Lo sviluppo del linguaggio nel bambino Acquisizione Solitamente i bambini cominciano a balbettare attorno ai 6 mesi e producono le prime parole verso i 12 mesi. Solo verso i 2 anni i bambini cominciano a formare le prime rudimentali frasi e dopo i 5 anni si può dire che abbiano già acquisito la grammatica di base e lo stile del linguaggio adulto. Nei primi 6 mesi di vita il bambino produce suoni che sono uguali in tutti i contesti linguistici: in questa fase un bambino italiano emette i suoni simili a qualsiasi altro bambino. Acquisizione Simile alle altre capacità, lo sviluppo linguistico richiede esercizio e in realtà i bambini dedicano molto del loro tempo a produrre suoni più o meno linguistici. Aspetto interessante di questo periodo è che, sebbene i neonati non sono in grado di produrre parole, sono in grado di reagire agli a stimoli verbali. Si voltano quando una persona parla e manifestano comportamenti diversi di fronte ad una voce gentile oppure adirata. Acquisizione Nel periodo che va dai 6 ai 12 mesi, appare il balbettio. In questa fase si passa da uno stadio, in cui il bambino produce suoni che non hanno alcun rapporto con le parole della lingua madre, alla produzione, gradualmente sempre più corretta, di parole. Nel corso dello sviluppo questa capacità tende a raffinarsi sempre di più. Infatti, il bambino comincerà a restringere sempre di più gli oggetti a cui si riferisce quel suono, fino ad attribuirlo correttamente solo, nel nostro caso, alla madre. Acquisizione Durante il primo e secondo anno di vita affina ulteriormente le proprie capacità e inizia a produrre le prime espressioni che possono anche essere costituite di una sola parola. In base alle circostanze un bambino di questa età può dire “pappa” intendendo “voglio la pappa”. Queste parole, mediante le quali i bambini esprimono intere frasi, vengono, per questa ragione, chiamate olofrasi. Acquisizione Lunghezza, complessità e correttezza si modificano notevolmente fra i 18 e 24 mesi. Da questa età il bambino continua ad arricchire il suo vocabolario e a perfezionare le sue conoscenze grammaticali, fino a che, attorno ai 5 anni, egli diviene padrone di strutture assai simili a quelle degli adulti e controlla un vocabolario di circa duemila parole. Comprensione Capire ciò che una persona dice sembra non richiedere alcuno sforzo da parte nostra: è un processo del tutto automatico, che anzi non siamo in grado di evitare. Tuttavia, nonostante questa apparente semplicità, capire un discorso è un processo di estrema complessità che richiede il concorso contemporaneo di diverse capacità. Quanto sentiamo una frase come “La volpe rincorre il coniglio”, ciò che arriva alle nostre orecchie è una sequenza continua di suoni. Comprensione Questi tre stadi, percettivo, semantico e sintattico non esauriscono il processo di comprensione, che per aver luogo ha bisogno della considerazione da parte nostra di molti altri fattori, quali le intenzioni del parlante, il contesto in cui ci troviamo ed altro ancora. Produzione Perché la comunicazione possa avvenire occorre che le persone siano in grado, oltre che di capire, anche di parlare, ossia produrre frasi della propria lingua. Parlare è un atto fondamentalmente strumentale che ognuno di noi compie per avere degli effetti sull’ascoltatore. Esso comincia con l’intenzione del parlante di comunicare qualcosa, seguito dalla scelta e dalla produzione delle espressioni che egli giudica adeguate ad esprimere le proprie intenzioni. Produzione L’attività del parlante richiede due diverse capacità: quella di pianificare e quella di seguire ciò che è stato pianificato. In realtà questa distinzione non è netta dato che parlando, una persona compie in genere entrambe le attività contemporaneamente: Esegue ciò che pianificato pochi istanti prima e contemporaneamente pianifica ciò che dovrà eseguire subito dopo. Produzione Nella produzione linguistica è possibile distinguere cinque fasi, delle quali le prime quattro riguardano la pianificazione e solo l’ultima l’esecuzione: Pianificazione del discorso Pianificazione delle frasi Pianificazione dei costituenti Programma articolatorio Articolazione Pianificazione del discorso La prima cosa da fare, per un parlante, è decidere se vuole raccontare una storia o chiedere perdono. Sono due tipi di discorso che impongono al parlante di programmare delle esecuzioni diverse fra loro. Solitamente, gli studiosi del settore analizzano i discorsi che avvengono spontaneamente fra le persone. Pianificazione delle frasi Nel pianificare una frase, il parlante deve decidere: Il contenuto proposizionale. È il nocciolo, il significato della frase. Le proposizioni sono le unità di significato che indicano le idee che il parlante vuole esprimere. Il contenuto illocutorio. Dopo l’atto proposizionale il parlante deve decidere il contenuto illocutorio, cioè che tipo di discorso vuole compiere, se vuole fare un’affermazione, una domanda, una scommessa. Pianificazione delle frasi La struttura tematica. Riguarda ciò che il parlante considera già noto all’ascoltatore e ciò che considera nuovo nella frase che sta pianificando. La struttura sintattica della frase dipenderà in gran parte da questa scelta, dal momento che nella maggior parte dei casi il soggetto rappresenta l’informazione nota, mentre il predicato trasmette l’informazione nuova. Pianificazione dei costituenti È molto improbabile che, nel pianificare il discorso, un parlante programmi tanto frasi intere quanto singole parole. Più probabilmente egli programma unità che sono meno di una frase e più di una parola e cioè costituenti. La scelta dei costituenti non è banale dato che ogni elemento concettuale può essere espresso in maniera diversa. Programma articolatorio Mentre pianifica il discorso, sceglie le parole e i costituenti, il parlante deve anche formare un programma articolatorio che gli consenta di disporre il proprio apparato vocale in modo da poter eseguire il programma nel modo e al tempo opportuno. Esso consiste in una serie di informazioni, tenute nella MBT, contenente una rappresentazione di ciò che verrà pronunciato. Articolazione L’articolazione è il passo finale della produzione e si realizza attraverso meccanismi che aggiungono sequenzialità e ordine temporale al programma articolatorio e coordinano i movimenti dei nostri organi vocali. Memoria semantica Testi consigliati Anolli L. (2002), Psicologia della comunicazione, Bologna: Il Mulino