LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE
La violenza contro le donne è ritenuta una violazione dei diritti umani.
Tra i diritti fondamentali dell'essere umano si possono ricordare, tra gli altri, il diritto alla libertà individuale,
il diritto alla vita, il diritto a un giusto processo, il diritto ad un'esistenza dignitosa, il diritto alla libertà religiosa
Le donne hanno lottato dall’ Ottocento, e continuano a farlo, per i loro diritti ma da molto prima i loro mariti ,
gli ex mariti, i fidanzati, gli ex fidanzati o gli stessi padri hanno privato le donne del diritto fondamentale della vita con
Svariati motivi di violenza.
Da diverse ricerche emerge che la violenza sulle donne si esprime in tutte le
fasce di età, in vari modi ed in tutti i paesi del mondo. Esiste la violenza
domestica esercitata soprattutto nell'ambito familiare o nella cerchia di
conoscenti, attraverso minacce, maltrattamenti fisici e psicologici,
atteggiamenti persecutori, percosse, abusi sessuali, delitti d'onore, passionali
o premeditati. Le bambine e le ragazze adolescenti sono sottoposte
all'incesto.
Le donne sono esposte nei luoghi pubblici e sul posto di lavoro a molestie ed
abusi sessuali, a stupri e a ricatti sessuali. In molti paesi le ragazze giovani
sono vittime di matrimoni coatti, matrimoni riparatori e/o costrette alla
schiavitù sessuale, mentre altre vengono indotte alla prostituzione forzata e/o
sono vittime di tratta. Altre forme di violenza sono le mutilazioni genitali
femminili o altri tipi di mutilazioni come in un recente passato le fasciature
dei piedi, le cosiddette "dowry death" (morte a causa della dote), l'uso
dell'acido per sfigurare, lo stupro di guerra ed etnico.
Va citato il femminicidio che in alcuni paesi, come in India e in Cina, si
concretizza nell'aborto selettivo (le donne vengono indotte a partorire solo
figli maschi, perché più riconosciuti e accettati socialmente) mentre in altri
addirittura nell'uccisione sistematica di donne adulte. Esistono infine violenze
relative alla riproduzione (aborto forzato, sterilizzazione forzata,
contraccezione negata, gravidanza forzata.
A partire dagli anni settanta del XX secolo il movimento delle
donne e il femminismo in Occidente hanno iniziato a
mobilitarsi contro la violenza di genere, sia per quanto riguarda
lo stupro sia per quanto riguarda il maltrattamento e la
violenza domestica. Il movimento ha messo in discussione la
famiglia patriarcale e il ruolo dell'uomo nella sua funzione di
"marito/padre-padrone", non volendo più accettare alcuna
forma di violenza esercitata sulla donna fuori o dentro la
famiglia.
La violenza alle donne - in qualunque forma si presenti, e in
particolare quando si tratta di violenza intrafamiliare (è uno dei
fenomeni sociali più nascosti) è considerato come punta
dell'iceberg dell'esercizio di potere e controllo dell'uomo sulla
donna e si estrinseca in diverse forme come violenza fisica,
psicologica e sessuale, fuori e dentro la famiglia.
Già negli anni settanta le donne hanno istituito i primi Centri
antiviolenza e le Case delle donne per ospitare donne che
avevano subito violenza e che potevano trovare ospitalità nelle
case rifugio gestite dalle associazioni di donne.
In Italia
Nel 2006, l'ISTAT ha eseguito un'indagine per via telefonica su
tutto il territorio nazionale, raccogliendo i seguenti risultati:
Le donne tra i 16 e i 70 anni che dichiarano di essere state
vittime di violenza, fisica o sessuale, almeno una volta nella vita
sono 6 milioni e 743 mila, cioè il 31,9% della popolazione
femminile; considerando il solo stupro, la percentuale è del
4,8% (oltre un milione di donne).
Il 14,3% delle donne afferma di essere stata oggetto di violenze
da parte del partner: per la precisione, il 12% di violenza fisica e
il 6,1% di violenza sessuale.
Del rimanente 24,7% (violenze provenienti da conoscenti o
estranei), si contano 9,8% di violenze fisiche e 20,4% di violenza
sessuale. Per quanto riguarda gli stupri, il 2,4% delle donne
afferma di essere stata violentata dal partner e il 2,9% da altre
persone.
Il 93% delle donne che afferma di aver subito violenze dal
coniuge ha dichiarato di non aver denunciato i fatti all'Autorità;
la percentuale sale al 96% se l'autore della violenza non è il
partner.
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