PROFILASSI ANTIBIOTICA NELLE MANOVRE STRUMENTALI IN UROLOGIA Vincenzo Mirone 90% delle infezioni è causato da germi Gram negativi; Il patogeno più frequentemente isolato a livello sia ospedaliero che comunitario è Escherichia coli, con percentuali di prevalenza che variano tra le diverse regioni geografiche, e che per le IVU non complicate comunitarie si collocano sopra il 70%. Altri uropatogeni importanti sono sicuramente batteri Gram negativi, quali Proteus spp. e Pseudomonas spp. ed Enterococchi tra i Gram positivi. L’incidenza di E. coli è massima nelle classiche cistiti acute, sempre maggioritaria nelle ricorrenti, per scendere a livello del 50% in caso di IVU complicate nosocomiali Invasività contaminazione Grado di contaminazione e quindi rischio infettivo per le monovre/tecniche urologiche. Work Group EAU/ESUI La cistoscopia può essere effettuata con strumentario rigido o flessibile, e tale scelta può assolutamente influenzare la carica infettiva e l’invasività della manovra. La durata di una cistoscopia è spesso soggetta alla accuratezza della valutazione clinica dello specialista e va da un minimo di 5 minuti ad un massimo di 10 Wilson et al e Tsugawa et al : La profilassi non riduce batteriuria o UTI sintomatiche Jimenez Cruz et al e MacDermott et al: la profilassi determina una diminuzione significativa di batteriuria e UTI sintomatiche 2 case series: Batteriuria dopo cistocopia senza profilassi 4.9% (n = 103) e 1.9% UTI sintomtiche. Eliminando i pazienti con fattori di rischio si ha una incidenza dello 0.8% di batteriuria. Le evidenze a favore della profilassi sono basse/ moderate Clark e Higgs (1990): batteriuria compare in 12/161 (7.5%) 3 giorni dopo la cistoscopia. 2 studi più recenti (2002) : batteriuria nel 2.7% -4.5% dei soggetti La profilassi abbassa al 3.2% l’incidenza di batteriuria che nel gruppo placebo si attesta a 6.8%. La batteriuria è poco frequente, le infezioni clinicamente rilevanti sono ancora meno frequenti, e la profilassi li riduce marginalmente. La profilassi non può essere consigliata pedissequamente a tutti i pazienti, andrebbero selezionati I pazienti a rischio. La biopsia prostatica è una procedura diagnostica invasiva e pertanto comporta i rischi comuni a tutti gli interventi chirurgici, legati al tipo di anestesia, all'età del paziente e alle sue condizioni generali. Questa manovra solitamente ha una durata di 30 min. circa. Tra le complicanze postoperatorie vanno assolutamente tenute in considerazione la ritenzione urinaria da edema della ghiandola prostatica, le emorragie, e le infezioni delle vie urinarie quali epididimiti cistiti e prostatiti. 6RCT: L’utilizzo di una profilassi antibiotica mostra una grossa riduzione della batteriuria La febbre non viene ridotta significativamente dalla profilassi in 4 studi e viene ridotta in un 5 studio di bassa qualità. Differenza significativa sulla batteremia Vi sono evidenze (moderate to high) che indicano la necessità di effettuare una profilassi antibiotica. Studi di coorte riportano: UTI febbrili, prostatiti acute e sepsi nel 2.9 - 10% dei casi RCT: riportano batteriuria 5–26% e UTI febbrili in più del 10% dei casi Studi molto vecchi, riportano un incidenza maggiore del 48% di UTI . Negli studi che valutano il ruolo della profilassi antibiotica si può evidenziare una incidenza inferiore al 5% in pazienti a basso rischio . Un unico giorno di terapia ed anche una singola dose possono essere in grado di prevenire il 99% delle infezioni. L’esame urodinamico è un indagine diagnostica poco invasiva ma che comporta un certo grado di “invasività della intimità” del paziente. La durata di un esame urodinamico si attesta tra i 10 ed i 15 minuti, e dipende anche dalle caratteristiche minzionali della paziente Le infezioni urinarie batteriche sono complicanze occasionali e, quando capitano, necessitano di una adeguata terapia antibiotica. in letteratura le “Case series” riportano una incidenza della batteriuria preurodinamica pari all’ 1.9%–10.3% Senza profilassi antibiotica la batteriuria post-urodinamica ha un incidenza dell’ 1.1%–19.6% a 2–3 giorni di follow-up Con la profilassi l’incidenza della batteriuria è pari all’1.8%–4.0% nelle donne e 3.6%–6.2% per gli uomini L’evidenza per la profilassi antibiotica è bassa. Anche l’incidenza della batteriuria dopo esame urodinamico è bassa e quindi la profilassi antibiotica non è consigliata in questi esami. Tuttavia nei pazienti con rischio alto di UTI potrebbe essere valutata come opzione. Quando si prende in considerazione l’intervento di Turb, ci si può trovare ad affrontare realtà chirurgiche estremamente differenti in base alle dimensioni, alla localizzazione ed alla morfologia della neoplasia presa in considerazione. Pertanto i tempi operatori di una TURB possono essere compresi in un range che va dai 10 ai 60 minuti!! Sebbene la turb sia un intervento estremamente comune ed importante, ci sono pochissimi studi in letteratura che ne determinano il rischio infettivo 2 RCT: Entrambi rilevano che la profilassi antibiotica non apporta vantaggi nel proteggere I pazienti dalla batteriuria, e evidenziano un incidenza dello 0% di UTI sintomatiche. Le evidenze sono moderate o scarse, e non sostengono l’utilizzo di una profilassi pre- TURB Gli studi presenti si focalizzano solo sulle piccole folgorazioni o su tumori di piccolissime dimensioni. I dati provenienti da questi studi non mostrano evidenze a favore della profilassi Servirebbero studi che indaghino tutti gli stadi tumorali La procedura è generalmente eseguita in anestesia loco-regionale o generale. La maggior parte degli interventi dura tra 20 e 60 minuti. Dopo l’intervento viene applicato un catetere vescicale con sistema di lavaggio continuo della vescica. Le infezioni delle vie urinarie insorgono nel 15,5% dei casi La TURP è l’intervento meglio studiato a proposito di profilassi. Vari studi presenti in letteratura ( casistiche fino a 4474 pazienti) la batteriuria postoperatoria è l’outcomes più considerato Da tutti gli studi si evince che la profilassi antibiotica consente una importante riduzione della batteriuria post-TURP della febbre post-TURP e della sepsi. Si suggerisce inoltre una profilassi breve ma superiore alla dose singola giornaliera (< 72 ore) Più di 50 studi considerati La batteriuria postoperatoria è stata riportata in più del 70% dei pazienti La profilassi riduce l’incidenza di batteriuria in uomini con urine sterili nel preoperatorio da circa il 34%al 10%; e l’incidenza di sepsi dal 4.4% al 1% Un terapia prolungata ma <72 h è più efficace della singola somministrazione ma meno efficace di una settimana di trattamento. L’ureteroscopia ha finalità sia terapeutiche che diagnostiche e può essere effettuata sia con strumentario flessibile che rigido. Questa scelta potrebbe influenzare i tassi di infezioni urinarie in dipendenza dal traumatismo che può essere indotto dalla manovra stessa. Non sono presenti studi sull’ureteroscopia diagnostica ma solo inerenti il suo utilizzo nel management della calcolosi . La profilassi consente una riduzione della batteriuria ma non delle UTI sintomatiche. Andrebbero considerati diversi fattori quali la localizzazione del calcolo e la relativa invasività della manovra, la dimensione del calcolo, la durata e la complessità dell’intervento ed anche l’esperienza del chirurgo. Vi è solo un debole livello di evidenza a favore della antibiotico profilassi nella URS sebbene possa essere utile nelle calcolosi complesse 2 RCT: effetto positivo sulla batteriuria post URS , e le UTI sintomatiche sono manifestate nello 0% dei casi. Vi sono evidenze medio basse per l’utilizzo nella batteriuria e basse per le UTI post-URS non esistendo evidenze Per quanto riguarda la URS diagnostica ci si è affidati ad expert opinion che hanno ritenuto poco utile la profilassi antibiotica Il paziente, deve solo sdraiarsi sulla macchina appoggiando il fianco su un cuscino pieno d’acqua all’interno. Le onde d’urto generate dal litotritore passano attraverso il corpo veicolando tutta l’energia sul calcolo, frantumandolo. La durata del trattamento è piuttosto breve (in genere non oltre i 45-60 minuti). Per una manovra tanto utilizzata in pratica clinica sono stati condotti veramente pochissimi studi che valutano la profilassi antibiotica Review sistematica e metanalisi: frequenza della batteriuria e/o UTI sintomatiche sono del 0–28% nel gruppo che non ha fatto profilassi e pari allo 0–7% nel gruppo con profilassi . Rischio di contrarre UTI 5.7% e 2.1%, rispettivamente. In pazienti con calcolosi non complicate, urine sterili e a basso rischio la profilassi non è consigliata dalle evidenze della letteratura Metanalisi di 8 RCT : l’utilizzo di una profilassi in pazienti con urine sterili è utile e permette di ridurre le UTI post-ESWL ( studio poco conforme a regole EBM) RCT: 1 solo studio mostra una diminuzione significativa dell’incidenza di UTI sintomatiche postESWL. 3 studi non sostengono la profilassi pre-ESWL. In varie “case series” la batteriuria post-ESWL è 0%– 5.1% in pazienti con urine sterili pre-ESWL. La presenza di calcoli di struvite è un fattore di rischio per l’insorgenza di una batteriuria post-ESWL. In generale vi sono evidenze che non sostengono la antibiotico profilassi nell’ESWL in pazienti con urine sterili. Anche per questa manovra i tempi chirurgici subiscono ingenti modifiche in base a diversi fattori dipendenti dalla condizione clinica, dal calcolo, dal tipo di intervento e dalla pratica dell’operatore. Il timing: 30-120 min. Come per le URS complicate, anche per la PCNL vanno sottolineate le incidenze di UTI febbrili e sepsi. La profilassi riduce l’incidenza di infezioni, e non ci sono differenze tra le varie scelte farmacologiche Come per la URS, anche nella PCNL c’è una carenza di evidenze nell’utilizzo della profilassi. Ma dato che le percentuali di infezione sono alte, e le complicanze possono essere severe, la profilassi va assolutamente tenuta in considerazione. Nel 2011 l’evidenza più allarmante dell’aumento della resistenza antimicrobica proveniva dai dati relativi alla resistenza combinata (resistenza a cefalosporine di terza generazione, fluorochinoloni e aminoglicosidi) in E. coli e in K. pneumoniae. Per entrambi i patogeni, nel corso degli ultimi quattro anni, si è registrato un trend sensibilmente crescente di resistenza combinata in più di un terzo dei paesi dichiaranti. Almeno il 90% dei ceppi è risultato suscettibile alla fosfomicina in 11 dei 17 studi. Utilizzando come indicatore di suscettibilità una concentrazione minima inibitoria di 64 mg/L o meno, 1604 (96,8%) dei 1657 ceppi isolati di Escherichia coli produttori di ESBL sono risultati suscettibili alla fosfomicina Gli isolati di Enterobacteriaceae (E.coli + K. Pneumoniae) che producono ESBL ammontavano a 4448 (88,0%) dei 5057 isolati con avanzata resistenza In alcune manovre urologiche la profilassi antibiotica è estremamente importante, ed è fortemente consigliata dalle linee guida europee e confermata in studi randomizzati e controllati recenti. Il tasso di resistenza dei patogeni nelle infezioni delle basse vie urinarie nei confronti dei farmaci sta progressivamente aumentando. Crescente diffusione tra le Enterobacteriaceae di forme produttrici di b-lattamasi a spettro esteso (ESBL), che rendono gli uropatogeni particolarmente resistenti ai farmaci antimicrobici comunemente prescritti. Le ESBL danno resistenza alle cefalosporine di III e IV generazione ed ai monobactami. Inoltre, è frequentemente associata alla coresistenza ad altre classi di antibiotici come fluorochinoloni, cotrimoxazolo, tetracicline e amminoglicosidi. Il 90% e oltre delle forme resistenti isolate si è però dimostrata sensibile alla fosfomicina. Il 96% dei ceppi di E. coli (ESBL produttori) è risultato sensibile alla fosfomicina.