Le risorse comunitarie e gli
strumenti finanziari per la
crescita, la coesione e
l’occupazione in Italia.
Firenze, 30 Settembre 2013
Noi siamo qui
• Tasso disoccupazione corrente: 12% ,
occupazione 55,9% (ISTAT)
• Tasso previsto 2014: 12,6% (OCSE)
• PIL 2013: - 2,1 (ISTAT)
• PIL 2014: + 0,7 (Bankitalia)
• Tasso dis. UE 12%
• PIL UE +0,3%, Euro -0,5%
Il quadro finanziario pluriennale 20142020
L'accordo raggiunto in sede di Consiglio europeo limita la
spesa massima possibile a 959,99 miliardi di EUR in
impegni, pari a 1,0% del reddito nazionale lordo (RNL)
dell'UE. Ciò significa che il massimale globale di spesa è
stato ridotto del 3.5% in termini reali, rispetto all'attuale
QFP (2007-2013).
Il massimale dei pagamenti complessivi è stato fissato a
908,40 miliardi di EUR, rispetto ai 942,78 miliardi di EUR
del QFP 2007-2013.
una riduzione del massimale globale di spesa pari a 34,4
miliardi di EUR in impegni e a 35,2 miliardi di EUR in
pagamenti
Il quadro finanziario pluriennale 20142020
Sottorubrica 1a ("Competitività"):125,61 miliardi
di EUR. 37% in più rispetto al QFP 2007-2013.
aumento dei fondi destinati al programma di ricerca
dell'UE "Orizzonte 2020" e al programma "Erasmus
per tutti".
«Collegare l’Europa» per completare i collegamenti
mancanti delle reti europee nel settore dell'energia,
dei trasporti e digitale: 29,30 miliardi di EUR, ossia
oltre il 50% in più rispetto all'attuale QFP.
Il quadro finanziario pluriennale 20142020
Sottorubrica 1b ("Coesione"): 325,15 miliardi di
EUR.
Nella stessa sottorubrica è stata prevista una
nuova iniziativa concernente la disoccupazione
giovanile con una dotazione di 6 miliardi di EUR,
la metà dei quali sarà finanziata attraverso il
Fondo sociale europeo e l'altra metà grazie a
una nuova linea di bilancio.
Il quadro finanziario pluriennale 20142020
• Rubrica 2 (Crescita sostenibile: risorse naturali):
373,18 miliardi di EUR.
• Politica agricola comune (PAC), che dovrebbe
diventare più rispettosa dell'ambiente e più
equa:
• il 30% dei pagamenti diretti saranno subordinati
all'"ecosostenibilità", al fine di garantire che la
PAC contribuisca al raggiungimento degli obiettivi
dell'UE in materia di ambiente e di azione per
clima;
Il quadro finanziario pluriennale 20142020
• Rubrica 3 (Sicurezza e cittadinanza): 15,69
miliardi di EUR. Le misure nell'ambito di questa
rubrica comprendono in particolare azioni
relative all'asilo e alla migrazione e iniziative in
materia di frontiere esterne e sicurezza interna.
• Rubrica 4 (Ruolo mondiale dell'Europa): 58,70
miliardi di EUR.
• Rubrica 5 (Amministrazione): 61,63 miliardi di
EUR
Il quadro finanziario pluriennale 20142020
Il quadro finanziario pluriennale 20142020
• Focus FESR FSE
Il quadro finanziario pluriennale 20142020
• Focus FESR FSE
Gli atti settoriali
la Commissione europea ha presentato circa 70
proposte settoriali in aree di intervento quali:
• ricerca
• politica di coesione
• agricoltura e pesca
• ambiente
• Giustizia e affari interni
• Affari esteri
Il percorso istituzionale per l'adozione
del Bilancio
• Le parti che partecipano ai negoziati sul QFP sono la
Commissione europea, il Consiglio e il Parlamento europeo.
Ciascuna istituzione contribuisce, a proprio modo,
all'adozione del nuovo QFP..
• La Commissione europea ha proposto il pacchetto QFP che
serve di base per i negoziati. In funzione del tipo di atto
giuridico, il Consiglio adotta il "pacchetto QFP":
• con il Parlamento europeo, o
• previa approvazione o previo parere del Parlamento
europeo.
Il Consiglio europeo fornisce orientamenti al Consiglio sotto
forma di accordo politico sulle questioni politiche
fondamentali.
Il percorso istituzionale per l'adozione
del Bilancio
Da dove vengono le risorse: le fonti di
finanziamento dell'Unione
• Risorse proprie tradizionali.: Principalmente dazi doganali e
contributi sullo zucchero.
• Risorsa propria basata sull'imposta sul valore aggiunto (IVA): Di
norma, viene imposta un'aliquota uniforme pari allo 0,30% sulla
base armonizzata dell'IVA di ogni Stato membro.
La base imponibile IVA è livellata al 50% del reddito nazionale lordo
(RNL) per ciascun paese. Lo scopo di questa regola è di evitare che
Stati membri meno prosperi debbano versare un importo
sproporzionato (nei paesi con basso livello di reddito, l'IVA
rappresenta in generale una percentuale più elevata del reddito
nazionale).
• Le risorse basate sul reddito nazionale lordo (RNL). Un'aliquota
standard viene imposta sull'RNL di ciascuno Stato membro dell'UE.
Da dove vengono le risorse: le fonti di
finanziamento dell'Unione
Da dove vengono le risorse: le fonti di
finanziamento dell'Unione
Consiglio di Fontaibleau del 1984
Per quanto riguarda le correzioni, sono mantenute la correzione per il
Regno Unito.
Alla Germania, ai Paesi Bassi e alla Svezia si applicherà, solo per il
2014-2020, un'aliquota di prelievo IVA ridotta dello 0,15% (invece dello
0,30%).
La Danimarca, i Paesi Bassi e la Svezia beneficeranno, per il periodo
2014-2020, di riduzioni del proprio contributo RNL pari
rispettivamente a 130 milioni, 695 milioni e 185 milioni di EUR. Il
contributo RNL annuo dell'Austria sarà ridotto di 30 milioni di EUR nel
2014, di 20 milioni di EUR nel 2015 e di 10 milioni di EUR nel 2016.
Infine, ma non meno importante, agli Stati membri sarà consentito di
trattenere solo il 20% (invece del 25%) delle risorse proprie tradizionali
per coprire le spese di riscossione.
Storia: il FAS e la conversione al FSC
Il FSC è lo strumento con il quale il Governo e le Regioni
sviluppano interventi per il riequilibrio economico e
sociale fra le diverse aree geografiche del Paese in
attuazione dell'art. 119, comma 5 della Costituzione:
«Per promuovere lo sviluppo economico, la coesione e la
solidarietà sociale, per rimuovere gli squilibri economici e
sociali, per favorire l'effettivo esercizio dei diritti della
persona, o per provvedere a scopi diversi dal normale
esercizio delle loro funzioni, lo Stato destina risorse
aggiuntive ed effettua interventi speciali in favore di
determinati Comuni, Province, Città metropolitane e
Regioni.»
Storia: il FAS e la conversione al FSC
• La dotazione del Fondo e la ripartizione annuale
sono definite dalla legge di stabilità relativa
all’esercizio finanziario che precede l’avvio di un
nuovo ciclo pluriennale di programmazione.
• La legge annuale di stabilità può aggiornare
l’articolazione annuale del Fondo
• La legge di stabilità successiva al primo triennio
può procedere alla riprogrammazione del Fondo,
previa intesa in sede di Conferenza unificata.
Storia: il FAS e la conversione al FSC
• Il Fondo per lo sviluppo e la coesione è la
nuova denominazione assunta dal Fondo per
le aree sottoutilizzate, di cui all’articolo 61
della legge 289/2002
Storia: il FAS e la conversione al FSC
• Il Fondo finanzia gli interventi speciali dello Stato e
l’erogazione di contributi speciali.
• Il Fondo è destinato a finanziare progetti strategici:
 sia di carattere infrastrutturale, sia di carattere
immateriale;
 di rilievo nazionale, interregionale e regionale;
 aventi natura di grandi progetti o di investimenti
articolati in singoli interventi tra loro funzionalmente
connessi, in relazione a obiettivi e risultati quantificabili
e misurabili, anche per quanto attiene al profilo
temporale.
Storia: il FAS e la conversione al FSC
Strumenti integrati al FSC:
• I crediti di imposta
• Il contratto di sviluppo e il contratto
istituzionale di sviluppo
• La fiscalità di vantaggio
• Le zone franche urbane
• La Banca del Mezzogiorno e i titoli di risparmio
per l'economia meridionale
Il percorso dal 2008 e le
riprogrammazioni CIPE
2007-2013
• oltre 64 miliardi di euro sino all’anno 2015
• si affiancavano, per l'attuazione della politica
di coesione, 28,7 miliardi di fondi comunitari
• Si affiancavano 31,6 miliardi di
cofinanziamento nazionale
Il percorso dal 2008 e le
riprogrammazioni CIPE
2007-2013
• delibera n. 112 del 2008, ha risposto la
riduzione di 12,9 miliardi
• marzo 2009: 52,4 miliardi
Il percorso dal 2008 e le
riprogrammazioni CIPE
2007-2013
• 27 miliardi alle Amministrazioni regionali, per la realizzazione dei
Programmi di interesse strategico regionale, nella quota di 21,8
miliardi al Mezzogiorno e 5,2 miliardi al Centro-Nord, sulla base
della percentuale di riparto tra Mezzogiorno e Centro-Nord
dell’85% e 15%;
• 25,4 miliardi alle Amministrazioni centrali. Tale quota è stata
successivamente ripartita dal CIPE tra tre fondi settoriali, nel
rispetto del criterio di ripartizione dell’85% delle risorse al
Mezzogiorno e del 15% Centro-Nord, nei seguenti importi:
 Fondo infrastrutture: 12,4 miliardi;
 Fondo strategico per il Paese a sostegno dell'economia reale: 9
miliardi;
 Fondo sociale per l’occupazione e la formazione: 4 miliardi.
L'ultima riprogrammazione e le
annualità 2013, 2014 e 2015
• Alla luce di tali variazioni, la legge di bilancio
per il 2013-2015 espone le risorse del Fondo
sviluppo e coesione pari a 8 miliardi per il
2013, a 5,8 miliardi per il 2014 e a 8,5 miliardi
per il 2015.
Il quadro di insieme
Esperienza dei fondi
comunitari 2007-2013:
andamenti ed evoluzione
Firenze 30 settembre 2013
Il bilancio comunitario 2007-2013
Il bilancio comunitario 2007-2013
Il bilancio dell'UE per il periodo 2007-2013, pari
a poco più dell'1% del RNL degli Stati membri,
dispone di 975,5 miliardi di euro, quasi 140
miliardi di euro all'anno. Ogni cittadino
contribuisce al bilancio UE con 235 euro circa
l'anno.
la politica di coesione (i fondi strutturali) sono
equivalsi al 35,6%
Il bilancio 2007-2013 in Italia
• UE: 28 mld.
• ITALIA: 27 Mld
Situazione della spesa
Situazione della spesa
Situazione della spesa
Situazione della spesa
Correlazione occupazionedisoccupazione e fondi spesi
Abruzzo
Correlazione occupazionedisoccupazione e fondi spesi
Campania
Correlazione occupazionedisoccupazione e fondi spesi
Lombardia
Correlazione occupazionedisoccupazione e fondi spesi
Puglia
Il modello di governance frutto del FSE
Modelli di governance dei servizi per l’impiego
Modelli
Pubblico esclusivo
Misto
A canale unico
Caratteristiche principali
Regioni coinvolte
Fondato sulla centralità dei Servizi pubblici per
l’impiego
Trento, Liguria, Abruzzo, Lazio, Molise Campania, Calabria,
Basilicata, Puglia, Sardegna
Fondato sulla cooperazione pubblico-privato
Valle d’Aosta, Bolzano, Piemonte, Toscana, Emilia Romagna,
Umbria, Marche, Sicilia
Fondato sul canale privato tramite soggetti accreditati
Lombardia e Veneto
Il percorso storico sull'asse centro
territorio dal 1994 al 2013
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1994-1999: il centro
1999 il patto di stabilità
2000-2006: i POR omogenei
2001: riforma titolo V
2005: la stretta al 2% del Patto di stabilità
2007-2013: l’autonomizzazione delle regioni
2007-2013: crisi e politiche passive
PAC: il ritorno al centro
La diade federalismo/centralismo
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Il Patto di Stabilità e la riforma del Titolo V
L’Europa Federale,
l’Europa delle Nazioni,
L’Europa delle Regioni
La crisi e l'uso del FSE
per le politiche passive
Come ormai noto, fra la fine del 2008 e il 2009 il Governo italiano e le Regioni hanno
adottato una serie di importanti misure di contrasto alla crisi a tutela dell’occupazione
nell’ambito del percorso tracciato dalla Commissione europea. Le misure sono
centrate su tre pilastri principali:
• estensione del diritto di beneficiare degli ammortizzatori sociali ad una platea
molto più ampia di lavoratori, attraverso il ricorso agli “ammortizzatori in deroga”;
• maggiore integrazione tra politiche passive e politiche attive del lavoro, rendendo
più vincolante e cogente la partecipazione a misure di politica attiva da parte dei
soggetti destinatari di forme di sostegno al reddito pena la perdita dell’indennità;
• modalità di collaborazione fra Stato e Regioni più efficace e interattiva, imposta
dalla complessità della materia e dalla configurazione, assai articolata, delle
competenze in materia di ammortizzatori sociali e formazione professionale.
• Il riferimento è alle le Comunicazioni Dalla crisi finanziaria alla ripresa (COM CE n.
706 29.10.2008) e Un piano europeo di ripresa economica (COM CE n. 800 del
26.11.2008).
La crisi e l'uso del FSE
per le politiche passive
• Comunicazione “Un piano europeo di ripresa
economica”
• per la prima volta i Fondi Strutturali assumono
un ruolo diretto nel fronteggiamento di una
crisi sistemica
• una complessa fase di negoziazione
• Fondo Sociale Europeo a sostegno degli
ammortizzatori sociali in deroga
La crisi e l'uso del FSE
per le politiche passive
• 8 miliardi di euro, dei quali poco meno del
30% (circa 2.150 milioni di euro) provenienti
dai Programmi Operativi Regionali FSE. La
restante quota nazionale è stata prelevata dal
FAS (circa 4 miliardi) e da leggi nazionali per il
residuo.
• Decreto Interministeriale n. 46449 del 7 Luglio
2009
Il Piano di Azione e Coesione
Il Piano di Azione Coesione si è finora sostanziato in tre atti
operativi:
riprogrammazione di 3,7 miliardi di euro dai programmi
operativi delle Regioni a favore di istruzione, ferrovie,
formazione, agenda digitale, occupazione di lavoratori
svantaggiati (15 dicembre 2011)
riprogrammazione di 2,3 miliardi di euro dai programmi
operativi nazionali e interregionali gestiti dalle amministrazioni
centrali dello Stato a favore della cura per l’infanzia e per gli
anziani non autosufficienti, dei giovani, della competitività e
innovazione delle imprese, delle aree di attrazione culturale (11
maggio 2012)
riprogrammazione di 5,7 miliardi di euro con misure anticicliche
e salvaguardia dei progetti avviati (11 dicembre 2012)
Il Piano di Azione e Coesione
Il Piano di Azione e Coesione
Perché il PAC
“La Coesione Territoriale in Italia alla fine del 2011”:
• debolezza di indirizzo dei centri di competenza e
coordinamento nazionali, cui corrisponde un’analoga
debolezza del livello regionale;
• incertezze originate dal susseguirsi di tagli di finanza
pubblica non risolutivi ed effetto di “spiazzamento”
della spesa a causa del patto di stabilità interno;
• frammentazione degli interventi;
• focalizzazione sui processi anziché sui risultati e scarsa
mobilitazione locale.
Perché il PAC
il Piano di Azione per la Coesione, inviato il 15
novembre 2011 al Commissario Europeo per la
Politica Regionale si attua attraverso una
revisione delle scelte di investimento compiute
con lo scopo di:
• a) accelerare gli interventi
• b) rafforzarne l’efficacia
Priorità dei PAC
• PAC I
La prima riprogrammazione attuata con il Piano di
Azione Coesione (dicembre 2011), ha riorientato e
concentrato 3,5 miliardi di euro su quattro ambiti
strategici per il Mezzogiorno:
• Istruzione,
• Credito d’imposta per lavoratori svantaggiati
• Ferrovie
• Agenda Digitale
Priorità dei PAC
• PAC II (PON e POIN):
• servizi di cura per l’infanzia e per gli anziani
non autosufficienti,
• giovani,
• competitività e innovazione delle imprese,
delle start-up e di azioni di domanda pubblica
• aree di attrazione culturale
Priorità dei PAC
• PAC III
• Primo pilastro: Misure anticicliche (2,5
miliardi)
• Secondo pilastro: Salvaguardia progetti validi
avviati (1,9 miliardi)
• Terzo pilastro: Nuove azioni regionali(1,3
miliardi)
Priorità dei PAC
Metodo dei PAC e funzione ponte nei
confronti della nuova programmazione
L’intervento, definito tenendo conto degli esiti del
confronto con il partenariato istituzionale ed economicosociale, anticipa alcuni principi della nuova
programmazione 2014-2020:
• concentrare gli interventi su un numero limitato di
priorità
• esplicitare i risultati attesi in termini di qualità di vita
dei cittadini con indicatori misurabili
• offrire ai cittadini informazioni e strumenti per
conoscere in tempo reale le decisioni di investimento,
per valutarle e per farne oggetto di dibattito pubblico
Il PAC III e il ruolo delle PES
• L’esperimento del bando Giovani
Tenere dentro gli stakeholder?
• Il percorso di consultazione con le PES
LE PES e il PAC
LAVORO E IMPRESA NELLE POLITICHE DI
SVILUPPO E COESIONE: UN PONTE TRA LA
VECCHIA E LA NUOVA PROGRAMMAZIONE
Le proposte di Confindustria e CGIL CISL UIL
LAVORO E IMPRESA NELLE POLITICHE
DI SVILUPPO E COESIONE)
(estratto da LAVORO E IMPRESA NELLE POLITICHE DI SVILUPPO E COESIONE)
Il documento per lo sviluppo del
mezzogiorno
(estratto da LAVORO E IMPRESA NELLE POLITICHE DI SVILUPPO E COESIONE)
LAVORO E IMPRESA NELLE POLITICHE
DI SVILUPPO E COESIONE)
(estratto da LAVORO E IMPRESA NELLE POLITICHE DI SVILUPPO E COESIONE)
:
LAVORO E IMPRESA NELLE POLITICHE
DI SVILUPPO E COESIONE
• Confidi, legge Sabatini, piccoli interventi sul
patrimonio pubblico, Piano Città,
• Credito d’imposta, reinserimento, over 29
• Svincolo dal Patto di Stabilità
Opencoesione e l’accesso alle
informazioni
• www.opencoesione.gov.it
Le fonti per il controllo sociale nell'utilizzo dei
fondi pubblici e comunitari
Opencoesione e il confronto con analoghi
europei
Proprio dal sito del sistema di monitoraggio
dell’Ungheria è semplice cogliere alcuni riferimenti al
tasso di spesa di tale Paese relativamente alle politiche di
coesione.
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Numero progetti approvati: 27287
Ammontare delle risorse assegnate: 1805,79 B HUF
Ammontare delle risorse impegnati: 1557 BHUF
Ammontare delle risorse pagate: 311,32 B HUF
Numero dei progetti avviati: 15674
Opencoesione e il confronto con analoghi
europei
Lo sviluppo di un sistema europeo integrato da
accesso ad informazioni tempestive e manipolabili è
un passaggio determinante per abilitare il dialogo
sociale trilaterale. In questo quadro le esperienze
ungherese e italiana possono, se saranno in grado
di superare la barriera linguistica, essere degli
apripista per un sistema europeo dove cittadini e
Parti Economiche e Sociali potranno avere pieno
accesso alle informazioni sulla gestione della cosa
pubblica.
Scarica

Le risorse comunitarie e gli strumenti finanziari per la crescita