CRONOLOGIA DEI VESCOVI
Agli albori della sua storia, la città di Tuscolo apparteneva alla diocesi suburbicaria di Labico
Quintanense e quindi i suoi rappresentanti ecclesiastici avevano il titolo di "vescovi labicani". Con
il rifiorire del centro urbano, grazie principalmente alla costante opera dei Conti di Tuscolo,
l'importanza religiosa aumentò a tal punto che si iniziò ad aggiungere "tuscolano" al titolo
preesistente.
I vescovi tuscolani, nella veste di suburbicari, facevano parte del collegio cardinalizio e godevano di
diversi privilegi: seguivano immediatamente il pontefice nei cortei, firmavano i documenti ufficiali
subito dopo di esso, erano gli unici elettori del papa, lo sostituivano nelle funzioni in San Giovanni in
Laterano ed ottennero, dopo la distruzione della città di Tuscolo nel 1191, una sede ed una Cattedrale
in Roma, S. Maria in Monasterio, conservando il titolo su Frascati e sulle località dipendenti, più o
meno coincidenti con quelle attuali. Tuttavia la loro presenza nel territorio era alquanto sporadica e
l'azione pastorale piuttosto scarsa. Viceversa, potendo contare su cospicue elemosine, data la
ricchezza della zona, costellata di ville appartenenti alle famiglie più potenti, la diocesi godette del
privilegio di chiese e palazzi riccamente decorati e dotati di suppellettili preziose.
Durante il papato di Paolo III Farnese (1534-49), la sede e la Cattedrale vennero trasferite
ufficialmente a Frascati (1538), ma il primo vescovo che iniziò ad abitare stabilmente la "Rocca" fu
il Duca di York e soltanto nel 1761.
Papa Giovanni XXIII (1958-63), stabilì infine che dall'aprile del 1962 le diocesi suburbicarie
avessero un cardinale che ne conservasse il titolo, ma senza l'impegno pastorale, mentre la direzione
e la cura delle diocesi veniva affidata "pleno jure" ad un vescovo residenziale.
CRONOLOGIA DEI VESCOVI
269 d.C - 1191
Marzio
Zotico
(269 d.C.) (313 d.C.)
Luminoso Vitaliano
(649 d.C.) (676 d.C.)
Fortunato
(IV o V sec.)
Bonizzo
Pietro
(803 o 757? d.C.) (990 d.C. circa)
Lunisso o Egidio
(964 d.C.)
Gilberto Pietro IIIGiovanni Minuto Bovo
(1059-1061) (1062)
(1089-1092) (1098-1100)
Giovanni III
(1063-1088)
Ugo II
(1165-1178)
Conone
(1099-1105)
Benedetto
(998 d.C.)
Bonizzo
(1050 o 990 d.C.?)
Giovanni II
(1044)
Bonizzone
(1050)
Divizo o Dionisio
o Denigo
Ugo II
(1115
o 1118?-1121
(1165-1178)
o 1122?)
Giovanni Marsicano
(1105-1115)
Pietro III da Pavia Giovanni V
(1191)
(1178-1189)
Domenico
(1026-1037)
Giovanni V
(1191)
Egidio o Gilo
o Gilles
(1123-1138)
Ugo di San Vittore
(1138-1139)
Imaro o Icmaro o
Ismaro o Temaro
(1142-1164)
CRONOLOGIA DEI VESCOVI
269 d.C - 1191
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Marzio (269 d.C.)
Zotico (313 d.C.)
Fortunato (IV o V sec.)
Luminoso (649 d.C.)
Vitaliano (676 d.C.)
Pietro (803 o 757? d.C.)
Lunisso o Egidio (964 d.C.)
Bonizzo (990 d.C. circa)
Benedetto (998 d.C.)
Domenico (1026-1037)
Giovanni II (1044)
Bonizzo (1050 o 990 d.C.?)
Obizio (1059-1059)
Pietro II (1050 o 1059?-1059 o 1063?)
Gilberto (1059-1061)
Pietro III (1062)
Giovanni III (1063-1088)
Giovanni Minuto (1089-1092)
Bovo (1098-1100)
Conone (1099-1105)
Giovanni Marsicano (1105-1115)
Ugo II (1165-1178)
Giovanni V (1191)
Divizo o Dionisio o Denigo (1115 o 1118?-1121 o 1122?)
Clunzio o Clanzio o Claudio (1121 o 1122?-1123)
Egidio o Gilo o Gilles (1123-1138)
Ugo di San Vittore (1138-1139)
Imaro o Icmaro o Ismaro o Temaro (1142-1164)
Marzio (269 d.C.)
Secondo quanto affermano Benedetto Grandi e il card. Enrico Stuart, duca di York, Marzio
sarebbe stato il primo Vescovo della diocesi di Labico Quintanense, della quale faceva
parte anche la chiesa tuscolana. Di lui si hanno poche notizie. Se è quello indicato dal
Panvinio la sua elezione a Vescovo dovrebbe risalire all'anno 269 d.C., essendo papa S.
Felice I Romano (Ugelli - Italia Sacra vol. I) e imperatore Aureliano e non Claudio, come
asserisce il Grandi. Un cronista del Messagero del Lazio, di cui il direttore era il can. Don
Agostino Bartolini, nel 1875 asseriva che Marzio era vescovo tuscolano sotto papa
Dionisio I. Questo non risponde a verità perché Dionisio I morì nel 268. Ammesso che il
269 fosse data certa. Doveva trattarsi di Felice I, che proprio nel 269 venne eletto Papa. Il
De Dossi osserva che non c'è alcuna prova seria dell'esistenza di questo Vescovo.
Avendone fatto ricerca non è riuscito a trovare nulla. Il Moroni non ne parla e così il
Piazza. Altro di lui non si sa. Dovranno passare una cinquantina d'anni prima di avere
qualche notizia di altri vescovi labicani
Zotico (313 d.C.)
E' il primo Vescovo del quale si hanno notizie certe. E' l'anno dell'Editto di Milano, con cui
l'imperatore Costantino il Grande concede libertà e tolleranza di culto cristiano. Sulla
cattedra di Pietro siede papa Milziade o Melchiade, africano, che il 3 ottobre 313 in
Laterano, in casa di Fausta, sorella di Massenzio e moglie dell'imperatore, presiede una
riunione di 19 Vescovi, che si potrebbe chiamare 1° Sinodo, per decidere sulla questione
dello scisma dell'Africa causato dai Donatisti. Uno dei firmatari di questo giudizio è
proprio Zoticus ad Quintanas ("Manzi", 437). Questa data è quella che, con concretezza,
costituisce l'anno d'inizio ufficiale della futura diocesi di Frascati. Egli e i suoi successori,
risedettero a Labico Quintanense, da dove governavano la loro vasta diocesi, che non era
allora più piccola delle altre diocesi suburbicarie dei dintorni di Roma. Il Manzi nella sua
opera, il Moroni, nella sua, ignorano questo Zotico. Il primo fa cenno solo a un Vescovo di
una città della Cappadocia, in Turchia, che fu martire nel 204.
Fortunato (IV o V sec.)
In seguito ai decreti imperiali emanati nel 391, con i quali si proibivano i riti pagani, i
vecchi templi furono consacrati, dopo aver apportato le opportune modifiche, al culto
cristiano. Ciò avvenne al tempio di Giove Laziale a Montecavo e ai templi di Giove
Massimo e di Castore e Polluce a Tuscolo e alla Cripta Ferrata (Grottaferrata), ove in
quella cella pagana, alla fine del 400 o all'inizio del 500, un certo prete Sarabonus depose
una stele dedicata ad un non meglio identificato vescovo Fortunatus. Questo vescovo non
poteva essere altro che quello labicano quintanense. Di quella sede ci sono giunti solo
frammenti, che attualmente sono nel museo dell'Abbazia di Grottaferrata e che con quasi
certezza fanno risalire, la stessa Abbazia, proprio a quel periodo. Il testo completo per
merito di Filippo de Ligne, che nel 1592 la lesse e la trascrisse, suona così:
Salbo Fortunato Episc(opo)
Sempre cresc(ente) in
via divina - ipsius tempo
rib(us) adhuc meliora videvis
hic pro voto Sarabonus prsb.
Il Muratori riporta un solo Fortunato, cardinale sotto il pontefice Gregorio, con il titolo
presbiteriale dei SS. Quattro Incoronati. Il Lanzoni (Le diocesi d'Italia dalle origini al
principio del VII secolo) lo ritiene, invece Vescovo Labicano e così anche il Menisci (S.
Maria di Grottaferrata ed. anno 1955, pag. 11).
Luminoso (649 d.C.)
Questo vescovo è riportato solo nel volume di G. Biasotti, e G. Tomassetti. A giudizio degli
autori questo Luminoso è uno dei vescovi suburbicari di Frascati che risultano da
documenti autentici. Il Moroni nella sua vasta enciclopedia non ne parla affatto e così tutti
gli altri.
Vitaliano (676 d.C.)
Il duca di York nella sua cronotassi lo mette nel 680; ne parla l'Ughelli, mentre l'Orioli lo
ignora. Il giornale del can. Bartolini, lo mette nel 680 sotto papa Agatone, anziché sotto
Dono I. Mentre altri lo ritengono abruzzese di nascita, il Moroni accenna ad un Vitaliano
nato nella campagna tra Roma e Frosinone. Scrive che nel 657 fu eletto Papa, il 76° Papa.
Ma si tratta di s. Vitaliano. Altri cardinali vescovi di nome Vitaliano non ne nomina. Il De
Rossi fa presente che si tratta di un vescovo di Tuscana. Si è voluto trovare una menzione
di questa sede al IX secolo in una lettera che Papa Leone IV inviò agli imperatori Labario e
Ludovico, ma questo documento parla di Ascoli e non di Tuscolo. L'Ughelli riferisce che
Vitaliano fu uno dei 125 Vescovi che con il Papa Agatone parteciparono al sinodo di Roma
in preparazione del Concilio Ecumenico, richiesto dai piissimi imperatori Costantino,
Erarchio e Tiberio, da tenersi in Oriente, per la riappacificazione della Chiesa di Dio
sconvolta dagli errori divulgati dal monotelita Maccario, che sosteneva in Cristo una sola
volontà. Nel Sinodo fu deciso di mandare dei delegati al Concilio. Risulterebbe dal
Concilio Costantinopolitano, nell'anno 680, sempre secondo l'Ughelli, che il vescovo
Vitaliano nella lista fosse il secondo. Il Concilio fu celebrato dal 07.11.680 al 16.09.681 in
una sala a cupola detta Trullus. Fu presente alle sedute anche l'imperatore che portò così a
174, e non a 289, come scrive il Grandi, il numero dei partecipanti. Il Concilio terminò con
il riconoscimento che in Gesù Cristo esiste la volontà umana e quella divina. Questo
documento porta anche la firma del vescovo labicano quintanense. A questo punto si
potrebbe sostenere l'esistenza di questo vescovo labicano.
Pietro (803 o 757? d.C.)
L'Ughelli insedia questo Vescovo labicano quintanense nell'anno 803 sotto Papa Leone III.
Al Grandi piace vederlo assiso tra altri Vescovi e Arcivescovi, nella notte di Natale
dell'800, mentre il Papa incorona Carlo Magno imperatore. Tutto può essere, ma a gettare
acqua sul fuoco ecco il Baronio, che nei suoi annuali ritiene che questo Pietro fosse elevato
alla porpora non sotto Leone III, ma sotto Leone IV, che pontificò dall'847 all'855. Giorgio
Orioli ritiene che questo Pietro sia stato investito della Sede Labicana nel 757. Sarebbe
stato questo Vescovo che sottoscrisse la lettera del Papa Paolo I diretta all'abate Giovanni
del monastero dei SS. Stefano e Silvestro nel 757, nello stesso anno in cui Paolo I salì alla
cattedra di Pietro. Questo concorderebbe con quanto riporta il Moroni di un Cardinale
Pietro, che si trova sottoscritto nel Concilio del 761 di S. Paolo I. Però il Moroni accenna
anche ad un Cardinale Pietro, Vescovo di Ostia, che visse sotto Leone III dal 795 al 816,
nulla vieterebbe che questo Pietro nell'803 fosse Vescovo labicano e poi Vescovo di Ostia,
che era la sede dei Cardinali Vescovi suburbicari divenuti decani del sacro Collegio. Il
cronista del can. Bartolini è in dubbio tra la data dell'803 e quella dell'847, ossia quella del
Papa Leone IV.
Lunisso o Egidio (964 d.C.)
Don Giorgio Orioli, nella sua cronotassi, alla data del 964 mette Vescovo labicano un
Vescovo di nome Lunisso. Nell'elenco del Concilio Romano del 964 si trova Lunisso
(Manzi-XVIII-471). Il Grandi, nel suo manoscritto e il Cardinale duca di York, nella sua
cronotassi, alla stessa data mettono invece come Vescovo labicano un Vescovo che
chiamano Egidio. Dello stesso parere sono il cronista del ca. Bartolini, il Moroni e il
Cromerio (Historia Polanese, libro 3). Non avendo altre notizie su Lunisso, si riportano le
poche riguardanti Egidio, che secondo l'Enciclopedia Cattolica fu consacrato Cardinale da
Giovanni XII (Ottaviano di Tuscolo) e inviato nel 964 in Polonia, come legato "a latere" su
invito dello stesso re polacco a predicare il Vangelo di Cristo. Questo Vescovo labicano
aveva l'autorità di ordinare Sacerdoti, Vescovi, fondare chiese e ogni altra cosa e azione
tendente al bene e al trionfo della Chiesa. Era, nella missione, insieme a sette canonici
lateranensi. Ottenne un editto reale con cui si dettero alle fiamme tutti gli idoli pagani.
Correva l'anno 965. Poi le contese religiose e le varie riforme condussero la Polonia alla
sparizione a beneficio di Russia, Prussia e Austria. Egidio, morì in Polonia intorno all'anno
995, C'è da domandarsi se durante questi 35 anni, in cui fu legato in Polonia, restò sempre
Vescovo labicano o se venne sostituito da altri (Lunisso) come Vescovo. Cosa improbabile.
Certo invece è che da questo Vescovo in poi, i rettori della diocesi labicana e delle
suburbicarie dovevano essere Cardinali Vescovi.
Bonizzo (990 d.C. circa)
Secondo il Grandi fu eletto Vescovo sotto Papa Giovanni XV (985-96). Sempre a detta del
Grandi, questo Vescovo è quello che nel 993 sottoscrisse l'atto di canonizzazione di
Sant'Ulrico, come afferma anche l'Ughelli nella annotazione al Ciacconio. Il Moroni riporta
che non un Bonizzo, ma un Bonizzone, Cardinale Arciprete di Santa Lucia, aveva firmata
la bolla di canonizzazione di Sant'Ulrico fatta da Giovanni XV. A prescindere dal nome
deve trattarsi della stessa persona.
Benedetto (998 d.C.)
Questo Vescovo è riportato nella cronotassi di don Orioli. Il Manzi (vol. XXX-226) lo cita
nel Concilio Romano del 998. Il Moroni ricorda un Benedetto Cardinale, creato da
Gregorio V e Vescovo di Porto, nato dopo la metà del X secolo, che intervenne al Concilio
Romano tenuto dallo stesso Pontefice nel 998, ove si discusse la famosa causa
matrimoniale del re Roberto, che aveva sposato una consanguinea. Niente di strano che
prima di assumere la diocesi di Porto avesse retto quella labicana.
Domenico (1026-1037)
E' elencato nella cronotassi di don Giorgio Orioli. Domenico sarebbe stato Vescovo
labicano dal 1027 al 1037. Dal 1009 al 1014 era stato Vescovo di Albano, secondo il Manzi
(XIX-608). Nel Concilio Romano del 1027 è riportato un Dominicus Episcopus
Lavicanensis. Il Kehr (vol. II-43) nella sua opera cita una conferma di concessione che il
Papa Benedetto IX fa a Domenico Labicano Episcopo. Il Moroni scrive che Domenico,
Vescovo della chiesa labicana, fu creato Cardinale nel 1024 da Giovanni XIX. L'Ughelli
nel tomo V della sua opera lo ricorda tra quei Cardinali che sottoscrissero un privilegio,
concesso alla sede patriarcale di Grado. Il Labbe nel vol. IX, della sua opera, riguardante il
Concilio 1250, scrive che: "Dominicus Episcopus Lavicanensis", l'anno 1027 è presente
nel Concilio Romano, in cui il Vescovo di Perugia cede ogni suo diritto sul monastero di
San Pietro e che era presente l'Abate Bartolomeo di Grottaferrata. Dalla concordanza delle
sopraccitate notizie si può ritenere questo Domenico come Cardinale Vescovo labicano.
Giovanni II (1044)
Don Giorgio Orioli lo ritiene della famiglia dei conti di Tuscolo. Questo Cardinale Vescovo
era nipote del Papa Benedetto IX e fu insignito del vescovato in età giovanile. D'altra parte,
si può tranquillamente sostenere che negli ultimi 60 anni, tutti i vescovi labicani siano stati
parenti, o, quanto meno, creature dei conti di Tuscolo. Era il periodo in cui nessuna foglia,
a Roma e dintorni, si muoveva senza che lo permettessero i baroni tuscolani. Benedetto IX
nel Concilio lateranense del 1044 lo chiama "Joannes Lavicanus nepos noster Episcopus".
Lo fa precedere a tutti gli altri Cardinali. Il Moroni assicura che trattasi del nipote di
Benedetto IX, ma fa riferimento al 1033 e non al 1044. In tal caso ci sarebbe una
discordanza tra il Moroni e il Manzi, che fa durare il vescovato di Domenico fino al 1037.
Bonizzo (1050 o 990 d.C.?)
E’ riportato dal Grandi e fu eletto Vescovo sotto Papa Giovanni XV (985-96). Secondo
il Grandi questo Vescovo è quello che nel 993 sottoscrisse l’atto di canonizzazione di
Sant'Ulrico, come asseriva l’Ughelli nell’annotazione al Ciacconio. Anche il Moroni
riporta che un Bonizzone, non Bonizzo, Cardinale arciprete di Santa Lucia aveva
firmato la bolla di canonizzazione di Sant'Ulrico fatta da Giovanni XV. A prescindere
dal nome, deve trattarsi di una stessa persona. L’Orioli nella sua cronotassi mette al
1050 un Vescovo Cardinale di Tuscolo di nome Bonizzone. Anche il Moroni parla di
un Cardinale prete di nome Bonizzone vissuto sotto Benedetto IX. Questo fu il primo
vicedomino di Santa Rufina e poi designato Vescovo toscanense. Poiché il Papa era un
conte di Tuscolo, dovrebbe trattarsi di un errore di scrittura e leggersi, quindi,
Tuscolanense. Sotto Papa Leone IX tra i vescovi firmatari del Concilio romano del
1050 c’era anche il vescovo labicano Bonizzo, come afferma il Manzi. Si tratta di due
Bonizzo-Bonizzone o di uno? Si potrebbe obiettare che si trattasse di uno solo, avrebbe
vissuto oltre gli ottanta anni. Non è certo, questa, una obiezione valida, perché sarebbe
stato il solo ad essere così longevo. Però a sfavore della tesi di un solo Bonizzo ci sono
i Vescovi Benedetto an. 998, - Domenico (1027-37), Giovanni II (1044). Si potrebbe
pensare a un Bonizzo nel 990 e ad un Bonizzone nel 1050, anche perché di tutti e due
c’è la certezza dell’esistenza.
Bonizzone (1050)
L’Orioli nella sua cronotassi mette nel 1050 un Vescovo Cardinale di Tuscolo con
questo nome. Anche il Moroni parla di un Cardinale prete di nome Bonizzone, vissuto
sotto Benedetto IX. Questo fu primo vicedominio di Santa Rufina e poi designato
Vescovo toscanense. Certamente deve trattarsi di un errore di scrittura e si deve
leggere “Tuscolanense”, anche perché Papa Benedetto IX era un conte di Tuscolo.
Sotto Papa Leone IX, tra i Vescovi firmatari del Concilio romano del 1050 c’era
anche la firma del Vescovo labicano Bonizzo, come riporta il Manzi. Anche qui deve
leggersi “Bonizzone”. Facendo riferimento al Vescovo Bonizzo del 990, ci si può
domandare se non si tratti della stessa persona. Ad annullare questa ipotesi basti
pensare che tra il 990 e il 1050 ci sono stati almeno tre Vescovi certi: Benedetto
(998), Domenico (1027-37), Giovanni (1044). Si concluderebbe che i Vescovi fossero
due.
Pietro II (1050 o 1059?-1059 o 1063?)
Il Grandi, il Moroni, l’Ughelli, il duca di York e il cronista ignoto del can. Bartolini
sostengono le date 1050-59 circa. L’Orioli ritiene che sia stato Vescovo labicano dal
1059-63. Fu uno dei principali oppositori all’elezione a Papa di Benedetto X, eletto nel
1058 con l’aiuto dei romani e dei conti di Tuscolo. Quindi Pietro II era già vescovo
prima del 1059. Per sfuggire alla rappresaglia del regnante antipapa, si rifugiò a
Cassino, ove si adoperò per far eleggere Desiderio come 37° successore di s. Benedetto.
In seguito, nel 1086, questo abate diverrà Papa con il nome di Vittore III: il Vescovo
Pietro anche da Cassino non mancò di esercitare la sua influenza per far espellere dal
trono di Pietro, Benedetto X e in seguito influì notevolmente per l’elezione di Niccolò II
(1059-61). I meriti di questo Vescovo furono molti, tanto che venne indicato dall’abate
di Montecassino a succedere a Vittore II. Il cronista del can. Bartolini ritiene che questo
Pietro fosse vescovo tuscolano e che fosse il primo Vescovo, che rivestì la dignità
cardinalizia. Come già detto, l’Ughelli lo ritiene eletto alla porpora nel 1050 da Leone
IX. Il Moroni lo dice romano e creato Cardinale Vescovo Tuscolano verso il 1050 da
Leone IX. Anche lui sostiene che Pietro, pieno di incomparabile zelo, cacciò dalla
cattedra apostolica l’intruso Benedetto X e contribuì alla elezione di Niccolò II. Ritiene
che morì nel 1059. Riguardo alla tesi dell’Orioli si ritiene trattarsi di un altro Pietro, il
III, che resse la cattedra tuscolana sicuramente nel 1062.
Obizio (1059-1059)
Lo si ritiene lucchese, appartenente alla nobile famiglia degli Ubizi. Successe a Pietro
II nella diocesi labicana. Venne eletto Vescovo da Stefano IX o X, lorenese, nel 1057.
Governò la diocesi tuscolana per brevissimo tempo, perché circuito dai conti di
Tuscolo, si lasciò invischiare e attrarre dalla loro fazione. Pertanto seguì la sorte
dell’antipapa Benedetto X (1058-58).
Gilberto (1059-1061)
Ne parla l’Ughelli nella sua opera ed il Grandi afferma che di questo Gilberto Vescovo
labicano fa cenno un antico registro dell’Abbazia Farfense; se ne parla anche negli atti
sinodali dello stesso Papa Niccolò II (1059-61). Anche il solito cronista del can. Bartolini
mette questo vescovo nel 1059 sotto Niccolò II, però non fa cenno ad Obizio. L’Orioli in
questo periodo mette un Pietro II (1059-63). Infine il Moroni scrive che il Vescovo Gilberto
non solo intervenne nel 1059 al Concilio celebrato a Roma da Niccolò II, ma lo sottoscrisse
anche. Sempre secondo il Moroni, san Bruno, Vescovo di Segni, afferma nella vita di san
Leone IX, che il card. Gilberto fu personaggio insigne per santità. Sembra morto nel 1062.
Il nome di Gilberto Vescovo labicano appare anche in alcune bolle di concessione emanate
dallo stesso pontefice ai canonici di Firenze. Lo ricorda il Ciacconio. A questo punto si
potrebbe dire che l’Orioli sia incorso in un errore.
Pietro III (1062)
Fu eletto Cardinale da Alessandro II (1061-73). Era abate del monastero di San Benedetto
di Salerno. Il Ciacconio non fa cenno alla sua qualifica di vescovo tuscolano, ma l'Ughelli
sì. La sua qualifica appare in una sentenza di Alessandro II del 1062 in favore del
monastero di Santa Giustina in Lucca. Il Moroni scrive che Pietro, Cardinale Vescovo
tuscolano, nel 1062 si trovò presente ad una sentenza emanata da Alessandro II in favore
del monastero di Santa Giustina di Lucca e anche al concilio tenutosi in tale città. Anche il
cronista del can. Bartolini pone Pietro III sotto Alessandro II nel 1062. Il duca di York
porta questo vescovo alla data del 1062. Solo l'Orioli sostiene che un Pietro II, vescovo
tuscolano abbia retto la diocesi dal 1059 al 1063.
Giovanni III (1063-1088)
Alcuni storici, come il card. duca di York, mettono questo vescovo nel 1070. L'Orioli invece lo riporta
dal 1063 al 1081. Si ritiene che la data più certa sia quella del 1063, in quanto la Patrologia Latina (96,
1337) mette «Joannes Tuscolaniensis episcopus anno 1063». Il Manzi riporta dal Concilio di Melfi,
tenutosi l'anno 1067: «Ego Joannes Tuscolaniensis episcopus». Il Moroni asserisce che Giovanni fu
creato cardinale da Alessandro II nel 1061, ma che potrebbe non essere stato investito subito della
cattedra tuscolana e mette la sua morte nel 1088 sotto Urbano II, o sotto Pasquale II. Certo è che nel
1088 era vescovo di Tuscolo. Sotto il papato di Alessandro II, Desiderio, Abate di Montecassino aveva
condotto a termine la chiesa abbaziale. Egli ardentemente desiderava che venisse consacrata dal Papa
e tanto disse e tanto fece, che il pontefice l'accontentò. Del seguito faceva parte anche Giovanni,
vescovo di Tuscolo, che ebbe l'onore di consacrare l'altare della «Beata Vergine» (P.L. CLX-X.III) ed
una chiesa dedicata a San Martino. Il Tosti così descrive la cerimonia:
«II 1° ottobre 1071 fu dato principio alla cerimonia. Il papa Alessandro sacrò l'ara massima di S.
Benedetto. Giovanni, vescovo di Frascati (sic), quella di Nostra Donna; l'altra di S. Gregorio, il
vescovo di Sabina ed Erasmo, vescovo di Segni, l'altra di S. Nicola, Giovanni fondamentalmente
buono, ma fermo. Nello scisma di Gilberto, arcivescovo di Ravenna egli parteggiò fermamente per
Gregorio VII contro l'antipapa Clemente III, e alla morte di Gregorio VII (1085) si adoperò per fare
eleggere con il nome di Vittore III, l'abate Desiderio di Montecassino». Nella costituzione tra Gregorio
VII e Landolfo di Benevento nel 1073 si ha: «Ego Joannes Tuscolaniensis episcopus». Nel Concilio
romano del 1081 si trova: «Ego Joannes Episcopus Tuscolaniensis». Cosimo della Rena, nella storia
dei duchi e marchesi della Toscana, scrisse che nel 1088, morto Vittore III, Giovanni, vescovo di
Frascati (sic), unitamente al vescovo di Albano, si adoperò per far eleggere il cardinale di Ostia con il
nome di Urbano II. Continua poi dicendo che Giovanni morì sotto Pasquale II durante i primi mesi del
suo Pontificato. Fu il primo vescovo ad usare indifferentemente il titolo di vescovo labicano e di
vescovo tuscolano.
Giovanni Minuto (1089-1092)
Secondo l'Orioli, il 1089 è la data di inizio di permanenza nella diocesi Labicana. Il
duca di York indica 1088 come inizio, ma non fissa il termine. Il Duchesne pone questo
cardinale subito dopo Giovanni III e dice che era vescovo di Labico sotto Urbano II.
Lo Jaffe, nel Reg. Rom. Pont. n. 5403-1, pag. 566 scrive: "Joannes qui et Minutus
nell'anno 1089 era cardinale prete di S. Maria in Trastevere". Dal Bullarium Cassinense
- Venetiis I, 10-12, si rileva che nella Bolla di Urbano II all'abate Pietro di Cova anno
1092 si trova: "Ego Joannes Tusculanus episcopus". Il card. duca di York lo chiama
Marsicano e così anche il cronista del can. Bartolini, che lo mette, anche lui, al 1088, e
precisa che sostenne vigorosamente Pasquale II contro le violenze dell'imperatore
Enrico IV. L'Ughelli dice che fu Urbano II a consacrarlo. Il Moroni parla di un
Giovanni cardinale diacono creato da Urbano II nel 1088, del titolo di S. Maria in
Cosmedin, o di scuola greca, che, poi, confermò con giuramento quanto Pasquale II
nella sua prigionia accordò ad Enrico V, sulle investiture dei benefici ecclesiastici.
Parla però anche di un card. Giovanni di S. Adriano creato da Urbano II, il quale
sottoscrisse varie bolle, sempre nel 1088. Si tratta dello stesso cardinale o piuttosto di
due cardinali diversi, di cui il secondo potrebbe essere Giovanni III e non Minutolo.
Bovo (1098-1100)
L'Orioli lo data in questo periodo; il card. duca di York non ne fa cenno; il Grandi in quel
periodo inserisce un CONONE (1099-1105) e dice che fu lui che consacrò vescovo papa
Pasquale II il 11-10-1099. I Biasotti-Tomassetti lo pongono al 1095. Il Liber Pontificalis ne
parla al vol. I, pag.32 e al vol. II, pag.296. Il cronista del can. Bartolini non ne fa cenno. Il
Moroni ricorda un Bovo nato nel castello di Naguiers, in Provenza; ma di questo sappiamo
che morì nel 985 a Voghera. L'Enciclopedia Cattolica alla voce Frascati scrive che il
vescovo Bovo nel 1111 passò dalla sede di Labico a quella di Tuscolo. Che questo Bovo sia
stato vescovo di Tuscolo è assodato. Forse è il periodo che è incerto.
Conone (1099-1105)
Il Grandi, e solo lui, sostiene che dopo Giovanni, subentrasse nel governo della chiesa
tuscolana il card. Conone. A sostegno della sua tesi riporta quanto scrive lo Sciommari,
nella nota XXXIII del suo libro sulla vita di s. Bartolomeo IV, abate di Grottaferrata. In
essa è posto in evidenza che questo Conone prima di prendere il governo della chiesa
prenestina, tenesse in cura pastorale la chiesa tuscolana, avesse benedetto san Nilo ed
avesse ordinato diversi monaci. Il passaggio dalla sede episcopale di Tuscolo a quella di
Palestrina avvenne probabilmente nel 1105. Questo Conone era un eremita appartenente
all'ordine Ambrosiano in Germania. Pasquale II lo elevò alla porpora. Prese parte a
diverse legazioni, compresa quella in Germania del 1110. In quella stessa data, avendo
appreso che l'imperatore Enrico V aveva imposto la rinuncia alle investiture, indisse un
concilio che scomunicò Enrico V. Riunì altri concili in Grecia, in Ungheria, nella
Sassonia, nella Lorena e perfino in Francia con lo stesso intento, ottenendo ottimi
risultati. Nel Concilio Lateranense del 1112, ben 150 vescovi, sotto la spinta di Conone,
indussero Pasquale II ad annullare le concessioni fatte ad Enrico V e a convalidare la
scomunica sancita dai vari concili. Da Gelasio II fu proposto ai vescovi di nominarlo
Papa dopo la sua morte. Conone rifiutò e si dette molto da fare per l'elezione di Calisto
II. Il duca di York non ne fa cenno e neppure il cronista del can. Bartolini. L'Orioli copre
il periodo (1090-1102) con Bovo. Il Moroni parla di tre Cononi di cui uno morì nel 648,
uno fu martire e morì nel 275 e il terzo fu Conone papa che morì nel 687. Altri Cononi
non vengono menzionati.
Giovanni Marsicano (1105-1115)
Cercare di stabilire certe date a distanza di mille anni e con pochissime e contrastanti fonti è cosa quasi
impossibile. Secondo l'Enciclopedia Cattolica non dovremmo tener conto né di Conone, né di questo
Giovanni, ma di Bovo che, sempre secondo la suddetta fonte, fu vescovo tuscolano in questo periodo e
non come sostiene l'Orioli che lo situa nel 1100-12. A detta del duca di York il Giovanni Marsicano
sarebbe stato quello che successe a Giovanni III, da tutti detto Minuto. Come si vede, nomi e periodi si
accavallano e si sconfessano. Questo vescovo fu detto Giovanni Marsicano perché nativo della Marsica
e venne creato cardinale da Urbano II nel 1097. Se ne trova traccia nell'opera dell'Ughelli al vol. I. Nel
1105 prese a governare la sede episcopale di Tuscolo e, unitamente a Leane vescovo di Ostia, nel 1111
invitò il popolo romano contro quell'Enrico V, re di Germania, ma IV imperatore che porta quel nome.
Nell'arringa pronunciata sostenne che la guerra è talvolta necessaria per conservare la vita e la libertà
dei poveri, dei timidi, dei deboli e anche per difendere la Chiesa. Alla fine della sua concione ai santi
apostoli Pietro e Paolo chiese perdono dei peccati e l'assoluzione. Questi tentativi non ebbero gli sperati
risultati. Testimonianza ne dà il Baronio nei suoi Annuali ed anche una lettera che Giovanni IV scrisse a
Riccardo, vescovo di Albano. Questo vescovo Giovanni IV fu anche uno studioso delle scienze ed un
cultore della arte di Esculapio. Scrisse degli aforismi sulla medicina, come ricorda Pietro diacono.
Giovanni Marsicano sottoscrisse il Sinodo di Vastalla e diverse bolle di Urbano II e Pasquale II. In una
di queste sotto la data 1105 è riportata la conferma al monastero di San Benedetto, registrato nella storia
di san Benedetto da Posidone, di alcune proprietà e firmata da: "Ego Johannes Tuscolanensis Episcopus
S.S". Del cardinal Giovanni V° se ne trova traccia sia nel Liber Pontificalis II pag.307, che nel Manzi,
tomo XX-1212 e XXI pag. 59. Biasotti-Tomassetti lo mettono al 1100. L'Orioli lo fa vescovo il 15-101100, fu "Agens vices domini Paschalis papae". Governò la chiesa romana durante la prigionia del Papa
del 1111. Nel Concilio Romano del 1106 si trova: "Joannes episcopus Tusculanus" e in quello del 1112
si trova: "Joannes episcopus Tusculanus et Labicanus". Il cronista incognito non ne fa cenno. Il Moroni,
in quella data, di cardinali creati da Urbano II, non mette alcun Giovanni.
Divizo o Dionisio o Denigo (1115 o 1118?-1121 o 1122?)
Il Moroni lo chiama Divizo Dionisio e lo mette al 1118-22; così pure l'Ughelli, il duca
di York e il cronista incognito. Biasotti-Tomassetti lo pongono al 1119, mentre l'Acta
Pontificium Romanorum vol. 3° n. 269 riporta che "Divizo Tusculanus" morì il 25-61121. Il Razza riporta le date 1112-21. Infine il Grandi riporta 1115-21. Di origine
beneventana, fu elevato alla porpora da Pasquale II nel 1112 e successe nella guida
della diocesi tuscolana a Giovanni V Marsicano. Nell'archivio lateranense esistono
varie bolle di Pasquale II e Callisto II (1119-24) controfirmate da Divizo. In una di
queste, datata 1121, riferita dal Muratori, si legge: "Ego Divizo Tusculanus Episcopus
subscripsi". È lo stesso Divizo che, sempre nel 1121, partecipò al Concilio Generale in
San Giovanni in Laterano. Il Grandi scrive che il Papi mette il Concilio Generale
nell'anno 1122. A detta di Pandolfo Pisano questo Concilio Generale fu uno dei più
affollati convegni, contando tra vescovi e abati circa 997 partecipanti. La cosa, sembra
però assurda. La questione portò al Concordato di Worms, che a dire il vero fu più un
compromesso: con esso, l'imperatore rinunciava a qualunque interferenza nelle elezioni
di papi e vescovi, che quindi si dovevano fare secondo le norme ecclesiastiche; egli
avrebbe partecipato alla investitura con la consegna al presule del solo scettro e non del
pastorale; l'investitura papale doveva precedere quella temporale e solo in Germania
quella temporale poteva precedere quella ecclesiastica. Il Moroni aggiunge la notizia
che Divizo venne istituito giudice in una questione importantissima tra l'Abate del
monastero di San Pietro e quello di Santa Maria in Benevento.
Clunzio o Clanzio o Claudio (1121 o 1122?-1123)
L'Orioli di questo cardinale non fa cenno e subito dopo Divizo mette Egidio. Il Grandi lo
mette tra i vescovi tuscolani al dicembre del 1122, mentre lo Stuart lo piazza
direttamente al 1123, seguendo la tesi dell'Ambery che nel suo volume In vitis Cardinale
lo colloca in quella data. La cronotassi del Razza non lo riporta e così il cronista
incognito. Il Moroni invece lo riporta nella sua opera al vol. XIV a pag. 113 e scrive:
Clunzio cardinale vescovo tuscolano viveva nel 1123 sotto Callisto II. Notizie di questo
cardinale non ce ne sono, ad eccezione di una firma, posta su una bolla di Callisto II dal
vescovo tuscolano Clunzo in data 1123.
Egidio o Gilo o Gilles (1123-1138)
Come detto in precedenza l'Orioli pone la elezione di questo vescovo tuscolano al 1121. Anche il Jaffe
vol. I pag. 780 lo dice "Tuscolanus Aegidius 28-12-1121". Biasotti-Tomassetti lo pongono al 1122. Il
Moroni lo chiama Egidio o Dionisio o anche Gilo, mentre C. B. Piazza lo chiama Gibo. Era monaco
Cluneense; venne elevato alla porpora da Callisto II nel 1122 e l'anno successivo fu nominato cardinale
vescovo tuscolano. Per la sua vasta cultura ed eloquenza venne inviato nel 1127, quale legato apostolico,
da Onorio II in Siria per la composizione di alcuni affari ecclesiastici. La missione gli riuscì bene proprio
per la sua cultura e la sua eloquenza. Tornato a Roma ripudiò l'elezione di papa Innocenzo II (1130-43),
della famiglia romana dei Papareschi, per schierarsi unitamente ad altri 24 cardinali a favore dell'antipapa
Anacleto (1130-38), anch'egli romano, della famiglia dei Pierleoni di origine ebrea convertita al
cristianesimo. Innocenzo II dovette fuggire da Roma. Lo scisma durò otto anni e venne risolto da san
Bernardo, che dette ragione a Innocenzo II in quanto fu il primo ad essere eletto e per di più da chi era
stato incaricato a consacrarlo, che era il vescovo di Ostia. Egidio, benché continuasse a governare la
chiesa tuscolana, venne degradato da Innocenzo II. Alla morte di Anacleto II non si schierò con l'altro
antipapa eletto, Vittore IV (1138-38), ma anche consigliato da san Bernardo, ritornò all'obbedienza di
Innocenzo II, che lo restituì nel 1138 alla dignità episcopale e alla diocesi tuscolana. Firmò anche alcune
bolle emanate da Innocenzo II nello stesso anno 1138 e ne aveva già sottoscritte altre di Onorio II, come
asserisce il Ciacconio. In una lettera di Onorio II all'abate di Cluny, dell'anno 1125 si ha: "Ego Aegidius
Tusculanus episcopus". La stessa dizione si trova al Concilio Ecumenico Lateranense nell'anno 1123.
(Manzi - vol. XXI pag. 291 e 324). Il Migne (P. L. CLXXIII - pag. 1787 e segg.) riporta che nel 1142 Gilo
o Egidio era vivente. L'Orioli pone la sua morte nel 1143, in contrasto con il Grandi e il duca di York che
sostengono che tra Egidio ed Iemaro ci sia stato Ugo di San Vittore (1138-39 o 40). Il Moroni asserisce
che Egidio morì nel 1139. Il Razza lo pone tra il 1121 e il 1142. Il cronista incognito lo pone come inizio
al 1123, che forse è la data più giusta visto le date del 1122 però al 28 dicembre, e lo chiama Egidio il
Francese. Che sia esistito e che sia stato vescovo tuscolano lo afferma il Kehr al vol. II pag. 43 di Italia
Pontificia quando scrive: "Fu ipso etiam privilegio quod Egidius Tusculanus ep.... propria manu
subscripsit".
Ugo di San Vittore (1138-1139)
L'Orioli non lo include nella sua cronotassi e così anche il Razza. Ne fanno cenno invece il Grandi, l'Ughelli,
il Moroni, il card. duca di York e l'Oldoinus, che ne parla nella sua opera Ad Annales ed. 1130. Di origine
sassone, della famiglia dei conti di Blanckenburg, nato nel 1096 probabilmente ad Hastingham. Dopo un
soggiorno presso Halberstadt giunse tra il 1115 e il 1118 a Parigi - S. Vittore, ove dal 1125 fu professore. Nel
1133 divenne direttore e poco dopo priore di quella scuola. Fu eletto alla porpora da Innocenzo II, che nel
dicembre 1138 lo assegnò subito alla diocesi tuscolana, probabilmente dopo la degradazione di Egidio. In tal
caso sarebbero giustificate le perplessità dell'Orioli circa l'inclusione di questo cardinale, anche perché
Egidio, ritornato all'obbedienza tornò a governare la sede episcopale tuscolana. Valida tesi potrebbe essere
che Ugo non fosse presente al X Concilio Generale tenuto in Laterano nel 1139, nel quale vennero condannati
gli errori di Pietro di Bruis e di Arnaldo da Brescia e che la sua continua permanenza sul suolo francese, non
gli permise di vestire le insegne cardinalizie. Per tal motivo alcuni sostengono che Ugo morisse prima di
divenire cardinale, ma il Cardella asserisce che quelli lo hanno affermato senza una buona e solida ragione. Il
cronista incognito lo chiama "Sassone" e lo mette al 1138. Anche l'Ughelli lo mette alla stessa data. Uomo
dottissimo e celebre per l'amicizia con san Bernardo e per i molti scritti pieni di dottrina, tanto da essere
ritenuto un secondo Agostino. Di lui scrisse sant'Antonino, arcivescovo di Firenze: "Fu eccellente per la
probità di vita, per l'erudizione nella Scienza e in tutte le arti liberali e nessuno c'è simile nel suo tempo". Di
lui si dice che essendo gravemente ammalato, era soggetto a vomito continuo. Desideroso di ricevere
l'Eucarestia, i famigli non gliela volevano dare, e per contentarlo gli dettero un'ostia non consacrata.
L'ammalato ne ebbe sentore e domandò di ricevere la Santa Eucarestia. Gli fu portata e, costatando che non
poteva riceverla disse: -Ascenda il Figlio al Padre e il Servo a Dio- finito di parlare sparì l'Ostia Santa e lui
rese l'anima a Dio. Era l'anno 1139, a Parigi. Il corpo fu traslato nella chiesa di San Dionigi. Per
testimonianza di sant'Antonino, arcivescovo di Firenze, la sua vita fu di tale santità e di così grande scienza,
che ai suoi tempi non c'era chi l'eguagliasse. San Bernardo in una sua lettera lo chiama maestro. Sia il Baronio
che il Bellarmino elogiano le sue opere. L'Enciclopedia Cattolica scrive che morì nel 1141 il giorno 11
febbraio. Fu ritenuto da quelli del suo tempo un santo e gli furono attribuiti miracoli, benché non avesse mai
avuto un culto pubblico.
Imaro o Icmaro o Ismaro o Temaro (1142-1164)
Il Grandi pone tra Ugo e ICMARO un certo Pietro IV, presumibilmente quello stesso che nel 1140 fu creato cardinale
da Innocenzo II. L'inclusione è dovuta ad una bolla di Lucio II (1144-45) datata 1144 che il Muratori cita nella sua
opera: "P. Tusculanus episcopus". Però sia il Grandi, che l'Orioli, che il duca di York concordano nel mettere
cronologicamente al 1142 ICMARO, come vescovo tuscolano. Anche il Baronio nel 2° volume degli Annali è dello
stesso parere e così il cronista incognito che lo chiama IMARO FRANCESCO. Di nazionalità francese, cluniacense
di San Martino ai Campi, nei dintorni di Parigi, amico di san Bernardo. Passò al monastero di Cluny e ne divenne in
breve tempo generale e abate di Santa Maria Nuova nella diocesi di Poitiers e della Carità sulla Loira. Innocenzo II,
durante la quaresima del 1142 lo creò cardinale e vescovo tuscolano. Qui sorge il problema, se prima o dopo il 1144.
Nel primo caso potrebbe essere valida l'ipotesi avanzata dal Grandi di un probabile vescovo tuscolano di nome
Pietro, creato nel 1142. D'altra parte sappiamo solo che ICMARO nel 1144 fu inviato legato in Inghilterra, ove operò
con saggezza e giustizia e che solo dopo il 1147 si trovano bolle firmate da Icmarus. Infatti in una bolla di Eugenio
III si legge a controfirma: "Ego Icmarus Tusculanus Episcopus subscripsit". In un'altra bolla del 1148, registrata dal
Muratori si legge: "Icmarus Tuscolanensis Episcopus subscripsi". Il Concilio Romano del 1144, secondo il Manzi
(22,626) riporta: "†Ego Icmarus Tusculanus episcopus". Dopo ciò tutto è più facile e chiaro. Il papa Eugenio III, dal
Laterano nel 1150, il 5 febbraio, indirizza una lettera a Nicola abate di Santa Maria Criptoferrata, in cui conferma che
il monastero è libero dalla potestà del vescovo tuscolano Icmaro. Il Kehr nell'Italia Pontificia vol. V-II riporta che
Adriano IV scrive a Ignazio, abate di Santa Maria Criptoferrata, confermando la precedente bolla di Eugenio III. Il 20
settembre 1159 egli votò per l'elezione a pontefice di Alessandro III, che poi ripudiò, per schierarsi con l'antipapa
Vittore IV da Montecchio di Tivoli, che altri non era se non il card. Ottaviano dei conti di Tuscolo, capo del partito
tedesco e che Icmaro stesso consacrò Papa a Farfa il 4 ottobre 1159. Questo antipapa dovrebbe essere il V con il
nome di Vittore, in quanto il IV fu il Vittore antipapa opposto nel 1138 ad Innocenzo II. Icmaro in cambio di questa
consacrazione ebbe l'Abbazia di Farfa. Alessandro III lo colpì con l'anatema, come afferma il Moroni, e lo privò di
tutte le cariche. Riconosciuto l'errore, Icmaro, fece ritorno ad Alessandro III, che gli riconcesse tutte le dignità di cui
godeva prima. Al seguito del Papa, a Piacenza, fu assalito, malmenato e spogliato di tutto perché aveva eletto papa
Vittore IV. Morì nel 1164 nel monastero di Cluny che ereditò tutte le sue sostanze. Ad Icmaro, san Bernardo scrisse le
lettere n. 219, 229, 230 e 231.
Ugo II (1165-1178)
Notizie discordanti e accavallate lasciano poca chiarezza e attendibilità su questo Ugo II
appartenente alla nobile famiglia romana dei Pierleoni. Durante l'antipapato di suo zio, Anacleto II,
aveva ricoperto varie cariche dello stato pontificio, cosicché Alessandro III, divenuto Papa, pensò
che fosse idoneo ad essere elevato alla porpora, cosa che avvenne nel 1165 con destinazione alla
sede vacante tuscolana, come riporta l'Oldoini nei suoi annali (anno 1150). Da tener presente che
l'antipapa Pasquale III, per imposizione di Rinaldo di Dassel, elesse antivescovo tuscolano un altro
cardinale, che resse la diocesi forse dal 1164. Nel 1167 e 1168 questo antivescovo si firmava negli
atti: "Ego Martinus Tusculanus Episcopus", come risulta dal volume PFLUNGK-HARTTUNG Acta Pontificum Rom. Inedito - Graz. 1958, ai numeri 327 del 6 agosto 1167, 328 del 6 agosto
1167 e 329 del 26 febbraio 1168. Il Moroni parla di diversi cardinali di nome Ugo. Tra i tanti senza
dare altre notizie ne cita uno che nel 1164 o 1165 venne creato cardinale vescovo di Frascati, però
lo fa morire nel 1166. Il Ciacconio riferisce che non si sa bene se questo Ugo fosse assegnato alla
sede di Albano o a quella tuscolana. Il Grandi gli dà per successore un certo Giovanni, abate di
Strumio, però costui nel 1178 non doveva stare a Tuscolo, in quanto in questa città c'era a
villeggiare Alessandro III, vero Papa, mentre Giovanni era un antivescovo creato da Vittore IV
antipapa. Sia l'Orioli che il duca di York assegnano il periodo di vescovato tra il 1164 e il 1178 ad
Ugo II. Biasotti e Tomassetti, lo pongono nel 1166 e lo chiamano, come il Moroni, Ugo Pierleone.
Il Razza lo pone tra il 1164 e il 1170. Il cronista incognito lo mette nel 1164 sotto Alessandro III.
Pietro III da Pavia (1178-1189)
Il Grandi lo chiama Pietro V. Costui era un monaco benedettino di Mantova. Nel
dicembre del 1178, papa Alessandro III lo creò cardinale vescovo tuscolano.
Partecipò nel 1179 all'IX Concilio Generale III Lateranense, che era stato indetto nel
1178. In tale concilio, i cardinali oltre ad annullare le elezioni degli antipapi Vittore
IV o V, Pasquale III e Callisto II e a decretare valida l'elezione di un pontefice che
aveva ricevuto i due terzi dei voti validi dei cardinali, condannò gli errori degli
Albigesi, la setta cosiddetta dei Poveri di Lione. Per la fattività e lo zelo dimostrato
dal card. Pietro, il papa Lucio III lo nominò vicario di Roma, carica che gli fu
riconfermata anche da Clemente III (1187-91). Morì due anni prima della distruzione
di Tuscolo nel 1189 dopo aver assistito alla elezione di ben quattro papi. Qualcuno
ritiene che a crearlo vescovo fosse stato Clemente III; evidentemente si fa confusione
con la conferma di Pietro a vicario di Roma dovuta a Clemente III. BiasottiTomassetti lo pongono tra il 1178 e il 1187. Il cronista incognito indica il 1178 come
data della sua creazione a cardinale da parte di Alessandro III.
Giovanni V (1191)
Il Muratori, nella sua opera, riporta una bolla di Celestino III (1191-98), sotto la quale
si trova una firma di un certo: "Johannes Titulo Sancti Clementis Tusculanus Episcopus
subscripsi". L'anno preciso della elezione a vescovo tuscolano di questo Giovanni V
non si sa. Si ritiene che sia stato creato cardinale sotto Clemente III. Il Grandi lo vede
insediato nella sede vescovile tuscolana nel tempo in cui il popolo romano assalì e rase
al suolo le ultime difese tuscolane nel 1191. Nella cronotassi dell'Orioli, del duca di
York e di altri, compresi Biasotti-Tomassetti, si ignora questo vescovo. Dati i tempi
cupi e il ribollente odio dei Romani nei confronti di Tuscolo, sarebbe logico supporre
che la diocesi sia rimasta vacante fin dal 1189. Infatti il cronista incognito scrive: "Nel
1191, in cui seguì l'eccidio, era, a quanto pare, vacante la sede tuscolana. Dopo
l'eccidio risiedettero i vescovi nei sobborghi edificati". Il Grandi, però, non demorde e
sostiene che questo Giovanni potrebbe essere stato l'ultimo vescovo a governare la
diocesi di Tuscolo. Il Moroni scrive che questo Giovanni, di origine lombarda fu
trasferito da Innocenzo III (1198-1216) al vescovato di Albano, evidentemente dopo la
distruzione di Tuscolo, e che nell'ultimo anno ebbe liti con l'abate di Grottaferrata per
alcuni diritti della chiesa di San Nicola a Nettuno. In tale occasione il Papa dette
ragione al cardinale. Morì in Roma nel 1210.
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Marzio (269 dC) - Diocesi di Frascati