13.00 E l'hai unita e piantata nell’umanità, la quale tu formasti del limo della terra. Hai fatto questo albero libero; tu hai dato i rami a questo albero: ciò sono le potenze dell'anima, la memoria, l’intelletto e la volontà. O albero posto in tanta purità dal tuo piantatore! Ma questo albero, perché si partì dalla innocenza, per la disobbedienza cadde e d'albero di vita diventò albero di morte, onde non produceva frutti altro che di morte; per la qual cosa tu, alta ed eterna Trinità, sì come ebbro d'amore e pazzo della tua creatura, vedendo che questo albero non poteva fare frutto altro che di morte perché era separato da te vita, gli desti il rimedio con quel medesimo amore con che tu l'avevi creato, innestando la deità tua nell'albero morto della nostra umanità. O dolce e soave innesto! Tu somma dolcezza ti sei degnato d'unirti con la nostra amaritudine; tu splendore, con le tenebre; tu sapienza, con la stoltezza; tu vita, con la morte, e tu infinito con noi finiti. Solamente l'amore, come detto è; onde per questo innesto si dissolve la morte. E bastava alla tua carità d'avere fatta con lei questa unione? No. E però tu, Verbo eterno, innaffiasti questo albero col sangue tuo. e noi ci dobbiamo conformare e innestare in te per la via delle pene e dei crociati e santi desideri; sì che per te, vita, produciamo frutto di vita, se noi ci vogliamo innestare in te. E così si vede che tu creasti noi senza noi, ma non ci vuoi salvare senza noi. E così un ramo porge dei frutti all'altro; per la conoscenza che l'uomo ha di te meglio conosce sé e odia se medesimo, cioè la propria sensualità. - benché molti per li loro difetti non producano altro che frutti di morte, perché non innestano sé in te, vita eterna - così ora puoi provvedere alla salute di tutto il mondo, il quale oggi vedo non innestarsi in te. Anzi ognuno quasi si sta nella morte sua della propria sensualità, e nessuno ne viene alla fonte dove sta il sangue per innaffiare l'albero suo. O, tra noi è vita eterna non conosciuta da noi, ignoranti creature: o miserabile, o cieca anima mia, dove è il grido? Dove sonno le lacrime che tu devi spandere nel cospetto del Dio tuo che continuamente t'invita? Dove è il cordiale dolore degli alberi che stano piantati nella morte, dove sono gli ansietati desideri nel cospetto della divina pietà? Non ci sono in me, perché ancora non ho perduta me medesima, che se io mi fossi perduta e solo avessi cercato Dio e la gloria e lode del nome suo, il cuore m’uscirebbe per la bocca e l'ossa distillerebbero le midolla; ma io non produssi mai altro che frutto di morteperché non mi sono innestata in te. ma senza il lume della fede noi non possiamo seguire questa dottrina e vestigie di Cristo, onde l’intelletto si ferma e specula in questo lume per conoscere, e subito la volontà ama quello che l’intelletto ha veduto e conosciuto; e così l'un ramo porge frutto di vita all'altro. - per la quale obbedienza corresti come innamorato all'obbrobriosa morte della croce e ci desti questi frutti in virtù dell’innesto della tua deità nella umanità nostra, e per l’innesto che tu facesti del corpo tuo nel legno della croce così l'anima innestata in te in verità a nessun'altra cosa attende se non all'onore di te e salute dell'anime. Ella diventa fedele, prudente e paziente. Unisci, Verità eterna, e innesta questi in te, i quali tu m'hai dati che io ami di singolare amore, sì che essi producano frutti di vita. Vedo, infinita Bontà, che sì come tu mandi la rugiada del lume sopranaturale nell'anima unita in te, dandole pace e quiete di coscienza, così con la rugiada dei servi tuoi leverai la guerra e le tenebre e renderai pace e lume alla sposa tua: e io così supplico a te, pietoso benigno e dolce Dio.