Sogni della metafisica o sogni
della scienza?
Un saggio sull’epistemologia
“Aristotele afferma che, vegliando, noi
abbiamo un mondo comune ma, sognando,
ciascuno ha il suo. A me sembra che si
possa invertire l'ultima posizione e dire:
quando tra diversi uomini, ciascuno ha il suo
proprio mondo, è da presumere che essi
sognino”
Immanuel Kant, Sogni di un visionario chiariti con sogni
della metafisica (1766)
Così afferma Immanuel Kant (1724-1804)
criticando le visioni Swedenborg e, per
analogia, le pretese di tutti i filosofi, “i
sognatori”, che hanno elaborato un sistema
metafisico. Ognuno di essi crea infatti un
proprio mondo, “ne disegnano la pianta”,
però poi “la rimutano o la rigettano come è
loro abitudine”, tutto ciò partendo da
premesse illusorie (“esalazione
ipocondriache,chiacchiere da balia e
miracoli claustrali”).
Kant, allora, si chiede:
“È possibile la metafisica come
scienza?”
“Finora si è creduto che ogni nostra conoscenza
debba regolarsi sugli oggetti; ma tutti i tentativi,
condotti a partire da questo presupposto, di
stabilire, tramite concetti, qualcosa a priori intorno
agli oggetti, onde allargare in tal modo la nostra
conoscenza, sono andati a vuoto. È venuto il
momento di tentare una buona volta, anche nel
campo della metafisica, il cammino inverso,
muovendosi dall’ipotesi che siano gli oggetti a
dover regolarsi sulla nostra conoscenza”.
Immanuel Kant, Critica della ragion pura, a cura di p. Chiodi, UTET,
Torino, 1967
La rivoluzione copernicana
Questo passo della Critica della Ragion Pura
(1781) ci mostra la nuova prospettiva da cui Kant
intende intraprendere la propria ricerca verso la
definizione della metafisica come scienza esatta.
Seguendo lo stesso processo con cui Copernico
aveva spostato il centro dell’universo dalla Terra al
Sole, Kant propone di considerare il soggetto
(non più l’oggetto) come il fulcro del processo
conoscitivo. L’universalità del soggetto
conoscente è la nuova certezza su cui si basa la
filosofia kantiana.
Quali conseguenze ebbe questa
impostazione?
“Quando Galilei fece rotolare le sue sfere su di un piano inclinato, con un peso
scelto da lui stesso, e Torricelli fece sopportare all’aria un peso, che egli stesso
sapeva di già uguale a quello di una colonna d’acqua conosciuta, (…) Essi
compresero che la ragione vede solo ciò che lei stessa produce secondo il
proprio disegno, e che, con principi de’ suoi giudizi secondo leggi immutabili,
deve essa entrare innanzi e costringere la natura a rispondere alle sue
domande; e non lasciarsi guidare da lei, per dir così, colle redini; (…) È
necessario dunque che la ragione si presenti alla natura avendo in una mano i
principi, secondo i quali soltanto è possibile che fenomeni concordanti abbian
valore di legge, e nell’altra l’esperimento, che essa ha immaginato secondo
questi principi: per venire, bensì, istruita da lei, ma non in qualità di scolaro che
stia a sentire tutto ciò che piaccia al maestro, sibbene di giudice, che costringa
i testimoni a rispondere alle domande che egli loro rivolge. (…) Così la fisica ha
potuto per la prima volta esser posta sulla via sicura della scienza, laddove da
tanti secoli essa non era stato altro che un semplice brancolamento”
Immanuel Kant, Critica della ragion pura (1781)
In pratica, egli vuole applicare il metodo
scientifico individuato da Galilei nella
ricerca delle condizioni per cui l’uomo può
formulare una conoscenza scientifica,
universale e necessaria.
Partendo dalla convinzione per cui la fisica
di Newton sia una conoscenza di questo
tipo, e dall’idea che l’uomo sia un essere
immutabile nelle sue facoltà conoscitive,
Kant arriva all’individuazione delle forme a
priori con cui l’essere umano modifica e
conosce la realtà che lo circonda.
Quali sono i limiti di questa
impostazione?
A nostro parere, possono essere individuati
nei suoi presupposti:
• la fisica newtoniana come scienza
universale e necessaria,
• l’universalità e l’omogeneità delle
facoltà umane, nel tempo e nello spazio,
i quali hanno perso la loro validità alla luce
delle scoperte scientifiche dell’Ottocento e
del Novecento.
La fisica di Newton come scienza
“parziale”
• All’epoca di Kant l’interpretazione di
Newton veniva applicata a tutti i fenomeni
meccanici dell’universo,
indipendentemente dal sistema di
riferimento adottato.
• Nel Novecento, Albert Einstein (1879 –
1955) mise in discussione la fisica
newtoniana elaborando la teoria della
relatività.
La fisica di Newton come scienza
“parziale”
• Per Einstein spazio e tempo non sono più quantità assolute e
distinte, di valore primordiale come aveva supposto Newton (il
“sensorio”, ossia un punto di vista assoluto e divino sul mondo),
oppure forme a priori caratteristiche degli esseri umani come
proposto da Kant, ma entità intrinsecamente relative, tra loro
indistinguibili; sono gli eventi di interazione tra energia e materia che
determinano dimensioni variabili dello spazio/tempo nell'universo.
• Poiché l’uomo stesso è materia in movimento, non può avere la
pretesa di possedere una visione assoluta del mondo, ma deve
adeguarsi alle leggi che regolano tra loro i vari sistemi di
riferimento.
“Quando un uomo siede un'ora in compagnia di una bella ragazza,
sembra sia passato un minuto. Ma fatelo sedere su una stufa per un
minuto e gli sembrerà più lungo di qualsiasi ora. Questa è la
relatività.”
Albert Einstein, Journal of Exothermic Science and Technology, vol. 1, n.° 9 (1938)
La scienza probabilistica
• Benchè la teoria della relatività abbia superato la convinzione
assolutistica della meccanica newtoniana, essa mantiene ancora
dei presupposti che altre teorie hanno smentito.
• Nella fisica quantistica, ciò che governa i fenomeni dell’universo
non è la necessità caratteristica delle ideologie di Newton e
Einstein, ma la casualità.
• L’universo descritto dalla quantistica è un universo probabilistico,
nel quale le leggi scientifiche esprimono la probabilità che un
fenomeno avvenga, e come esso probabilmente proseguirà nel
tempo. La scienza perde quindi il carattere di necessità con cui Kant
l’aveva caratterizzata.
"Einstein [...] sbagliò quando disse: «Dio non gioca a dadi». La
considerazione dei buchi neri suggerisce infatti non solo che Dio
gioca a dadi, ma che a volte ci confonda gettandoli dove non li si
può vedere". Stephen Hawking
Kuhn e la negazione dello sviluppo
lineare della scienza
• La visione relativistica di Einstein e la meccanica quantistica
sembrano aver soppiantato e sostituito la meccanica newtoniana.
• Secondo lo storico della scienza Thomas Kuhn (1922 – 1996),
questi possono essere interpretati come paradigmi, (teorie
scientifiche di “transizione” che si applicano in seguito ad un
momento di “rivoluzione” nella scienza) che " dicono cose differenti
sugli oggetti che popolano l' universo e sul comportamento di tali
oggetti” (Thomas Kuhn, La struttura delle rivoluzioni scientifiche,
1963)
• In tal modo, Kuhn respinge ogni concezione della scienza come
processo continuo di assorbimento e ampliamento dei risultati
precedenti; ad un certo punto, ogni paradigma diventerà obsoleto a
causa del mutamento della mentalità e dei preconcetti con cui gli
scienziati guardano il mondo. In futuro, vicino o lontano, queste
teorie risulteranno inadeguata a descrivere i fenomeni che
avvengono nell’universo.
Ciascuno comprende in base ai
suoi preconcetti
• Hans Georg Gadamer (1900-2002), afferma
che la conoscenza è sempre condizionata da
una pre-comprensione, la quale deriva dal
contesto storico, sociale, culturale e geografico
in cui è collocato il soggetto conoscente.
L’omogeneità delle facoltà conoscitive umane
predicata da Kant viene così annullata: l’uomo è
un essere finito in un contesto finito.
“L'autentica esperienza è quella in cui l'uomo
diventa cosciente della propria finitezza”
Hans-Georg Gadamer, Verità e metodo (1960)
L’essere umano come tappa
dell’evoluzione
• Non sono solo i preconcetti a cambiare, ma anche l’uomo stesso,
come ci dimostra Charles Darwin (1809 – 1882) ha subito e subirà
in futuro un’evoluzione delle sue caratteristiche fisiologiche e, di
conseguenza, delle sue facoltà conoscitive.
• Mentre per Kant la struttura dell’uomo era immutabile nel tempo e
nello spazio, oggi sappiamo che l’homo sapiens sapiens è solo un
gradino di una specie in divenire.
• Ad esempio, in seguito al cambiamento di particolari condizioni
ambientali, l’essere umano potrebbe in un eventuale futuro essere in
grado di percepire le emissioni dell’ultravioletto o, addirittura,
perdere la facoltà della vista.
“L'uomo nella sua arroganza si crede un'opera grande, meritevole di
una creazione divina. Più umile, io credo sia più giusto considerarlo
discendente degli animali”.
Charles Darwin, L'origine dell'uomo (1871)
Conclusione
Abbiamo così dimostrato in che modo, a nostro parere, Kant si sia
basato su presupposti non del tutto fondati: Einstein, Kuhn, i meccanici
quantistici, Gadamer e Darwin ci hanno fornito differenti punti di vista
che ci hanno permesso di capire che la scienza deriva da numerosi
fattori, i quali non la rendono né universale né necessaria né eterna.
Che senso ha allora per noi una scienza, seppur limitata?
Come afferma John Locke, “La candela che è accesa in noi fa luce
abbastanza per tutti i nostri propositi. Dobbiamo essere soddisfatti delle
scoperte che possiamo fare alla sua luce; e faremo un uso corretto
della nostra intelligenza, quando entreremo in rapporto con tutti gli
oggetti nel modo e nella proporzione adatta alle nostre facoltà, e sulla
base dei fondamenti che possono essere proposti a noi, e se non
richiederemo perentoriamente o con intemperanza la dimostrazione e
chiederemo la certezza dove la probabilità soltanto può essere
ottenuta, una probabilità che sarà sufficiente a dirigere tutti i nostri
interessi”. (da Saggio sull’intelletto umano, 1690)
Forse la scienza è un sogno, ma
non un’illusione.
La scelta dello sfondo
• Immagine di apertura: abbiamo scelto un quadro di
Seurat, pittore che rappresenta l’illusione della creazione
di una pittura scientifica.
• Presentazione: la serie dell’albero di Piet Mondrian, il
quale ritiene che l'arte sia un
prodotto della ragione, che realizzi una fusione di
razionalità e idealità, per cui il suo astrattismo è ispirato
alla perfezione delle leggi matematiche e scientifiche.
Abbiamo invertito la serie per comunicare l’idea che la
scienza non sia un mero insieme di leggi (le linee
rigorose della “Composizione in blu, grigio e rosa”), ma
di cultura, emozioni e intelligenza.
Bibliografia e sitografia
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Immanuel Kant, Critica della Ragion Pura (1781); Sogni di un visionario
chiariti con sogni della metafisica (1766)
Albert Einstein, Journal of Exothermic Science and Technology, vol. 1, n.° 9,
(1938)
Thomas Kuhn, La struttura delle rivoluzioni scientifiche (1963)
Charles Darwin, L'origine dell'uomo (1871)
Hans-Georg Gadamer, Verità e metodo (1960)
J. Locke, Saggio sull'intelletto umano (1690)
“Albert Einstein e la teoria della relatività. Cos'è il tempo? E lo spazio?”
(http://www.italysoft.com/curios/einstein/einstein-e-il-tempo.php)
“Hans-Georg Gadamer” (http://www.filosofico.net/gadamer.htm#n2)
“Thomas Kuhn” (http://www.filosofico.net/kuhn.htm)
“Sogni di un visionario” (http://www.giovannidesio.it/kant/sogni.htm)
Immagini di sfondo: Piet Mondrian
(http://digilander.libero.it/RiflessoAntico/Arti%20Figurative/Piet%20Mondrian
.htm)
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Sogni della metafisica o sogni della scienza