L’assetto postbellico in Italia 1945-1948 Il fronte capitalista • Giugno 1945: Ferruccio Parri, uno dei capi della Resistenza e leader del Partito d’Azione, viene nominato Capo del Governo di coalizione. • Sono due gli interessi prevalenti della Confindustria e degli industriali: 1) riprendere la libertà di controllo sugli scambi e sulla produzione contro ogni tentativo di intervento e/o partecipazione degli operai; 2) limitare il potere dei sindacati nelle fabbriche proponendo contratti e accordi nazionali che stabilissero in modo rigido e centralistico salari, ferie, retribuzioni aggiuntive, etc Gli industriali trovano nella Democrazia Cristiana (DC) il proprio strumento politico: - interclassista; - conservatore; - appoggiato dalla Chiesa; - ha nei ceti medi la base consensuale. La DC difende valori in antitesi a quelli della sinistra comunista: - famiglia; - morale cattolica; - proprietà; - individuo. De Gasperi considerava i capitalisti italiani il «quarto partito» senza il quale nessuna forza politica avrebbe potuto governare il paese. Il movimento operaio Contadini, operai, reduci ingrossavano le fila dei disoccupati e dei partiti di sinistra, tra cui emergeva per consensi il PCI di Palmiro Togliatti. Il PCI aveva un carattere riformista, non rivoluzionario: Togliatti puntava all’elettoralismo e all’aumento del consenso («democrazia progressiva» o «via italiana al socialismo»). L’errore che commise fu pensare che tale politica potesse realizzarsi con un’alleanza con la DC: gli equilibri all’interno della coalizione si stavano spostando su posizioni moderate e anticomuniste, anche a causa delle pressioni degli USA. Dopo l’esclusione dal governo avvenuta nel ‘47, il PCI riprende il ruolo di oppositore alla DC e di guida delle lotte dei lavoratori. Il governo di De Gasperi, appoggiato dalla destra, avviò - una politica di repressione e di uso della forza nei confronti delle manifestazioni operaie e contadine (min.Scelba); - una politica economica depressiva, che per bloccare l’inflazione restrinse il credito e gli investimenti, diminuendo la produzione industriale e generando disoccupazione (min.Einaudi) Referendum e Assemblea Costituente a) Referendum istituzionale 2.VI.1946 Il 2 giugno 1946 b) Assemblea CostituenteCostituzione 2.VI.1946/31.XII.1948 c) regime repubblicano 1946/2013 * Si vota con sistema proporzionale di lista e possibilità di esprimere preferenze. * a) astenuti3.058.262 10,9% referendum istituzionale 2.VI.1946 28.005.449 elettori b) votanti 24.946.878 89,1% a) Repubblica 12.718.641 54,3% voti validi il risultato b) Monarchia 10.718.502 45,7% voti validi c) schede bianche 1.510.044 d) Schede nulle 363.315 a) favorevoli alla Repubblica 12.718.641 un voto bilanciato b) contrari alla Repubblica 12.591.861 differenza 126.780 voti legittimazione debole DC 207 deputati PSI 115 deputati PCI 104 deputati Assemblea Costituente UDN 41 deputati UQ 30 deputati PRI 23 deputati PdA 7 deputati 74,8% voti 1) diritti civili e politici (pres.Tupini) 3 sottocommissioni 2) organizzazione costituzionale dello Stato (pres. Terracini) 2 sezioni 3) rapporti economici e sociali (pres. Ghidini) Commissione dei 75 Comitato dei 18 coordinamento e redazione Le elezioni del 1948 Entrata in vigore la Costituzione (1/1/1948), l’Italia andò al voto con il suffragio universale il 18 aprile 1948. La campagna elettorale fu aspra e risentì del clima della guerra fredda: l’intervento americano in senso anticomunista fu plateale e in totale spregio del principio di non ingerenza. Gli USA concessero prestiti e finanziamenti al governo; centinaia di navi portavano viveri, medicine, generi di conforto alla popolazione; ospedali, scuole, strutture pubbliche venivano finanziate e costruite dagli USA… • Coi discorsi di Togliatti non si condisce la pastasciutta. Perciò le persone intelligenti votano per De Gasperi che ha ottenuto gratis dall’America la farina per gli spaghetti e anche il condimento. (manifesto elettorale) • Tra un mese, quando l’Italia sceglierà il suo governo, non posso credere che il popolo italiano sceglierà lo stalinismo contro Dio, la Russia sovietica contro l’America, quest’America che tanto ha fatto e che è pronta e desiderosa a fare ancora di più se l’Italia rimane una nazione libera… (Cardinale Spellman, marzo 1948) Lo stesso segretario di Stato G.Marshall avvertì il governo italiano che in caso di vittoria comunista alle elezioni il piano di aiuti sarebbe stato sospeso… Togliatti e il PCI Adottano la «via democratica» per mostrare la piena adesione ai fondamenti della Repubblica: - appoggiano una politica economica liberista; - votano l’art.7 della Costituzione (Patti Lateranensi); - difendono l’appartenenza democratica e antifascista; - limitano le forme di conflittualità per favorire il clima di ricostruzione; - sono totalmente allineati all’URSS in ambito internazionale (aderiscono al Cominform). De Gasperi e la DC Seguono le direttive internazionali della Guerra fredda: - costituiscono un nuovo governo (nel 1947) senza comunisti; - accusano la sinistra di volere instaurare una dittatura; - insistono sulle radici cattoliche, moderate e filoccidentali del paese; - ribadiscono la posizione antifascista e anticomunista. DC: 48,5% Fronte Democratico Popolare: 32,1% La distribuzione del voto tra DC e Fronte Democratico Popolare (PCI+PSI) Il compito della DC, chiamata a governare con ampia investitura popolare, era estremanente difficile: doveva traghettare un’Italia per metà fascista, monarchica e clericale in una repubblica antifascista nata dalla Resistenza; doveva evitare di cedere la parte repubblicana e operaia alla sinistra; doveva essere anticomunista e liberale con i moderati; doveva essere antifascista e popolare con i lavoratori. Questa politica «pluralista», che doveva armonizzare e fondere liberisti e statalisti, clericali e laici, padroni e operai si trasformò nella versione moderna del trasformismo crispino e giolittiano. Il tutto appoggiato dalla Chiesa cattolica. L’attentato a Togliatti L’ultimo momento insurrezionale del dopoguerra si verificò quando, nel luglio del ‘48, un fanatico sparò a Togliatti fuori dal Parlamento e lo ferì gravemente: appena si diffuse la notizia, le piazze si riempirono di folle che interpretarono il fatto come l’ennesimo attacco alla sinistra. A Torino venne occupata la Fiat, a Venezia e Mestre furono eretti blocchi stradali che bloccarono l’accesso alla laguna, a Genova addirittura la popolazione si impossessò dei mezzi della polizia e si giunse a una vera e propria guerra civile tra cittadini e forze dello stato. Era possibile una rivoluzione in Italia? I dirigenti comunisti intervennero per evitare che la situazione degenerasse: furono tolti i blocchi stradali, smantellate le barricate, gli operai convinti a tornare al lavoro. Lo stesso Togliatti non aveva dubbi sul fatto che un’eventuale insurrezione sarebbe stata sconfitta dalle forze di polizia e dell’esercito. La repressione di De Gasperi non si fece attendere…