L’impresa sociale: la sfida del non profit nei prossimi anni
Cerignola, 24 giugno 2013
1
2007
2009
Le famiglie deprivate (a) in Italia passano dal 15,2%
del 2009 al 15,7% del 2010, quelle gravemente
deprivate (b) dal 6,8% al 7,1% (Fonte: ISTAT 2011,
Rapporto annuale)
Dal 2004 al 2008 la percentuale di famiglie che non
sarebbero in grado di affrontare una spesa inaspettata
(c) è passata da 27,4 a 32 % (Fonte: ISTAT 2010,
Rapporto sulla coesione sociale)
In Italia il tasso di disoccupazione è del 9,7%, il tasso di
disoccupazione 32,6%. I neet sono 1,5 milioni di
persone
2011/2012
Profit
Profit
Profit
Ma possono esistere altri
paradigmi?
APPROCCIO ISTITUZIONALISTA E APPROCCIO
FUNZIONALISTA ALL’INTERESSE PUBBLICO
y
Approccio istituzionalista: la soddisfazione di un interesse pubblico è
compito delle amministrazioni pubbliche o di agenzie, aziende e imprese a
controllo pubblico.
y
Approccio funzionalista: l’interesse pubblico non è necessariamente
perseguito solamente ed esclusivamente dalle amministrazioni pubbliche, ma
può diventare finalità prevalente di istituzioni private (è il caso delle
organizzazioni non profit) o può diventare una componente essenziale o
prevalente di imprese private (ad esempio quelle gestite secondo i principi e il
modello della “responsabilità sociale dell’impresa” o CSR - Corporate Social
Responsibility), soprattutto in un momento in cui i tre attori devono mettersi a
sistema sinergicamente.
7
L’IMPRESA SOCIALMENTE RESPONSABILE (CSR)
Secondo la prospettiva della Corporate Social Responsibility l’impresa:
y
y
y
è promossa, formata e gestita da persone, ma ha un’identità e
obiettivi propri che non possono essere fatti coincidere con gli obiettivi
di nessuna categoria di soggetti
è di proprietà di qualcuno, ma è patrimonio dell’intera società
offre un contributo che non può essere ridotto all’ottenimento di
singoli risultati economici e misurato da singoli indicatori (es.: profitto,
valore aggiunto, etc..), ma si estende a vari aspetti della vita sociale
di una comunità e di un territorio (e quindi deve essere misurato da
una pluralità di indicatori) che integrano la performance sociale,
ambientale ed economica.
Nelle diverse epoche storiche e nelle diverse nazioni il livello di
consapevolezza del ruolo economico e sociale delle imprese è
cambiato considerevolmente.
8
CSR (SEGUE)
-
Il dibattito sulla CSR è stato molto intenso negli anni ’50
e ’60 anche in seguito all’azione di uno dei principali
imprenditori italiani, Adriano Olivetti, che ha
sviluppato durante la propria vita imprenditoriale alcuni
dei principi sottesi alla responsabilità sociale di impresa.
-
In seguito, soprattutto negli anni ’90 in cui è prevalsa la
competizione globale, questa attenzione si è molto
ridotta sul piano teorico e dei comportamenti di
impresa.
La storia di Adriano Olivetti:
http://www.provincia.torino.it/archeologia_cm/filmati/cultura/ecomuseo.htm
9
CSR (SEGUE)
L’approccio di responsabilità sociale dell’impresa implica una particolare
attenzione verso i seguenti temi:
•
la concezione dell’impresa
•
Il rapporto con azionisti o proprietà
•
il rapporto con il personale
•
il rapporto con altri stakeholder - portatori di interesse (finanziatori,
fornitori, etc…)
•
il rapporto impresa e pubblica amministrazione
•
il rapporto con l’ambiente
•
l’attenzione ai problemi generali della società
L’impresa sviluppa un approccio di attenzione a tutti gli stakeholders
10
GLI ESEMPI DI CSR NELLE AZIENDE
Philips ha organizzato un progetto di coinvolgimento
della cittadinanza per mostrare quali sono le zone più
buie di Milano. Tramite i social network è stato
possibile per Philips andare a creare punti di luce nei
punti segnalati per aiutare i cittadini e supportare la
città.
Luxottica fornisce diversi servizi ai propri lavoratori al
fine di conciliare l’equilibrio tra vita e lavoro; oltre
l’asilo aziendale, fornisce buoni spesa, la possibilità di
sviluppare progetti di volontariato coinvolgendo i
lavoratori
11
Ma possono esistere altri
paradigmi?
DALLA POSSIBILITA’ CHE ESISTANO ALTRI PARADIGMI
è NATA L’IMPRESA SOCIALE
Social enterprises are entailers of
innovation designed to deal with complex
social problems, housed with
entrepreneurial organizations which
initiate, guide or contribute for changes in
the society. Dees J.
L’IMPRESA SOCIALE HA UNA PROPRIA FORMULA
IMPRENDITORIALE CHE UTILIZZA LA SOSTENIBILITA’ ECONOMICA
PER RAGGIUNGERE GLI OBIETTIVI SOCIALI
Video: che cosa è
l’Impresa Sociale
http://www.youtube.com/watch?v=9
AoXeZSZeDM
LE AZIENDE NON PROFIT - I
Le aziende non profit si caratterizzano per:
•
Natura privata
•
Perseguimento in via prioritaria un interesse
pubblico o generale- l’obiettivo ultimo è la
risoluzione di un bisogno sociale
•
Rispetto del vincolo di non distribuzione (non
redistribution constraint) degli eventuali utili o dei
risultati positivi della gestione fra i membri
dell’organizzazione stessa- tutti gli utili devono
essere reinvestiti per migliorare il servizio o
aumentare il numero di risposte al bisogno
Criteri minimi
di
identificazione
delle
organizzazioni
non profit
A tali criteri spesso si associano ulteriori requisiti come l’impiego di volontari
oppure la presenza di un certo grado di strutturazione delle attività
dell’organizzazione (es.: presenza di uno statuto, regolamenti, bilancio, etc..).
16
LE AZIENDE NON PROFIT - II
A. Dimensione economico-imprenditoriale per la quale sono previsti
quattro requisiti:
produzione di beni e/o servizi in forma continuativa e professionale;
autonomia sia nella costituzione che nella gestione;
rischio economico assunto dai fondatori e dai proprietari;
integrazione organizzativa e funzionale fra lavoratori retribuiti, volontari e
utenti;
B. Dimensione sociale ove si prevedono cinque requisiti:
perseguire l’obiettivo di produrre servizi a beneficio della comunità nel suo
insieme o di gruppi di persone svantaggiate;
rappresentare un’iniziativa collettiva, promossa da un gruppo di cittadini;
gestire una governance affidata in modo prevalente a stakeholder che
siano diversi dai proprietari del capitale;
coinvolgere nei processi decisionali tutti i gruppi interessati all’attività;
prevedere la non distribuibilità o la distribuibilità limitata dell’utile.
17
LE AZIENDE NON PROFIT - III
Le tre caratteristiche delle aziende non profit sono:
-
Mutualità: principio cardine nello sviluppo delle aziende non profit, il
fine ultimo non è fare profitto ma il raggiungimento degli obiettivi
sociali sottostanti alla mission dell’impresa sociale
-
Democraticità: i sistemi di governance sviluppati dalle aziende non
profit sono sistemi di governance democratici basati sull’inclusione e
sulla condivisione decisionale
-
Inclusione: le aziende non profit prevedono criteri di inclusione dei
propri lavoratori basati su un alto livello di motivazione e appartenenza
18
LE AZIENDE NON PROFIT - III
Le organizzazioni non profit si differenziano per imprese sociali di sistema e
imprese sociali ex lege:
• IMPRESE SOCIALI DI SISTEMA
associazioni (riconosciute e non riconosciute) ,associazioni di promozione
sociale(riconosciute e non riconosciute), cooperative, cooperative sociali di tipo A
e B, fondazioni, comitati, patronati, fondazioni ex-ipab, organizzazioni non
governative(ong), pro-loco
trust onlus
• IMPRESE SOCIALI EX LEGE
intese come aziende di “produzione” non profit,che si definiscono come soggetti
giuridici del libro I e V del Codice civile nonché cooperative sociali e loro
consorzi,enti ecclesiastici. Esse sono intese come “ organizzazioni private senza
scopo di lucro che esercitano in via stabile e principale un'attivita' economica di
produzione o di scambio di beni o di servizi di utilita' sociale, atta a realizzare
finalita' di interesse generale”
19
Video Cicilla
http://www.youtube.com/watch?v=R
J1KPgT4W98&list=PL7B95AEE9114
72F1F
LE AZIENDE NON PROFIT - III
Numeri sulle aziende non profit in Italia:
235.232 istituzioni non profit
488.000 lavoratori dipendenti e indipendenti
4 milioni di volontari
38 miliardi di entrate (3,3% del pil), 35
miliardi di uscite con un surplus di 3 miliardi da
reinvestire
(Fonti Unicredit Foundation 2012)
23
COOPERATIVE SOCIALI
•
Le cooperative sociali hanno lo scopo di perseguire
l’interesse generale della comunità alla promozione
umana e all’integrazione sociale dei cittadini.
•
Si dividono in cooperative sociali di tipo A e B
(articolo 1, Legge 8/11/1991 n. 381)
•
Le 13.398 cooperative sociali generano oggi in Italia
circa 317.000 posti di lavoro, di cui 211mila
dipendenti e 33mila tra collaboratori e interinali (dati
Istat 2005).
24
COOPERATIVE SOCIALI TIPO A
• Le cooperative sociali di tipo A erogano servizi
sociali, sanitari ed educativi a persone in stato
di bisogno.
• Esse vendono generalmente i propri servizi alla
pubblica amministrazione
• Esempi: asili nido, cooperative di matching
assistenti familiari e anziani, case di riposo
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COOPERATIVE SOCIALI TIPO B
• Le cooperative sociali di tipo B si occupano di
inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati
(tossicodipendenti, portatori di handicap, excarcerati, disoccupati, ecc…).
• Esse si comportano come vere e proprie imprese:
assumono individui che non sono stati in grado di
entrare nel mercato del lavoro, producono beni e
servizi e li vendono sul mercato.
Esempi:
•
Cooperativa Sociale Gruppo Fraternità-servizi tributari per la
pubblica amministrazione
•
Cooperativa Sociale Cauto: raccolta e lavorazione dei rifiuti
26
FONDAZIONE BANCARIE E D’IMPRESA
• Le fondazioni sono organizzazioni senza fine di lucro,
dotate di un proprio patrimonio, impegnate in molteplici
settori: assistenza, istruzione, ricerca scientifica,
erogazioni premi e riconoscimenti, formazione, ecc.
• La loro esistenza è prevista dal codice civile e la loro
struttura giuridica può variare a seconda del tipo di
fondazione che viene costituita.
• Esempi: Fondazione J&J, Fondazione Vodafone
27
FONDAZIONE OPERATIVE
• Le fondazioni operative sono organizzazioni che
svolgono direttamente un’attività culturale, di assistenza,
educazione
• Esempi: università, ospedali, musei, case di riposo
28
FONDAZIONI GRANT MAKING
• Le fondazioni grant-making sono organismi il cui solo
scopo è quello di erogare contributi, generalmente
sotto forma di finanziamenti per specifici progetti
meritevoli socialmente, borse di studio o assegni di
ricerca, ad altre organizzazioni che perseguono cause
meritevoli.
• Esempi: Bill and Melinda Gates Foundation, Acumen
Fund, Schwab Foundation
29
FONDAZIONE DI ORIGINE BANCARIA
• Le fondazioni di origine bancaria sono il risultato del
processo di privatizzazione di molte banche pubbliche
• Lo scopo è di finanziare attività di utilità sociale e di
promozione dello sviluppo economico, nei settori della
ricerca scientifica, dell’istruzione, dell'arte, della
sanità, dell'assistenza alle categorie sociali deboli, ecc
• Le fondazioni bancarie non possono esercitare
direttamente l'impresa bancaria o possedere
partecipazioni di controllo nel capitale di imprese
bancarie o finanziarie
• ESEMPI: Fondazione Cariplo e Unicredit
Foundation
30
IMPRESE SOCIALI
Le imprese sociali si caratterizzano per uno stretto collegamento tra economia e società
(modello dell’economia sociale o economia sociale di mercato) e sono contraddistinte da
alcune peculiarità:
1.
Scelgono settori di mercato ritenuti di elevata utilità sociale e che abbiano un impatto
positivo
2.
Promuovono modelli di consumo e produzione responsabile
3.
Stabiliscono rapporti con tutti gli statekholders cercando di avere un impatto positivo
4.
Promuovono e sostengono lo sviluppo di determinati territori
5.
Attuano politiche del personale che coniugano professionalità e stabilità nel tempo
dell’occupazione
6.
Utilizzano il lavoro come forma di recupero di persone con disagi di diversa natura
7.
Perseguono buoni livelli di produttività, compatibili però con una buona qualità del
lavoro
31
IL VOLONTARIATO
-
L’attività di volontariato è correlata positivamente alla
percezione di una
maggiore salute
maggiore felicità
NB: Il livello di reddito invece no!
La correlazione tra volontariato e percezione di stato di
benessere psicofisico individuale, in termini di salute e
soddisfazione personale, dimostrata da numerosi studi, è
dovuta principalmente a tre ordini di fattori:
- il riconoscimento sociale del ruolo di tale attività;
- il valore intrinseco attribuito ad un’attività non remunerata;
Il volontariato permette di sviluppare relazioni ed empatia.
32
IL VOLONTARIATO
Il valore economico generato dal volontariato equivale in Italia a:
7 miliardi 780 milioni di euro ogni anno (0,49% del PIL) ,
in Lombardia equivale a 1 miliardo 251 milioni di euro ogni anno,
Il valore economico generato dal volontariato nella città di
Milano e provincia equivale a 5.048 persone full time ogni anno
per un valore economico di 100 milioni e 757 mila euro
Elaborazione CERGAS Fonte CNEL- La valorizzazione economica del lavoro volontario e CIESSEVI Il volontariato a
Milano e Provincia 2010
33
CHE COSA STA FACENDO L’EUROPA
The Commission is pursuing two aims:
1- To introduce a short-term action plan to support the development of social enterprises, key
stakeholders in the social economy
2- To open a debate on the avenues to be explored in the medium/long term.
1- IMPROVING ACCESS TO FUND
1.1 Facilitating access to private funding (investment vehicles, European Investment funds, improving
microcredit)
1.2 Mobilisation of EU Funds (90 million euro for start-up)
2-INCREASING VISIBILITY OF SOCIAL ENTREPRENEURSHIP
2.1 Developing tools to gain a better understanding of the sector and increase visibility ((best practices,
certification,mutual learning and capacity building)
2.2 Reinforcing the managerial capacities, professionalism and networking of social businesses
3- IMPROVING THE LEGAL ENVIRONMENT
3.1 Developing appropriate European Legal Forms which could be used in European Social Entrepreneurship
3.2 Public Procurement(quality in awarding contracts)
3.3 State Aid (simplify the implementation of rules concerning state aid)
ALCUNI PARADOSSI NELLE NON PROFIT
http://www.ted.com/talks/dan_pallotta_the_way_we_think_about_
charity_is_dead_wrong.html
Dan Pallotta is best known for creating the multi-day charitable
event industry, and a new generation of citizen philanthropists with
the AIDS Rides and Breast Cancer 3-Day events, which raised
$582 million in nine years. He is president of Advertising for
Humanity which helps foundations and philanthropists transform
the growth potential of their favorite grantees.
35
Quale è il mondo che il non
profit si trova ad affrontare?
36
Le donne milanesi: lavoratrici e madri
A Milano, nel 2011, risultano residenti 383.221
donne di età compresa tra i 25 e i 65 anni
Tasso di occupazione femminile a Milano:
62,70% (in Italia è 46,40%)
Donne milanesi (25+) divorziate: 29.748
Nel 2010, alla clinica Mangiagalli, il 25% delle
donne partorienti era single (per la maggior
parte italiane sui 35 anni)
Il ruolo della donna cambia: sono sempre di più le donne lavoratrici,
sposate, conviventi, single o divorziate che, allo stesso tempo sono
anche madri.
Quali servizi sono a loro disposizione?
Come conciliare i tempi di lavoro e quelli dei figli, dal momento che le
scuole sono chiuse durante tutto il periodo estivo (giugno-agosto)?
Donne e carichi di cura
Le donne del 1970, possono condividere il carico di cura da dedicare ai
figli e ai familiari più anziani con altre cinque persone, tra marito,
fratelli/sorelle e cognati/e, un numero molto più basso di quello delle donne
nate nel 1940 che invece potevano fare affidamento su altri nove individui.
Donne del 1940
Donne del 1970
Donne del 1990
• Le donne che oggi hanno 40 anni possono aspettarsi di condividere
circa 22 anni della loro vita con almeno un genitore anziano,
quattro anni in più rispetto a quelle nate nel 1960 e dieci anni in più
rispetto alle donne del 1940.
I milanesi dopo i 60 anni: anziani e giovani
anziani
Gli ultra 60enni residenti a Milano al 1 gennaio 2011 sono
394.673, in maggioranza donne (233.863).
Gli anziani oltre 80 anni sono 94.330, la
maggior parte dei quali sono donne
(63.828). Si tratta della fascia che più esprime
bisogni di cure e si appoggia sulla rete verticale
(figli) e sui servizi socio sanitari.
In linea con l’evoluzione nazionale, anche la
popolazione milanese sarà sempre più
vecchia: l’indice di vecchiaia è oggi 185,6 e si
stima che nel 2030 sarà 212,9
Gli ultra 60enni milanesi sono per un terzo rappresentati da
persone senza più il coniuge, ossia da 15.055 vedovi e da
84.673 vedove
La Milano dei giovani universitari
Per l’anno accademico 2008/2009 gli studenti universitari iscritti erano
159.486
Gran parte degli studenti universitari di Milano proviene da fuori città o da fuori
regione e non ha la residenza a Milano
Solo il 45,8% degli studenti universitari abita nella metropoli o nei
comuni limitrofi della provincia di Milano.
Ogni giorno circa 47 mila (29,4%) studenti si spostano nella città dalle altre
province lombarde, mentre circa 33 mila studenti provengono da altre regioni
italiane; il 3,8% proviene invece dall’estero
Provenienza studenti universitari
3.8%
20.9%
45.8%
Milano e provincia
Altre province lombarde
29.4%
Altre regioni
Estero
Young professional: giovani
lavoratori e precari
• C’è una fetta consistente di “young professional” che
lavora a Milano, parte dei quali non ha la residenza a
Milano e vive nell’hinterland.
• I dati (relativi al 2002) stimavano che i pendolari che
vivono fuori Milano e che quotidianamente entrano in
città per lavoro sono circa 700 mila
I neet lombardi e milanesi
I neet lombardi sono oltre 200 mila, circa l’11% del totale nazionale
La maggioranza è rappresentata da donne, circa il 60% del totale
Di questi, 76 mila neet, di cui 42 mila donne, sono residente nella città di
Milano, un fenomento che riguarda il 13% dei giovani under 30
Il 61% dei neet lombardi è scoraggiato e non cerca più lavoro
2004
2005
2006
2007
2008
2009
Variazione
20092004
12,8 %
12,5%
11,3%
11,5%
13,3%
15,1%
17,6%
Fonte: Il sole 24 ore, 1/09/2011/Italia Lavoro, 2011
I nuovi milanesi
Gli stranieri residenti a Milano al 1 gennaio 2011 sono 217.324,
pressoché egualmente ripartiti tra maschi (108.155) e femmine (109.169).
L’incidenza
della
popolazione straniera è in
aumento (+3,3% tra 2006 e
2010)
Le donne straniere danno un
contributo sostanziale alle
nascite con un tasso di
fecondità 1,91 (contro un
tasso di fecondità delle donne
italiane di 1,20)
Secondo l’Osservatorio della Provincia di Milano (2007) gli irregolari
nella sola città di Milano sono 29.400 (16,7% rispetto agli stranieri
regolari)
I risparmi delle famiglie
Nel 2011 la propensione al risparmio delle famiglie si è attestata al 12%, il valore più basso dal 1995,
registrando una diminuzione di 0,7 punti percentuali rispetto all’anno precedente.
Nella media del 2011 la riduzione del tasso di risparmio è il risultato di una crescita del reddito disponibile
(+2,1%) più contenuta rispetto alla dinamica della spesa per consumi finali (+2,9%) espressa in valori correnti
Nel 2011 il potere di acquisto delle famiglie (cioè il reddito disponibile delle famiglie in termini reali) è
diminuito dello 0,5% rispetto al 2010.
Fonte: ISTAT, 5 aprile 2012
I redditi delle famiglie
Consumi delle famiglie: da -1,8% nel 2009 a +2,5
nominali nel 2010 ma i consumi aumentano più del
reddito quindi si attinge ai risparmi che si riducono
(-12.1% nel 2009 rispetto al 2008 e -12.6% rispetto
al 2009 nel 2010) (Fonte: ISTAT 2011, Rapporto annuale)
Le famiglie deprivate (a) in Italia passano dal
15,2% del 2009 al 15,7% del 2010, quelle
gravemente deprivate (b) dal 6,8% al 7,1% (Fonte:
ISTAT 2011, Rapporto annuale)
Dal 2004 al 2008 la percentuale di famiglie che non
sarebbero in grado di affrontare una spesa
inaspettata (c) è passata da 27,4 a 32 % (Fonte: ISTAT 2010, Rapporto
sulla coesione sociale)
(a)
(b)
(c)
Almeno tre indicatori tra i seguenti: 1) non riuscire a sostenere spese impreviste, 2) non potersi permettere una settimana di ferie in un anno lontano da casa, 3) avere arretrati (mutuo o affitto
o bollette o altri debiti diversi dal mutuo), 4) non potersi permettere un pasto adeguato almeno ogni due giorni, 5) non potersi permettere di riscaldare adeguatamente l'abitazione, non potersi
permettere: 6) lavatrice, 7) tv a colori, 8) telefono 9) automobile.
Almeno quattro indicatori tra quelli indicati in precedenza.
L'ammontare è fissato a 600 euro per gli anni 2004, 2005 e 2006, 700 euro nel 2007 e 750 euro nel 2008
Le famiglie lombarde
Esistono più famiglie
lombarde con almeno un
anziano che famiglie
lombarde con almeno un
minore (ISTAT, 2010, Famiglia in
cifre).
33% con
almeno un
anziano
(65+ anni)
27,1% con
almeno un
minore
Si stimano circa 126.182
badanti sul territorio lombardo
(D. Mesini, S. Pasquinelli e G. Rusmini, 2006,
Qualificare il lavoro privato di cura, IRS)
Come può affrontare questo
mondo?
47
1.
Cosa significa creare un piano di business
2.
Come si compone business plan- Il nostro percorso
a. Mission Vision e Obiettivi- dove volete andare
b. Qual è il vostro target finale/mercato
c. Come si analizzano I vostri “competitor”
d. Quali sono I vostri servizi/prodotti e come li create
e. Quali sono I conti e le
uscita,investimento e necessità?
previsioni
di
entrata
e
f. Quale impatto sociale si può creare ?
48
49
Che cosa è un business plan
Il Business Plan è uno strumento utile a chi lo scrive per
chiarire, prima di tutto a se stesso, che cosa intende
fare, perché, in quale ambiente competitivo, con
quali risorse, con quali risultati.
1. Il business plan è legge e non cambia mai?
2. Perché è così utile farlo?
3. Come possiamo utilizzarlo per ottenere finanziamenti?
50
Come si compone un business plan:
Mission Vision e Obiettivi
Vision: è la proiezione di un ideale che l’imprenditore
vuole vedere in futuro e che rispecchia i suoi ideali, le
sue aspirazioni e gli obiettivi che si vogliono
raggiungere
"I cavalli dovranno sparire dalle nostre strade“ Henry Ford
“ Rendere felici le persone” Walt
Dysney
51
“A world without poverty and injustice in which every
person enjoys the right to a life with dignity.” Action
Aid
a. Come si compone un
business plan: Mission Vision e
Obiettivi
Mission: deve essere allineata alla vision e deve mostrare,
come si intendono raggiungere gli obiettivi descritti
dalla Vision. La mission tende a focalizzarsi più sul
presente e a fornire una guida operativa all’azione
dell'organizzazione.
The Henry Ford provides unique educational experiences based on authentic
objects, stories, and lives from America's traditions of ingenuity,
resourcefulness and innovation. Our purpose is to inspire people to learn
from these traditions to help shape a better future”. Henry Ford
ActionAid’s mission is to work with poor and marginalized people to eradicate
poverty by overcoming the injustice and inequality that cause it. Action
Aid
52
Come si compone un business
plan: Mission Vision e Obiettivi
You've probably heard people talk about conservation. Well, conservation isn't
just the business of a few people. It's a matter that concerns all of us. It's
a science whose principles are written in the oldest code in the world, the
laws of nature. The natural resources of our vast continent are not
inexhaustible. But if we will use our riches wisely, if we will protect our
wildlife and preserve our lakes and streams, these things will last us for
generations to come. The mission is committed to balance
environmental stewardship with our corporate goals throughout the
world.!Walt Dysney
“Unleash and transform major markets globally through a new
operating framework that leverages the strength of business and social
entrepreneurs to deliver significant economic and social value.” Ashoka
53
Come si compone un business
plan: Mission Vision e Obiettivi
Obiettivi: hanno origine proprio dalla preventiva
definizione della Vision e della Mission. Gli obiettivi di
lungo periodo esprimono i risultati che, all'interno di una
determinata mission, il management aziendale si prefigge
di raggiungere in un periodo compreso tra i 3 e i 5 anni,
utilizzando le risorse che ha a disposizione o che intende
procurarsi sul mercato.
Gli obiettivi dell'azienda devono essere : chiari, possibili,
identificabili, misurabili, raggiungibili e controllabili
54
L’analisi SWOT della vostra idea
imprenditoriale
55
La Stakeholder analyisis: quali sono i
vostri portatori di interesse e cosa fate
per loro?
Portatori di Interesse
Soci
Lavoratori
Comunità
Ambiente
Fornitori
Clienti
Partner
56
Attività da sviluppare
Quale è il vostro target di
clienti?
Il target a cui ci rivolgiamo rappresenta i nostri clienti
finali le persone che vogliamo soddisfare, il fine ultimo
per raggiungere mission e vision.
1. Quali sono i bisogni che stiamo cercando di colmare?
2. Perché vogliamo colmare questo bisogno?
3. Quante persone pensiamo di raggiungere con il nostro
bisogno?
57
Quale è il vostro target?
Il concetto della penetrazione di mercato: che cosa
significa penetrazione di mercato?
-Bassa:
-Media
-Alta
Come posso valutare la stima di mercato? E quale è la
differenza tra penetrazione di mercato e mercato?
58
Chi sono i vostri concorrenti
Prima Analisi: Chi sono i concorrenti diretti e indiretti
della mia azienda?
-Concorrenti Diretti: sono costituiti dalle imprese i cui
prodotti presentano un forte grado di similarità. È il caso
in cui ci si scontra con le imprese dello stesso settore.
- Concorrenti Indiretti: sono coloro che offrono
beni/servizi di diversa natura merceologica, ma che
soddisfano il medesimo bisogno
59
c. Chi sono i vostri concorrenti
Seconda Analisi: Quali sono gli obiettivi e strategie dei
vostri concorrenti e quali sono le aree di mercato
scoperte?
- Analisi delle variabili che si ritengono fondamentali e
analisi di come i concorrenti si posizionano in queste
variabili, lasciando la possibilità di aree di mercato libere
60
Chi sono i vostri concorrenti
Terza Analisi: Quali sono i punti di forza e di debolezza dei
miei concorrenti?
- Analisi delle informazioni dei miei concorrenti per capire
quali sono le necessarie variabili su cui come azienda devo
concentrarmi per rispondere al meglio alle esigenze dei
miei clienti
61
Come voglio differenziarmi
dai miei concorrenti
Quarta Analisi: Come sono diverso?
-Costo di Meno (Vantaggio di Costo)
-Rispondo
meglio
differenziazione)
-Mix (Entrambi)
62
al
bisogno
(Vantaggio
di
Quali sono i vostri prodotti e servizi e
come li create: la catena del valore
Per analizzare quale è il valore aggiunto del vostro servizio o
prodotto è importante analizzare le attività primarie e
secondarie dell’impresa sociale: per fare questo si utilizza il
framework della catena del valore di Porter
63
Quali sono i vostri prodotti e servizi
e come li create: la catena del
valore
64
Quali sono i vostri prodotti e servizi
e come li create: la catena del
valore
Attività Primarie:
-Logistica Interna: come gestisco i miei fornitori?
-Operations: come sviluppo i miei servizi?
-Logistica Esterna: come arrivo ai miei clienti?
-Marketing e Vendite: come convinco i miei clienti?
-Servizi: quale è l’accompagnamento dopo la vendita, come
fidelizzo i miei clienti?
65
Quali sono i vostri prodotti e servizi
e come li create: la catena del
valore
Attività Secondarie
-Infrastruttura dell’impresa: che cosa mi serve (mobili,
attrezzature, edifici)?
- Gestione delle risorse umane: quale è il team che mi
serve? Quali competenze?Quali caratteristiche?
- Ricerca e Sviluppo: come innovo per crescere come
azienda? Che tipo di prospettive posso sviluppare?
-Approvvigionamenti come scelgo i fornitori?quali criteri
66
Che cosa significa Conto
Economico Previsionale
Anno 1
VALORE DELLA PRODUZIONE
RICAVI VENDITE E PRESTAZ.
Ricavi stanze totali
Anno 2
Anno 3
ALTRI RICAVI E PROVENTI
TOTALE VALORE DELLA PRODUZIONE
€ 331.558
€ 331.558
€ 80.216
€ 251.343
€0
€ 331.558
€ 341.505
€ 341.505
€ 82.622
€ 258.883
€0
€ 341.505
€ 351.750
€ 351.750
€ 85.101
€ 266.649
€0
€ 351.750
COSTI DELLA PRODUZIONE
COSTI PER MATERIALE
SERVIZI
COSTI GOD.BENI DI TERZI
COSTI PER IL PERSONALE
AMMORTAMENTI
ACCANTONAMENTO RISCHI
ONERI DIVERSI DI GESTIONE
TOTALE COSTI DELLA PRODUZIONE
€ 6.000
€ 41.369
€ 72.000
€ 190.992
€ 15.000
€0
€ 4.770
€ 330.131
€ 6.180
€ 42.610
€ 74.160
€ 196.722
€ 15.000
€0
€ 4.913
€ 339.585
€ 6.365
€ 43.888
€ 76.385
€ 202.623
€ 15.000
€0
€ 5.060
€ 349.323
€ 1.427
€ 1.920
€ 2.428
€0
€0
€0
€0
€0
€0
€0
€0
€0
€0
€0
€0
€0
€0
€0
€ 1.427
€ 1.920
€ 2.428
Ricavi stanze con bagno privato
Ricavi stanze con bagno in comune
DIFFERENZA TRA VALORE E COSTI DELLA PRODUZIONE
Altri proventi finanziari
Interessi e altri oneri finanziari
ONERI E PROVENTI FINANZIARI
Rivalutazioni
Svalutazioni
Proventi straordinari
Oneri straordinari
RISULTATO PRIMA DELLE IMPOSTE
Imposte d'esercizio
Imposte differite (anticipate)
67
RISULTATO DI ESERCIZIO
€ 1.427
€ 1.920
€ 2.428
Che cosa significa Stato
Patrimoniale Previsionale
ATTIVITA'
PASSIVITA'
CREDITI VERSO SOCI
Crediti v/soci per quote sociali
IMMOBILIZZAZIONI
IMMATERIALI NETTE
Spese di manutenz. da amm.re
Avviamento
0CAPITALE NETTO
0
Capitale sociale
15.000
28.500Riserva legale
-
Riserva statutaria
-
28.500
Software
FONDI RISCHI E ONERI
Costi di pubblicità
Fondo rischi e oneri
-
Fondo svalutazione crediti
-
IMMOBILIZZAZIONI MATERIALI
NETTE
Macchine elettroniche d'ufficio
4.500
FONDO AMMORTAMENTI
Mobili, arredi e attrezzature
86.500
Immobilizzazioni immateriali
Automezzi
20.000
Immobilizzazioni materiali
Altri beni materiali
DEBITI VERSO BANCHE
Macchinari e impianti
Breve termine
TOTALE
PERDITA DI ESERCIZIO
TOTALE A PAREGGIO
0
111.000FONDO TFR
Fondo TFR
68
15.000
139.500TOTALE
0UTILE DI ESERCIZIO
139.500TOTALE A PAREGGIO
10.012
10.012
15.000
2.850
12.150
98.061
98.061
138.073
1.427
139.500
L’importanza del Cash Flow
•Valutazione di quanto investimento è necessario
• Analisi delle tempistiche di investimento
•Negoziazione con la banca
69
Gli indicatori di valutazione
dell’impatto sociale
Nome Indicatori
Indicatori Di Qualità ed Efficienza Assistenti Famigliari
Indicatori di Qualità ed Efficienza Servizio di Matching
Descrizione
Indicatore
Questionari di Valutazione della qualità della
Indicatori di soddisfacimento del beneficiario finale
prestazione
(Revenues Economica della prestazione)*
Indicatore di Ritorno Economico e Sociale sulla
Coefficiente Sociale / Costo di svolgimento
prestazione
della prestazione
Questionari di Valutazione della qualità della
Indicatori di soddisfacimento del beneficiario finale
prestazione
Sommatoria (Tempo di latenza tra la chiamata
Indicatore della Velocità della Prestazione
del cliente e la prestazione del servizio)/
Numero di prestazioni attuate totali
Numero di Clienti che richiedono
informazioni/Numero di clienti che richiedono
Intervento
Indicatori di qualità del servizio
Numero di Clienti che sottolineano un
problema/Numero clienti totali
Numero di Problemi risolti/Numero di lamentele
totali
Numero di clienti effettivi/Numero di clienti
Indicatori di qualità del marketing promozionale
potenziali
Indicatori relativi all’elasticità di prezzo
Indicatori di Qualità ed Efficienza del Marketing
Indicatori di valutazione generale
Indicatori di Qualità ed Efficienza delle partnership
Indicatori di Impatto Sociale
Indicatori di qualità del servizio
Coinvolgimento e Inclusione
Formazione e Crescita Professionale
Supporto psicologico e accompagnamento
70
Questionari di valutazione elasticità
Numero di Clienti acquisiti/Numero clienti anno
precedente
Costo Marketing Sales/Ogni pacchetto venduto
durante l'anno
Costo Marketing Sales/Fatturato
Numero Partnership Chiuse/Numero accordi in
partnership portati avanti
Numero AF integrate/Numero AF totali nel
database
Numero AF formate/Numero AF totali nel
database
Numero AF supportate/Numero AF totali nel
database
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