Modulo T03 "Immagini digitali" – Luca Mainetti DOL – 2010/2011 Prima settimana Corsista: Ferri Antonella - G6 Ho scelto questo brano poiché ho letto il libro di Maggiani e devo dire che, pur nella sua complessità, la storia (e … le storie) dell’ irundologo che, nel deserto dell’algeria, aspetta il passaggio delle rondini, non mi ha lasciata indifferente. CAP.1 - TRE LUCI Ascoltate, è ancora il tramonto sul colle dell’Assekrem. Giallo, ocra, azzurro, oltremare, carminio. Cielo, terra, montagne e valli. Tutto. Queste immagini, come la maggior parte di quelle che ho deciso di associare al brano di Maggiani, sono “semplici” e realistiche, riferibili all’area centrale del “campo semantico” di cui parla la Castagnoli: i paesaggi sono proprio quelli del territorio desertico dell’’Assekrem. PRIMORDIALI E IRRESISTIBILI!! Ciò su cui ho giocato sono i colori che Maggiani usa per descrivere Il tramonto ma che possono anche rivelare sensazioni e stati d’animo! In questa composizione ho quindi cercato di assemblare immagini che riflettessero ciò che il protagonista del libro, in quel preciso momento, stava osservando e lo stato di tranquillità che il “TUTTO” trasmette. I colori (in parte caldi), gli allineamenti delle montagne (sostanzialmente orizzontali e disposti su più piani) che si ripetono in lontananza in un gioco prospettico affascinante e danno la sensazione dell’infinito, del “tutto” ), l’orizzonte, tutto contribuisce a dare una sensazione di equilibrio. Infatti, come sostiene A. Castagnoli: “Una linea orizzontale ha tensione 0, man mano che ruota intorno ad un asse immaginario, acquista tensione, fino a ritornare in uno stato di “pace” (ma più dinamico) quando arriva in posizione perfettamente verticale (e viceversa)”. … ed ecco quindi nelle immagini, l’energia potenziale dei picchi verticali, che unitamente al colore nero della notte che sta arrivando, ci tengono in sospeso … come “in sospeso” è la nostra presenza sulla terra … “Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie” Ma giù nelle gole c’è già il crepuscolo e la notte. Rosa, terra bruciata, viola, nero. Il nulla laggiù. …. La notte arriva … il nulla …sono gli alti e i bassi della vita. Le immagini che ho associato sono quindi cupe, predominano colori scuri e “una gola”. Pareti verticali, equilibrio instabile … è la vita! Dice la Castagnoli: “In posizione verticale, perfettamente bilanciati, abbiamo una sensazione di grande equilibrio; equilibrio carico però di tutta la tensione che potrebbe generarsi se solo spostassimo il baricentro di qualche centimetro”. L’aria è così limpida che l’increspatura dell’ultimo orizzonte potrebbe essere all’altro capo del mondo. Se la Terra fosse piatta. E il fondo della valle su cui sta poggiando la roccia dell’Assekrem, il centro della Terra. Se il cuore della Terra fosse freddo come i crepacci a quest’ora della sera. Sono seduto su un cumulo di sassi. I sassi sono identici a qualche altro miliardo di sassi disseminati per questo deserto di pietra, ma sono impilati con la massima cura: sono seduto sopra un monumento funerario. La tomba di un uomo. Alcuni dicono che quest’uomo sia stato ucciso da gente della stessa tribù di nomadi che ha generato gli uomini che stanno mangiando uno stufato di pecora nella capanna di pietra qui alle mie spalle. … L’ineluttabile destino dell’uomo …. Immagini in negativo, sono le suggestioni di queste righe … un uomo seduto su un cumulo di pietre … una croce … una tomba. Forse la tomba di Charles de Foucauld, chiamato “père”, poiché si fece monaco e dopo aver tanto viaggiato si fermò sui monti dell’Hoggar, dove visse per oltre vent’anni scrivendo libri, in una capanna vicino all’attuale rifugio posto a 2600 metri. Altri dicono che sia stato ucciso da elementi provocatori delle forze speciali della gendarmeria francese. Erano tempi complicati quando è stato ucciso. Anche lui era un uomo complicato. Era un ufficiale di carriera dell’esercito, un ateo, un prete, un poeta, era un solitario, era superbo e prepotente, era umile e misericordioso. Si faceva chiamare “père”, padre. Forse ha avuto dei figli, forse li ha avuti dalle sorelle degli uomini che lo hanno ucciso, forse dalle loro stesse mogli. Se ha avuto dei figli, oggi sono uomini che a loro volta hanno avuto dei figli e i figli forse altri figli ancora. Quegli uomini certamente ignorano chi sia stato il loro padre, i figli non sanno neppure che è esistito il loro avo. Meglio così, i tempi sono tornati a essere complicati. Ora tutto quello che si può ricavare dall’uomo sotto questi sassi sono solo libri. Libri custoditi in biblioteche distanti molte migliaia di chilometri dall’Assekrem, venduti in negozi che non accetterebbero la moneta in corso in queste terre. Nonostante i suoi libri li abbia scritti qui, proprio nella capanna dove si sta mangiando stufato di pecora. Libri sulla semplicità. Sulla semplicità di Dio, sulla semplicità degli uomini, sulla semplicità di questo immenso deserto. Libri fuori catalogo; un’altra complicazione. Dal cumulo di pietre della tomba al …cumulo di libri nelle biblioteche. Il sogno di immortalità dell’uomo. Sogno che gli scrittori (come l’uomo sulla cui tomba è seduto il protagonista), almeno i migliori, riescono a realizzare. Il tutto … il nulla La vita … la morte --------------------------------------------------------------------------------------------Una considerazione, un po’ macabra ma curiosa: l’associazione fatta da Maggiani tra tombe e libri è riscontrabile, infatti secondo l'antropologo Jean-Didier Urbain è a partire dal XIX secolo che il cimitero, in particolare quello europeo, diviene biblioteca, e le tombe divengono libri; naturalmente non documenti cartacei, che si aprono e si sfogliano, ma "libri a terra": il libro è infatti elemento frequente, sulle pietre tombali moderne e contemporanee, aperto o chiuso. -------------------------------------------