Fu rappresentata prima del 423 a.C.;l’anno in cui
Aristofane presentò le “Nuvole”,nella quale opera
Aristofane parodizza l’Ecuba
Anche se l’anno di composizione maggiormente
accreditato è il 424 a.C.
Prologo…
Compare lo spettro di Polidoro
Ecuba e Priamo
Figlio di
Che durante la caduta di Troia,avevano affidato al re tracio Polimestore, che
tradendo la loro fiducia,uccise il figlio e lo gettò nel mare.
In seguito,Polidoro chiede sepoltura e riferisce che a sua volte
anche
ACHILLE
ha chiesto ai Greci che in cambio del
loro ritorno in patria,vorrà come
sacrificio
anch’essa figlia
di Priamo ed
Ecuba. La giovane
si sottopone
eroicamente al
sacrificio e dopo
poco sulla scena
appare un cadavere velato. Ecuba crede che sia la figlia,ma in effetti
scoprirà che è Polidoro.
SCONVOLTA PREPARA LA SUA VENDETTA:
Fa chiamare Polimestore,lo fa entrare nella sua tenda
lo acceca e gli uccide i figli,
scatenata l’ira di Agamennone,
fa esporre le proprie ragioni,
ai due.
ALL’ESILIO
VINCE ECUBA!
POLIMESTORE è CONDANNATO
INFINE…
Per vendetta a questo punto,Polimestore,pronuncerà una
terribile profezia:
ECUBA SI TRASFORMERA’ IN CAGNA
E POI MORIRA’
AGAMENNONE E CASSANDRA
SARANNO UCCISI DA CLITEMESTRA.
Una struttura all’insegna del dolore
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Anche l’Ecuba per quanto la vicenda è incentrata su un unico
personaggio,procede per episodi,che non sempre sono legati tra loro.
Emerge la condizione esistenziale di Ecuba che da regina,diventa schiava e
infine madre inconsolabile(es.la comparsa del cadavere del figlio).
Ma gli aspetti del personaggio di Ecuba cambiano spesso in quanto
vediamo,che nella parte finale cambia ancora ,da regina a schiava a
carnefice,colpita dalla forza della vendetta.
Il futuro è un altro aspetto importante in quanto preannuncia altre
sventure,accomunando nello stesso destino vinti e vincitori;
sulla tragedia grava sempre un clima cupo,che non ammette
consolazioni,né un futuro di speranza.
Infine possiamo dire,che il vero motivo della tragedia è mandare un
messaggio contro la guerra,per evitare situazioni sgradevoli e gli orrori di
una guerra.
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Euripide