La Chiesa Del Gesù Nuovo La Chiesa Del Gesù Nuovo costituisce il complesso più importante e prestigioso fondato a Napoli dalla compagnia dei gesuiti. La chiesa nacque dalla trasformazione di uno dei palazzi più belli della Napoli rinascimentale: quello dei Sanseverino, principi di Salerno, costruito nel 1470 dall' architetto Novelo da San Lucano. La scelta dei religiosi non era stata casuale: il palazzo, infatti, oltre a prospettare su una delle rare piazze cittadine, con opportune modifiche e con una spesa moderata poteva essere trasformato in un edificio di culto, venendo così incontro anche alla richiesta degli Eletti della Città di Napoli di non demolire la cosiddetta "reggia dei Sanseverino". I lavori, finanziati da Isabella Feltria della Rovere, principessa di Bisignano, furono affidati agli architetti gesuiti Giuseppe Valeriano e Pietro Provedi che, sfruttando le aree interne del palazzo e del giardino, realizzarono un tempio con impianto planimetrico a croce greca (il braccio longitudinale è leggermente allungato), racchiuso nel perimetro del palazzo quattrocentesco, sfruttando i paramenti murari già esistenti. La Facciata La facciata della Chiesa del Gesù è caratterizzata da particolari bugne, una sorta di piccole piramidi aggettanti verso l'esterno, normalmente usate dal Rinascimento veneto e totalmente sconosciute nel Meridione. Il materiale di cui è stata costruita la facciata è il piperno. La facciata inoltre fa parte degli elementi ancora presenti del Palazzo dei Sanseverino. Anche il portale marmoreo è di Palazzo Sanseverino e risale agli inizi del XIV secolo. Però nel 1685 i Gesuiti apportarono alcune modifiche ai fini bassorilievi alle mensole su cui poggia il fregio superiore e al cornicione: aggiunsero lateralmente due colonne prolungando la cornice ed il frontone fu spezzato per inserirvi uno scudo ovale che ricorda la generosità della principessa di Bisignano, Isabella Feltria della Rovere. Alla sommità laterale furono apposti gli stemmi dei Sanseverino e dei della Rovere e sull'architrave un altro fregio con cinque testine che sorreggono dei festoni di frutta. I finestroni e le porte minori furono disegnati da un altro architetto gesuita, il Proveda. Il Valeriani, del palazzo patrizio, riuscì a preservare solo la facciata a bugne, sacrificando il cortile porticato, le ricche sale affrescate e i giardini. In effetti, anche se il bugnato della chiesa è bellissimo, non armonizza con il portale classico e i due elementi insieme danno un risultato architettonicamente privo di omogeneità. L'interno della Chiesa L'interno barocco, a croce greca con braccio longitudinale lievemente allungato, presenta una ricca decorazione marmorea realizzata dal Fanzago nel 1630. Sulle controfacciate sono presenti affreschi di Francesco Solimena (navata centrale) e della sua scuola (laterali), mentre le volte a botte sono dipinte da Belisario Corenzio e da Paolo De Matteis. La tribuna è affrescata da Massimo Stanzione; nel transetto si osservano affreschi di Sant'Ignazio di Loyola e San Francesco Saverio, opera di Belisario Corenzio e ridipinti da Paolo De Matteis. La cupola della chiesa fu costruita tra il 1629 e il 1634 dall’architetto Agazio Stoia ed affrescata da Giovanni Lanfranco. Crollata a seguito del terremoto del 1688, ne sopravvivono solo i quattro Evangelisti raffigurati nei pennacchi. Distrutta anche la seconda cupola costruita da Arcangelo Guglielmelli e affrescata da Paolo de Matteis, l’odierna scodella realizzata in cemento armato nel 1973 è la copia della terza cupola costruita da Ignazio di Nardo intorno al 1786 e poi distrutta per problemi strutturali. L'abside e il transetto sono i punti più disomogenei dell'edificio. L'abside fu realizzata da Cosimo Fanzago e terminata da Domenico Antonio Vaccaro e dalla sua scuola; altre sculture sono di Matteo Bottiglieri e Francesco Pagano. L'altare maggiore è un'opera eseguita molto più tardi dal gesuita Giuseppe Grossi. Il transetto presenta sul lato sinistro opere pittoriche di Jusepe de Ribera, sculture di Cosimo Fanzago, cicli di affreschi di Paolo De Matteis e Belisario Corenzio. Sul lato destro invece vi sono tele di Luca Giordano, un dipinto di Fabrizio Santafede sulla parete di destra, ed ancora cicli di affreschi del Corenzio e del De Matteis, mentre del Fanzago sono le due sculture ai lati dell'altare raffiguranti Sant'Ambrogio e Sant'Agostino, entrambe databili 1621. Sul lato destro del transetto, inoltre, vi è una porta d'accesso alle antiche stanze private di Giuseppe Moscati, con esposti tra l'altro anche alcuni manoscritti del santo, sue fotografie storiche ed alcuni rosari. Transetto sinistro Transetto destro Nella navata destra si aprono tre cappelle ed una cappella più grande che corrisponde alla parte terminale del transetto: la prima cappella presenta decorazioni marmoree di Costantino Marasi e Vitale Finelli e dipinti di Giovanni Bernardino Azzolino; la seconda è dedicata a San Giuseppe Moscati e conserva un dipinto all'altare di Massimo Stanzione; il Cappellone di San Francesco Saverio è ornato da dipinti di Luca Giordano, la decorazione marmorea è di Giuliano Finelli, Donato Vannelli e Antonio Solaro mentre le sculture sono di Michelangelo Naccherino e Cosimo Fanzago; la cappella a destra del presbiterio è arricchita con decorazioni di Angelo Mozzillo e Sebastiano Conca, mentre i marmi furono disegnati da Giuseppe Astarita; la cappella che funge da abside destro presenta ornamenti di Belisario Corenzio e marmi di Costantino Marasi. Cappella della Visitazione Nella navata sinistra, con stesso schema di quella destra, si aprono le cappelle: la prima presenta una decorazione del Marasi, una tela dell'Azzolino e affreschi di Corenzio; la seconda è impreziosita con decorazioni di Corenzio e di Girolamo Imparato ed inoltre con statue di Michelangelo Naccherino, Pietro Bernini e Girolamo D'Auria; il Cappellone di Sant'Ignazio fu decorato da Cosimo Fanzago, Costantino Marasi e Andrea Lazzaro, mentre le statue furono eseguite dal Fanzago e le tele sono dello Spagnoletto e di Paolo De Matteis; la cappella di sinistra del presbiterio ha decorazioni di Giovanni Battista Beinaschi e Francesco Mollica; la cappella che funge da abside sinistro presenta marmi disegnati da Giuseppe Bastelli, Domenico di Nardo, Donato Gallone e affreschi di Francesco Solimena. Altare Sant'Ignazio Da ricordare sono anche gli organi: quello di sinistra è di Vincenzo Miraglia e non più utilizzabile, mentre quello di destra è stato realizzato da Pompeo De Franco. Quest'ultimo è stato restaurato da Gustavo Zanin, e oggi è perfettamente funzionante. La presenza di questi organi non era prevista nel progetto originario. Fine Realizzato da Ciro Carfora e Domenico Silvestre