Sia la normativa sia l’esperienza professionale accumulata negli
ultimi anni ci conducono ad alcune caratteristiche essenziali del
ruolo e della funzione dell’insegnante di sostegno
Preliminarmente, in una tabella a doppia entrata, cerchiamo di
definire ciò che l’insegnante di sostegno non deve essere (e
non deve fare) e ciò che può/deve essere rispetto ad
alcune dimensioni fondamentali della propria professionalità.
Vai a deve-non deve
COSA NON DEVE ESSERE
COSA DOVREBBE ESSERE
DIMENSIONE
VOCAZIONE/TECNOLOGICA
DIMENSIONE
VOCAZIONE/TECNOLOGICA
UN TECNICO
cioè un esecutore di tecniche da altri pensate,
delle quali conosce le modalità applicative non
possedendone La filosofia che le giustifica.
Si tratta di realizzare un’integrazione di qualità
in tutte le situazioni normali quotidiane che si
realizzano a scuola.
UN IPERSPECIALISTA
niente terapie magiche, poteri terapeutici
straordinari.
Piuttosto un insegnante che conosce molti
metodi ed in possesso di una buona
metodologia (Canevaro).
UN ONNISCIENTE
UN APOCALITTICO/INTEGRATO
La sua posizione nei confronti delle tecnologie
non è “a prescindere” dalle persone che sono in
gioco nel qui ed ora dell’agire educativodidattico
Colui che utilizza le tecnologie come un mezzo
indispensabile dell’agire educativo-didattico, che
devono essere calate nella situazione peculiare
della persona.
COSA NON DEVE ESSERE
DIMENSIONE
VOCAZIONE/AFFETTIVA
COSA DOVREBBE ESSERE
DIMENSIONE
VOCAZIONE/AFFETTIVA
UN CROCIATO, UN EROE, UN POETA
È un uomo che lavora con fatica in situazioni
ESTINTO
faticose, che trova difficile in intervento difficile,
Niente di speciale, di eccezionale, non si tratta sereno nonostante i problemi
di una persona particolare
Propone “ un modello ”
UN PLASMATORE
Non propone “ il modello ”
Si pone come interlocutore competente
Agisce verso la persona
UNA STAMPELLA
Agisce attraverso la persona
Non si sostituisce
Si occupa della promozione dell’intelligenza
affettiva e mira a promuovere la realizzazione
Non sottrae l’altro alle difficoltà
del suo progetto di vita.
DIMENSIONE TECNOLOGICA ED AFFETTIVA
DELL’INSEGNANTE DI SOSTEGNO
INSEGNANTE DI SOSTEGNO = INSEGNANTE STRATEGICO
DOVE PER STRATEGIA SI INTENDE: TUTTO CIO’ CHE ATTIENE
ALL’ASSUNZIONE DI DECISIONI IN CONDIZIONI DI RISCHIO
(MORGESTERN)
LA DECISIONALITÀ IN AMBITO EDUCATIVO-DIDATTICO CONTRADDISTINGUE LA
PROFESSIONALITÀ DELL’AZIONE DELL’INSEGNANTE DI SOSTEGNO
(INTENZIONALE E SISTEMATICA, SOSTENUTA DA COMPETENZE DI GESTIONE E
CONTROLLO DEI FENOMENI IN ATTO FRA DOCENTE E DISCENTE)
Ci consente di connotare questa figura quale :
1. “Stratega” della qualità dell’integrazione, perché deve
Vai a stratega
a)
Darsi una filosofia scolastica integrativa.
b)
Sviluppare delle reti formali e informali di sostegno.
c) Adattare l’azione insegnamento-apprendimento,
mantenendo la flessibilità.
d) Promuovere il senso di comunità nella classe, ponendo
la diversità come valore aggiunto.
2. “garante” di un soddisfacente equilibrio relazionale
all’interno ed all’esterno della comunità scolastica
attraverso una sapiente gestione dei conflitti
Conflitti
3. “garante” di una documentazione, che sia in grado di
testimoniare la storia dell’alunno all’interno della
storia dell’istituzione
Documentare
QUALI STRATEGIE PER L’INTEGRAZIONE SCOLASTICA
(… da William Stainback – University of Northern Iowa,
….. )
• Darsi una filosofia scolastica integrativa
Tale strategia consiste nell’elaborare una filosofia scolastica basata su principi egualitari e
democratici.
Dove l’integrazione non sia un esperimento da provare, ma un valore da perseguire.
È necessario infatti che nelle finalità del P.O.F. di ogni scuola vi sia la concezione per la
quale, tutti gli alunni hanno diritto d’imparare e partecipare alla normale vita scolastica e
comunitaria.
QUALI STRATEGIE PER L’INTEGRAZIONE SCOLASTICA
(… da William Stainback – University of Northern Iowa,
….. )
• Sviluppare delle reti formali e informali di sostegno
Questa strategia mira ad un’effettiva integrazione.
Infatti attorno alla persona diversamente abile occorre creare un insieme di sostegni che
vadano oltre al team insegnanti/educatori/specialisti/genitori, bensì che coinvolgano sia in
modo formale (vedi art. 7 comma 8-9-10 D.P.R. 275/99), che informale istituzioni, enti
associazioni e agenzie operanti sul territorio.
Non vanno inoltre sottovalutate come reti di sostegno, sia il tutoring tra compagni che la rete
amicale del soggetto diversamente abile.
QUALI STRATEGIE PER L’INTEGRAZIONE SCOLASTICA
(… da William Stainback – University of Northern Iowa,
….. )
• Adattare l’azione insegnamento-apprendimento , mantenendo la flessibilità
Per esemplificare meglio tale strategia consideriamo il seguente esempio:
durante una lezione di scienze in cui viene spiegata la temperatura, mentre gli alunni della
classe si concentrano sull'apprendimento delle scale Fahrenheit e Celsius, uno di loro potrebbe
imparare a riconoscere e indicare oggetti che sono caldi e freddi. Anche se tutti gli alunni
perseguono gli stessi obiettivi didattici (in questo caso riguardanti la temperatura) e
l'apprendimento si svolge durante le stesse attività di classe, talvolta può essere necessario che
essi si rivolgano ad obiettivi specifici diversi e siano valutati sulla base di essi.
Lo sviluppo dell’integrazione scolastica consiste quindi nel promuovere e mantenere la
flessibilità.
La flessibilità [...] è fondamentale in quanto persino le strategie e i progetti concepiti più
attentamente possono non avere successo e richiedere una revisione. Bisogna prevenire
possibili false partenze, impegnarsi ad assicurare un continuo processo di problem solving e di
cambiamento secondo le necessità. È possibile che gli obiettivi iniziali per il coinvolgimento
dell'alunno nella classe e il sostegno necessario per raggiungere gli obiettivi individualizzati
debbano essere modificati dopo che gli alunni hanno iniziato a partecipare alle attività nelle
classi.
(Vandercook, York e Forest (1989) )
QUALI STRATEGIE PER L’INTEGRAZIONE SCOLASTICA
(… da William Stainback – University of Northern Iowa,
….. )
•
Promuovere il senso di comunità nella classe ponendo la diversità come valore
aggiunto
Per esplicitare meglio l’ultima strategia possiamo avvalerci delle seguenti riflessioni:
Vorrei che i miei figli frequentassero una scuola in cui le differenze vengono cercate,
valorizzate, celebrate come buone notizie, come opportunità per apprendere. La domanda che
preoccupa così tante persone che lavorano nella scuola è: "Quali sono i limiti della diversità al
di là dei quali il comportamento diventa inaccettabile?". [...] Ma la domanda che vorrei invece
sentir fare più spesso è: "Come possiamo utilizzare le differenze di classe sociale,
sesso, età, capacità, razza e interessi in modo consapevole, deliberato, come risorse per
l'apprendimento?". [...]
( Barth R. 1990 A personal vision of a good school )
CONFLITTI
Inevitabilità dei conflitti ed esigenza di una loro corretta gestione.
Ogni docente, ma in particolar modo il docente per il sostegno, si trova nell’espletamento
quotidiano della sua attività professionale ad analizzare e, spesso, risolvere situazioni
conflittuali che si vengono a creare tra i vari attori sociali che ruotano attorno agli alunni
diversamente abili.
La scuola con i suoi professionisti, i genitori dell’alunno in situazione di handicap, i genitori
degli alunni della classe in cui questo è iscritto, gli alunni delle classe, ma dell’intero istituto
scolastico, gli operatori sanitari ( neuropsichiatri, tecnici della riabilitazione…) “vivono”
relazioni che, in quanto tali, “escono” dal controllo del singolo suscitando inevitabili conflitti.
Rielaborando ed affrontando i conflitti, le istituzioni sono in grado
di sopravvivere ad essi.
Molteplici sono state le definizioni che a questo termine si sono attribuite ( a secondo della
scuola e dell’orientamento di riferimento), ma se dovessimo dare una indicazione generica
senza inopportune generalizzazioni si può affermare che il conflitto è una situazione
dinamica insita in qualsiasi organizzazione sociale.
Le organizzazioni istituzionali che nel tempo sono in grado di interiorizzare i conflitti,
rielaborandoli e affrontandoli, sopravvivono ad essi e da essi attingono nuove energie per
progettare nuovi equilibri, alleanze, individuare progetti e obiettivi più ampi.
CONFLITTI
Le relazioni : punto nodale su cui costruire progettualità
esistenziali. Nello specifico, nelle istituzioni scolastiche, il docente per il sostegno
assume un “ruolo strategico”, senza essere messianico, dove la sua capacità autocritica e
critica di confrontarsi con i propri e altrui limiti può aiutare, realmente, l’alunno in
questione, e i suoi genitori, a vivere una normale diversità, intesa come risorsa da
spendere nella costruzione, in divenire, della propria identità in una dimensione sociale
ricca e propositiva.
Le relazioni sono quindi un punto nodale su cui costruire progettualità esistenziali che
implicano, come già accennato, situazioni conflittuali da “leggere” non come semplici
eventi, che per definizione hanno una propria staticità individuabile in un inizio e in una
fine, ma come processi che “si nutrono” di propria energia, intesa come circolazione di idee
e emozioni in perenne di-venire.
Capacità di con-dividere opinioni per creare con-senso e coesione
All’interno di questa dinamicità si rielaborano conflittualità più o meno evidente su cui il
docente per il sostegno “gioca” la propria professionalità , per non dire umanità.
Varie possono essere le strategie che vengono “adottate” da questo operatore scolastico
per gestire situazioni conflittuali, ma soprattutto il condurre ciascun contendente nella
condizione di con-dividere le opinioni altrui crea, nel gruppo, un senso di con-senso che
porta all’alleanza , alla coesione e alla con-divisione di un valore unico per tutti.
CONFLITTI
Capacità di con-dividere opinioni per creare con-senso e coesione
All’interno di questa dinamicità si rielaborano conflittualità più o meno evidente su cui il
docente per il sostegno “gioca” la propria professionalità , per non dire umanità.
Varie possono essere le strategie che vengono “adottate” da questo operatore scolastico
per gestire situazioni conflittuali, ma soprattutto il condurre ciascun contendente nella
condizione di con-dividere le opinioni altrui crea, nel gruppo, un senso di con-senso che
porta all’alleanza , alla coesione e alla con-divisione di un valore unico per tutti.
Il clima
Il clima che si vive in un gruppo che lavora assieme agli altri per aiutare gli altri diviene
una “conditio sine qua non” per la gestione/risoluzione di conflitti: le componenti caratteriali
di ciascun soggetto , in primo luogo la capacita di auto-correggersi e auto-rinnovarsi, e la
presenza di un docente, come “stratega” di equilibri spesso complessi e problematici , riprendono molto da una dimensione “ecologica” del sistema sociale.
CONFLITTI
Dal “di chi è la colpa” al “perché è successo”
La risoluzione di un conflitto nasce, quindi, dal saper uscire dalla logica del “di chi è la
colpa” per utilizzare la logica del “perché è successo”, sviluppando il senso della
negoziazione basata su eventi reali e non su soggettive interpretazioni; il rafforzare i punti
di contatto con l’esplicazione delle divergenze, il non lasciar “cadere nulla” nel tacito
consenso amico del dissenso sono un esempio di alcuni corollari che seguono ai postulati
sopra delineati.
L’insegnante di sostegno quale garante del progetto educativo e di vita
In questa ottica il docente per il sostegno garantisce l’informazione a tutti i membri del
gruppo, aiuta a focalizzare gli obiettivi e a “legarli” all’attuazione del compito, agevola la
comunicazione tra tutti i componenti interessati , sintetizza le decisioni prese e garantisce il
raggiungimento di quanto prefissato, rafforzando e umanizzando i legami istituzionali.
Negare che lungo il percorso non insorgano conflitti, più o meno manifesti, sarebbe
utopico...quindi rimane realistico tentare di applicare con un pizzico di saggezza la popolare
sentenza “…gestiamocelo alla meglio”.
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