Carlo Alberto firma lo Statuto Albertino, 4 marzo 1848 ALCUNI MOTI LIBERALI IN ITALIA, IN EUROPA, NEL MONDO IL CONGRESSO DI VIENNA NON HA RISOLTO UN BEL NULLA Con il Congresso di Vienna, lo sappiamo, le monarchie europee cacciate via da Napoleone tornarono a sedere sui rispettivi troni. Tuttavia, i popoli, ormai, erano stanchi di essere oppressi dal potere assoluto dei sovrani, prepotenti opprimenti e sordi di fronte alle richieste del popolo, che invece chiedeva meno tasse, più giustizia e un maggiore benessere per tutti, non solo per i nobili e il clero Ad ogni modo, capitava che ad accendere i focolai della rivolta, spesso, più che la gente semplice, erano personaggi importanti della politica, della cultura, persino dell’esercito GLI AUSTRIACI INTERVENGONO A NAPOLI Sull’esempio di alcune sommosse già sorte in Spagna, due ufficiali dell’esercito borbonico affiliati alla Carboneria, Michele Morelli e Giuseppe Silvati, promossero nel 1820 a Nola, vicino Napoli, un moto insurrezionale, cui prese parte anche il generale Guglielmo Pepe. La rivolta ben presto si diffuse in tutto il Sud, fino in Sicilia, la quale voleva l’indipendenza da Napoli. Impaurito dai tumulti, re Ferdinando I concesse una Costituzione, ma al tempo stesso, nel marzo 1821, chiedeva aiuto agli Austriaci, che scesero a Napoli e sbaragliarono le truppe napoletane liberali. Tornato l’ordine, il re revocò la Costituzione e concentrò nuovamente tutto il potere nelle sue mani. Guglielmo Pepe fu esiliato, Morelli e Silvati furono processati e impiccati GLI AUSTRIACI ANCHE IN PIEMONTE Gli eventi di Spagna e Regno delle Due Sicilie si ripercossero anche in Piemonte, dove nel marzo del 1821 si ammutinarono le guarnigioni di intere città, Torino compresa. L’anziano re Vittorio Emanuele I abdicò a favore del fratello Carlo Felice. Essendo questi a Modena, la rivolta fu affrontata dal nipote del re Carlo Alberto, che non esitò a firmare una Costituzione, nella speranza di allentare le tensioni sociali. Ma Carlo Felice, immediatamente chiamò in suo aiuto gli Austriaci e in aprile tornò a Torino per ripristinare l’antico regime. Intanto, l’Austria interveniva anche nel Lombardo-Veneto, dove molti personaggi politici, militari e intellettuali subirono processi e condanne. Tra questi, lo scrittore Silvio Pellico, autore de “Le mie prigioni” LA GRECIA CONQUISTA L’INDIPENDENZA La grecia, approfittando dei segni di declino dell’impero ottomano che la opprimeva, nel 1821 tentò di proclamare la sua indipendenza. La reazione turca fu immediata e spietata, tanto che Russia, Inghilterra e Francia accorsero in aiuto dei Greci. Dopo una lunga e drammatica lotta, con l’Accordo di Londra, del 1830, le potenze europee imposero sul trono di Atene il principe tedesco Ottone di Baviera, nel 1832. LIBERA ANCHE L’AMERICA LATINA Anche in America Latina scoppiano numerose rivolte che portano via via le colonie a rendersi indipendenti dalla madrepatria, dopo sanguinose battaglie, nel caso delle colonie spagnole, o con più pacifici accordi, come nel caso delle colonie portoghesi. Restava grave però il problema delle masse sempre più immiserite e dell’aristocrazia sempre in conflitto per contendersi il potere tramite continui colpi di stato. GLI ANNI TRENTA ANCORA PIÙ CALDI Nel 1830, l’ultimo re Borbone di Francia, Carlo X, è costretto alla fuga e cede il trono a Luigi Filippo d’Orléans, più aperto alla volontà del Parlamento Nel 1831, il Belgio, ribellatosi al predominio olandese, ottiene l’indipendenza Nello stesso anno anche la Polonia tentava l’indipendenza dalla Russia, ma non ottenne l’appoggio francese e la rivolta fu repressa dall’esercito zarista. Triste epilogo anche per i rivoluzionari di Bologna, Parma e Mantova, anch’essi delusi dall’astensione francese. Tra i patrioti più attivi, Ciro Menotti, un commerciante di Carpi, condannato a morte e impiccato con altri congiurati. Intanto, Giuseppe Mazzini, proprio nel 1831 fondava la Giovane Italia e nel 1834 la Giovane Europa. Le insurrezioni da lui promosse, non ebbero esito molto felice, ma contribuirono ad aprire in Italia una stagione di riforme e di Statuti, - importanti quelli concessi da Ferdinando II di Napoli e da Carlo Alberto di Savoia, entrambi del 1848, - con i quali in sostanza i sovrani riconoscevano ai sudditi il diritto di eleggere un Parlamento