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Christus natus est nobis: Venite, adoremus
Cristo è nato per noi: venite, adoriamo.
Benedetto XVI
ha introdotto la preghiera mariana
dell’ Angelus
dal Palazzo Apostolico
di Piazza San Pietro
nella Festa della Santa Famiglia
di Gesù Maria e Giuseppe
26 dicembre 2010
Venite, exultemus Domino,
Venite, applaudiamo al Signore,
jubilemus Deo salutari nostro.
acclamiamo alla roccia della nostra salvezza.
praeoccupemus faciem eius in confessione,
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
et in psalmis jubilemus ei.
a lui acclamiamo con canti di gioia.
Christus natus est nobis: Venite, adoremus
Cristo è nato per noi: venite, adoriamo.
Quoniam ipsius est mare et ipse fecit illud,
Suo è il mare, egli l'ha fatto,
et aridam fundaverunt manus ejus.
le sue mani hanno plasmato la terra.
Dal Vangelo secondo
Matteo 2, 13-15. 19-23
I Magi erano appena partiti,
quando un angelo del
Signore apparve in sogno a
Giuseppe e gli disse: «Àlzati,
prendi con te il bambino e
sua madre, fuggi in Egitto e
resta là finché non ti
avvertirò: Erode infatti vuole
cercare il bambino per
ucciderlo».
Egli si alzò, nella notte,
prese il bambino e sua madre
e si rifugiò in Egitto, dove
rimase fino alla morte di
Erode, perché si compisse ciò
che era stato detto dal Signore
per mezzo del profeta:
«Dall’Egitto ho chiamato mio
figlio».
Morto Erode, ecco, un
angelo del Signore apparve in
sogno a Giuseppe in Egitto e
gli disse:
Dal Vangelo secondo
Matteo 2, 13-15. 19-23
«Àlzati, prendi con te il
bambino e sua madre e va’
nella terra d’Israele; sono
morti infatti quelli che
cercavano di uccidere il
bambino».
Egli si alzò, prese il
bambino e sua madre ed
entrò nella terra d’Israele.
Ma, quando venne a sapere
che nella Giudea regnava
Archelao al posto di suo
padre Erode, ebbe paura di
andarvi. Avvertito poi in
sogno, si ritirò nella regione
della Galilea e andò ad
abitare in una città chiamata
Nàzaret, perché si compisse
ciò che era stato detto per
mezzo dei profeti: «Sarà
chiamato Nazareno».
Venite, adoremus et procidamus ante Deum,
Venite, prostràti adoriamo,
ploremus coram Domino, qui fecit nos.
in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati.
Quia ipse est Dominus Deus noster,
Egli è nostro Dio, e noi il popolo del suo pascolo,
nos autem populus ejus et oves pascuae ejus.
il gregge che egli conduce.
I pastori di Betlemme, dopo aver ricevuto
dall’angelo l’annuncio della nascita del
Messia,
"andarono, senza indugio, e trovarono Maria e
Giuseppe
e il bambino, adagiato nella mangiatoia"
(2,16).
Ai primi testimoni oculari della nascita di Gesù si
presentò, dunque, la scena di una famiglia:
madre, padre e figlio neonato.
Per questo la Liturgia ci fa celebrare, nella prima
domenica dopo il Natale, la festa della santa
Famiglia.
Quest’anno essa ricorre proprio all’indomani del
Natale e, prevalendo su quella di santo Stefano,
ci invita a contemplare questa "icona" in cui il piccolo
Gesù appare al centro dell’affetto e delle premure
dei suoi genitori.
Nella povera grotta di Betlemme – scrivono i Padri
della Chiesa – rifulge una luce vivissima, riflesso
del profondo mistero che avvolge quel Bambino,
e che Maria e Giuseppe custodiscono nei loro
cuori
e lasciano trasparire nei loro sguardi, nei gesti,
soprattutto nei loro silenzi. Essi, infatti,
conservano nell’intimo le parole dell’annuncio
dell’angelo a Maria: "colui che nascerà sarà
chiamato Figlio di Dio" (Lc 1,35).
Eppure, la nascita di ogni bambino porta con sé
qualcosa di questo mistero!
Lo sanno bene i genitori che lo ricevono come un
dono e che, spesso, così ne parlano.
A tutti noi è capitato di sentir dire a un papà e a una
mamma:
"Questo bambino è un dono, un miracolo!".
In effetti, gli esseri umani vivono la procreazione non
come mero atto riproduttivo,
ma ne percepiscono la ricchezza, intuiscono che
ogni creatura umana che si affaccia sulla terra
è il "segno" per eccellenza del Creatore e Padre che
è nei cieli.
Quant’è importante, allora, che ogni bambino,
venendo al mondo, sia accolto dal calore di una
famiglia!
Non importano le comodità esteriori: Gesù è nato
in una stalla e come prima culla ha avuto una
mangiatoia, ma l’amore di Maria e di Giuseppe
gli ha fatto sentire la tenerezza e la bellezza di
essere amati.
Di questo hanno bisogno i bambini: dell’amore del
padre e della madre. E’ questo che dà loro
sicurezza e che, nella crescita, permette la
scoperta del senso della vita.
La santa Famiglia di Nazareth ha attraversato molte
prove,
come quella – ricordata nel Vangelo secondo Matteo
– della "strage degli innocenti", che costrinse
Giuseppe e Maria ed emigrare in Egitto (cfr 2,13-23).
Ma, confidando nella divina Provvidenza, essi
trovarono la loro stabilità e assicurarono a Gesù
un’infanzia serena e una solida educazione.
Cari amici, la santa Famiglia è certamente
singolare e irripetibile,
ma al tempo stesso è "modello di vita" per ogni
famiglia,
perché Gesù, vero uomo, ha voluto nascere in una
famiglia umana, e così facendo l’ha benedetta e
consacrata.
Affidiamo pertanto alla Madonna e a san Giuseppe
tutte le famiglie,
affinché non si scoraggino di fronte alle prove e alle
difficoltà,
ma coltivino sempre l’amore coniugale e si
dedichino con fiducia al servizio della vita e
dell’educazione.
Christus natus est nobis: Venite, adoremus
Cristo è nato per noi: venite, adoriamo.
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venite, adoriamo.