GLI STATI INDIPENDENTI,
LINEAMENTI GENERALI SU BASI
CULTURALI
Sofia Venturoli
“Storia e Istituzioni dell’America Latina”
2013/14
Unibo
• La fine della monarchia cattolica e l’inizio dei principi liberali
della sovranità dei popoli: il cambiamento politico non poggiò
su cambiamenti socio-culturali e di classe. Le strutture
oligarchiche del periodo coloniale rimanevano intatte.
• La società era ancora gerarchicamente, razzialmente divisa e
l’economia spesso fondata sulla schiavitù. L’economia si basava
ancora su esportazione di materie prime e importazione di beni
di lusso e manufatti.
• I nuovi stati si costruivano sul potere delle famiglie creole
emancipatesi dalla Spagna, per lo più legate al latifondo, da
vincoli familiari tra loro, e da stretti vincoli clientelari con il
resto della popolazione.
• La guerra porta distruzione di uomini, ricchezze,
mezzi di comunicazione
• La guerra porta la distruzione dell’ordine sociale
• La guerra porta l’abitudine alla violenza, impone il
ruolo dominante dei militari
• Le elites urbane promotrici dell’indipendenza sono
indebolite: instabilità
• La chiesa perde parte del suo ruolo di gestire e
divulgare coesione sociale e identità culturale
• Il tributo abolito durante la guerra, in Perù, bolivia e
Colombia viene reintrodotto
• Il lavoro forzato si mantiene in molti paesi
• La perdita delle terre comunitarie nella conversione
alla proprietà privata
• La colonizzazione delle terre degli “indios barbaros”
• I requisiti di proprietà per l’esercizio del voto
escludono la maggior parte della popolazione dal
corpo politico
• Le restrizioni sociali e politiche per i non-bianchi
ECONOMIA
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Conseguenze dell’indipendenza: nuovi stati, tariffe interne
Fuga di capitali
Distruzione del capitale fisico (miniere, haciendas)
Collasso del sistema fiscale
Spese militari, danni di guerra
Dibattito sul libero commercio: dazi alti ( favorevoli i mercanti e produttori
per l’interno, gli artigiani, stranieri possessori di bonds ripagati con le
entrate doganali) o dazi bassi( favorevoli i commercianti stranieri e i
produttori e commercianti per l’esportazione)
CONSERVATORI E LIBERALI
Conservatori: il legame con la chiesa, e i privilegi clericali e militari. Il
legame con l’origine spagnola e il mantenimento delle gerarchie razziali.
Preservare la società tradizionale ma innovare a livello economico,
costruire uno stato forte capace di gestire la modernizzazione anche a
livello economico senza intaccare i privilegi.
Liberali: la sovranità popolare, i diritti individuali alla proprietà privata alla
sicurezza personale, la libertà di pensiero e di parola, di associazione e di
religione. Il potere dello stato doveva essere contenuto e il governo doveva
rendere conto ai cittadini attraverso periodiche elezioni. La separazione dei
poteri era fondamentale per preservare lo stato da eventuali accumuli di
potere. Uguaglianza di tutti i cittadini e abolizione dei privilegi aristocratici
ed ereditari. A livello economico il libero mercato avrebbe permesso
l’attuazione della libertà individuale a livello politico.
UNITARI E FEDERALI
Unitari: rappresentavano gli interessi delle oligarchie
centrali più legate alla capitale e al mondo urbano. La
supremazia della capitale si considerava come uno
strumento fondamentale per il mantenimento
dell’unità nazionale e della governabilità
Federali: rappresentavano le province e gli interessi
delle oligarchie più vincolate al latifondo. Erano per
un governo gestito attraverso autorità regionali
CAUDILLISMO
La mancanza di una vera modernizzazione della società e della cultura
latinoamericane, all’alba delle indipendenze, contribuì al fenomeno del
caudillismo. Leader carismatici che acquisiscono potere attraverso un mix di
competenze militari e politiche, capaci di costruire importanti network
clientelari, a tutti i livelli, dispensando favori e patrocini.
Gestiscono la politica come una forma di impresa economica adottando il
conservatorismo o il liberismo in base alle necessità.
Il caudillismo è una forma di gestione della politica originaria dell’epoca della
colonia ancora presente in A. L. a tutti i livelli della società, dal governo
nazionale alle provincie marginali; con la fine della monarchia il caudillismo
ebbe più spazio per emergere.
1880-1900
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Boom delle esportazioni grazie a diversi fattori:
Incorporazione di nuove terre
Incorporazione di nuova forza lavoro
Investimenti di capitali stranieri
Prestiti ai governi
Creazione di infrastrutture: porti, ferrovie, telegrafo.
Navigazione a vapore
Creazione di una struttura bancaria, commerciale e assicurativa
Il positivismo scientifico, i cambiamenti sociali che iniziano a
metter in discussione l’autorità dell’élite creola
I PRODOTTI DI ESPORTAZIONE
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Argentina e Uruguay: cereali, carne, lana
Colombia e Venezuela: caffè
Cile: argento e rame, grano, nitrati
Brasile: caffè, zucchero, tabacco, cacao, cotone,
gomma ( dal 1880)
• Messico: argento, oro, rame, henequen, gomma, pelli,
caffè
• Perù: guano, lana, metalli, caffè, gomma, argento
MESSICO
Lo scontro tra liberali federalisti e conservatori centralisti in Messico si
risolse in quasi 15 anni di lotte intestine e guerre civili
Altro campo di battaglia era il rapporto con la chiesa cattolica, così
come le ribellioni indigene in varie parti del paese, che spesso si
trasformavano in guerre molto piu vaste (1847 la rivolta maya in
Ycatan, la rivolta della Sierra Gorda nelle miniere)
Nel 1835, appena pacificato lo Zacatecas, il Texas si ribellò contro il
governo centrale e proclamò l’indipendenza. Poco dopo lo Yucatan
decise di seguire l’esempio del Texas, dando prova della fragilità del
federalismo messicano.
Dopo l’annessione del Texas nei loro confini, nel 1845, gli USA dichiararono
guerra al Messico nell’Arpile del 1846 e nel settembre del 1847 marciavano su
Città del Messico. L’aggressione statunitense privò il messico di quasi la metà
dei suoi territori
Dopo una serie di tentativi differenziati di gestione del governo, verso
la metà degli anni 50 iniziò un periodo definito La Reforma che portò
alla costituzione di un governo liberale, repubblicano, secolare.
La Ley Juarez, da Benito Juarez, nel 1855 abolì i privilegi del clero e
limitò il potere dell’esercito e nel 1857 la nuova costituzione liberale fu
licenziata.
Nel 1861 Benito Juarez fu eletto presidente, il primo presidente civile
della storia messicana, ereditando un paese in bancarotta e un debito
estero impossibile da sostenere.
La latente guerra civile tra conservatori e liberali e la sospebnsione del
pagamenteo del debito estero
L’invasione francese con Napoleone III,
portò di nuovo alla costituzione di una
monarchia con il trono occupato da un
principe asburgico europeo, Massimiliano
d’Austria, che ascese al trono del Messico nel
1864.
Questo regno non soddisfò i conservatori
che da tempo erano in cerca di un re per il
Messico: Massimiliano era un uomo di idee
liberali che si occupò di stabilire le 8 ore
lavorative, di mettere fuori legge la schiavitù
da debito nelle haciendas, ristabilire la
proprietà delle terre indigene alle comunità.
Massimiliano e i francesi furono battuti dall’esercito di Benito Juarez nel 1867 e la
repubblica venne restaurata con Juarez come presidente
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La Reforma fu supportata dalla classe media urbana, di mercanti e professionisti
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le comunità indigene e la chiesa persero le terre a favore delle grandi haciendas,
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da debito fu restaurata e la tassazione peggiorò.
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il caudillismo regionale proliferò e le rivolte contadine e indigene aumentarono
Tra questi il più poderoso si dimostrò Porfirio Diaz che nel 1876 viene eletto
presidente. Il Porfiriato durerà 30 anni, nonostante la legge di non rielezione del
presidente spinta proprio da Diaz. Il Porfiriato fu un periodo di grande stabilità e
floridezza economica, di industrializzazione, e di modernizzazione che trasformò
il Messico. Il potere del governo centrale fu consolidato contro il caudillismo
regionale. Oltre al clientelismo e ai legami personali, la repressione militare
divenne strumento per la gestione del potere, la repressione del dissenso e di
pacificazione.
I Cientificos e il Porfiriato
LA CALAVERA CATRINA
SUEÑO DE UNA TARDE DOMINICAL
EN LA ALAMEDA CENTRAL
BRASILE
• La costituzione del 1824 stabilì la presenza di un governo parlamentare a
due camere, una di senatori a vita scelti dal re, una di deputati eletti
indirettamente attraverso un suffragio limitato e riservato agli uomini. Il re
aveva il potere di dimettere il parlamento e il ruolo di moderarne il potere.
Rimaneva una monarchia cattolica e la chiesa manteneva tutti i suoi
privilegi.
• Un primo tentativo di decentralizzazione fu fatto nel 1834 dando più
poteri alle provincie, fallito a causa di varie rivolte e del pericolo di
smembramento nel momento di cambio del trono in favore di Dom Pedro
II.
• Il secondo impero, sotto Dom Pedro II, godette di profonda stabilità e
floridezza economica, in particolare tre province chiave: Sao Paulo, Minas
Gerais e Rio de Janeiro.
• La schiavitù rimaneva uno dei pilastri dell’economia brasiliana,
anche dopo l’abolizione nel resto del continente e del
commercio dall’Africa
• La campagna dei liberali contro la schiavitù era uno dei punti
focali dell’emergente tendenza a favore della repubblica a
discredito della monarchia tra il 1870/80.
• La spinta verso il federalismo repubblicano, fervente nelle aree
urbane di Sao Paulo, apparve, a un certo punto, interessante ai
latifondisti paulistani come strumento di ribilanciamento del
potere contro Rio de Janeiro. Il supporto dell’oligarchia
paulistana ai generali di un esercito frustrato dal poco potere
permise un colpo di stato che nel 1889 depose l’imperatore e
insediò una costituzione liberale.
La costituzione liberale
• abolì i senatori a vita,
• separò la chiesa dallo stato,
• introdusse il suffragio universale per adulti alfabetizzati
• stabilì un sistema federale dove ogni provincia si
governasse da sola come stato.
Questo riconsegnò potere alle élite regionali e decretò la
predominanza dello stato di S.P.
Il regime repubblicano rimarrà marcato dalle circostanze
della sua nascita: un colpo di stato provocato dai militari.
L’IMMIGRAZIONE
Le grandi migrazioni di
massa dall’Europa
cominciarono in questo
periodo e dopo l’abolizione
della schiavitù in Brasile
(1888) gli immigrati (in
particolare italiani e
portoghesi) sostituirono la
manodopera schiava nelle
grandi piantagioni
Argentina e Brasile hanno
successo nel favorire
l’immigrazione europea.
La crisi agraria in
Europa spinge i
contadini ad emigrare
Tra 1880 e 1914: 12
milioni di europei
immigrano in America
latina. Dall’Italia il
saldo è di 6-7 milioni.
La metà si reca in
Argentina e il 36% in
Brasile
ARGENTINA
L’opposizione tra liberali e conservatori e tra i centralisti unitari di Buenos
Aires e i montoneros separatisti provinciali furono alcune delle principali dispute
del post-indipendenza in Argentina.
Tra i caudillos delle provincie Juan Manuel de Rosas acquisì potere anche a
Buenos Aires riuscendo a governare dal 1829 al 1852. Il suo potere fu
cotstruito su legami personali, regalie anche ottenute con campagne militari di
conquista verso il sud. La creazione quasi di un culto personale di Rosas
permise la sua identificazione con la federazione, il colore rosso che era quello
del partito federale divenne il segno distintivo dei suoi sostenitori.
Rosas forzò all’esilio gli oppositori liberali, il dissenso venne eliminato
attraverso una forza paramilitare chiamata Mazorca, forza armata e di
terrorismo di stato della Sociedad Popular Restauradora
Rosas rappresentava l’oligarchia latifondista provinciale ma suo malgrado la
sua politica rafforzò il dominio di B.A.
Dopo Rosas, tra il 1860 e il 1870, alcuni presidenti liberali furono in
grado di dare una centralità allo stato e mantenere un federalismo
stabile, nonostante i conflitti nelle provincie non cessarono.
Fu creato un esercito professionale, un sistema giudiziario, una banca
nazionale un sistema educativo pubblico.
Il 1870 fu anche una decade di espansione territoriale con l’annessione
di parte del Paraguay, e altre conquiste verso le terre indigene del sud.
Dal 1880 Buenos Aires venne riconosciuta come capitale dello stato
federale.
Su la vasta coltivazione di cereali e l’allevamento si formò la ricchezza
del paese.
L’immigrazione, in particolare dalla Spagna e dall’Italia fu incoraggiata.
LA FRONTIERA
La Conquista del Desierto del
General Roca, 1879
Le deportazioni e i massacri delle
comunità mapuche
Nuova terra viene destinata
all’agricoltura e all’allevamento
CILE
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Il Cile fu da subito uno degli stati più stabili del post indipendenza. La
costituzione del 1833 durò fino al 1925 e il peso che diede alla legge e alle
regole politiche influenzò tutta la storia repubblicana cilena.
La democrazia cilena fu fondata dalla oligarchia conservatrice come reazione ai
vari caudillos liberali che si susseguirono dopo l’indipendenza. Una potente
fazione di latifondisti e mercanti, supportati dall’esercito, costruì un potere
fortemente centralizzato, con ampi poteri nelle mani del presidente sia
sull’ordine giudiziario sia legislativo.
Il voto era ristretto ai maschi alfabetizzati.
Un pragmatico conservatorismo, portò il Cile a diventare uno stato potente
militarmente ed economicamente. Tra il 1836 e il 1840, due guerre con il Perù
e la Bolivia lo portarono ad acquisire ulteriori territori verso nord.
L’apertura agli investimenti stranieri rese il Cile il maggior produttore di rame
al mondo.
Dal 1840 campagne militari e di insediamento verso sud ebbero la meglio sugli
indios Araucani che vennero convertiti in peones delle haciendas di grano
LA GUERRA DEL PACIFICO 18791884
Il Cile annette i territori
costieri ricchi di salnitro
sottraendoli a Perù e
Bolivia
CIVILTÀ E BARBARIE
L’America barbara e l’Europa civile
La difficoltà della definizione identitaria e di nazione: la negazione
dell’origine spagnola, la ricerca del passato preispanico ma
attraverso paradigmi europei
La ricerca di un ordine sociale attraverso le idee illuministe ma
senza la rinuncia ai privilegi oligarchici
Il populismo endemico e la debolezza della società
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