Gutta cavat lapidem La massima si trova in Lucrezio, Tibullo, Ovidio e Seneca. Indica l’efficacia, soprattutto dannosa, di un ’azione, anche lieve, quando è ripetuta e continua. In epoca posteriore fu completata così : gutta cavat lapidem, non vi sed saepe cadendo «la goccia scava la roccia, non per la sua forza, ma col cadere spesso».