La concentrazione dei redditi: partiamo con un esempio Quota di reddito per decile di reddito – Fonte Banca d’Italia Percentile 2002 2004 2006 2008 2010 1 2,8% 3,1% 3,2% 3,4% 3,1% 2 4,4% 4,5% 4,6% 4,7% 4,3% 3 5,6% 5,8% 5,5% 5,9% 6,0% 4 6,6% 7,1% 6,3% 6,7% 6,5% 5 7,8% 7,2% 7,6% 7,4% 8,0% 6 8,8% 9,2% 9,1% 8,6% 9,1% 7 11,2% 10,5% 10,8% 10,2% 10,6% 8 12,4% 12,5% 11,7% 11,7% 12,9% 9 15,4% 15,0% 15,3% 15,8% 15,3% 10 25,1% 25,2% 25,8% 25,5% 24,3% Quota di patrimonio per decile di patrimonio Fonte Banca d’Italia Percentile 2002 2004 2006 2008 2010 1 -0,1% -0,1% -0,1% -0,1% -0,1% 2 0,3% 0,3% 0,2% 0,2% 0,2% 3 1,2% 1,2% 1,1% 1,0% 0,9% 4 3,1% 3,2% 3,2% 3,3% 3,0% 5 5,0% 5,3% 5,1% 5,3% 5,3% 6 6,7% 7,2% 7,1% 7,2% 7,1% 7 9,1% 9,6% 9,2% 9,2% 9,0% 8 12,1% 12,6% 12,3% 12,3% 11,8% 9 17,6% 17,8% 17,2% 17,3% 16,8% 10 44,9% 42,9% 44,6% 44,3% 45,9% Variazione del reddito per decile di reddito Fonte Banca d’Italia Percentile 2002-2004 2004-2006 2006-2008 2008-2010 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 TOTALE 9,4% 3,9% 5,0% 10,3% -5,4% 6,5% -4,8% 3,0% -0,6% 1,9% 1,8% 3,6% 4,3% -4,8% -10,6% 4,9% -1,4% 3,7% -6,0% 2,3% 2,8% 0,2% 7,9% 0,5% 6,5% 5,1% -3,2% -5,7% -6,7% -1,6% 1,6% -2,3% -1,1% -10,5% -10,6% 0,2% -4,5% 6,7% 3,7% 2,6% 9,7% -3,7% -5,3% -0,9% Variazione del patrimonio per decile di patrimonio Fonte Banca d’Italia Percentile 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 TOTALE 20022004 -2,7% 10,9% 11,7% 9,1% 15,0% 15,8% 13,8% 11,9% 9,2% 3,1% 8,0% 20042006 -13,0% -11,0% -4,0% 12,7% 6,7% 8,0% 6,6% 7,6% 6,8% 14,8% 10,4% 20062008 -19,4% -24,5% -3,4% 2,4% 5,1% 2,8% 1,1% 1,1% 1,7% 0,5% 1,2% 20082010 -0,6% 6,9% -3,5% -2,5% 3,4% 4,4% 2,7% 0,8% 2,3% 8,8% 5,0% E’ evidente che gli andamenti macro-economici hanno effetti assai diversi sulle diverse categorie di soggetti e sui loro comportamenti. Ad esempio nel comportamento di consumo: Propensione al consumo (C/Y) per decile di reddito – anno 2010 Fonte Banca d’Italia Percentile Propensione 1 130,9% 2 98,7% 3 94,4% 4 90,1% 5 83,6% 6 82,5% 7 77,6% 8 73,9% 9 69,6% 10 60,1% TOTALE 76,9% Cosicchè mutamenti nella distribuzione dei redditi hanno effetti sull’ammontare dei consumi e quindi, per esempio, sulla produzione e sui redditi Il meccanismo di tassazione ha un effetto redistributivo COMMISSIONE PER LA MISURAZIONE DELLE PERFORMANCE ECONOMICHE E DEL PROGRESSO SOCIALE Denominata “COMMISSIONE STIGLITZ – SEN – FITOUSSI” http://www.stiglitz-sen-fitoussi.fr/en/index.htm Professor Joseph E. STIGLITZ, Presidente, Columbia University Professor Amartya SEN, Consigliere del Presidente, Harvard University Professor Jean-Paul FITOUSSI, Coordinatore della Commissione, IE Altri Membri Bina AGARWAL University of Delhi Kenneth J. ARROW Stanford University Anthony B. ATKINSON Warden of Nuffield College François BOURGUIGNON School of Economics Jean-Philippe COTIS Insee Angus S. DEATON Princeton University Kemal DERVIS UNPD Marc FLEURBAEY Université Paris 5 Nancy FOLBRE University of Massachussets Jean GADREY Université Lille Enrico GIOVANNINI OECD Roger GUESNERIE Collège de France James J. HECKMAN Chicago University Geoffrey HEAL Columbia University Claude HENRY Sciences-Po/Columbia University Daniel KAHNEMAN Princeton University Alan B. KRUEGER Princeton University Andrew J. OSWALD University of Warwick Robert D. PUTNAM Harvard University Nick STERN London School of Economics Cass SUNSTEIN University of Chicago Philippe WEIL Sciences Po (NOBEL 2001) (NOBEL 1998) (NOBEL 2001) Commissione incaricata dall’ex presidente francese Sarkosy di riflettere criticamente sugli indicatori statistici di performance economica Vengono formulate Raccomandazioni divise in Capitoli: (sintesi da Documento curato da E.Giovannini, 2009) Capitolo 1 : DALLA PRODUZIONE AL BENESSERE Raccomandazione 1: quando si valuta il benessere materiale, vanno presi in considerazione il reddito ed il consumo piuttosto che la produzione Raccomandazione 2: mettere in rilievo la prospettiva delle famiglie Raccomandazione 3: dare maggior rilevanza alla distribuzione del reddito, consumo e ricchezza Raccomandazione 4: dedicare maggiore attenzione ai temi della distribuzione del reddito, del consumo e della ricchezza Raccomandazione 5: allargare le misure del reddito per includere le attività non di mercato Capitolo 2: Il benessere è multidimensionale Raccomandazione 6: la qualità della vita dipende dalle condizioni di vita oggettive delle persone e dalle loro capacità. (occorre migliorare ) le misure di fattori quali lo stato di salute delle persone, il livello d'istruzione, le attività personali e le condizioni ambientali…. la partecipazione politica, e la insicurezza, fattori che possono essere utilizzati per ipotizzare il grado di soddisfazione della popolazione. Raccomandazione 7: gli indicatori degli standard di vita dovrebbero poter valutare le disuguaglianze in una prospettiva quanto più ampia possibile Raccomandazione 8: le indagini statistiche dovrebbero essere progettate per valutare i legami tra i vari aspetti della qualità della vita per ogni persona, e queste informazioni devono essere utilizzate in sede di determinazione delle politiche di intervento. Raccomandazione 9: gli Istituti centrali di statistica devono raccogliere le informazioni necessarie a valutare i vari aspetti caratterizzanti la qualità della vita, permettendone quindi una aggregazione attraverso la costruzione di diversi indici. Raccomandazione 10: misure oggettive e soggettive del benessere forniscono informazioni chiave sulla qualità della vita delle persone. Gli Istituti nazionali di statistica dovrebbe includere domande per cogliere nelle loro propria indagini valutazioni sulla propria vita, esperienze edonistiche e le priorità delle persone intervistate. Capitolo 3: Utilizzare un approccio pragmatico nella misurazione della sostenibilità Raccomandazione n. 11: la valutazione della sostenibilità richiede una serie ben identificata di indicatori. Tali indicatori devono poter misurare la variazione di alcuni stock. Un indice monetario della sostenibilità è sicuramente importante, ma, allo stato attuale della tecnica, dovrebbe rimanere essenzialmente limitato, nel suo impiego, ad aspetti economici della sostenibilità. Raccomandazione 12: gli aspetti della sostenibilità ambientale meritano un ulteriore controllo sulla base di un ben definito insieme di indicatori fisici. In particolare vi è la necessità di un indicatore che misuri in maniera univoca l'approssimarsi di livelli pericolosi di danni ambientali (quali drastici cambiamenti climatici o l'esaurimento delle riserve ittiche.) Vorrei citare questa considerazione (sempre tratta dalla sintesi) “Quando avvengono grandi mutamenti nella diseguaglianza (in genere un cambiamento nella distribuzione del reddito) il PIL o qualsiasi altro aggregato misurato pro capite può NON garantire una valutazione adeguata della situazione nella quale la maggior parte delle persone si trovano. Se la diseguaglianza cresce oltre una certa misura in relazione alla crescita percentuale del PIL procapite, la maggior parte delle persone può trovarsi in condizioni peggiori anche se il reddito medio cresce.” Che si concretizza nelle due raccomandazioni seguenti: Raccomandazione 3: dare maggior rilevanza alla distribuzione del reddito, consumo e Ricchezza Reddito e consumi sono decisivi per definire gli standard di vita, ma in fondo essi possono essere stimati solo insieme a informazioni sulla ricchezza. Una famiglia che spenda la sua ricchezza in beni di consumo aumenta il suo benessere immediato a spese di quello futuro. Le conseguenze di tale comportamento potrebbero essere rilevate usando un bilancio famigliare e lo stesso vale per altri settori dell’economia e per l’economia nel suo complesso. Per costruire un bilancio abbiamo bisogno di conteggiare in modo preciso le attività e le passività. Bilanci a livello nazionale non sono una novità concettuale ma la loro disponibilità è ancora limitata e la loro costruzione dovrebbe essere incentivata. Misure della ricchezza sono indispensabili per misurare la sostenibilità. Quello che viene proiettato nel futuro deve essere necessariamente espresso in termini di stock, di capitale fisico, naturale, umano e sociale. La esatta valutazione di questi stock gioca un ruolo cruciale ed è spesso problematica. Vi è inoltre la necessità di costruire valutazioni alternative dei bilanci, in condizioni di particolari sollecitazioni (“stress-test”), quando i prezzi di mercato per gli asset non sono disponibili o soggetti o bolle o crolli. Alcuni indicatori non monetari potrebbero essere preferibili quando quelli monetari sono molto incerti o difficili da reperire. Raccomandazione 4: dedicare maggiore attenzione ai temi della distribuzione del reddito, del consumo e della ricchezza I valori medi del reddito, del consumo e della ricchezza sono delle statistiche significative, ma non forniscono in maniera esauriente tutto ciò che c’è da sapere circa il tenore di vita di un paese. Ad esempio, un aumento del reddito medio può essere ripartito in maniera diseguale, lasciando alcune famiglie relativamente peggio di altre. Il valore medio del reddito, del consumo e della ricchezza dovrebbe essere allora accompagnato da indicatori che meglio colgano la loro distribuzione. Così la mediana dei consumi, ad esempio, è una misura migliore, rispetto alla media, rispetto ad un agente o alla famiglia "tipica". Per altri scopi, potrebbe essere necessario conoscere in maniera più dettagliata le code della distribuzione, dove tipicamente si concentrano le fasce di povertà e di ricchezza. L'ideale sarebbe analizzare allora tali informazioni in maniera non isolata bensì cogliendo i vari collegamenti, analizzando cioè come le famiglie si pongono rispetto ai vari aspetti caratterizzanti gli standard di vita: reddito, consumo e ricchezza. Del resto, una famiglia a basso reddito ma con una ricchezza al di sopra della media non sta necessariamente peggio di una famiglia con un reddito pari a quello medio ma con una ricchezza minore. Quindi il tema della analisi della distribuzione del reddito e della ricchezza è un tema di scottante attualità Percentuale di popolazione che vive con meno di 1 $ al giorno Anni 2007-2008 Stime CIA Aspettativa di vita 2008 Stime CIA Misura della concentrazione dei redditi nel mondo Indice di Gini, vari anni, Stime CIA La misura della concentrazione Un po’ di storia Studio della distribuzione dei redditi (D.R.) Wilfredo Pareto (1896) tre cause: 1. 2. 3. Caratteristiche individuali (D.R. costante nel tempo e per paesi) Condizioni sociali (D.R. varia al variare delle condizioni es. per paese) Caso (nessuna regolarità nella D.R.) Numerose evidenze su dichiarazione dei redditi portano Pareto a concludere che la distribuzione è costante per diversi paesi (ip.2) e alla sua “legge universale” della distribuzione dei redditi: Log(N(x))= log(k) - log(x) N(x)= numero dei redditieri con reddito x k= costante x= reddito K N ( x) x Se h= livello minimo di reddito osservato e N =totale percettori n(x)dx=percettori con reddito compreso tra x e x+dx N ( x) K x n( x)dx N dN ( x) dx dx K h n( x ) K x 1 Inoltre esplicitando la f.di ripartizione e la densità di probabilità: N ( x) h 1 F ( x) N x n ( x ) h h f ( x) 1 N x x x Quindi secondo la “legge universale” della distribuzione dei redditi: Il numero di redditieri con reddito uguale o superiore a x varia in ragione inversa di una potenza () di x. Si tratta di una “iperbole”, definita nell’intervallo (h, +) che tende a quando x tende a 0 1,2 1 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 1 N(x) 0,8 0,6 0,4 0,2 0 0 50 100 150 reddito 200 250 RIPARTIZIONE 1,2 1 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 1 0,6 0,4 0,2 0 0 50 100 150 200 250 reddito DENSITA' 1,2 1 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 1 0,8 N(x) N(x) 0,8 0,6 0,4 0,2 0 0 5 10 15 reddito 20 25 30 Gli empirici trovati da Pareto oscillano attorno a 1,5 per diversi paesi ed epoche, quindi Pareto propende per l’ipotesi 2 Quindi solo un aumento del reddito medio della collettività, può modificare la distribuzione dei redditi, “solo se i poveri diventano ricchi la disuguaglianza diminuisce” A conclusioni opposte pervengono Gini e Benini definendo un altro indice: xn m 1 xn m 2 ... xn il reddito medio degli m redditieri più ricchi m x1 x2 ... xn xn m 1 xn m 2 ... xn n m xn m 1 xn m 2 ... xn m x1 x2 ... xn n sia Esiste allora una misura che verifica: xn m 1 xn m 2 ... xn m x1 x2 ... xn n Naturalmente esistono per ogni distribuzione n-1 valoro di , in pratica si propone come misura unica una media dei Esiste una relazione evidente tra e : Cioè =/(-1) è molto più sensibile di a variazioni distributive Naturalmente per quanto attiene la misura empirica della concentrazione abbiamo a disposizione anche tutte le ususali misure di concentrazione di un carattere trasferibile Occorre tuttavia distinguere con attenzione se la definizione degli indicatori e la loro costruzione assuma un carattere descrittivo o prescrittivo, cioè se la situazione con cui si normalizza o si confronta la misura abbia significato nel concreto della distribuzione dei redditi Riassumendo: misure di concentrazione dei redditi •Positive: indicano il grado di concentrazione •Normative: presuppongono una ipotesi ottimale, cioè giudizi di valore N.B. La scelta della misura condiziona il risultato, le misure differiscono per: •Il modo in cui si aggregano i redditi •Pesi diversi a diversi “segmenti di reddito” •La metrica adottata (puri numeri o reddito) Misure positive: •Campo di variazione •Differenza interquartile •Scarto semplice medio •Varianza •Coefficiente di Variazione •Varianza dei logaritmi •Indice di concentrazione di Gini •Differenza media •Indice di Theil •Indice di Herfindhal reddito Componenti Mean N Std. Deviation Median Minimum Maximum Range Kurtosis Skewness Diff I-III quartile delta gini alfa pareto Theil Herfindhal 2 2337,1 744,0 1607,5 1852,0 407,1 19643,9 19236,9 24,1 3,6 1326,4 2,27 1,31 0,5 0,02 3 1524,6 1217,0 1232,8 1243,2 148,0 24597,4 24449,4 106,8 7,2 825,3 4,22 1,78 0,8 0,03 Log(reddito) Kurtosis Skewness 0,8 0,5 1,5 0,5 Misure normative della concentrazione Suppongono che un certo vettore di redditi individuali, produca un vettore di benessere, cioè di utilità individuale che opportunamente aggregata determina il livello di benessere della intera popolazione. Il benessere totale dovrebbe aumentare al diminuire della concentrazione, ne consegue che il benessere totale può aumentare parità di reddito se aumenta l’equidistribuzione. Ovviamente, punto di vista etico-valoriale. Implica la formulazione di ipotesi sulla forma delle curve di utilità individuale e sul modalità della loro aggregazione Indice più noto è quello di Atkinson. Misure normative della concentrazione Suppongono che un certo vettore di redditi individuali, produca un vettore di benessere, cioè di utilità individuale che opportunamente aggregata determina il livello di benessere della intera popolazione. Il benessere totale dovrebbe aumentare al diminuire della concentrazione, ne consegue che il benessere totale può aumentare parità di reddito se aumenta l’equidistribuzione. Ovviamente, punto di vista etico-valoriale. Implica la formulazione di ipotesi sulla forma delle curve di utilità individuale e sul modalità della loro aggregazione Indice più noto è quello di Atkinson. Indice di Atkinson. Occorre specificare un numero r che indica “l’avversione alla disuguaglianza” (ecco il giudizio di valore), l’indice è: 1 1 r y 1 r n i A 1 i i y N A=0 equidistribuzione (dato r) r=0 significa nessuna avversione, cioè i redditi sono tutti uguali anche se monetariamente diversi e A=0 r elevato significa grande avversione per l’ineguaglianza e quindi A tende a 1, qualunque sia la distribuzione monetaria dei redditi La scelta di r Ovviamente arbitraria, rappresenta la situazione ideale per il ricercatore, tuttavia esiste una relazione che guida la scelta: 1 kr p Dove p è la frazione di reddito “trasferibile”, cioè quella che trasferita da un ricco a un povero migliora il benessere di quest’ultimo (il resto, ad esempio, viene disperso per inefficienze, trasferimenti, imposte etc..) e k è il rapporto tra i redditi dei due individui Ad esempio k=2 (reddito doppio rispetto al povero) e p=1/4 (si possono anche disperdere i ¾ del reddito trasferito), allora r=2 Il significato dell’indice: Supponiamo che per r=0.5 (avversione molto contenuta) si ottenga un indice pari A=0.2 Questo significa che si potrebbe ottenere lo stesso livello di benessere sociale con un reddito dell’80% inferiore a quello attuale se quest’ultimo fosse più distribuito in maniera più equilibrata.