La corteccia cerebrale è uno strato laminare continuo che rappresenta la parte più esterna del telencefalo negli esseri vertebrati. È formata dai neuroni, dalla glia e da fibre nervose senza mielina. Nei mammiferi maggiori, come gli esseri umani, la superficie della corteccia cerebrale presenta una grande quantità di scanalature, chiamate 'solchi'. La parte filogeneticamente più antica della corteccia cerebrale, l'ippocampo, si differenzia in cinque strati, mentre la più recente neocorteccia in sei principalmente. Relative variazioni nella voluminosità o nel tipo di cellule (tra gli altri parametri) ci permettono di distinguere tra differenti campi 'architettonici' della neocorteccia. Che cosa sono i neuroni? E la glia? Qual è la funzione della guaina mielinica? Il neurone è l'unità cellulare che costituisce il tessuto nervoso, il quale concorre alla formazione, insieme al tessuto della nevroglia e al tessuto vascolare, del sistema nervoso. Grazie alle sue peculiari proprietà fisiologiche è in grado di ricevere, integrare e trasmettere impulsi nervosi, nonché di produrre sostanze. Le cellule della glia, dette anche cellule gliali, sono cellule che, assieme ai neuroni, costituiscono il sistema nervoso. Hanno funzione nutritiva e di sostegno per i neuroni, assicurano l'isolamento dei tessuti nervosi e la protezione da corpi estranei in caso di lesioni. Recenti studi hanno scoperto un loro ruolo attivo nella trasmissione degli impulsi nervosi. La riproduzione delle cellule della glia avviene molto frequentemente per mitosi, contrariamente ai neuroni per cui il fenomeno si presenta raramente. La guaina mielinica è una struttura biancastra multilamellare e con funzioni isolanti, che avvolge gli assoni dei neuroni dei Vertebrati, formando la fibra nervosa. Essa non è altro che la membrana plasmatica delle cellule della neuroglia o glia che vanno a rivestire il neurone. La differenza principale tra questa membrana e la altre è che possiede una quantità di lipidi maggiore. La corteccia cerebrale umana è spessa 2-4 mm e gioca un ruolo centrale in meccanismi mentali complicati come la memoria, la concentrazione, il pensiero, il linguaggio e la coscienza. Nei cervelli non vivi conservati assume un colore grigio, che dà il nome di sostanza grigia. La memoria è quella funzione psichica volta all'assimilazione, alla ritenzione e al richiamo di informazioni apprese durante l'esperienza. Non esiste alcun tipo di azione o condotta senza memoria. La memoria, detta anche funzione mnestica, non risulta necessariamente stabile a parità di contenuti o classi di stimoli. È influenzata da elementi affettivi , oltre che da elementi riguardanti il tipo di informazione da ricordare. Questa funzione psichica si delinea come un processo legato a molti fattori, sia cognitivi che emotivi, e come un processo eminentemente attivo, non, o almeno non solo, di un processo automatico o incidentale. La concentrazione è una forma dell'attenzione che serve a ricevere e organizzare le informazioni della realtà soggettiva o oggettiva. Consiste nel focalizzare l'attenzione su un oggetto, a esclusione di tutti gli altri. Nella condizione mentale ordinaria l'attenzione, quando non è addirittura assente, è dispersa tra mille oggetti: fissarla su un unico oggetto è un'operazione non banale, che richiede un certo sforzo e molta costanza. Si parla di concentrazione molto spesso quando si parla di studio. Il pensiero è l'attività della mente, un processo che si esplica nella formazione dei concetti, della coscienza, delle idee, dell'immaginazione, dei desideri, di ogni raffigurazione del mondo; può essere sia conscio che inconscio. In psicologia, il pensiero è considerato una delle più alte funzioni cognitive; dell'analisi dei processi del pensiero si occupa la psicologia cognitiva. In particolare, la psicologia del pensiero si è occupata di studiare e descrivere le forme e le modalità di pensiero e ragionamento tipiche degli esseri umani, spesso in contrapposizione con la logica, che invece studia e definisce le leggi formali del ragionamento. Pensare significa spesso far uso di alcune proprietà indicate di seguito: 1. Utilizzo di modelli, simboli, diagrammi e disegni; 2. Utilizzo dell'astrazione per semplificare lo sforzo del pensiero; 3. Utilizzo della iterazione e della ricorsione per il raggiungimento del concetto; 4. Riduzione dell'attenzione finalizzata ad un aumento della concentrazione focalizzata su un concetto; 5. Impostazione e revisione degli obiettivi fissati; 6. Utilizzo del dialogo e del confronto con altre menti pensanti. Il linguaggio è un sistema di comunicazione tra individui. Grazie al linguaggio si trasmettono informazioni, veicolate mediante un sistema di simboli finiti arbitrari combinati in accordo alle regole della grammatica. Le informazioni trasmesse sono solo una parte del prodotto terminale di un processo che elabora la percezione sensoriale, i concetti, i sentimenti e le emozioni, le idee e i pensieri, in un contenuto che implica la successione temporale. La capacità di linguaggio si è sviluppata nell'uomo a seguito di mutamenti strutturali della cavità orale. In particolare l'arretramento dell'ugola ha reso l'essere umano capace di esprimere una gamma sonora variegata. La coscienza è una qualità della mente che di solito include altre qualità quali ad esempio la soggettività, la autoconsapevolezza, la conoscenza e la capacità di individuare le relazioni tra sé ed il proprio ambiente circostante. Nel linguaggio comune, si intende per coscienza la consapevolezza dell’ambiente circostante e la facoltà di interagire con esso; ciò in contrasto all’inconsapevolezza. L’espressione 'livelli di coscienza' indica che la coscienza pare variare a seconda dei diversi stati mentali (quali ad esempio l’immaginazione ed i sogni ad occhi aperti). L’incoscienza si definisce, per negazione, come lo stato mentale nel quale la coscienza è assente. I neuroni che formano la corteccia cerebrale possono avere connessioni cortico-corticali con neuroni di altre aree della corteccia stessa, o connessioni corticosottocorticali con strutture più interne dell'encefalo, come il talamo, il cervelletto o i nuclei della base. Molte delle stimolazioni sensoriali raggiungono la corteccia cerebrale indirettamente attraverso differenti gruppi del talamo. Questo è il caso del tatto, della vista e dell'udito ma non dell'olfatto, che arriva direttamente alla corteccia olfattiva. La maggior parte delle connessioni (75%) non arrivano alla corteccia cerebrale grazie a strutture subcorticali, bensì dalla corteccia stessa. La corteccia si forma dal processo di gastrulazione, che trasforma poche cellule embrionali in una copia miniaturizzata dell'organismo in formazione. Quindi si forma la placca neurale, ossia un abbozzo del sistema nervoso, che gradualmente si espande, dando luogo a diverse regioni nelle quali inizia la differenziazione cellulare. Tre vescicole si distinguono e sono il prosencefalo, il mesencefalo e il romboencefalo; dopo circa quattro settimane il prosencefalo crea due regioni diverse: la prima diviene una struttura stratificata che formerà la corteccia cerebrale, mentre la seconda forma un vasto agglomerato di gruppi di cellule nervose separati da sostanza bianca, i gangli della base. Per un certo periodo le cellule si riproducono al ritmo di 250 mila nuove al minuto. Quando viene raggiunta una certa soglia, le cellule cominciano a differenziarsi per giungere alla maturazione. Altre migrano per formare quella che poi diverrà la materia grigia della corteccia. All'inizio della formazione della corteccia esiste la zona ventricolare, che con il passare del tempo viene sostituita dalla placca corticale. Una volta che si formano sei strati di cellule la placca corticale si trasforma in corteccia. I neuroni incominciano a caratterizzarsi formando l'assone e i dendriti. Inizia quindi il fenomeno di arborizzazione della corteccia che proseguirà ben oltre la nascita. Molte scoperte, riguardanti le modificazioni della corteccia, hanno potuto far luce sulle dinamiche dello sviluppo di particolari patologie psichiatriche come la schizofrenia e la psicosi in genere: sembra infatti che, gli individui che sviluppano tali patologie, abbiano subito, durante l'adolescenza, a causa probabilmente di qualche errore nel codice genetico, di una eccessiva eliminazione di connessioni sinaptiche ed una conseguente eccessiva riduzione delle capacità della corteccia cerebrale (ricordiamo infatti che in essa trova sede il "senso della responsabilità", "il senso del giusto - sbagliato“) La schizofrenia è una forma di malattia psichiatrica caratterizzata, secondo le convenzioni scientifiche, da un decorso superiore ai sei mesi (tendenzialmente cronica o recidivante), dalla persistenza di sintomi di alterazione del pensiero, del comportamento e dell'emozione, con una gravità tale da limitare le normali attività della persona. È da tenere presente che schizofrenia è un termine piuttosto generico che indica una classe di disturbi, tutti caratterizzati da una certa gravità e dalla compromissione del cosiddetto "esame di realtà" da parte del soggetto. A questa classe appartengono quadri sintomatici e tipi di personalità anche molto diversi fra loro, estremamente variabili per gravità e decorso. Nella maggioranza dei casi di schizofrenia vi è qualche forma di apparente disorganizzazione o incoerenza del pensiero. Vi sono però certe forme dove questo sintomo non compare, e compaiono invece rigide costruzioni paranoidi. Il termine psicosi fu introdotto nel 1845 da Ernst von Feuchtersleben con il significato di "malattia mentale o follia". È un grave disturbo psichiatrico, espressione di una grave alterazione dell'equilibrio psichico dell'individuo, con compromissione dell'esame di realtà e dunque con la negazione come meccanismo di difesa, inquadrabile da diversi punti di vista a seconda della lettura psichiatrica di partenza e quindi del modello di riferimento. I sintomi psicotici sono ascrivibili a disturbi di forma del pensiero, disturbi di contenuto del pensiero e disturbi della sensopercezione. - Disturbi di forma del pensiero: alterazioni del flusso ideativo fino alla fuga delle idee e all'incoerenza, alterazioni dei nessi associativi come la tangenzialità, le risposte di traverso, i salti di palo in frasca; - Disturbi di contenuto del pensiero: ideazione prevalente delirante; - Disturbi della sensopercezione: allucinazioni uditive (a carattere imperativo, commentante, denigratorio o teleologico), visive, olfattive, tattili, cenestesiche, geusiche; Di queste tre categorie di sintomi il disturbo del contenuto del pensiero è quello caratterizzante tutti i quadri psicotici; infatti nei disturbi dell'umore le allucinazioni possono essere assenti, così come nel disturbo delirante cronico non si osservano evidenti disturbi della forma del pensiero. Tali sintomi possono presentarsi in diverse condizioni: • in corso di disturbi mentali organici secondari a malattie •internistiche o neurologiche • in corso di disturbi cognitivi correlati alla demenza; • in corso di disturbi dell'umore; • in corso di quadri schizofrenici; • in corso di quadri schizoaffettivi; • psicosi acute: schizofreniformi, reattive brevi; • in corso di disturbi deliranti (di tipo paranoide); Quando si dice "droga" ci si riferisce ad una serie di sostanza che hanno in comune il fatto di provocare effetti sul sistema nervoso e alterano l'equilibrio psicofisico. Questa definizione molto ampia, accomuna, una vasta gamma di sostanza che hanno effetti e rischi molto diversi. Le droghe possono essere classificate in: 1. sedative: barbiturici, oppio, morfina, eroina. 2. inebrianti: alcol, etere. 3. allucinogeni: hascisch, marijuana, cannabis. 4. eccitanti: caffeina, nicotina, cocaina, crak. La droga ha un’ azione distruttiva sia sull’organismo e sia sul sistema nervoso. Di quest’ultimo, in particolare, agendo direttamente sui neuro-trasmettitori, altera la trasmissione degli impulsi nervosi determinando gravissime conseguenze quali: perdita della capacità di reagire agli stimoli, incapacità di valutare e controllare le proprie azioni, sdoppiamento della personalità, alterazioni mentali, distorta percezione dello spazio e del tempo e alterazione di tutte le funzioni fondamentali. Sull’organismo, la droga è in grado di arrecare danni irreversibili a diversi e molteplici organi ed è, in taluni casi, causa di tumori o patologie similari.