La rivoluzione dell’immagine “Dio in realtà non è che un altro artista. Egli ha inventato la giraffa, l’elefante e il gatto. Non ha un vero stile: non fa altro che provare cose diverse. Dio, quell’altro artigiano”. Pablo Picasso. Dalla genuinità del disegno di un bambino al significato profondo di un’immagine. L’innocenza di uno scarabocchio Da sempre i bambini sono portatori di buoni sentimenti e di valori fondamentali come la famiglia; attraverso i loro disegni, che non sono altro che lo specchio della loro quotidianità, riusciamo ad intravedere il loro umore, a comprendere le loro sensazioni. I bambini hanno un dono straordinario, sono in grado di mostrarci aspetti del mondo che noi adulti non riusciamo più a vedere, e anche se tutti noi siamo stati bambini continuiamo a stupirci ed emozionarci di fronte ad uno scarabocchio, o al disegno della nostra casa, del nostro giardino, della nostra famiglia. E’ straordinaria l’immaginazione dei bambini, la loro fantasia, la loro visione paradisiaca del mondo che li circonda, sono uniche le loro percezioni. Vedere il mondo con gli occhi di un bambino è quanto di più bello vi possa essere, è come vivere in un sogno tutto colorato. Cos’è l’immagine? L’immagine è concetto di difficile decifrazione, ha un significato ambiguo, può voler dire “massima realtà” ma anche “massima irrealtà”. L'immagine trasmette un linguaggio immediato e globale, che il soggetto su cui si riflette decifra e interpreta a proprio modo. Il senso della vista spazia lontano e porta messaggi complessi. E' composta di forme, colori, luci ed ombre, immobilità e movimento; stimola e richiama in ciascuno reazioni e ricordi personali. Può contenere e rammentare simboli, stimolare emozioni, indurre suggestioni. Il significato di un messaggio dato da chi lo percepisce e lo interpreta. Questo processo è totalmente personale, ma non sempre totalmente autonomo, perché siamo influenzabili. Il linguaggio delle immagini è intrinsecamente indeterminato, evocativo, dotato di segni che assumono valore simbolico in relazione al significato che attribuiamo a ciò che osserviamo o al valore pragmatico degli scopi della comunicazione. Le immagini riguardano tutto ciò che ci circonda, sono immagini le strade, le auto, le case, le persone , gli animali; ma sono immagini anche quelle prodotte dalla nostra mente, reali o frutto della nostra fantasia, ricordi o mere invenzioni. L’intera realtà è un’immagine e ciascuno di noi può dipingerla come vuole. Meret Oppenheim. L’importanza del colore Il mondo che vediamo ci appare pieno di colori, per noi questo fa talmente parte della nostra vita che non ce ne rendiamo conto, ma a pensarci un mondo in bianco e nero sarebbe davvero terribile. Il colore è una componente fondamentale di una qualsiasi immagine e assieme a sfondo e cornice la compone totalmente. Ogni colore può avere un suo significato, può essere associato ad una persona, ad un avvenimento, ad uno stato d’animo. Nell’usare i colori siamo molto condizionati dal nostro stato d’animo, scegliamo colori allegri se siamo particolarmente felici, ottimisti, e viceversa se ci sentiamo tristi, malinconici; allo stesso modo l’artista sceglie i colori della sua tavolozza. Qui accanto prendiamo in considerazione un dipinto di Pablo Picasso, sempre portatore di novità assolute, ne è un esempio esplicito il periodo blu, durante il quale l’artista ritrae le passioni, le emozioni, la tristezza dello spirito degli uomini. La sua pittura monocromatica giocata sui colori freddi aveva un significato puramente psicologico in quanto il suo blu rappresentava la dimensione degli emarginati e dei disadattati, persone vinte e sole senza speranza. Blu come miseria e sofferenza di una realtà tormentata ed angosciata di uomini privi di ragioni per vivere: mendicanti, ciechi, girovaghi patetici e commoventi. Ma il blu non è solo la naturalistica descrizione di Picasso e dei suoi uomini circondati da una atmosfera malinconica. Il blu ha anche il suo rovescio della medaglia, come ogni cosa, e la sua massima forza espressiva è data dal mare e dal cielo, il blu dunque può essere identificato anche come il colore dell’armonia, dell’equilibrio; possiamo dunque dare ai colori il significato che vogliamo, non ci sono colori positivi o negativi, belli o brutti, è tutto dato dalla soggettività, nulla è assoluto. il colore è una qualità della nostra sensazione visiva, e come tale è un'entità puramente soggettiva. Blue Nude, P.Picasso, 1902 Cosa raccontano le immagini? Ciascuna immagine ha il suo significato, ciascuna immagine riflette un momento, un avvenimento, un’azione. Le immagini raccontano i più svariati eventi, le più svariate sensazioni; possiamo riscontrare nelle immagini i più significativi avvenimenti storici ma anche gli aspetti della quotidianità più banale, i sentimenti più veri e profondi ma anche le relazioni più passionali e fugaci. Le immagini ci parlano continuamente e spesso neanche ce ne accorgiamo. “L’opera d’arte è muta ma non è silenziosa”. Io quando vedo un oggetto lo percepisco in base al mio modo di vedere, al momento in cui lo vedo, un’altra persona potrebbe vederlo in modo diverso, insomma, io percepisco un oggetto non in quanto tale, ma in quanto “immagine di sé”. Dio vedrebbe tutto da una prospettiva “superiore”, una percezione globale ed è l’unico che potrebbe dare una testimonianza del tutto imparziale; noi umani invece dobbiamo accontentarci dell’orizzonte ristretto del nostro corpo. Quando ad esempio osserviamo un dipinto non conosciamo le intenzioni del pittore, le sue emozioni, il suo tempo; l’opera ci riporta nel suo tempo ma noi non ne concepiamo i sentimenti, o almeno non è detto che accada. Ciascun dipinto, ciascuna scultura, e più in generale ciascuna immagine, noi la concepiamo secondo le nostre di emozioni, secondo il nostro tempo e spesso accade che così facendo perdiamo di vista il suo reale senso, la concepiamo secondo errate prerogative e le diamo così un senso nuovo dimenticando che ogni opera d’arte non ha un luogo, non ha un tempo, bensì è cronotopo: un’unità di spazio temporale che ha un significato che può essere riletto ma non trasformato. Jacques-Louis David Il giuramento degli Orazi, 1784 I sentimenti nelle immagini L’universo dei sentimenti è qualcosa di molto complesso,dunque descrivere emozioni e sentimenti in un’immagine non è affatto semplice,i sentimenti, tutti, anche quelli meno nobili, sono il motore del mondo intero. E’ altrettanto complesso cogliere le reali emozioni di un dipinto, di una foto, di una qualsiasi immagine che colpisca i nostri occhi. Anche per due artisti come Francesco Hayez e Gustave Klimt non fu facile dar voce ai sentimenti, “i loro baci” hanno ambientazioni diverse, colori diversi, intensità diverse ma soprattutto intenzioni diverse. Il bacio di Hayez è bivalente, da un lato mostra l’amore individuale dall’altro l’amore per la patria,sentimento quest’ultimo altrettanto elevato e intenso. Hayez nel suo dipinto raffigura un bacio passionale e carico di emotività, un bacio rubato da due amanti spiati. Il bacio di Klimt è invece totale abbandono della donna tra le braccia dell’uomo rappresentato in atteggiamento di protezione e tenerezza; si tratta della raffigurazione di un amore che non si accontenta di possedere la mente, il corpo e le attenzioni dell’essere amato ma pretende di impregnarne l’esistenza con la propria. Ecco allora solo due visioni differenti dell’amore tra un’infinità di altrettante differenti visioni. Il bacio,F. Hayez 1859(Pinacoteca di Brera) Il bacio, G.Klimt 1907-1908(Vienna) FOTOGRAFIA: “L’IMMAGINE IN UNO SCATTO” Le foto sono immagini di un istante, sia esso significativo o divertente, riproducono in un attimo ciò che intendiamo “catturare”. La fotografia negli anni ha compiuto passi da gigante, in passato si utilizzavano camere oscure, furono poi introdotti apparecchi fotografici portatili, pellicole in rullo, sino ad arrivare ad oggi alla più sofisticata fotografia digitale con la quale possiamo riprodurre in pochi secondi le immagini che ci interessano; basta uno scatto per cogliere un sorriso, un’ espressione. In passato le foto erano legate ad eventi di particolare importanza e si trattava per lo più di posati, l’immagine fotografica oggi è considerata da gran parte dei critici al pari delle discipline pittoriche, possiamo dunque parlare di “fotografia d’arte”. Le foto hanno una loro dignità al pari di grandi tele o considerevoli sculture. L’immagine “persuasiva”: la pubblicità La pubblicità è la forma di comunicazione attraverso mezzi come la televisione, la radio, i giornali, internet e immagini di qualsiasi altro genere, che tende in modo intenzionale ad influenzare gli atteggiamenti e le scelte degli individui. Agli inizi la pubblicità veniva fatta principalmente con solo testi e disegni, dunque si trattava di una pubblicità semplice ed immediata, attraverso poi la pubblicità murale e all’opera dei cartellonisti, diventa una vera e propria forma d’arte. Le immagini pubblicitarie catturano l’attenzione dell’osservatore ed hanno una funzione fortemente persuasiva in relazione al messaggio che si vuole comunicare, messaggio dato da codici tipici che vengono impiegati nelle pubblicità che sono: quello iconico, quello linguistico e quello sonoro. La pubblicità ha poco tempo per interagire ed utilizza dunque mezzi criticabili per migliorare la propria efficacia, utilizza spesso stereotipi, clichè tradizionali ( la donna in cucina, l’uomo a lavoro) ma anche in questi casi cerca di sedurre attraverso un’immagine “politicamente corretta”. C’è da dire però che ciascun individuo dotato di una propria personalità può non lasciarsi persuadere dalle immagini pubblicitarie pur se efficaci. “la pubblicità non sceglie per nessuno,permette solo di scegliere meglio “ (Jacques Séguéla ) Lo studio delle immagini: Aesthetica L’estetica è un settore della filosofia che si occupa della conoscenza del bello naturale e artistico, ovvero del giudizio di gusto. La civiltà greca fu forse il primo ambito culturale nel quale le attività artistiche, come noi moderni le concepiamo,acquistarono una loro definizione , tale da distinguerle dalle comuni attività della vita sociale. Il termine usato per la produzione di oggetti artistici era il generico techné, inteso come ogni operazione dell’uomo tesa a modificare e trasformare le cose di natura,e più in generale tutto ciò che era qualificabile come artificio non naturale. Ma la techné si esprimeva anche come un “fare” umano al di fuori delle esigenze quotidiane e in tal senso era il verbo poiein ad indicarlo, e il derivato poiesis l’attività artistica in generale. All’interno delle technai eleutherioi vennero a poco raccolte tutte quelle forme espressive concernenti l’arte (quali architettura, scultura, pittura), quelle letterarie e quelle dello spettacolo. L’estetica nacque “ufficialmente” nel 1750 con la pubblicazione del libro “Aesthetica” da parte di Alexander Gottlieb Baumgarten, e da questi intesa come “scienza del bello, delle arti liberali e gnoseologia inferiore, sorella della logica. Il termine greco “aisthesis” indica difatti le informazioni ricevute attraverso i sensi e il corpo e da questo termine Baumgarten deriverà il neologismo “aesthetica”. In seguito Immanuel Kant tratta dell’ “estetica trascendentale” nella Critica della ragion pura come teoria della conoscenza,basata sulle funzioni trascendentali; riprende poi il termine estetica in uno dei libri più importanti sull’estetica la “Critica del giudizio “ dove, a proposito del giudizio estetico, espone la sua teoria sul bello soggettivo e su quello naturale (oggettivo) che si esprime nel sentimento del sublime. Secondo poi l’estetica illuminista e più in particolare secondo Denis Diderot l’abbandono degli schemi idealistici, e il senso estetico e la bellezza divengono per lui il frutto di un “rapporto” tra l’oggetto artistico e chi lo percepisce con la propria sensibilità individuale. In questo modo l’estetico non è più l’oggetto in sé, ma il “rapporto” soggetto-oggetto. L’arte della “mnemonica” Nel “ DE UMRIS IDEARUM” Bruno esprime i principi essenziali della sua filosofia : l’universo dunque come unico corpo, organicamente formato, con un preciso ordine che struttura ogni singola cosa e la connette con tutte le altre. Fondamento di questo ordine sono le idee , principi eterni ed immutabili, essendo ogni singolo ente imitazione, immagine, ombra della realtà ideale che la regge. Rispecchiando in se stessa la struttura dell’universo , la mente umana, che ha in se non le idee, ma le ombre delle idee, può raggiungere la vera conoscenza, ossia le idee e il nesso che connette ogni cosa con tutte le altre, al di là della molteplicità degli elementi particolari e del loro mutare nel tempo. Si tratta allora di cercare di ottenere un metodo conoscitivo che colga la complessità del reale, fino alla struttura ideale che sostiene il tutto. Tale mezzo è : L’ arte della memoria, il cui compito è di evitare la confusione generata dalla molteplicità delle immagini e di connettere le immagini delle cose con i concetti, rappresentando simbolicamente tutto il reale. “La natura” -scrive Bruno- “non permette il passaggio immediato da un estremo all’altro, ma con l’aiuto di ombre e poco alla volta, con ombre velate così che l’ombra prepara la vista alla luce, l’ombra tempra la luce”. Iconologia e iconografia L’iconologia è la disciplina che si occupa di ricercare la spiegazione delle immagini, dei simboli e delle figure allegoriche dell'arte antica perché essa attinse soprattutto alle favole più pittoresche della mitologia. Il termine deriva dal greco eikon, immagine, e Logía, discorso. È diversa dalla iconografia, perché questa si occupa delle sembianze reali dei personaggi illustri, mentre l'iconologia ha lo scopo di ragionare delle forme convenzionali con cui si vestono allegorie e miti. L'arte greca è stata maestra nel fissare a ciascun personaggio (astratto ed ideale) attributi e fisionomie che permettevano di riconoscerlo al primo sguardo. Il volto di Minerva era diverso da quello di Venere, Marte non assomigliava a Mercurio, Giove era molto diverso da Plutone, ecc. L'iconologia greca è tutta ieratica e si fonda sulla religione ed ogni dio ha una caratteristica propria : Saturno è un vecchio armato di falce, Giove ha un fulmine fra le mani ed un'aquila a fianco, Nettuno viaggia su un carro trainato da cavalli marini con un tridente in mano ecc. Ma l'iconologia si applica anche ad idee astratte. La Forza è rappresentata da una donna di aspetto guerriero, appoggiata su di un cubo, con un leone ai piedi; la Prudenza ha uno specchio attorno al quale si attorciglia un serpente; la Giustizia ha in mano una spada e la bilancia; la Fortuna ha gli occhi bendati ed una ruota sotto ai piedi; ecc. Il termine Iconografia vuol dire,invece, scrittura di un’immagine . L’iconografia è un ramo della storia dell’arte che si occupa della descrizione, classificazione e interpretazione di quanto raffigurato nelle opere d'arte. Può riferirsi a personaggi o avvenimenti storici, così come a ricerche su temi religiosi. Nell'ambito della ricerca storica, l'iconografia si occupa di quelle immagini che possono rappresentare una fonte documentaria per la ricostruzione di eventi storici specifici, usanze di determinate popolazioni, mezzi di locomozione terrestri e navali, mentre gli studi archeologici traggono dall'iconografia la documentazione relativa a dettagli architettonici, abbigliamento, monete, gioielli, oggetti di uso comune. L’iconografia con segni e colori riscrive ciò che si trova già scritto nella Sacra Scrittura e ciò che la Chiesa ha elaborato nel corso dei secoli nella teologia. Riscrive, in quanto si pone come un’immagine analogica, e in spirito di obbedienza ripropone le verità rivelate. Giotto Natività Padova, Cappella degli Scrovegni Immagine e immaginazione Per immaginazione s’intende la capacità di rappresentarsi cose non presenti in atto alla sensazione. Il termine immaginazione nella storia della filosofia è collegato a quello di fantasia e solo di recente le due parole sinonime vengono utilizzate in modo differenziato. Il primitivo termine di fantasia veniva fatto risalire etimologicamente da Aristotele alla radice di phàos, luce. Anche Platone si rifaceva a questa origine etimologica poiché pensava che la sede dell'immaginazione fosse il fegato che con la sua superficie lucida rispecchiava le immagini sensibili ricevute dall'esterno . L'immaginazione quindi è «un movimento prodotto dalla sensazione in atto.» L'immaginazione cioè, è parte del processo conoscitivo poiché essa contribuisce a formare concretamente l'immagine collegata all'oggetto percepito in base: • ai suoi dati sensibili propri, per es. il sapore al gusto, il colore alla vista ecc. • ai suoi dati sensibili comuni, per es. la massa , il movimento, la figura ecc. • ai suoi dati sensibili accidentali, che intervengono occasionalmente. In Bruno la teoria dell'immaginazione si collega alla mnemonica: un sapere universale dove tutte le particolari nozioni fanno capo a idee, tòpoi, cioè a delle immagini che rimandano ad altre idee che l'immaginazione ha il potere di cogliere nella loro somiglianza e affinità. Se in Aristotele l'immaginazione svolgeva una mediazione conoscitiva tra i sensi e l'intelletto, e in Platone era una facoltà che metteva in rapporto il mondo delle idee con quello delle cose sensibili, in Bruno la capacità di formare immagini svolge il ruolo di una mediazione universale per la quale «tutto forma ed è formato da tutto... e noi possiamo essere portati a trovare, indagare, giudicare, argomentare, ricordarci di ogni cosa attraverso ogni altra.» Kant s'inserisce nel solco di questa concezione per cui arte e fantasia devono conformarsi alla convivenza sociale: altrimenti la fantasia diventa una «immaginazione che produce immagini senza volerlo». L'immaginativo dunque si controlla e pone limiti all'irreale mentre la fantasia talora deborda e opera in modo del tutto irrazionale. Kant quindi riprende la teoria aristotelica della capacità conoscitiva della immaginazione e, entro certi limiti, quella neoplatonica della sua funzione unificatrice in grado di rendere manifesta la omogeneità tra le cose. Kant distingue tra una: immaginazione riproduttiva, la capacità di far riaffiorare nello spirito oggetti intuiti precedentemente, e una immaginazione produttiva, che coincide con la funzione delle intuizioni pure di spazio e tempo. In senso più ampio nella Critica del giudizio il libero gioco dell'immaginazione, insieme all'intelletto e alla ragione, produce l'esperienza del bello e del sublime ma anche, con le concezioni kantiane del "genio " e del "bello" come simbolo della moralità, anticipa le concezioni romantiche dell'idealismo di Fichte e Schelling. L’immagine senza fine Le immagini non hanno spazio temporale definito,ci sono da sempre, ci saranno per sempre. Le immagini fanno parte della nostra vita, sono componenti essenziali di ogni attimo; non hanno inizio né fine. L’immagine di noi stessi, quelle prodotte dalla nostra mente, le immagini che ci circondano, la vita stessa è immagine e l’immagine di essa. Se proviamo a guardarci dentro, a guardare davanti o dietro di noi non possiamo fare altro che vedere immagini e immagini e immagini ancora. Salvador Dalì, Muchacha de espaldas y Muchacha en la ventana Museo Nacional Reina Sofìa, Madrid.