What Do Robots Dream Of?
Christoph Adami
Resilient Machines Through Continuous Self-Modeling
Josh Bongard, Victor Zykov, and Hod Lipson
(17November 2006) Science 314 (5802), 1118.
….robots […] could play an interesting role
in our quest to understand the nature of
consciousness. For example, we ought to
be able to record the changes in the robot's
artificial brain as it establishes its beliefs
and models about the world and itself, and
from those infer not only its cognitive
algorithms, but also witness the emergence
of a personality. Thus, perhaps the
discipline of experimental robot
psychology is not too far off in the future.
And even though the robots studied by
Bongard et al. seem to prefer to dream
about themselves rather than electric
sheep, they just may have unwittingly
helped us understand what dreams are for.
Il tempo non è “un dato della
coscienza”, è la coscienza che
costituisce il tempo.
Merleau-Ponty, 1945
Il soggetto è la sua storia. La storia del
soggetto è la concatenazione dei
processi che lo costituiscono.
Il tempo e la coscienza sono punti di
vista che si possono adottare per
descrivere tale concatenazione.
Manzotti e Tagliasco, 2001
Prima ipotesi
(ragionevolmente sostenibile)
Poiché nell’ambiente esistono altre
fonti autonome di comportamento (altri
esseri umani, ma anche animali)
l’esigenza di armonizzare o di
concordare le rispettive azioni porta
alla fine a una sorta di condivisione dei
diversi tempi soggettivi, formandosi
così un tempo sociale (orologi,
calendari, storia) unico per tutti.
Giovanni Bruno Vicario, 2000
Seconda ipotesi
(ragionevolmente sostenibile)
Esiste una sostanziale identità di
costrutti diversi quali il tempo vissuto,
la coscienza e l’identità personale.
Non c’è tempo senza stato di veglia, e
non c’è identità personale senza tempo
vissuto; di più, il deteriorarsi del senso
del tempo è sintomo certo della
dissoluzione della personalità.
Giovanni Bruno Vicario, 2000
Terza ipotesi
(ragionevolmente sostenibile)
Non si otterrà mai una spiegazione delle
caratteristiche del tempo vissuto
indagando quelle del tempo della fisica
(classica o moderna) o del tempo fisico dei
processi fisiologici. Allo stesso modo, le
caratteristiche dei fotoni non rendono
ragione di quelle dei colori, e gli spikes
registrabili lungo il nervo acustico non
spiegano quelle dei suoni. Parafrasando
Aristotele, gli orologi non misurano il
tempo, se non c’è nessuno a guardarli.
Giovanni Bruno Vicario, 2000
“Noi sappiamo che cosa vuol dire per un essere
umano fare esperienza, sapere, vedere o credere
qualcosa. Ma sappiamo che cosa vuol dire per un
cervello vedere, sapere, fare esperienza, credere
qualcosa? Questi sono attributi degli esseri
umani e non dei cervelli.
È forse una scoperta empirica che anche i
cervelli facciano tutto ciò oppure è
semplicemente una moda di neuroscienziati e
scienziati cognitivi di parlare come se i cervelli
facessero tutto ciò? O, addirittura, è soltanto
confusione? Ma se fosse così, perché tanti
scienziati affermati parlano in questi termini?”
M.R. Bennet and P.M.S. Hacker, Philosophical Foundations of Neuroscience, 2003
“Oggi, nella divulgazione così come nella
ricerca scientifica, molti ritengono, senza che
esistano prove esaurienti e conclusive, che il
cervello sia sufficiente a produrre la mente,
anzi che la mente sia, in qualche modo, identica
all’attività neurale del cervello.
Eppure non abbiamo nessuna prova scientifica
certa di questo fatto. Non ci sono molti
elementi per ritenere che il cervello (o il sistema
nervoso centrale), da solo, sia in grado di
pensare, provare sentimenti, provare
sensazioni.”
•
M.R. Bennet and P.M.S. Hacker, Philosophical Foundations of Neuroscience, 2003
“Possiamo dire che l’identificare l’essere umano
con il suo cervello ha prodotto un vero e proprio
dogma delle neuroscienze che pochi si sentono
di criticare o negare.
Potremmo chiederci quali fattori culturali abbiano
spinto verso questo tipo di ipotesi implicita?
Una possibile risposta è il dualismo di fondo del
pensiero di molti neuroscienziati che, di fatto,
assumono una separazione tra il pensiero e la
natura, tra il mondo mentale e il mondo fisico, tra
il soggetto e l’oggetto, tra il mondo come appare
e il mondo come è.”
M.R. Bennet and P.M.S. Hacker, Philosophical Foundations of Neuroscience, 2003
Il tempo degli scienziati - affermò
Bergson - quello che si misura coi
quadranti degli orologi, è un
tempo “spazializzato”, fatto di
istanti differenti solo
quantitativamente e, proprio per
questo, “reversibile”, “ripetibile”.
Bergson
Ben diverso è il tempo della coscienza;
esso è durata che non è il susseguirsi
di un istante a un altro istante (poiché
così esisterebbe solo il presente, il
passato non si perpetuerebbe nel
presente e non ci sarebbe evoluzione
né durata concreta) ma è un
incessante progredire del passato che
si riversa nell'avvenire e che,
progredendo, lo accresce.
Merleau-Ponty
E poiché si accresce
continuamente, il passato si
conserva indefinitamente ed è
sempre presente in noi, in ogni
momento: ciò che abbiamo
sentito, pensato, voluto sin dalla
prima infanzia è là, chino sul
presente che esso sta per
assorbire in sé, incalzante alla
porta della coscienza, che
vorrebbe lasciarlo fuori.
Merleau-Ponty
L’adesso ( o l’ora)
Diverso dal presente psichico è l’ora,
ossia questo presente psichico, quello che
si sta vivendo. Esiste un solo ora, i cui
contenuti cambiano in continuazione,
mentre in memoria esistono parecchi
presenti psichici generati dalle successive
incarnazioni dell’ora.
Giovanni Bruno Vicario, 2000
Finora ho cercato di illustrare il
legame tra la coscienza e il tempo
da parte di vari autori, ora vorrei
illustrarvi la posizione mia e di
Manzotti con un semplice esempio
dove tempo e coscienza
coincidono.
Quando il sole (quasi all’orizzonte)
proietta i suoi raggi (secondo un
angolo appropriato rispetto alle
nuvole), ogni goccia rifrange la
luce del sole scissa in tutti i suoi
componenti .
Se non ci fossero osservatori i
raggi non produrrebbero alcun
effetto:
ossia l’arcobaleno.
Un arcobaleno esiste
soltanto quando
l’osservatore è in
una certa posizione
rispetto ai raggi.
L’atto di osservazione non crea
l’osservato, anzi.
Lo specifico osservatore di un
determinato arcobaleno non sarebbe
stato quel particolare osservatore se
non avesse avuto un certo arcobaleno
da osservare.
L’osservatore è, a sua volta, costituito
dalla percezione dell’arcobaleno (che
ne determina la sua storia).
Si determina un fenomeno curioso:
la causa (il potenziale arcobaleno
costituito dai raggi del sole) viene a
esistere grazie al fatto di provocare un
certo effetto (la percezione
dell’arcobaleno da parte
dell’osservatore).
L’effetto è chiaramente determinato
dall’esistenza della sua causa, ma allo
stesso tempo la causa esiste grazie
all’accadere di un certo effetto:
la causa della causa è l’effetto e
l’effetto dell’effetto è la causa
Finché l’intero processo
non è concluso, non c’è
l’arcobaleno.
L’arcobaleno esiste dopo
che è trascorso un
intervallo di tempo dal
momento in cui i raggi
vengono rifratti dalle
gocce d’acqua.
Qualcosa che succede
DOPO sembra essere
responsabile dell’esistenza
di qualcosa che dovrebbe
essere esistito PRIMA.
Questo è un paradosso.
L’arcobaleno mostra che l’esistenza
della causa (l’insieme delle gocce
considerate come un insieme) è
un’astrazione finché l’effetto
(l’arcobaleno) non occorre
nell’osservatore.
L’ effetto è la condizione necessaria
per il verificarsi della causa come
la causa è una condizione
necessaria per il verificarsi
dell’effetto.
Il poi è la condizione necessaria per
il verificarsi del prima come il
prima è una condizione necessaria
per il verificarsi del poi.
Non esistono istanti di tempo privi
di relazione con altri istanti. La
concatenazione di processi viene
prima dei singoli eventi.
Il processo che va dalle goccioline
alla percezione dell’arcobaleno è
un momento di coscienza.
E’ un “adesso” di coscienza, è
un’”ora” di coscienza, non
istantanea, ma ha una durata (è la
durata di Bergson debitamente reinerpretata).
Non ci sono due “cose”
(dualismo)
• i processi neurali nel cervello
e
• l’oggetto esterno che deve
essere percepito
Esiste solo un singolo processo
(è nello stesso istante, ontos, e
quello che è percepito,
phenomenon).
Unity
Approccio unificante
• Conscious activity is
the physical process
between the brain and
the external world
Le immagini a cui Bergson ricorre
sono quella della valanga e quella del
gomitolo: arrotolando il filo di lana su
se stesso, cresce il gomitolo e, man
mano che cresce, c'è sempre nuovo
filo che si aggiunge, senza però che
quello che c'era già sparisca: resta
nascosto, anzi racchiuso dal filo che si
aggiunge e il gomitolo nella sua
interezza non potrebbe esistere senza
il filo racchiuso in precedenza.
Bergson
In modo analogo, la valanga nasce
nel momento in cui si stacca della
neve e comincia a rotolare
accumulando sempre più neve,
senza che quella presente in origine
venga persa. Secondo Bergson, la
memoria, la coscienza e il tempo
autentico ("durata reale")
assomigliano al gomitolo e alla
valanga, poiché nel tempo reale (cioè
quello della coscienza) non vi è nulla
che si perda mai veramente. Bergson
Il tempo non è una “successione
di adesso”; il corpo non è un
ricettacolo di engrammi, è invece
un organo di pantomina che ha il
compito di assicurare la
realizzazione delle intenzioni della
coscienza.
Merleau-Ponty
Se il mio cervello conserva le
tracce del processo corporeo che
ha accompagnato una delle mie
percezioni, e se l’impulso nervoso
passa di nuovo attraverso questi
percorsi già tracciati, la mia
percezione riapparirà, io avrò una
nuova percezione; tuttavia, in
nessun caso questa percezione
che è presente, potrà indicarmi un
evento passato.
Merleau-Ponty
J.T. Fraser Time. The familiar stranger, 1987
Atemporalità-solo radiazioni elettromagnetiche: il
tempo non essite.
Prototemporalità-radiazioni e particelle: il tempo
esiste, ma è discontinuo e immobile.
Eotemporalità-nel mondo della materia dotata di
massa il tempo è continuo, ma privo di freccia.
Biotemporalità-in presenza di materia vivente, il
tempo è dotato di freccia.
Nootemporalità-in presenza di mente umana
matura: il presente ha un’ampiezza variabile a
seconda dlel’attenzione selettiva.
Sociotemporalità: è il mondo degli orologi, dei
calendari e della storia, cioè del tempo che gli
esseri umani condividono e valutano nello stesso
modo.
Primo fatto
Istantaneità
L’istantaneità psicologica, cioè percepita,
è caratteristica di eventi puntuali, dei quali
non si riesce a distinguere l’inizio dalla
fine (un lampo di luce, il rumore di una
goccia che cade).
L’istantaneità percepita corrisponde
tuttavia anche a stimolazioni che non sono
affatto puntuali, perché al di sotto di una
durata fisica di circa 100 millisecondi,
qualsiasi presentazione appare istantanea,
tanto in campo visivo che uditivo.
Giovanni Bruno Vicario, 2000
Quinto fatto
Il tempo dei sogni
Nel sogno sono liberamente mescolate tracce di
eventi senza rispetto per la loro effettiva
cronologia. Si ha una scissione del tempo degli
eventi che si svolgono nel sogno dal tempo
dell’orologio. Tipico il caso delle persone che
sono ridestate da una suoneria: i sogni che
comprendono vicende il cui tempo proprio è di
ore terminano con la rappresentazione di rumori
che alludono alla sveglia. Ore e giorni vengono
“compressi” nel lasso dei pochi secondi che
intercorrono tra l’inizio della suoneria e la presa
di coscienza.
Seconda ipotesi
(ragionevolmente sostenibile)
Esiste una sostanziale identità di
costrutti diversi quali il tempo vissuto,
la coscienza e l’identità personale.
Giovanni Bruno Vicario, 2000
•
•
•
•
•
Il tema della coscienza e del
tempo può essere affrontato da
vari punti di vista:
filosofico,
letterario,
psicologico;
oppure nell’ambito
della fisica,
delle neuroscienze.
In a special collection of articles
published beginning 1 July 2005,
Science Magazine and its online
companion sites celebrate the
journal's 125th anniversary with a
look forward -- at the most
compelling puzzles and
questions facing scientists today.
The Top 25: THE QUESTIONS
Essays by our news staff on 25 big questions facing science over
the next quarter-century.
1 What Is the Universe Made Of?
2 What is the Biological Basis of Consciousness?
3 Why Do Humans Have So Few Genes?
“Dentro il cervello non si è trovato niente che
assomigli a un pensiero, una emozione, una
percezione, una sensazione.
Quello che si trova è attività neurale. E nessuno
ha finora dimostrato che l’attività neurale senza
un corpo e senza un ambiente circostante –
ovvero senza l’essere umano nel suo complesso
– sia in grado di fare esperienza di alcunché.
Come ha scritto Ludwig Wittgenstein nelle
Ricerche filosofiche: «solamente di un essere
umano (e di chi si comporta e sembra un essere
umano) si può dire: ha sensazioni, vede, sente, è
cieco, è sordo, è cosciente o è incosciente».”
M.R. Bennet and P.M.S. Hacker, Philosophical Foundations of Neuroscience, 2003
Il tempo non è il susseguirsi di un
istante a un altro istante […] La
durata è l'incessante progredire del
passato che intacca l'avvenire e che,
progredendo, si accresce. […] La
memoria non è la facoltà di
classificare ricordi in un cassetto o
di scriverli su di un registro. […]
Bergson
Il vocabolo "durata" suggerisce il
concetto di tempo, ma anche l'idea
del permanere [,,,] Si tratta
pertanto, fuor di metafora, di uno
scorrere del tempo in cui il
passato viene continuamente
accumulato.
Bergson
Scarica

Slide Vincenzo Tagliasco