Italia rinascimentale e l'insieme delle vicende politiche, sociali, economiche e culturali che interessarono la penisola italiana fra i primi decenni del XV secolo e la metà circa del secolo successivo, periodo definito col termine Rinascimento. L'area settentrionale della penisola era divisa fra il Ducato di Savoia, il Ducato di Milano, i domini di terraferma della Repubblica di Venezia. A queste maggiori formazioni territoriali si aggiungevano Stati di più piccole dimensioni: la Repubblica di Genova (che comprendeva anche la Corsica), il Marchesato di Saluzzo, il Marchesato del Monferrato, il Principato vescovile di Trento, il Marchesato di Mantova, i Ducati di Modena e Ferrara. L'Italia centrale era divisa fra le repubbliche di Firenze, Siena e Lucca (corrispondenti nell'insieme all'attuale Toscana) e i domini dello Stato pontificio, costituiti grosso modo dalle attuali Lazio, Umbria e parte delle Marche. A questi si aggiungevano realtà minori come i Ducati di Urbino e Camerino e le signorie di Perugia, Senigallia, Pesaro, Foligno , Rimini, Bologna, Faenza, Imola, Forlì, Ces ena e la Repubblica di San Marino. Il Meridione peninsulare (odierni Abruzzo, Molise, Campania, Pug lia, Basilicata e Calabria) era unificato sotto il Regno di Napoli, mentre Sicilia e Sardegna facevano parte della Corona d'Aragona. Il Nord conobbe una fase di prosperità che lo inserì fra le regioni più ricche d'Europa. Le Crociate avevano consentito di costruire legami commerciali duraturi con l'Asia e in particolar modo la Quarta Crociata aveva permesso a Veneziani e Genovesi di estromettere i rivali bizantini dai traffici nel Mediterraneo orientale. Le principali rotte commerciali passavano infatti attraverso i territori bizantini e arabi e avevano come snodo proprio Venezia, Genova e Pisa. Prodotti di lusso acquistati nel Levante, come spezie, coloranti e sete, venivano importati in Italia e da qui rivenduti in tutto il continente, mentre le merci provenienti dall'Europa continentale quali lana, frumento e metalli preziosi raggiungevano la Penisola attraverso le fiere della Campagne. I traffici lungo l'asse dall'Egitto al Baltico fruttavano ai mercanti italiani ingenti guadagni, che venivano reinvestiti nel settore agricolo e nell'estrazione mineraria. Il Sud, nonostante l'unità territoriale realizzata fin dal XII secolo, restava escluso dai grandi traffici commerciali europei. Nel Regno di Napoli non si era formata una borghesia dinamica ma perduravano le antiche strutture feudali fondate sul privilegio e una tendenza alla concentrazione fondiaria nelle mani di un forte ceto baronale. L'economia era essenzialmente agricola e i livelli di urbanizzazione molto bassi. Inoltre le attività commerciali e finanziarie erano gestite quasi interamente da banchieri stranieri, soprattutto fiorentini e catalani, che concedevano prestiti alla Corona e realizzavano profitti destinati ad essere reinvestiti altrove. L'età rinascimentale fu inoltre interessata da un processo di costante incremento della popolazione seguito al crollo demografico del Trecento, dovuto al flagello della peste bubbonica. L'aumento si verificò in maniera piuttosto generalizzata in tutta Europa e vide l'Italia settentrionale al secondo posto per densità abitativa (40 abitanti per km²) dopo l'Olanda. Nel 1550, nella fase conclusiva del periodo rinascimentale, la città più popolosa d'Italia era Napoli, con circa 210.000 abitanti, seguita da Venezia (160.000), Milano e Palermo (entrambe 70.000)[5].