La Grande
Guerra
Il periodo che precedette il primo
conflitto mondiale fu relativamente
stabile e pacifico.
Le ragioni per cui la Prima Guerra Mondiale,
conosciuta anche con il nome di “Grande Guerra”
si differenziò nettamente da tutte quelle che la
precedettero furono le seguenti:
1. per la prima volta furono coinvolte in un
conflitto nato nel cuore dell'Europa anche le
potenze extra-europee, come Giappone e
Stati Uniti.
2. fu caratterizzata dall'utilizzo, da parte di
tutte le nazioni coinvolte, di uno spiegamento
di forze senza precedenti e di nuove armi: gli
aerei, inventati pochi decenni prima, i carri
armati e sottomarini. Fu introdotto anche
l’utilizzo delle più devastanti armi chimiche.
3. si trattò di una guerra “totale”, che coinvolse
tutta la compagine degli Stati belligeranti, non solo
a
livello
bellico,
ma
anche
economico,
amministrativo e politico. Notevole, inoltre,
l’utilizzo di mirate campagne propagandistiche.
Il pretesto dello scoppio della guerra fu
dato dall’attentato a Sarajevo, ai
danni dell’erede al trono austriaco
Francesco Ferdinando, da parte di un
indipendentista slavo. L’Austria mandò
immediatamente un ultimatum alla
Serbia e poi emise la dichiarazione di
guerra il 28 luglio del 1914.
Processo a Princip, autore dell’attentato, nella foto il terzo a
partire da sinistra.
L'attentato vide la partecipazione, oltre a Princip, anche
di altri cinque compatrioti. Il gruppo era armato di
pistole e bombe, fornite da una società segreta, la Mano
Nera, che aveva anche molti sostenitori tra gli ufficiali
serbi e i funzionari del governo. L'obiettivo della Mano
Nera era quello di creare uno Stato indipendente slavo
guidato dalla Serbia, il quale riunisse anche i territori
della Bosnia ed Erzegovina, assorbiti nella sfera
austriaca a seguito del Congresso di Berlino nel giugno
del 1878.
Arresto di Gavril Princip
Una nuova targa commemorativa indica il luogo
esatto dove avvenne l'attentato di Sarajevo.
Arciduca Francesco Ferdinando d’Austria.
La prima azione di guerra si ha con l’invasione tedesca del
Lussemburgo e del Belgio, nell’agosto 1914, Stati neutrali ma
passaggi obbligati per arrivare in Francia. La Gran Bretagna
ed i suoi domini (Canada, Australia, Nuova Zelanda e
Sudafrica) si vedono costretti ad entrare in guerra contro la
Germania. Nello stesso mese di agosto anche il Giappone,
alleato dell’Inghilterra ed interessato alle colonie tedesche in
Cina, entra nel conflitto. Nel settembre è la volta della Turchia,
alleata con gli imperi centrali. A questo punto gli schieramenti
sono definiti: mancano soltanto l’Italia e gli USA, che si
schiereranno a fianco dell’Intesa rispettivamente nel 1915 e nel
1917, e la Bulgaria che nel settembre 1915 affiancherà gli Imperi
Centrali.
Prima dello scoppio del conflitto l’Italia si trovava alleata
ad Austria e Germania in virtù del trattato risalente al
1882 che aveva dato vita alla Triplice Alleanza. Nel
dichiarare guerra alla Serbia, però, l’Austria viola
l’impegno di consultare preventivamente l’Italia, che si
ritiene a quel punto svincolata dal patto e dichiara, il 3
agosto 1914, la propria neutralità. Il passo successivo è la
sottoscrizione, il 26 aprile 1915, del Patto di Londra, un
accordo segreto con l’Intesa, la quale in cambio
dell’entrata in guerra dell’Italia le assicura, in caso di
vittoria, le città di Trento e Trieste, in mano austriaca,
insieme ad una serie di territori sull’Adriatico ed in Asia
Minore. Il 24 maggio 1915, dunque, l’Italia entra in guerra
affiancando le potenze dell’Intesa.
Dopo alcuni successi iniziali degli imperi Centrali
inizia una fase di stallo: l’offensiva tedesca di
Verdun, dal febbraio al luglio 1916 e la risposta
dell’Intesa della Somme, da luglio a novembre
1916, si sono trasformate in guerre di trincea
senza un sostanziale esito, a parte l’occupazione
di Bucarest da parte degli austro-tedeschi
nell’autunno dello stesso anno.
Nel novembre 1917, però, sul fronte italiano le forze austro-tedesche
sfondano le linee a Caporetto, e su quello orientale la resistenza russa si
va affievolendo in vista di una pace separata che i bolscevichi – che in
seguito alla Rivoluzione di Ottobre hanno preso il potere demolendo il
regime zarista – stanno concludendo con gli Imperi Centrali. Le guerre
di posizione che si svolgono su tutti i fronti, intanto, mietono centinaia
di migliaia di vittime.
Dopo Caporetto l’avanzata austro-tedesca viene però bloccata dalla
durissima resistenza dell’esercito italiano sul Piave, mentre Francia e Gran
Bretagna riscuotono successi sul fronte occidentale contro quelli che sono
ormai colpi di coda delle forze nemiche, grazie anche all’intervento
americano che, con potenziale bellico dei suoi centomila uomini,
costituisce una forza d’urto irresistibile che accelera inesorabilmente la
fine del conflitto.
Il 24 ottobre 1918 l’esercito italiano sfonda le linee
austriache a Vittorio Veneto costringendo l’Austria
alla capitolazione, seguita a breve dalla Germania.
La Conferenza di Parigi del 1919 e la neonata
Società delle Nazioni mostrano tutta la cecità dei
Paesi vincitori che impongono agli sconfitti umilianti
condizioni, creando così i presupposti per nuovi
risentimenti ed odi che sfoceranno nella Seconda
Guerra Mondiale.
In virtù dell’utilizzo di nuovi micidiali strumenti come
mitragliatrici, mine a percussione, gas asfissianti,
sommergibili e, soprattutto, aerei la guerra provoca la
spaventosa cifra, tra caduti e dispersi, di oltre 16 milioni di
vittime tra i militari e 10 milioni tra i civili.
La partecipazione dell’Italia, che a Vittorio Veneto si è resa
determinante per la conclusione vittoriosa del conflitto e che
ha contribuito con 650.000 morti e 600.000 dispersi, assume
–anche aldilà della molta retorica che è stata fatta in
proposito – caratteri epici.
L’esultanza e la soddisfazione degli italiani,
purtroppo, verranno presto mortificate da una
profonda crisi economica conseguente ai costi della
guerra e dal venir meno degli alleati agli impegni
assunti nel Patto di Londra. Per l’Italia si parlerà di
“vittoria mutilata” e presto maturerà la coscienza
della “follia” di quel conflitto. Una consapevolezza
che, purtroppo, non si tradurrà in saggezza: l’Italia,
l’Europa e il mondo intero, dopo appena due
decenni, si ritroveranno a rivivere quella follia.
La memoria di quanti combatterono e caddero
nella prima guerra mondiale sia imperitura e
di monito per le nuove generazioni.
Di seguito alcuni nostri familiari caduti in
guerra…
FAMIGLIA PURIFICATO
Purificato Rocco Di Pietro, soldato. Reggimento fanteria nato il
19 giugno 1889 a Spongano, distretto militare di Lecce, morto il 31
marzo 1916 sul monte San Michele per ferite riportate in
combattimento.
FAMIGLIA COCCO
Cocco Armando Di Vincenzo. Aspirante ufficiale 241°
reggimento fanteria, nato il 15 maggio 1898 a Napoli. E’
morto il 12 gennaio 1918 sul Piave per ferite riportate in
combattimento.
1° Luglio 1915.
Mio caro Valerio,
ti scrivo questa cartolina cedutami da un prigioniero austriaco. In
questi giorni c’è stato qui un felicissimo combattimento nel quale
i nostri alpini hanno fatto meraviglie. Con pochissimi perdite
nostre, hanno portato giù più di un centinaio di prigionieri; gente
molto in gamba, ma intontiti per la violenza subita. Però si
rimettono subito dal loro accasciamento, perché noi italiani li
trattiamo colla massima umanità. Sono in gran parte padri di
famiglia, che hanno le loro famiglie lontane, e che fanno vedere i
ritratti dei loro cari; quando si vedono trattati bene non fanno
che ridere o piangere: forse dopo i momenti terribili passati in
combattimento, intravedono la possibilità di rivedere le famiglie
loro e gridano: viva l’Italia con entusiasmo. Noi stiamo bene; la
salute qui è sempre ottima e lo spirito dei soldati meraviglioso.
Bacia tanto i fratellini, mamma, nonni e tutti di casa.
Tuo papà.
Nel corso della prima guerra mondiale, milioni
di uomini e di donne furono spinti a prendere
la penna in mano con una frequenza e
un’intensità che non aveva precedenti.
I soldati al fronte, pur scarsamente
alfabetizzati, cercarono di scrivere a casa con
frequenza quasi giornaliera per testimoniare
la loro esistenza in vita e riallacciare i contatti
mentali con il contesto d’origine. Le famiglie,
le donne rimaste a casa dovettero a loro volta
trasmettere incoraggiamenti, rassicurazioni e
notizie sull’andamento delle cose domestiche.
In questo periodo la
censura militare impedisce
ai singoli soldati di
esprimere opinioni e
divulgare informazioni che
possano mettere in cattiva
luce l'istituzione militare o
comprometterne la
sicurezza.
Per capire ancor di più quale fosse il quadro
storico, abbiamo assistito alla proiezione del film
“WAR HORSE” di Steven Spielberg.
L’immaginario storico della guerra di trincea è stato
qui riconfermato alla grande, come nei migliori film
di genere.
La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani all’art.26,
comma 2, dichiara: “L’istruzione deve essere indirizzata al
pieno sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento
del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali.
Essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza,
l’amicizia fra tutte le Nazioni, i gruppi razziali e religiosi, e
deve favorire l’opera delle Nazioni Unite per il
mantenimento della pace”.
IDEATO E REALIZZATO DA:
VALENTINA TREGLIA
ARISTIDE PURIFICATO
MATTEO PURIFICATO
GAIA COCCO
Classe Terza sez. E
Istituto Comprensivo “P. Mattej” - Formia
Dirigente Scolastico: prof.ssa Teresa Assaiante
Docente responsabile: prof. Pompeo M. Perrone
FONTI:
WIKIPEDIA
SKUOLA.NET
STUDENTI.IT
YAHOO.IT
www.cadutigrandeguerra.it
ENCICLOPEDIA TRECCANI
IL NUOVO CON GLI OCCHI DELLA STORIA
www.centenario1914-1918
www.primaguerramondiale.it
www.riassuntoprimaguerramondiale.it
TESTIMONIANZE E FONTI PERSONALI DIRETTE
Brani musicali:
-Lost it all (black veil brides)
-Saviour (black veil brides)
Scarica

LA GRANDE GUERRA – IC P. Mattej