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Lettera 26
Al nome
di Gesù Cristo crocifisso e di Maria
dolce
Carissima figliuola in Cristo dolce Gesù.
Io Catarina, serva e schiava dei servi di Gesù
Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo;
con desiderio di vederti gustare il cibo angelico:
perché per altro non sei fatta;
ed acciocché tu lo potessi gustare, Dio ti ricomperò
del sangue dell'unigenito suo Figliuolo.
Ma pensa, carissima figliuola, che questo cibo non si
mangia in terra, ma in alto;
e però il Figliuolo di Dio volle essere levato in alto nel
segno della santissima Croce,
acciocché in alto in su questa mensa prendessimo
questo cibo.
Ma tu mi dirai: «quale è questo cibo angelico?».
Ti rispondo: è il desiderio di Dio, il quale, il desiderio
che è nell'affetto dell'anima,
trae a sé, e si fanno una cosa l'uno con l'altro.
Questo è un cibo, che, mentre siamo peregrini in
questa vita, tira a sé l'odore delle vere e reali
virtù;
le quali virtù sono cotte al fuoco della divina carità,
e si mangiano in su la mensa della Croce.
Cioè, che con pena e fatica s'acquista la virtù,
ricalcitrando alla propria sensualità;
e con forza e violenza rapisce il reame dell'anima
sua,
la quale è chiamata cielo, perché cela Dio per
grazia dentro da sé.
Questo è quel cibo che fa l'anima angelica: e però si
chiama cibo angelico;
ed anco perché separata l'anima dal corpo, gusta Dio
nell'essenza sua.
Egli sazia tanto e per sì fatto modo l'anima che
nessuna altra cosa appetisce né può desiderare
se non quello che più perfettamente le abbia a
conservare e crescere questo cibo:
onde ha in odio ciò che gli è contrario.
E però, come prudente, ragguarda col lume della
santissima fede,
il quale lume sta nell'occhio dell'intelletto, e ragguarda
quello che gli è nocivo, e quello che gli è utile.
E come ella ha veduto, così ama e spregia,
dispregia dico, la propria sensualità,
tenendola legata sotto i piedi dell'affetto e tutti i vizi
che procedono da essa sensualità.
Ella fugge tutte le cagioni che la possono inchinare a
vizio o impedire la sua perfezione.
Onde ella annega la propria volontà, che gli è
cagione d'ogni male,
e la sottomette al giogo della santa obbedienza,
non solamente all'Ordine ed al prelato suo, ma ad
ogni minima creatura per Dio.
Ella fugge ogni gloria e piacere umano; e solo si
gloria negli obbrobri e pene di Cristo crocifisso:
ingiurie, strazii, scherni e villanie gli sono un latte;
si diletta in esse per conformarsi con lo sposo suo
Cristo crocifisso.
Ella rinunzia alla conversazione delle creature,
perché vede che spesse volte ci sono mezzo tra noi
e il Creatore nostro;
e fugge alla cella attuale e mentale.
A questo t'invito te, e le altre:
e ti comando, dilettissima figliuola mia, che tu
sempre stia nella casa del conoscimento di te,
ove noi troviamo il cibo angelico dell'affocato
desiderio di Dio inverso di noi;
e nella cella attuale, con la vigilia, e con l'umile
fedele e continua orazione;
spogliando il cuore e l'affetto tuo di te e di ogni
creatura, e vestila di Cristo crocifisso.
Altrimenti lo mangeresti in terra;
e già ti dissi, che in terra non si deve mangiare.
Pensa che lo sposo tuo Cristo dolce Gesù, non
vuole mezzo fra te e lui, ed è molto geloso.
Onde subito che vedesse che tu amassi veruna
cosa fuori di lui, egli si partirebbe da te;
e saresti fatta degna di mangiare il cibo delle
bestie.
E non saresti tu ben bestia, e cibo di bestie, se tu
lasciassi il Creatore per le creature,
e il bene infinito per le cose finite e transitorie, che
passano come il vento?
la luce per la tenebra? la vita per la morte?
quello che ti veste di sole di giustizia,
col fibbiale dell'obbedienza e colle margarite della
fede viva, speranza ferma e carità perfetta, per
quello che te ne spoglia?
E non saresti tu bene stolta a partirti da Quello che ti
dà perfetta purità
(in tanto che, quanto più t'accosti a lui, tanto più
raffina il fiore della verginità tua)
per quegli che spesse volte gettano puzza
d'immundizia,
contaminatori della mente e del corpo suo?
Dio lo cessi da te per la sua infinita misericordia.
Ed acciocché questo non possa mai intervenire,
guarda, che non sia tanta la tua sciagura che tu pigli
conversazione particolare né di religioso né di
secolare.
Che se io lo potrò sapere o sentire, se io fossi anco
più di lunga che io non sono,
io ti darei sì fatta disciplina che tutto il tempo della
vita tua ti starebbe a mente;
e sia chi si vuole.
Guarda che tu non dia né riceva se non in necessità,
sovvenendo comunemente ad ogni persona dentro
e di fuori.
Stammi tutta soda e matura in te medesima.
Servi le suore caritativamente con ogni diligenza, e
specialmente quelle che vedi in necessità.
Quando gli ospiti passano, e ti domandassero alle
grate;
statti nella pace tua e non v'andare: ma quello che
volessero dire a te, lo dicano alla priora;
se già la priora non te lo comandasse per
Allora china il capo, e stammi selvatica come un
riccio.
Ti stiano a mente i modi che quella gloriosa vergine
sant’ Agnese faceva tenere alle figliuole sue.
Vatti per la confessione, e di' la tua necessità; e
ricevuta la penitenza, fuggi.
Guarda già, che non fossero di quelli con cui tu ti
sei allevata.
E non ti meravigliare perché io dica così;
perché più volte mi puoi avere udito dire, e così è la
verità, che le conversazioni, col perverso
vocabolo dei devoti e delle devote,
guastano l'anime e i costumi e osservanze delle
religioni.
Guarda che non leghi il cuor tuo altro che con Cristo
crocifisso;
perché tal ora lo vorresti sciogliere, e non potresti,
che ti sarebbe molto duro.
Dico che l'anima che ha assaggiato il cibo angelico,
ha veduto col lume che questo e l'altre cose
sopradette gli sono mezzo impedimento al cibo
suo;
e però le fugge con grandissima sollecitudine.
E dico che ama, e cerca quello che la cresca e la
conservi.
E perché ha veduto che meglio gusta questo cibo col
mezzo dell'orazione fatta nel conoscimento di sé;
però vi si esercita continuamente in tutti quei modi
che più si possa accostare a Dio.
Di tre sorti è l'orazione.
L'una è continua, cioè il continuo santo desiderio, il
quale desiderio òra nel cospetto di Dio in ciò che
tu fai;
perché questo desiderio drizza nel suo onore tutte le
tue operazioni spirituali e corporali:
e però si chiama continua.
Di questa pare che parlasse il glorioso san Paolo
quando disse: «Orate senza intermissione» .
L'altro modo è orazione vocale,
quando vocalmente si dice l'officio, o altre orazioni.
Questa è ordinata per giungere alla terza, cioè alla
mentale:
e così vi giunge l'anima quando con prudenza e
umiltà esercita l'orazione vocale,
cioè che, parlando con la lingua, il cuore suo non
sia di lunga da Dio.
Ma si deve ingegnare di fermare e stabilire il cuore
suo nell'affetto della divina carità.
E quando sentisse la mente sua essere visitata da
Dio,
cioè che in alcun modo fosse tratta a pensare del
suo Creatore;
deve abbandonare l'orazione vocale, e fermare la
mente sua con affetto d'amore in quello che vede
che Dio la visita;
e poi, se ella ha tempo, cessato quello, deve
ripigliare la vocale,
acciocché sempre la mente stia piena, e non vuota.
E perché nell'orazione abbondassero le molte
battaglie in diversi modi,
e tenebre di mente con molta confusione,
facendole il dimonio vedere che la sua orazione non
fosse piacevole a Dio;
per le molte battaglie e tenebre che ha, non deve
lasciare però;
ma stare ferma con fortezza e lunga perseveranza,
ragguardando che il dimonio lo fa per tirarci dalla
madre dell'orazione,
e Dio lo permette per provare in quell’ anima la
fortezza e costanza sua.
Ed acciocché nelle battaglie e tenebre conosca sé
non essere,
e nella buona volontà che si sente riservata,
conosca la bontà di Dio,
il quale è donatore e conservatore delle buone e
sante volontà:
la quale volontà non è degnata a chiunque vuole.
Per questo modo giunge alla terza e ultima orazione
mentale,
nella quale riceve il frutto delle fatiche che sostenne
nell'orazione vocale imperfetta.
Allora gusta il latte della fedele orazione.
Ella leva sé sopra di sé, cioè, sopra il sentimento
grosso sensitivo,
e con mente angelica si unisce in Dio per affetto
d'amore,
e col lume dell'intelletto vede e conosce, e si veste
della verità.
Ella è fatta sorella degli angeli:
ella sta con lo sposo suo in sulla mensa del crociato
desiderio,
dilettandosi di cercare l'onore di Dio e la salute delle
anime;
perché vede bene che per questo lo Sposo eterno
corse all'obbrobriosa morte della Croce,
e così compì l'obbedienza del Padre e la salute
nostra.
Drittamente questa orazione è una madre che nella
carità di Dio concepisce le virtù,
e nella carità del prossimo le partorisce.
Ove manifesti tu l'amore, la fede, e la speranza, e
l'umiltà?
nell'orazione.
Perché la cosa che tu non amassi, tu non ti
cureresti di cercarla;
ma chi ama, sempre si vuole unire con quella cosa
che ama, cioè con Dio.
Col mezzo dell'orazione a lui domandi la tua
necessità;
perché conoscendo te, nel quale conoscimento è
fondata la vera orazione,
ti vedi avere grande bisogno, sentendoti attorniata
dai tuoi nemici,
dal mondo con le ingiurie e ricordamento di vani
piaceri,
dal dimonio con le molte tentazioni,
e dalla carne con molta ribellione e impugnazione
contro lo spirito.
E te vedi non essere per te; non essendo, non ti puoi
aiutare;
e però con fede corri a Colui che è, il quale possa e
vuole sovvenirti in ogni tua necessità;
e con speranza domandi ed aspetti l'adiutorio suo.
Così vuole essere fatta l'orazione, a volere averne
quello che tu n'aspetti.
Non ti sarà mai dinegata cosa giusta che tu domandi
per questo modo dalla Divina Bontà:
ma facendolo per altro modo, poco frutto né trarresti.
Dove sentirai tu dolore della coscienza? nell'orazione.
Dove ti spoglierai tu dell'amore proprio che ti fa
essere impaziente nel tempo delle ingiurie, o
d'altre pene;
e vestirai te d'un divino amore che ti farà paziente;
e ti glorierai nella croce di Cristo crocifisso?
nell'orazione.
Dove sentirai tu l'odore della virginità, e la fame del
martirio, disponendoti a dare la vita in onore di Dio
e salute dell'anime?
in questa dolce madre dell'orazione.
Ella ti farà osservatrice dell'Ordine;
ti suggellerà nel cuore e nella mente tre voti solenni
che facesti nella professione, lasciandovi l’
impronta del desiderio d'osservarli fino alla morte.
Ella ti leva dalla conversazione delle creature, e ti dà
la conversazione del Creatore:
ella empie il vasello del cuore del sangue dell'umile
Agnello,
e lo ricopre di fuoco, perché per fuoco d'amore fu
sparto.
Più e meno perfettamente riceve e gusta l'anima
questa madre dell'orazione,
secondo che ella si nutre del cibo angelico, cioè del
santo e vero desiderio di Dio,
levandosi in alto, come detto è,
a prenderlo in sulla mensa della santissima Croce.
E però ti dissi che io desideravo di vederti nutrire
del cibo angelico,
perché io non vedo che in altro modo potessi
essere vera sposa di Cristo crocifisso,
consacrata a lui nella santa religione.
Fa' che io ti veda una pietra preziosa nel cospetto di
Dio.
E non mi stare a perdere il tempo.
Bagnati e annegati nel sangue dolce dello sposo
tuo.
Altro non dico.
Permani nella santa e dolce dilezione di Dio.
Gesù dolce
Gesù amore
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