Caro amico, quando siamo diventati amici ero davvero felice, specialmente quando passavi il tuo tempo libero giocando con me, lì mi sentivo davvero fortunato. Ricordo, ora che cammino su questo ciglio di strada, le corse che ci facevamo, quelle belle ore in cui passeggiavamo insieme tra la natura. Bello era anche quando mi sgridavi, magari avevo fatto qualcosa che non dovevo, o forse eri solo nervoso e io ero la tua valvola di sfogo. Ma ero felice di esserlo, ero felice lo stesso perché ogni giorno passato con te era stupendo. Il momento che preferivo era quando ritornavo da te per fare pace o per consolarti, e mettevo il mio muso in una tua mano per farti capire che c’ero, e non ti portavo rancore, anche se magari mi avevi sgridato o picchiato senza motivo. Sai noi cani, amico mio, non portiamo rancore, amiamo incondizionatamente. E anche ora, che cammino qui, su questo ciglio di strada, sotto il sole rovente, sopra questo asfalto che brucia come l’inferno, penso a te amico mio, e ti amo ancora, senza riserve. Cerco di capire perché mi hai lasciato qui, perché mi ha abbandonato, forse non ti sono stato vicino quanto tu desideravi, forse sono stato un pessimo cane, forse quella volta che ho sporcato casa, o quando ho masticato le tue costose scarpe, forse perché ora che ti accingi ad andare in vacanza, sono solo un peso per te. Amico mio, ora la mia sorte è quella di un cane randagio, probabilmente morirò di stenti o sotto le ruote di un autoveicolo, o finirò chissà dove, dimenticato e privo di affetti.