GIORDANO BRUNO
† Campo dei Fiori
17 FEBBRAIO 1600
Aurelio Palmieri
Giordano Bruno
Filosofo italiano (Nola, regno di Napoli, 1548 - Roma, 1600).
Il 17 febbraio 1600, Giordano Bruno moriva bruciato vivo sul patibolo
dell’inquisizione romana. Domenicano, sedotto dalla Riforma senza aderirvi, Bruno
non era né la prima né l’ultima vittima di quest’istituzione il cui scopo era quello di
estirpare l’eresia, anche con i mezzi più terribili. Ma, agli occhi della storia, Bruno fu
molto più di uno semplice eretico. Per la prima volta la chiesa cattolica romana
eliminava fisicamente il partigiano di una teoria scientifica allora nuova in Europa: l’
eliocentrismo del sistema copernicano. Ciò che più conta, Bruno aveva pronunciato
questa teoria corredandola con un’intuizione che doveva rovesciare la nostra
visione del mondo: quella di un Universo infinito. Spingendo, attraverso
scritti filosofici non sistematici, fino alle sue conseguenze estreme la sua adesione
al sistema di Copernico, Bruno costruì così un cosmologia dove l’uomo, in
comunione con un dio immanente alla natura, è, forse, il vero centro divino.
E per questo perse la vita.
Aurelio Palmieri
Aurelio Palmieri
Che io cadrò morto a terra ben m’accorgo
Ma qual vita pareggia il morir mio?
La voce del mio cor per l’aria sento
Dove mi porti o temerario? China,
Che raro e senza duol tanto ardimento.
Non temer, rispond’io, l’alta ruina
Fondi secur le nubi, e muor contento
Se il ciel si illustre morte ne destina!
Heroici Furori Edizioni Daelli 1865 – Milano Dialogo primo pag. 32
Aurelio Palmieri
Chiesa di San Domenico Maggiore
Aurelio Palmieri
A «14 anni o 15 incirca», rinuncia al nome di Filippo come imposto
dalla regola monastica, e assume il nome di Giordano, forse in
onore del frate Giordano Crispo, suo insegnante di metafisica,
prende quindi l'abito di frate domenicano dal priore del convento
di San Domenico Maggiore a Napoli, Ambrogio Pasca: «finito
l'anno della probatione, fui ammesso da lui stesso alla
professione», in realtà fu novizio il 15 giugno 1565 e professo il 16
giugno 1566, a diciotto anni. Valutando retrospettivamente, la
scelta di indossare l'abito domenicano può spiegarsi non già per
un interesse alla vita religiosa o agli studi teologici - che mai ebbe,
come affermò anche al processo - ma per potersi dedicare ai suoi
studi prediletti di filosofia con il vantaggio di godere della
condizione di privilegiata sicurezza che l'appartenenza a
quell'Ordine potente certamente gli garantiva.
Aurelio Palmieri
Chiesa di San Bartolomeo a Campagna, dove
celebrò la prima messa
Aurelio Palmieri
La fuga da Napoli
Denunciato da frà Agostino al padre provinciale
Domenico Vita, questi «fece processo contro di me
sopra alcuni articuli, ch'io non so realmente sopra
quali articuli, né di che in particular; se non che me
fu detto che si faceva processo contra di me di
eresia [...] per il che, dubitando di non esser messo
in preggione, mi partii da Napoli ed andai a Roma».
Bruno raggiunse Roma nel 1576, ospite del
convento domenicano di Santa Maria sopra
Minerva, il cui procuratore, Sisto Fabri da Lucca,
diverrà pochi anni dopo generale dell'Ordine e nel
1581 censurò i Saggi di Montaigne.
Aurelio Palmieri
Roma: Santa Maria sopra Minerva
Aurelio Palmieri
In Inghilterra
Nell'aprile 1583 «andai in Inghilterra a star con l'ambasciator di Sua
Maestà, che si chiamava il signor della Malviciera, per nome Michel de
Castelnovo; in casa del qual non faceva altro, se non che stava per suo
gentilhomo. Et me fermai in Inghilterra doi anni et mezo; né in questo
tempo, ancora che si dicesse la messa in casa, non andavo né fuori a
messa, né a prediche, per la causa sudetta». A giugno, a Oxford, nella
chiesa di St Mary, sostenne con uno di quei professori una disputa
pubblica. Tornato a Londra, vi pubblicò l' Ars reminiscendi – che
riproduce la parte finale del Cantus circaeus - il Sigillus sigillorum e l'
Explicatio triginta sigillorum, nella quale inserì una lettera indirizzata al
vice cancelliere dell'Università di Oxford, nella quale scrisse che a Oxford
«troveranno dispostissimo e prontissimo un uomo col quale saggiare la
misura delle proprie forze». È una richiesta di poter insegnare nella
prestigiosa Università che viene accolta e nell'estate del 1583 Bruno vi
tiene tre lezioni sulle teorie copernicane.
Aurelio Palmieri
Lo storico Magdalen College di Oxford
Aurelio Palmieri
In Germania
Raggiunta in giugno la Germania, soggiorna brevemente a Magonza e a
Wiesbaden, passando poi a Marburg, nella cui Università risulta
immatricolato il 25 luglio 1586 theologiae doctor romanensis. Ma non
trovando possibilità di insegnamento, probabilmente per le sue posizioni
antiaristoteliche, il 20 agosto 1586 s'immatricola nell'Università di
Wittenberg come doctor italicus, insegnandovi per due anni.
Nel 1587 pubblica il De lampade combinatoria lulliana, un commento
dell' Ars magna di Raimondo Lullo e il De progressu et lampade venatoria
logicorum, commento ai Topica di Aristotele; altri commenti a opere
aristoteliche sono i suoi Libri physicorum Aristotelis explanati, pubblicati
nel 1591. Un suo corso privato sulla Retorica sarà pubblicato nel 1612 col
titolo di Artificium perorandi; anche le Animadversiones circa lampadem
lullianam e la Lampas triginta statuarum verranno pubblicate soltanto
nel 1891.
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La Piazza del Mercato di Wittenberg
Aurelio Palmieri
In aprile va a Praga, dove rimane sei mesi. Pubblica il De lampade combinatoria
lulliana e il De lulliano specierum scrutinio, dedicati all'ambasciatore spagnolo
don Gugliemo de Haro, il quale vantava Raimondo Lullo fra i suoi antenati,
mentre all'imperatore Rodolfo II dedica gli Articuli centum et sexaginta
adversus huius tempestatis mathematicos atque philosophos, che trattano di
geometria, e nella dedica rileva come per guarire i mali del mondo sia
necessaria la tolleranza, sia in campo strettamente religioso - «È questa la
religione che io osservo, sia per una convinzione intima sia per la consuetudine
vigente nella mia patria e tra la mia gente: una religione che esclude ogni
disputa e non fomenta alcuna controversia» - che in quello filosofico, che deve
rimanere libero da autorità precostituite e da tradizioni elevate a prescrizioni
normative. Quanto a lui, «alle libere are della filosofia cercai riparo dai flutti
fortunosi, desiderando la sola compagnia di coloro che comandano non di
chiudere gli occhi, ma di aprirli. A me non piace dissimulare la verità che vedo,
né ho timore di professarla apertamente»
Ricompensato con trecento talleri dall'imperatore, in autunno lascia Praga e,
dopo una breve sosta a Tubinga, giunge a Helmstedt, nella cui Università,
chiamata Accademia Julia, si registra il 13 gennaio 1589.
Aurelio Palmieri
L'Accademia Julia di Helmstedt
Aurelio Palmieri
Alla fine di aprile del 1590 lascia Helmstedt e in
giugno raggiunge Francoforte in compagnia del
Besler, che prosegue verso l'Italia per studiare
a Padova. Avrebbe voluto alloggiare dallo
stampatore Johann Wechel, come richiese il 2
luglio al Senato di Francoforte ma la richiesta è
respinta e allora Bruno andò ad abitare nel
locale convento dei Carmelitani i quali, per
privilegio concesso da Carlo V nel 1531, non
erano soggetti alla giurisdizione secolare.
Aurelio Palmieri
Francoforte: chiostro del convento carmelitano
Aurelio Palmieri
Il ritorno in Italia
Allora come oggi, Francoforte era sede di un'importante fiera del libro, alla quale
partecipavano i librai di tutta l'Europa. Fu così che due librai, il senese
Giambattista Ciotti e il fiammingo Giacomo Brittano, entrambi attivi a Venezia,
conobbero Bruno. A Venezia, il patrizio Giovanni Mocenigo, avendo comprato
nella libreria del Ciotti il De minimo del filosofo nolano, affidò al Ciotti una sua
lettera nella quale invitava Bruno a Venezia per insegnargli «li secreti della
memoria e li altri che egli professa, come si vede in questo suo libro».
Nell'agosto 1591 Bruno giunse a Venezia dove si trattenne per pochi giorni e poi
andò a Padova per incontrare il Besler, il suo copista di Helmstedt. Tenne per
qualche mese lezioni agli studenti tedeschi che frequentavano quella Università e
sperò invano di ottenervi la cattedra di matematica. Qui compone anche le
Praelectiones geometricae, l' Ars deformationum, il De vinculis e il De sigillis
Hermetis et Ptolomaei et aliorum, andato perduto.
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Simbolo dell'Inquisizione
Aurelio Palmieri
A novembre, con il ritorno del Besler in Germania per motivi familiari, Bruno
tornò a Venezia ma per mesi non si recò dal Mocenigo: solo dalla fine del
marzo 1592 si stabilì in casa del patrizio veneziano, interessato alle arti della
memoria e alle discipline magiche. Il 21 maggio informò il Mocenigo di voler
tornare a Francoforte per stampare delle sue opere: questi pensò che Bruno
cercasse un pretesto per abbandonare le lezioni e il giorno dopo lo fece
sequestrare in casa dai suoi servitori; il 23 maggio presentò all'Inquisizione una
denuncia scritta, accusandolo di blasfemia, di disprezzare le religioni, di non
credere nella Trinità divina e nella transustanziazione, di credere nell'eternità
del mondo e nell'esistenza di mondi infiniti, di praticare arti magiche, di
credere nella metempsicosi, di negare la verginità di Maria e le punizioni
divine.
Quella sera stessa Bruno fu arrestato e rinchiuso nelle carceri dell'Inquisizione
di Venezia, in San Domenico a Castello.
Aurelio Palmieri
Aurelio Palmieri
17 FEBBRAIO 1600
In una chiara alba del 1600, mentre fremeva per le strade di Roma l’anno del Giubileo
di Clemente VIII, tra una curiosa folla di plebe, veniva condotto al rogo chi “a Parigi, a
Praga, a Emstett, a Francoforte, in nome dell’umanità pensosa e ribelle, aveva con lo
studio della mente e col lirismo dell’anima latina, segnati i termini della necessità
sociale e della libertà individuale. “A hore due di notte fu intimato alla compagnia che
la mattina si doveva far giustizia d’un in Ponte, et però alle 6 hore di notte radunati li
confortatori e cappellano in Sant’Orsola, et andati alle carceri di Torre Nona, entrati
nella nostra cappella e fatte le solite orazioni, ci fu consegnato il sottoscritto, a morte
condannato videlicet. Giordano del quondam Giordano Bruni, frate apostata da Nola
di Regno, eretico impenitente, il quale esortato da nostri fratelli in ogni carità (sic!) e
fatti chiamare due padri di S. Domenico, due del Gesù, due della chiesa Nuova e uno
di S. Girolamo, i quali con ogni affetto ed con molta dottrina mostrandoli l’errore suo,
finalmente stette sempre nella sua maledetta ostinazione, aggirandosi il cervello e
l’intelletto con mille errori et vanità; et anzi perseverò nella sua ostinazione (fin) che
da’ ministri di giustizia fu condotto in Campo di Fiori e quivi spogliato nudo e legato a
un palo fu bruciato vivo, accompagnato sempre dalla nostra compagnia cantando le
litanie e li confortatori fino all’ultimo punto confortandolo allassar la sua ostinazione
con la quale finalmente finì la sua misera et infelice vita”.
Aurelio Palmieri
Aurelio Palmieri
Prima di esalare l’ultimo respiro, un frate della confraternita ebbe a mostrare a Bruno,
l’immagine di Cristo Salvatore, ma egli inasprito, con “torbito” sguardo l’ha da sè
respinta. Ma Bruno non voleva di certo usare dispregio a Cristo; egli ricordava questo
simbolo come simbolo di un passato di tenebre e di violenze; egli ricordava la chiesa
che in nome di questo simbolo pagano cristianizzato, aveva commesso e commetteva i
più nefandi assassini. E noi che crediamo fermamente in Dio siamo certi che un giorno
non lontano, trionferà veramente il pensiero evangelico di Cristo, il suo vero significato
umano. Il Vaticano non comprendeva, allora, come non comprese di poi, come non
comprende ancora, pur avendo avuto un Papa Giovanni XXIII ed un concilio Vaticano
II, che il prestigio di una religione non può che riposare unicamente sulla fede e che la
fede deve essere lasciata libera come ogni altra forma di pensiero. Si crede perchè si è
persuasi e non perchè costretti e la libertà di pensiero è così legittima come quella della
parola, dello scrivere, del camminare del vivere. Ma la chiesa cattolica istituì
l’Inquisizione, il S. Uffizio, innalzò le forche e i roghi, lanciò scomuniche, minacciò Stati
interi e nonostante tutto la libera idea trionfò sempre .I roghi si sono spenti, le forche
abbattute, le scomuniche non valgono più, però l’odio e gli anatemi contro il libero
pensiero continuano ancora. A questi lanciatori di frecce spuntate, a questi sputa
sentenze, noi auguriamo che abbiamo la lingua in “giova”, affinchè non offendano più
con le loro bestemmie.
Aurelio Palmieri
Aurelio Palmieri
“Ho illuminato l'ignorante, confortati gli
afflitti, ho difeso gli innocenti, diviso anche
la mia proprietà con i poveri, e ho fatto del
mio meglio per aumentare la felicità dei
miei colleghi uomini.
Ero un soldato dell'esercito del progresso -.
Fui arrestato, imprigionato, processato e
condannato dalla chiesa, dalla 'Bestia
trionfante.‘
Mi fu bruciato sul rogo dai sacerdoti
ignoranti e senza cuore e le mie ceneri
date al vento”.
Aurelio Palmieri
La piazza di Campo dei Fiori
Aurelio Palmieri
LA VERITA’
“La Verità è la cosa più sincera,
più divina di tutte; anzi la divinità
e la sincerità, bontà e bellezza delle
cose è la Verità; la quale né per
violenza si tolle, né per antichità si
corrompe, né per occultazione si
sminuisce né per comunicazione si
disperde; perché senso non la
confonde, tempo non l’arruga,
luogo non l’asconde, notte non
’interrompe, tenebra non la vela;
anzi con l’essere più e più risuscita
e cresce.
Senza difensori e protettore si
difende; e però ama la compagnia
di pochi e sapienti,odia la
moltitudine, ma si dimostra a quelli
che per se stessa la cercano.”
Giordano Bruno
Aurelio Palmieri
Alcuni appunti da Wikipedia
Appunti da un intervento di AP
Immagini da Web
Musica: Inno del G. O.I.
Aurelio Palmieri
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