LA STORIA DELLA DONNA LA STORIA DELLA DONNA La storia delle donne nella cultura e nella vita civile è stata una storia di emarginazione fino alla fine dell'Ottocento e in gran parte ancora fino alla metà del Novecento, almeno nei paesi industrializzati. In molti paesi in via di sviluppo, salvo rare eccezioni, le donne sono ben lontane non solo dall'aver raggiunto la parità con l'altro sesso, ma anche dal vedere loro riconosciuti i più elementari diritti di esseri umani. Quali possono essere le cause di questa situazione che risale indietro nei secoli? Forse già nelle epoche preistoriche, la forza fisica necessaria per sopravvivere, le numerose gravidanze e il lungo periodo di allattamento e di cura della prole hanno portato alla differenziazione dei compiti. Oggi, i progressi della scienza e della medicina, e le conseguenti applicazioni tecnologiche hanno annullato la condanna biblica - uomo lavorerai con fatica, donna partorirai con dolore - almeno nei paesi industrializzati. Le sufragette CON IL TERMINE SUFFRAGETTE SI INDICAVANO LE APPARTENENTI A UN MOVIMENTO DI EMANCIPAZIONE FEMMINILE NATO PER OTTENERE IL DIRITTO DI VOTO PER LE DONNE CHE IN QUASI NESSUN PAESE VENIVA RICONOSCIUTO LORO. IN SEGUITO LA PAROLA "SUFFRAGETTA" HA FINITO PER INDICARE, IN SENSO LATO, LA DONNA CHE LOTTA O SI ADOPERA PER OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DELLA PROPRIA DIGNITÀ, COINCIDENDO IN PARTE QUINDI CON IL TERMINE FEMMINISTA. IN ITALIA IL PERCORSO FU IN PARTE RALLENTATO DALLA UNIFICAZIONE AVVENUTA SOLO NEL 1861. NEL 1919 LE DONNE OTTENNERO L'EMANCIPAZIONE GIURIDICA, E PURE PAPA BENEDETTO XV SI PRONUNCIÒ PUBBLICAMENTE FAVOREVOLE AL DIRITTO DI VOTO ALLE DONNE. STORICAMENTE, AI PRIMI NUCLEI FEMMINILI ORGANIZZATI DI INIZIO NOVECENTO, ADERIRONO INIZIALMENTE LE DONNE DELLA BORGHESIA, ALLE QUALI SI AFFIANCARONO SUCCESSIVAMENTE CATTOLICHE E SOCIALISTE. FU SOLO IL 30 GENNAIO 1945,QUANDO L'ITALIA ERA ANCORA IN GUERRA, CHE IL CONSIGLIO DEI MINISTRI DELL’ITALIA LIBERA PRESIEDUTO DA BONOMI APPROVÒ IL DECRETO LEGGE DE GASPERI-TOGLIATTI, CHE PREVEDEVA IL DIRITTO DI VOTO ESTESO A TUTTI GLI ITALIANI CHE AVESSERO 21 ANNI COMPIUTI. LE DONNE VOTARONO, PER LA PRIMA VOLTA, IL 2 GIUGNO 1946, PER IL REFERENDUM PER LA SCELTA TRA MONARCHIA E REPUBBLICA. LA CACCIA ALLE STREGHE La caccia alle streghe è la ricerca e la persecuzione da parte della religione cristiana di donne sospettate di compiere atti di magia quali sortilegi, malefici, fatture, legamenti, o di intrattenere rapporti con forze oscure e infernali dalle quali ricevere i poteri per danneggiare l'uomo, specialmente nella virilità, o nello sciogliere o stringere legami amorosi; Il fenomeno della caccia alle streghe nacque all'incirca alla fine del XV secolo. In quell'epoca, le streghe, ritenute sospette e pericolose dalle autorità civili e religiose, furono oggetto di persecuzioni che sovente terminavano con condanne a morte a seguito delle quali le stesse venivano arse vive sul rogo. Le presunte streghe appartenevano perlopiù alle classi sociali inferiori ed erano di solito vedove, levatrici ed herbarie. La stragrande maggioranza era composta da persone innocenti, di ogni età e condizione, spesso levatrici e guaritrici o prostitute, in un tempo in cui decotti ed infusi a base di piante usati dall'empirico sapere tradizionale delle guaritrici risultavano non meno efficaci e sicuri di medicine e medici. Veniva considerata "strega" anche chi possedeva gatti neri, aveva i capelli rossi o un neo nell'iride dell'occhio (il cosiddetto "segno del diavolo"). Moltissime "streghe" vennero torturate e bruciate vive con le motivazioni ufficiali più varie, ma spesso in base a delazioni anonime mosse anche da futili ragioni e, in molti casi, per avidità: ottenendo sotto tortura, in cambio della riduzione dei tormenti, il nome di persone possibilmente benestanti, ree di complicità, si poteva cosi istruire il processo successivo, considerato fortemente remunerativo dato che il condannato subiva anche la confisca dei beni. LE DONNE NELLA I GUERRA MONDIALE Nel 1914, con la prima guerra mondiale, le femministe sospendono le loro rivendicazioni per compiere il loro dovere di donne, mettendosi così alla prova svolgendo una funzione di supporto sia al fronte come crocerossine i, sia nel Paese, nelle fabbriche e nei campi, nei posti di lavoro riservati fino ad allora agli uomini. La prima guerra mondiale è un potente mezzo per l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro, perché le donne sostituiscono per quattro anni gli uomini partiti per il fronte, in tutte le professioni, comprese quelle più faticose. Donne con lunghi capelli raccolti, con i vitini da vespa, guidano tram, lavorano al tornio facendo proiettili, montano fucili, si occupano dei raccolti. Le signore lasciano i loro larghi cappelli e i loro boa per vestire la divisa da infermiere e le ragazze lavorano nelle fabbriche di esplosivi. Tutto cambia quando gli uomini tornano dal fronte: la stampa le dipinge come coloro che sottraggono il lavoro agli uomini e sono incoraggiate a tornare all’interno delle mura domestiche, per liberare i posti di lavoro per gli uomini. L'esigenza di trovare un lavoro per i reduci spinge talvolta al licenziamento rapido e completo delle donne dalle occupazioni che hanno ricoperto, anche se in alcuni settori, per esempio nel terziario, la loro presenza continua a resistere. La difficoltà di trovare lavoro scatena la guerra dei sessi che naturalmente è perduta dalle donne, che solamente per un breve periodo ebbero diritto al sussidio di disoccupazione. La situazione dell’occupazione femminile è rilevata solo nel 1921, data in cui risultano occupate nell’agricoltura 3 milioni di donne, nell’industria un milione e 173.000 in meno rispetto al 1913, mentre le donne inattive sono 14 milioni. LE CROCEROSSINE Un altro aspetto che coinvolse la sfera femminile durante la Grande Guerra fu quello di organizzare centri di incontro per la promozione di iniziative a sostegno della guerra come le raccolte di denaro o materiale destinati alle famiglie dei soldati impegnati al fronte oppure l'organizzazione di visite ai soldati stessi. Parallelamente a questo tipo di assistenza "materna" si sviluppò anche quello in campo medico con la mobilitazione di donne e ragazze volontarie della Croce Rossa. Gli ospedali nelle retrovie e non solo si riempirono di infermiere impegnate nel prestare soccorso e sollievo ai soldati feriti e reduci dai terribili periodi passati in trincea. Secondo alcuni calcoli, nel 1917 le volontarie della Croce Rossa furono circa 10mila a cui vanno sommate altrettante facenti parte di altre associazioni. La loro figura fu ben più celebre rispetto alle altre donne italiane della Grande Guerra. Presenti nelle retrovie in ambienti caratterizzati da una forte presenza maschile e con lo scopo di curare il corpo di un uomo attraverso il contatto fisico, le infermiere divennero un simbolo della femminilità che si fondeva con l'erotismo. Un'immagine sfruttata anche dalla propaganda: "Numerosissime sono le cartoline in cui esse, graziosamente racchiuse nelle loro divise non prive di civetteria, occhieggiano in direzione di gagliardi soldati, li abbracciano, assumono atteggiamenti scopertamente seduttivi. Una delle più famose è Florence Nightingale (prima della I Guerra Mondiale) La donna nella I guerra IL FEMMINICIDIO Il termine femminicidio, nella sua accezione contemporanea, è un neologismo semantico che identifica tutti quei casi di omicidio doloso o preterintenzionale in cui una donna viene uccisa da un uomo per motivi basati sul genere. Esso costituisce dunque un sottoinsieme della totalità dei casi di omicidio aventi un individuo di sesso femminile come vittima. Un aspetto spesso comune a tale tipologia di crimini è la sua maturazione in ambito familiare, o comunque all'interno di relazioni sentimentali più o meno stabili. I diritti delle donne FLORENCE NIGHTGALE Florence Nightingale (Firenze, 12 maggio 1820 – Londra, 13 agosto 1910) è stata un'infermiera britannica nota come "La signora con la lanterna". È considerata la fondatrice dell'assistenza infermieristica moderna, in quanto fu la prima ad applicare il metodo scientifico attraverso l'utilizzo della statistica. Inoltre, è importante poiché propose l'organizzazione degli ospedali da campo. Le crocirossine SARA SIMEONI Sara Simeoni (Rivoli Veronese, 19 aprile 1953) è un'ex atleta italiana specializzata nel salto in alto. Campionessa olimpica e medaglia d'oro alle XXII Olimpiadi di Mosca nel 1980, è stata primatista del mondo con la misura di 2,01 metri stabilita due volte nel 1978, anno in cui vinse il campionato europeo. Ha vinto inoltre due medaglie d'oro alle Universiadi, altrettante ai Giochi del Mediterraneo e quattro titoli di campionessa europea indoor. Quattordici volte campionessa italiana, ha detenuto il primato italiano per 36 anni dal 12 agosto 1971 all'8 giugno 2007, quando fu superato da Antonietta Di Martino. Nel 2014 viene eletta "Atleta del Centenario" insieme ad Alberto Tomba Le olimpiadi in occasione dei 100 anni del CONI. LA DONNA NELO SPORT Se da una parte esistono prove di un pratica femminile di attività fisiche e sportive fin dal 1900 a.C., dall'altra le donne ebbero invece un ruolo assai limitato quando nacque lo sport moderno. Ciò va imputato agli influssi del romanticismo ottocentesco, che aveva creato l'immagine della donna quale essere languido e malinconico. Il francese Pierre De Coubertin, inventore delle olimpiadi moderne, inconsapevole della partecipazione anche femminile ai Giochi di Olimpia, affidò per questo alla donna una funzione ancillare, in un ruolo che prevedeva solo l'incoronazione dei vincitori. A questo si oppose la francese Alice Milliat, fondatrice, nel 1921, della Federazione sportiva femminile internazionale, con la quale riuscì alla fine a dare importanza e riconoscimento alle donne nello sport agonistico. Nel 1922 e nel 1926 furono organizzati, a Parigi e a Göteborg, i Giochi mondiali femminili, che minacciarono di oscurare i Giochi Olimpici; il loro successo indusse il Comitato Olimpico Internazionale ad ammettere, ai Giochi di Amsterdam del 1928, la partecipazione di quelle che un giornalista definì spregiativamente le atletesse. Inizialmente non prendevano parte alle gare di atletica, e la loro partecipazione era limitata a gare di tennis e di tiro con l'arco. Nel 1912, le donne parteciparono per la prima volta alle gare di nuoto nei Giochi della V Olimpiade di Stoccolma. De Coubertinespresse la propria opinione in questi termini: "Un'Olimpiade femminile non sarebbe pratica, interessante, estetica e corretta." De Coubertin ribadì il suo pensiero anche dopo il 1928. Nel 1952, solo una metà dei Paesi partecipanti inviò una rappresentanza femminile alle Olimpiadi di Helsinki. E nel 1968, a Giochi di Città del Messico, nonostante la folta rappresentanza femminile dei Paesi socialisti, la percentuale delle concorrenti non superò il 12% . Si dovette attendere la seconda parte del XX secolo per assistere a un aumentata partecipazione femminile nello sport, una crescita che evidenziava la volontà di raggiungere la parità dei sessi in campo sportivo, rimanendo in tal senso un indicatore in grado di testimoniare i progressi nello status sociale della donna. L’ ANORESSIA L'anoressia è la mancanza o riduzione dell'appetito, si tratta di un sintomo che accompagna numerose e distinte malattie. L'anoressia nervosa, insieme alla bulimia, è uno dei più importanti disturbi del comportamento alimentare, detti anche Disturbi Alimentari Psicogeni (DAP). Ciò che contraddistingue l'anoressia nervosa è il rifiuto del cibo da parte della persona e la paura ossessiva di ingrassare. Nelle forme più gravi possono svilupparsi malnutrizione, inedia, amenorrea ed emaciazione. Coinvolge nella sua evoluzione funzioni psicologiche, neuroendocrine, ormonali e metaboliche. Trattamenti possibili sono ancora in fase di studio, le cure farmacologiche attuali possono dare solo un modesto beneficio alla persona. L'anoressia nervosa è una malattia, e non deve essere confusa con il sintomo chiamato anoressia, la cui presenza invece è indice di un differente stato patologico dell'individuo. LE OLIMPIADI I Giochi olimpici sono un evento sportivo quadriennale che prevede la competizione tra i migliori atleti del mondo in quasi tutte le discipline sportive praticate nei cinque continenti. Il nome Giochi olimpici è stato scelto per ricordare gli antichi Giochi olimpici che si svolgevano nella Grecia antica presso la città di Olimpia, nei quali si confrontavano i migliori atleti greci. La donna nello sport Il barone Pierre de Coubertin alla fine del XIX secolo ebbe l'idea di organizzare dei giochi simili a quelli dell'antica Grecia, e quindi preclusi al sesso femminile, ma su questo punto non venne ascoltato. Le prime Olimpiadi dell'era moderna si svolsero ad Atene nel 1896. A partire dal 1924, vennero istituiti anche dei Giochi Olimpici invernali specifici per gli sport invernali. LE VIOLENZE DOMESTICHE La violenza domestica è un fenomeno molto diffuso che riguarda ogni forma di abuso psicologico, fisico, sessuale e le varie forme di comportamenti coercitivi esercitati per controllare emotivamente una persona che fa parte del nucleo familiare. Può portare gravi conseguenze nella vita psichica delle donne, degli uomini e dei bambini che la subiscono perché può far sviluppare problemi psicologici come sindromi depressive, problemi somatici come tachicardia, sintomi di ansia, tensione, sensi di colpa e vergogna, bassa autostima, disturbo post-traumatico da stress e molti altri. Le condizioni di chi subisce la violenza sono tanto più gravi quanto più la violenza si protrae nel tempo, o quanto più esiste un legame consanguineo tra l’aggressore e la vittima. Dal punto di vista fisico le violenze domestiche possono generare gravi danni permanenti e portare difficoltà del sonno o nella respirazione. Le conseguenze della violenza domestica protratta nel tempo lasciano segni anche sul piano relazionale perché le vittime che la subiscono spesso perdono il lavoro, la casa, gli amici e le risorse economiche di sostentamento. La donna nella religione In una indagine ISTAT (2006) condotta su un campione di 25.000 donne tra i 16 e i 70 anni sono emersi dati allarmanti. Sono più di 6 milioni le donne dai 16 ai 70 anni che hanno subito abusi fisici o sessuali nell’arco della loro vita. Sono 2 milioni le donne che hanno subito violenza domestica dal partner attuale o da un ex partner, mentre 5 milioni di donne hanno subito violenza fuori dalle mura domestiche. Gli autori delle violenze sono sconosciuti (15,3%), o persone conosciute superficialmente (6,3%), a volte apparentemente insospettabili come amici (3%), colleghi di lavoro (2,6%), parenti (2,1%), partner (7,2%) o ex partner (17,4%). LA DONNA VISTA DALLA RELIGIONE La religione come cristianesimo e ebraismo praticano la parità dei sessi. L’ Islam e l’ induismo sono invece i culti che più marcano la superiorità del uomo, causando all’ universo femminile una vita piena di limiti e restrizione. Due concezioni di antipodi. Da una parte la donna emancipata, con lo sguardo rivolto verso il mondo occidentale. Dall’ altro una persona che viene privata persino dei diritti più elementari perché considerata di rango inferiore rispetto all’ uomo. LA DONNA SECONDO LA RELIGIONE CRISTIANA Oggi, nel mondo cristiano, la donna vive una condizione di uguale dignità e responsabilità rispetto all'uomo, nei vari ruoli all'interno della società. È una protagonista attiva nella stessa, soppratutto nei Paesi occidentali, e le istituzioni ecclesiastiche ne supportano l'azione. Certo, la dimensione materna e familiare resta un elemento fondamentale soppratutto per la chiesa cattolica, ortodossa e copta. Per i protestanti le donne La donna nella religione possono ricevere finanche l'ordinazione sacerdotale. Non fu sempre cosi, una volta le donne venivano perseguitate facilmente per stregoneria. LA DONNA SECONDO LA RELIGIONE MULSULMANA Il ruolo e la condizione femminile cambiano completamente quando ci si sposta in Oriente. Una delle religioni più controverse in tal senso è l'Islam. Dal punto di vista religioso non sembrano esserci problemi. Per la legge islamica la donna ha gli stessi doveri dell'uomo, non c’è per essa alcuna discriminazione nella vita eterna che l’attende dopo la morte. Alla parità “spirituale” non si rispecchia un’uguaglianza nella vita di tutti i giorni. Negli stati più tradizionalisti come l'Afghanistan o l'Iran, la dottrina coranica si segue alla lettera. Pertanto la donna, finché rimane in famiglia, è sottoposta all’autorità del padre e dopo,quando si sposa, passa sotto l’autorità del marito. In questo modo le donne sono private dei fondamentali diritti umani e civili. Non possono La donna decidere nella il proprio destino, né quello dei propri figli e sono totalmente sottomesse all'uomo, da cui possono venire ripudiate (e non viceversa). Inoltre sono obbligate a coprire il proprio corpo e spesso anche il viso. religione LA DONNA SECONDOLA RELIGIONE EBRAICA Anche nell'Ebraismo la donna riveste un ruolo primario perché è considerata la colonna portante della famiglia e deve comportarsi da madre esemplare, tramandando ai figli le tradizioni e i riti ebraici. Le più rigorose rispettano alla lettera gli obblighi religiosi indicati dalla Mishnà, uno dei maggiori testi sacri del giudaismo: tra questi c’è il prelievo di una parte dell'impasto destinato alla panificazione e l'accensione dei lumi al sabato e durante le maggiori festività. La donna nella religione Ma nulla preclude alla donna la possibilità di svolgere fuori casa una qualsiasi attività lavorativa, purché si concili con i “compiti” da adempiere tra le mura domestiche. LA DONNA NELL’ ISIS L’Isis, nato da una rottura nella leadership di Al Qaeda, vede il ruolo delle donne diversamente dalla storica organizzazione di militanza islamica. Secondo Al Qaeda le donne devono essere passive e sottomesse. Per l’Isis devono essere sì subordinate, ma sono anche chiamate a partecipare attivamente nella costruzione e nel mantenimento del califfato islamico. Nell’Isis combattono anche le donne, a cui vengono assegnate responsabilità pari a quelle delle loro controparti maschili. La presenza femminile nei ranghi dello Stato Islamico ha un effetto domino. Attraverso contatti personali e l’uso dei social media, donne in territorio Isis sono direttamente coinvolte nel reclutamento di coetanee da tutto il mondo. Si stima che 550 donne occidentali si siano già unite. Le donne in territorio Isis sono costrette a indossare sempre un velo, una larga tunica lunga fino ai piedi, e guanti: vestite di nero e con gli occhi coperti, secondo testimonianze raccolte dal Guardian. Non possono lasciare casa senza un accompagnatore maschio. Oltre a restringere le libertà delle donne, l’Isis sta conducendo una vera e propria campagna di abusi contro di loro, l’Isis usa lo stupro come arma da guerra. Dalle donne sfruttate, a quelle le cui libertà vengono strozzate, a quelle che si uniscono allo Stato Islamico, sono molti i punti di contatto tra l’Isis e le donne. Il traffico di schiave IL TRAFFICO DI SCHIAVE Dal dicembre 2013 si denunciano in vano un nutrito traffico di esseri umani tra la Repubblica Democratica del Congo e il Libano. Sarebbero già sei cento le ragazze congolesi vittime di questo traffico. Il metodo utilizzato è comune anche in altri Paesi africani quali Etiopia, Nigeria e Uganda. Le ragazze vengono reclutate a Kinshasa (capitale del Congo) da una agenzia che promette lavori ben retribuiti in Libano. Un volta arrivate nel Paese mediorientale alle ragazze viene requisito il passaporto e vendute a famiglie libanesi benestanti che le trasformano in schiave. I diritti delle donne L’ultima testimonianza dell’orrore targato Isis e propagato in nome della Jihad islamica arriva da diverse ragazze irachene, catturate dai terroristi islamici dell’Isis e usate come schiave del sesso. Vendute come “merce di scambio”. Stuprate e torturate come tragici trofei di una guerra condotto da mercenari e aguzzini spietati arruolati nella legione dell’Isis La discriminazione della donna I diritti della donna Oggi la vita delle donne, soprattutto in Occidente, è molto migliorata, anche se sono ancora molto frequenti le violenze domestiche e il femminicidio, ma nel resto del mondo vi sono Paesi in cui la lotta per il rispetto dei diritti femminili non è ancora finita, esempio il traffico di schiave. Le donne stanno facendo passi avanti in Sudafrica e in Estremo Oriento e cercano di mantenere le loro conquiste in Russia e in Europa orientale. In alcune nazioni come il Marocco e la Malesia, l’emancipazione femminile, cioè il processo che porta all’uguaglianza in termini di diritti tra uomini e donne, riguarda solo la fascia di popolazione più ricca e istruita e determina cosi un’ulteriore discriminazione. Le donne povere che non ricevono un’istruzione continuano a vivere in condizioni di inferiorità, mentre quelle ricche svolgono lavori importanti e partecipano alla vita pubblica. LA DONNA NELLA II GUERRA MONDIALE Durante la guerra le donne, non solo si erano fatte carico delle responsabilità sociali avevano anche scelto di schierarsi e combattere, nelle diverse forme possibili, la lotta resistenziale, ribaltando la consueta divisione dei ruoli maschile e femminile. Nei libri di storia si accenna appena alla partecipazione delle donne alla Resistenza, sebbene il loro apporto si fosse rivelato determinante ai fini di una maggior efficacia dell'organizzazione delle formazioni partigiane, entrando a far parte di diritto nella storia della Liberazione nazionale: le donne si occupavano della stampa e propaganda del pensiero d'opposizione al nazifascismo, attaccando manifesti o facendo volantinaggio, curando collegamenti, informazioni, trasportando e raccogliendo documenti, armi, munizioni, esplosivi, viveri, scarpe o attivando assistenza in ospedale, preparando documenti falsi, rifugi e sistemazioni per i partigiani. La seconda guerra mondiale ha permesso alle donne, in un certo senso, di emergere dall'anonimato e le ha trasformate in soggetti storici finalmente visibili, nell'esperienza di sostegno e solidarietà offerta all'azione partigiana; solidarietà che ha valicato l'ambito familiare ed è diventata valore civile di convivenza. Le suffragette LA DONNA NELLA SCIENZA Per secoli le donne che potevano avere accesso all'istruzione erano quelle rinchiuse nei conventi. Forse per questo le donne che sono emerse nel passato erano soprattutto umaniste, pittrici, scrittrici, poetesse, ma molto più raramente scienziate. Malgrado le difficoltà incontrate, non sono poche le scienziate che hanno portato importanti contributi allo sviluppo della scienza. Due esempi importanti sono Rita Levi Montalcini e Marie Curie, entrambe vincitrici del premio Nobel. RITA LEVI MONTALCINI Rita Levi Montalcini nasce a Torino il 22 aprile 1909. All’età di venti anni Rita Levi Montalcini CHIESE AL PADRE DI INTRAPPRENDERE UNA CARRIERA PROFESSIONALE : in otto mesi riuscì a terminare gli studi superiori e ad iscriversi alla facoltà di Medicina presso l’Università di Torino. Nel 1936 Rita Levi Montalcini si laurea con il massimo dei voti; subito dopo inizia a frequentare un corso di specializzazione in neurologia e psichiatria. Terminata la guerra, torna a Torino con la famiglia. Nel '47 viene invitata a St Louis dal professor Viktor Hamburger per ripetere gli esperimenti sugli embrioni di gallina iniziati molti anni prima. Nel '56 diviene professore associato nell'Università della città americana e, due anni dopo, professore ordinario. Nel 1962 crea una équipe di ricerca a Roma e, dal '69 al '78, ricopre la carica di direttore presso l'Istituto di Biologia Cellulare del C.N.R. di Roma. La donna nella scienza Nel 1986 le viene assegnato il Premio Nobel per la Medicina insieme al biochimico americano Stanley Cohen (suo studente) per le ricerche volte alla comprensione dei fattori della crescita nello sviluppo umano. In particolare, Rita Levi Montalcini viene citata per la scoperta del fattore che promuove la crescita delle cellule nel sistema nervoso periferico. Nell’ agosto 2001 e stata nominata senatrice a vita MARIE CURIE Maria Skłodowska nasce il 7 novembre 1867 a Varsavia, in una Polonia assoggettata alla Russia. Marie Curie crebbe nella Polonia russa; poiché qui le donne non potevano essere ammesse agli studi superiori, si trasferì a Parigi e nel 1891 iniziò a frequentare la Sorbona, dove si laureò in fisica e matematica. Nel dicembre del 1897 iniziò a compiere degli studi sulle sostanze radioattive, che da allora rimasero al centro dei suoi interessi. Nel 1903 fu insignita del premio Nobel per la fisica assieme al marito Pierre Curie per i loro studi sulle radiazioni e, nel 1911, del premio Nobel per la chimica per la sua scoperta del radio e del polonio. Marie Curie è stata l'unica donna tra i quattro vincitori di più di un Nobel. . Dopo la morte accidentale del marito Pierre Curie, avvenuta nel 1906, le fu La donna nella scienza concesso di insegnare nella prestigiosa università della Sorbona. Due anni più tardi le venne assegnata la cattedra di fisica generale, diventando la prima donna ad insegnare alla Sorbona