IL ‘600 A NAPOLI Ricerca su: - Pio Monte della Misericordia Le Sette Opere di Misericordia - - Rivolta di Masaniello Camposanto delle Fontanella IL PIO MONTE DELLA MISERICORDIA Il Pio Monte della Misericordia è un'istituzione benefica, tra le più antiche, della città di Napoli. La sua sede attuale è nell'edificio situato nel centro antico della città, lungo uno degli antichi decumani, oggi via dei Tribunali. L'edificio ospita le Sette opere di Misericordia , celebre dipinto del Caravaggio. Dal 2010, la chiesa entra a far parte del polo museale assieme alla quadreria posta al primo piano. La storia del Pio Monte Il periodo della Controriforma fa da cornice storica alla nascita di questa istituzione , per volontà di un gruppo di giovani nobili che, a partire dal 1601, erano soliti riunirsi tutti i venerdì all'Ospedale degli Incurabili per mettere in atto un programma di opere caritatevoli. Nel 1602 fu fondato un ente che prese il nome, appunto, di Pio Monte della Misericordia e che trovò in un primo momento la sua sede in una chiesa costruita da Giovan Giacomo di Conforto a pochi metri dalla scala che conduceva al Duomo. Dal 1658 l'edificio, fu ampliato, anche grazie all'acquisto di costruzioni limitrofe, dall'architetto Francesco Antonio Picchiatti, fino ad acquisire l'aspetto di quella che è ancor oggi la sede dell'istituzione. LE SETTE OPERE DI MISERICORDIA DI CARAVAGGIO Le Sette opere di Misericordia è un dipinto di Caravaggio ad olio su tela. Fu realizzato tra la fine del 1606 e l'inizio del 1607 e fu consegnato ai committenti il 9 gennaio di quell'anno. Quest’opera è conservata al Pio Monte della Misericordia di Napoli ed è la rappresentazione delle “sette opere di Misericordia corporali”. Seppellire i morti. Visitare i carcerati Dar da mangiare agli affamati Vestire gli ignudi Curare gli infermi Dar da bere agli assetati Ospitare i pellegrini RIVOLTA DI MASANIELLO Tommaso Aniello d'Amalfi, meglio conosciuto come Masaniello (Napoli, 29 giugno 1620 – Napoli, 16 luglio 1647), fu il principale protagonista della rivolta napoletana che vide, dal 7 al 16 luglio 1647, la popolazione civile della città insorgere contro la pressione fiscale imposta dal governo vicereale spagnolo. La rivolta fu scatenata dall'esasperazione delle classi più umili verso le gabelle imposte dai governanti sugli alimenti di necessario consumo. Il grido con cui Masaniello sollevò il popolo il 7 luglio fu: «Viva 'o rre 'e Spagna, mora 'o malgoverno», secondo la consuetudine popolare tipica dell'Ancien régime di cercare nel sovrano la difesa dalle prevaricazioni dei suoi sottoposti. Dopo dieci giorni di rivolta che costrinsero gli spagnoli ad accettare le rivendicazioni popolari, a causa di un comportamento sempre più dispotico e stravagante Masaniello fu accusato di pazzia, tradito da una parte degli stessi rivoltosi ed assassinato all'età di ventisette anni. Nonostante la breve durata, la ribellione da lui guidata indebolì il secolare dominio spagnolo sulla città, aprendo la strada per la proclamazione dell'effimera e filofrancese Real Repubblica Napoletana, avvenuta cinque mesi dopo la sua morte. Questi eventi, visti in un'ottica europea, riaccesero la tradizionale contesa tra Spagna e Francia per il possesso della corona di Napoli. IL CAMPOSANTO DELLE FONTANELLE Il Camposanto delle Fontanelle (in napoletano 'O Campusanto d' 'e Funtanelle) è un antico cimitero della città di Napoli. L'antico ossario si sviluppa per circa 3.000 𝑚 2 , e la cavità è stimata attorno ai 30.000 𝑚 3 . Si trova nel cuore del Rione Sanità, uno dei quartieri di Napoli più ricchi di storia e tradizioni, appena fuori dalla città greco – romana, nella zona scelta per la necropoli pagana e più tardi per i cimiteri cristiani. Il sito conserva da almeno quattro secoli i resti di chi non poteva permettersi una degna sepoltura e, soprattutto, delle vittime delle grandi epidemie che hanno più volte colpito la città. In quest'area, situata tra il Vallone dei Girolamini a monte e quello dei Vergini a valle erano dislocate numerose cave di tufo, utilizzate fino al 1600, per reperire il materiale, il tufo, appunto, per costruire la città. Lo spazio delle cave di tufo fu usato a partire dal 1656, anno della peste, flagello che provocò almeno trecentomila morti, fino all'epidemia di colera del 1836. Non solo, a tali resti si aggiunsero nel tempo anche le ossa provenienti dalle cosiddette “terresante” (le sepolture delle chiese bonificate dopo l'arrivo dei francesi di Gioacchino Murat) e da altri scavi.