« Nell’ultimo scorcio del Settecento la Sardegna, sotto la dominazione piemontese, non godeva di buone condizioni economiche e sociali, persisteva il Feudalesimo che imponeva ai sudditi pesanti tasse e mille vincoli. Il grano era al centro dell’attività commerciale, ma veniva venduto a un prezzo molto più basso degli altri mercati del Mediterraneo. Le altre risorse economiche erano vari generi alimentari e materie prime come il piombo e il salnitro che servivano per le armi da guerra. Ma chi traeva profitto da tutto ciò era un esiguo numero di speculatori mentre scarso era l’utile godibile dai sardi » « La potente classe feudale era mentalmente arretrata, interessata soltanto al proprio benessere e chiusa ad ogni rinnovamento sociale e politico. In Sardegna era presente anche una classe di nobili senza feudo, ma tutti costoro poco si curavano di cambiare la situazione generale. I feudatari ed il clero appesantivano i gravami fiscali sulle masse dei contadini ignoranti e analfabeti quasi ridotti a servi. Quando i contadini poveri si rifiutavano di versare i tributi ingiusti ai feudatari, questi, pur di ottenerli, mostravano il loro volto più duro » “Tra i viceré , sotto Vittorio Amedeo III di Savoia, il cui regno durò dal 1773 al 1796, Balbiano non si può certo annoverare tra i più validi. Nelle campagne le masse contadine protestavano Ma restavano inascoltate; Nelle città andava delineandosi un movimento popolare che preoccupava invece gli Stamenti.” L’indifferenza del Sovrano di fronte alle richieste dei Sardi e l’atteggiamento sprezzante dei Piemontesi inasprirono gli animi di tutta la popolazione sarda. Un movimento si sviluppava dalle campagne alle città. Il 28 aprile 1794 esplose la rivolta. La protesta popolare divenne rivolta generale contro il governo al grido di buttare a mare i Piemontesi . Così ci narrano le cronache del tempo: …arrestati due innocenti avvocati … Pare che il governo voglia fare altri arresti. « Era il 7 maggio 1794. Fu divulgata per tutto il Regno l’espulsione da Cagliari dei Piemontesi. » (1751-1808) Avvocato di Bono, pose le basi per l’abolizione del sistema feudale. Protagonista della seconda fase dei Moti Rivoluzionari sardi Nato ad Ozieri il 18 maggio 1758, morto a Cagliari nel 1839. Di nobile famiglia, fu giudice della Reale Udienza e partecipò a fianco dell’Angioy alla rivolta dei vassalli contro i feudatari quando i Sardi, presa coscienza della propria forza, dopo la vittoria contro i Francesi, sul finire del ‘700, reclamarono dai baroni e dai Piemontesi il diritto a concorrere al governo dell’isola. 1.Procurade e moderare, Barones, sa tirannia, Chi si no, pro vida mia, Torrades a pe' in terra! Declarada est già sa gherra Contra de sa prepotenzia, E cominzat sa passienzia ln su pobulu a mancare 3. No apprettedas s 'isprone A su poveru ronzinu, Si no in mesu caminu S'arrempellat appuradu; Mizzi ch'es tantu cansadu E non 'nde podet piusu; Finalmente a fundu in susu S'imbastu 'nd 'hat a bettare. 2. Mirade ch'est azzendende Contra de ois su fogu; Mirade chi non est giogu Chi sa cosa andat a veras; Mirade chi sas aeras Minettana temporale; Zente cunsizzada male, Iscultade sa 'oghe mia. FRANCESCO IGNAZIO MANNU China su fronte si ses sezzidu pesa! ch'es passende sa Brigata tattaresa boh! boh! e cun sa mannu sinna sa mezzus gioventude de Saldigna Semus istiga de cudd'antica zente ch'à s'innimigu frimmaiat su coro boh! boh! es nostra oe s'insigna pro s'onore de s'Italia e de Saldigna Da sa trincea finas' a sa Croazia sos "Tattarinos“ han'iscrittu s'istoria boh! boh! sighimos cuss'olmina onorende cudd'erenzia tattarina Ruiu su coro e s'animu che lizzu cussos colores adornant s'istendarde boh! boh! e fortes che nuraghe a s'attenta pro mantenere sa paghe Sa fide nostra no la pagat dinari aioh! dimonios! avanti forza paris.