Artù
La forza del mito 12-13
La forza del mito 12
In Germania
le opere di
Wagner fanno
rivivere la
leggenda
arturiana
Richard Wagner, libretto
del Tristan und Isolde
(WWV 90)
Copia manoscritta di Hans von Bülow,
con correzioni e annotazioni di Richard
Wagner
Zurich ("l'Asyl"), prima del 24
settembre 1857
L'Art Ancien, Zurich, 1954
Cologny, Fondation Martin Bodmer
Richard Wagner, libretto del Tristan und Isolde (WWV 90)
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Dal Lohengrin alla Tetralogia, da Tannhäuser al Parsifal, le opere di Richard Wagner (1813-1883)
esplorano le leggende ereditate dalla tradizione medievale. Il compositore tedesco dà forma al
materiale per costruire un’opera adeguato. Nel suo Tristan und Isolde, ispirato dal suo amore per
Mathilde Wesendonck, la moglie del suo mecenate, e alimentato dalla filosofia di Arthur
Schopenhauer, concentra e modifica il focus del poema di Goffredo di Strasburgo. La sua musica,
con l'uso del cromatismo e della ripresa dei motivi che si oppongono e si trasformano, sonda i temi
del desiderio e dell'assenza, della sofferenza e dell’adempimento, dell’amore e della morte. Il
preludio, il "canto degli amanti" o la "morte d’amore" di Isotta fanno di questa opera in tre atti uno
dei capolavori della lirica occidentale. Richard Wagner, che progetta un Tristan nel 1854,
interrompe il Siegfried nel 1857 per dedicarsi alla scrittura del libretto. Termina un abbozzo in prosa
in agosto, del quale ben presto comincia la versificazione, poi si lancia nella composizione della
partitura, completata nel 1859.
Ricomposta a Monaco soltanto nel 1865, l'opera è il primo lavoro creato sotto la protezione del re
Ludwig II di Baviera. Il libretto copiato da Hans von Bülow, corretto e annotato dal compositore, è la
prima redazione in pulito della versione in versi del Tristan. Il pianista e direttore d'orchestra, in
visita dai Wagner, nei pressi di Zurigo, trascrisse in bella copia, scena dopo scena, il testo redatto
dall’autore.
Hans von Bülow dirigerà l'orchestra alla “prima” del 1865. La sua giovane moglie, Cosima, nata Liszt,
aveva dato alla luce pochi giorni prima Isolde, figlia di Richard Wagner.
Parsifal
Gustave Bourgogne (1888-1968)
Disegno per l’opera di Richard Wagner
(1813-1883)
BnF, Musique, Bibliothèque-musée de
l'Opéra, Musée 716
Parsifal
Ernst Fuchs (nato nel 1930)
Locandina per il Teatro di Amburgo,
1976
BnF, Estampes et photographie, AffFuchs
La forza del mito 13
Da quel tempo, ognuno riscrive la
leggenda: Apollinaire, Jean Cocteau con
lo spettacolo Les Chevaliers de la Table
ronde e lo scenario dell’Eternel retour. Il
mito ha ispirato Mark Twain, John
Steinbeck, Julien Gracq, Boris Vian,
Jacques Roubaud, René Barjavel, o
ancora il Signore degli Anelli di Tolkien.
Le Chevalier de neige
Boris Vian (1920-1959)
Manoscritto autografo dello spettacolo
del 1953
Fond'action Boris Vian © Archives
Cohérie Boris Vian, Paris
Le Chevalier de neige
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Più attratto dal jazz che dalla musica classica, Boris Vian si apre solo tardivamente all'opera.
Per il suo debutto in questa direzione, Jo Tréhard, direttore del Teatro Comunale di Caen, gli
offrì un lavoro ispirato al ciclo della Tavola Rotonda. La commissione porta all’inizio ad una
realizzazione all’aperto, che sarà data a Caen nella prima metà del mese di agosto 1953, con
musiche di Georges Delerue. La durata iniziale di sette ore viene ridotta a quattro. L'autore si
concentra sulla storia di Ginevra e Lancillotto, il "cavaliere bianco", riunendo tutti gli
ingredienti per un’opera drammatica.
Recitata dagli attori Jacques Dacqmine nella parte di Lancillotto, Jean Martinelli in quella di
Gauain e da Silvia Monfort in quella di Ginevra, lo spettacolo ebbe un grande successo; da
qui l'idea di Marcel Lamy, direttore del Grand Théâtre de Nancy, di farne un'opera: la sua
realizzazione, il 31 gennaio 1957, è un trionfo. Vian lascia poco spazio alla sua abituale
fantasia dando prova di grande sobrietà, nello stile come nella costruzione, concepiti come il
montaggio di un film.
Nell'opera, alcuni brani cantati più ritmicamente, composti più secondo il genere della
canzone, rompono l'azione per rendere un'atmosfera. Nel corso di questa esperienza
arturiana, Vian scopre il mondo del dramma teatrale, esplora le possibilità della danza e del
canto per realizzare transizioni, e il ruolo capitale della musica per creare uno spaesamento.
Le Chevalier de neige 2
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Dettati dal destino, gli amori di Lancillotto e della regina Ginevra appaiono privi di colpa, i due
amanti possono quindi essere considerati come gli araldi di un amore perfetto e puro. Al di là
dei legami tra Lancillotto e Ginevra, l'amore in tutte le sue forme sta al centro dell’opera:
quella di Ginevra per Artù o quello di Artù per Lancillotto non vengono meno, la morte
appare l'unico rimedio per queste relazioni complesse.
L'Enchanteur pourrissant
Guillaume Apollinaire (1880-1918)
Edizione originale dell’ncisione di
André Derain (1880-1954). Nouvelle
Revue Française, 1909
Rennes, Les Champs Libres,
Bibliothèque de Rennes-Métropole,
Inv. HP 8048
© ADAGP, Paris 2008
L'Enchanteur pourrissant
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Gli studiosi dei secoli XIX e XX ci hanno restituito le leggende arturiane, secondo Joseph
Bédier, che ricostruisce la storia di Tristano e Isotta dalle versioni medievali, in un testo
bellissimo che costituirà lo scenario di Jean Cocteau per il film l’Eternel retour (1943). Mark
Twain, John Steinbeck o Guillaume Apollinaire s’impadroniscono della leggenda, che è anche
una delle fonti del Signore degli Anelli di Tolkien.
Ne L'Enchanteur pourrissant, pubblicato nel 1909, Guillaume Apollinaire rinnova il mito di
Merlino in un testo poetico che mescola varie leggende, tanto arturiane che greche antiche,
e anche bibliche. Essa si concentra sulla morte e la sopravvivenza simbolica del mago,
condannato da Viviane nella clausura di una tomba. Il poeta riprende quindi il motivo
tradizionale dell’esilio di Merlino nella Valle senza ritorno. La fata lo ha combattuto, ma non
dispera di poter un giorno vivere pienamente l'amore che lei prova per lui, al di là dell’odio.
Apollinaire, che attinge a numerose fonti letterarie, in questa storia fa intervenire una serie di
animali fantastici e di esseri ibridi e personaggi mitici provenienti da ambienti molto diversi:
regine, fate, cavalieri dagli strani poteri. Tutti questi personaggi hanno deciso di raccogliersi
intorno alla tomba di Merlino, e poi cominciare lunghi dialoghi, più o meno filosofici.
Incontriamo in particolare Chapalu, mezzo gatto mezzo cavallo, che non proferisce che una
sola frase: "Ho fame! ho fame!“
L'Enchanteur pourrissant 2
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Il testo è arricchito da incisioni disegnate dal pittore André Derain, in uno spirito di sintesi e di
modernità propri dell'epoca. Quando fu pubblicata, l’opera venne considerata una pietra
miliare della nascita del libro d'artista del XX secolo. Venne realizzato anche un progetto di
messa in musica, ma non ebbe successo.
L'Enchanter testimonia la popolarità dei temi arturiani in età contemporanea, la possibilità di
reinventarli nella commistione con altre leggende.
Apollinaire e la leggenda
di Merlino
André Derain, incisione per
L'Enchanteur pourrissant, di Guillaume
Apollinaire
Paris, Henry Kahnweiler, 1909
[55] p. - [12] f. de pl., 260 x 196 mm
BnF, Estampes, Tb 92 (8°)
Apollinaire e la leggenda di Merlino
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Nel 1909 il bibliofilo editore, mercante d'arte e mecenate insaziabile di giovani talenti Henry
Kahnweiler pubblica il suo primo libro d'arte con L'Enchanteur pourrissant, di Guillaume
Apollinaire. E’ anche la prima opera pubblicata da Apollinaire e il primo libro illustrato da
André Derain.
Completato nel 1898, quando Apollinaire aveva solo diciannove anni, L'Incantatore viene
pubblicato la prima volta nel 1904. L'edizione definitiva del 1909, includeva l'aggiunta,
all'inizio del libro, di un passaggio dall'edizione del Lancelot en prose del 1533 e, alla fine,
dell’Onirocritique, già apparsa nel 1908. Il libro è concepito come un dialogo tra Merlino e la
fata Viviane, e termina con la morte del mago. Animali e personaggi mitici sfilano davanti alla
sua bara per dirgli qualche parola e Merlino, di nuovo solo, e già in decomposizione, fa il
sogno che si chiama "Onirocritique".
Apollinaire e la leggenda di Merlino 2
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In continuità con Edgar Quinet, Apollinaire dà una visione negativa di Viviane, che perviene,
dopo essersi servita di lui, a fare del vecchio Merlino la vittima del suo amore. Figlio del
Diavolo, orfano di padre (come Apollinaire stesso), l'incantatore, il cui destino può essere
compiuto solo dalla reclusione in un bosco lontano, simboleggia anche il rifiuto dei valori
cristiani e sociali. Lo stesso tema ispira la poesia Merlin della raccolta Alcools.
Come la scrittura di Apollinaire, l’uso da parte di Derain della elettroerosione a filo, come
nelle xilografie del XV secolo, sciocca lettori e appassionati. Ma inaugura la rinascita dell’
incisione su legno.
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Artù 03 La forza del mito 12-13