L’alleanza del papato con il regno dei Franchi e origine dello Stato Pontificio a. Peso dell’impero bizantino in Italia In Italia il dominio bizantino era oramai diventato molto debole in Italia dopo l’invasione longobarda, così non era più in grado di proteggere Roma e l’Italia dai Longobardi. Motivi esterni 1. invasione dei Persiani Sassanidi (605-630); 2. Invasione degli Arabi. Motivi interni che determinarono un all’allontanamento dello spirito delle popolazioni italiche dall’imperatore 1. Eccessiva pressione fiscale 2. Corruzione dei funzionari 3. Controversia iconoclasta b. Peso della Sede Apostolica in Italia Contemporaneamente era notevolmente cresciuto il peso politico della sede papale. 1. Da tempo i papi possedevano un vasto patrimonio fondiario in Italia e nelle isole (Sicilia soprattutto), il cosiddetto Patrimonium S.Petri. Il Patrimonium S.Petri prima del 754/756 (Ducato di Roma e Perugia) 2 I papi si trovavano ad essere i capi naturali del popolo italiano nelle guerre e nelle difficoltà del tempo (cfr.Leone Magno, Gregorio Magno), nel presente rappresentate soprattutto dalle pretese longobarde. I momenti che determinarono il passaggio del papa da Oriente ad Occidente Re Liutprando (712-744) rinnova le mire di assoggettare l’intera Italia. Gli imperatori d’oriente non intervengono perché impegnati nella strenua difesa di Costantinopoli dall’assedio degli Arabi (718-719). Impegnato nella lotta contro i Longobardi e abbandonato dall’imperatore, papa Gregorio III assieme al Senato romano, negli anni 739-740, chiedeva aiuto al potente maggiordomo franco Carlo Martello (solo pochi anni prima aveva sconfitto gli Arabi a Tours e Poitiers - 732), disposto ad affidargli la protezione di Roma, funzione che fino ad allora spettava all’imperatore (segno di progressiva autonomia rispetto all’imperatore). Carlo Martello rifiuta la richiesta (aveva appena concluso l’alleanza con i Longobardi per cacciare gli Arabi dalla Francia meridionale). Pace ventennale tra papa Zaccaria (741-752) e Liutprando (le paci comportavano sempre cospicui esborsi e/o condizioni di sudditanza). 741Carlo Martello abdica. Carlomanno e Pipino il Breve succedono al padre, Carlo Martello. 747 Carlomanno abdica da maggiordomo dell’Austrasia a favore del fratello, per farsi chierico e monaco a Montecassino. Pipino unico maggiordomo franco: cambia la situazione precedente. Dal 747 Pipino riunisce di fatto nella propria mano Pipino Re dei Franchi tutto il potere nella terra dei Franchi, anche se re è ancora Childerico III. Pipino intendeva porre fine a questa situazione facendo abdicare il re e facendosi eleggere al suo posto. Invia due vescovi quali ambasciatori dal papa Zaccaria che accorda quanto richiesto: Pipino può diventare re pur non avendo sangue reale. Nella dieta di Soissons del 751/752 si fece eleggere re e ricevette da un metropolita franco e dagli altri vescovi presenti l’unzione regia. L’ultimo re merovingio, Childerico III, veniva internato in un monastero. Nuova politica di conquista del nuovo re longobardo, Astolfo (749-756) usurpatore del fratello Rachis (il quale indossò l’abito monacale). 753 conquista ai Bizantini Ravenna. 753 minaccia Roma. Papa Stefano II (752-757) abbandonato dall’imperatore Costantino V, chiese aiuto ai Franchi. Egli stesso oltrepassò le Alpi e giunse al palazzo reale di Ponthion il giorno dell’Epifania del 754. Pipino lo ricevette con tutti gli onori. Gli giurò protezione contro i Longobardi. L’alleanza si fondava su una “parentela sacramentale” tra il re e il papa (compaternitas), il papa amministrava il sacramento della cresima o del battesimo a qualcuno dei figli e ciò stabiliva la compaternitas. Tale parentela veniva puntualmente rinnovata ad ogni cambio di papa o di re. A Parigi nella chiesa di S.Denis il papa consacrò nuovamente Pipino re, questa volta assieme ai suoi due figli Carlo e Carlomanno, conferendogli il titolo di Patricius romanorum, titolo che fino ad allora era attribuito dall’imperatore d’oriente all’Esarca di Ravenna e al Duca Romano. Nel 754, a Quierzy, si stabiliscono i contenuti di tale alleanza. Dopo lunghe trattative venne stipulata un’alleanza difensiva ed offensiva tra il papa e il re. Si rinnovava la promessa di Ponthion di difendere la Chiesa di Roma, e si prometteva alla sede apostolica la “restituzione” dei territori imperiali italiani occupati dai Longobardi, in modo particolare l’esarcato di Ravenna. Franchi in guerra con i Longobardi dopo i patti di Ponthion e Quierzy In due diverse spedizioni (754 e 756), Pipino sconfisse Astolfo. Secondo il trattato di Quierzy, respingendo le preteste e i diritti avanzati da Bisanzio, consegnò alla Sede Apostolica il territorio conquistato. Tuttavia il re franco non ”restituì” al papa tutte le terre conquistate, ma solo il territorio che si estendeva da Comacchio fino ad Ancona-Iesi-Gubbio, l’Esarcato e la Pentapoli. Un documento deposto sulla tomba di S.Pietro suggellò il patto tra il papato e i Franchi. Così erano posti i primi passi dell’esistenza dello Stato Pontificio. I Longobardi alleati con Roma Dopo la morte di Astolfo, venne eletto re dei Longobardi Desiderio, duca di Tuscia (757-774). Il papa era Paolo I (757-767) il quale si mantenne fedele all’alleanza con i Franchi. Desiderio nella lotta contro il suo rivale Rachis, che ora aspirava nuovamente alla corona, chiese l’appoggio di Roma promettendo nuovi territori. Alla morte del papa, la nobiltà romana si intromise nella elezione del successore con gravi disordini. Il duca Toto di Nepi impose con la forza la nomina di suo fratello Costantino (767-768) ancora laico, antipapa. Tale papa illegittimo, venne cacciato dopo 13 mesi, grazie all’aiuto decisivo dei Longobardi. Questi, però, forti del ruolo conquistato, innalzarono nella stessa tumultuosa maniera il monaco Filippo quale nuovo papa. Con l’elezione del sacerdote Stefano III (768-772) si arrivò finalmente ad occupare in maniera regolare la sede apostolica. Il Sinodo Lateranense del 769 regolò l’elezione dei papi emanando precauzioni contro incidenti come quelli appena occorsi: - si proibì l’elezione di un laico, - si soppresse il diritto di nomina dei laici. La “Donazione costantiniana” (Donatio Constantini) Si tratta di un documento falso, composto, molto probabilmente poco dopo il 750, per dare un fondamento giuridico (contro i bizantini e i longobardi) alle pretese curiali sull’esarcato e su altri territori italiani. Secondo questo documento l’imperatore Costantino, in segno di riconoscenza per il conferimento del battesimo e per la guarigione dalla lebbra, avrebbe concesso al papa Silvestro I (314-335) e ai suoi successori potere, dignità ed insegne imperiali donandogli il palazzo Lateranense ed il dominio su Roma e su tutte le “province, i territori e le città d’Italia e delle regioni d’occidente”, trasferendo perciò la sua residenza a Bisanzio. Il documento compare per la prima volta verso la metà del secolo IX. Furono solo gli umanisti del XV secolo come Nicolò Cusano e Lorenzo Valla che ne dimostrarono la non autenticità. Il documento rivestì una grande importanza per tutto il Medioevo: divenne oggetto per rivendicazioni successive da parte dei papi nei confronti dell’autorità politica per aumento del territorio, in funzione dell’autonomia politica e per un predominio in occidente (nella seconda metà del sec.XII fino alla fine del sec. XII). Importanza del ruolo del successore di S.Pietro (primato papale) Grazie ai popoli germanici, in particolare di quello degli anglosassoni, nel secolo VIII inizia una nuova fase del potere politico–ecclesiastico del papato. I popoli germanici attingendo al loro modo di concepire le cose, diedero agli antichi concetti religiosi una nuova fisionomia. Pietro, il “principe degli Apostoli”, il custode delle chiavi e delle porte del cielo, produceva su di loro una profonda e costante impressione. Tutto questo servì a potenziare in modo sensibile il credito del papato agli occhi dei neoconvertiti. A ciò si aggiunse il ruolo politico che ormai andavano acquisendo i pontefici all’interno della penisola italiana e il ruolo che essi avevano assegnato ai Franchi come nuovi custodi della cristianità.