speciale JHS Sono un chicco seminato nella valle del Giordano dove il sole si riflette come specchio nei campi di grano. Tra le varie tonalità di oro e il fruscìo prodotto dal vento nascono suoni e colori che, uniti al canto degli uccelli, creano una bella sinfonia. Il vento accarezzava il mio corpo trasformato in spiga, cullandomi dolcemente al ritmo della brezza che spira all’inizio dell’estate. Mi sentivo orgogliosa di essere là; il fatto di essere alcuni centimetri più alta delle altre spighe mi permetteva di osservare il paesaggio come se io fossi una regina seduta sul trono. Quando la quiete della sera e gli ultimi raggi di sole scomparivano all’orizzonte, quando cessava anche la brezza, mi lasciavo cadere dolcemente sullo stelo come chi si prepara al riposo dopo una lunga giornata. Dalla raccolta futura saranno separati i migliori semi. Il seminatore li sceglie con cura poiché dalla sua consumata esperienza dipende la seminagione futura. E venne il tempo della raccolta. Le donne che erano mietitrici provette si avvicinarono lentamente tagliando ogni spiga con vera maestria. Con un sol colpo di falce fu reciso il mio stelo e caddi a terra con i miei simili. Quelli che raccoglievano i covoni mi afferrarono bruscamente e mi gettarono in un buio granaio fino al momento della macinatura. Quel giorno, in un batter d’occhio, mi tolsero tutti i miei granelli che si fusero con tanti altri in un’interminabile pioggia che il mulino assorbì lentamente. La pesante mola del mulino non risparmiò neanche il più piccolo tra noi. Poi, nei passaggi successivi, il cuore di ognuno di noi cedette la sua fine particella bianca fino a che tutta la farina, raccolta in piccoli sacchi, fu pronta per la vendita. Addio le arie da regina che osserva il paesaggio dall’alto del suo stelo ! Ed eccomi qua diventata semplice farina da pane. Sono pane sulla tavola accanto a un bicchiere di vino. La grande tavola occupa un’ampia sala del piano superiore di una casa di Gerusalemme. Nella città tutti si preparano a celebrare una festa. Questa mattina le donne al mercato parlavano della celebrazione della Pasqua che è una grande festa per tutti gli Ebrei. Regna un grande silenzio che precede i preparativi della festa. I rumori che provengono dal cortile esterno annunciano l’arrivo dei convitati. Senti, -domandai al vinosai tu che cosa succede qui ? In mezzo a loro c’è il Rabbi di Galilea, il maestro, il profeta che in questi ultimi giorni ha scosso tutta la città. Uno ad uno, tredici uomini semplici e stanchi si lasciano cadere sui cuscini che circondano la tavola. Intanto le voci e i rumori diminuiscono allorché il giorno e il silenzio cedono il passo alla preghiera. Dalla tavola osservo la tristezza che turba alcuni e l’incertezza che prende gli altri. Il più giovane, ansioso, appoggia la testa sul petto del Maestro. Non c’è un clima di gioia, ma di tristezza contenuta. Si direbbe quasi una cena d’addio. « È da tanto tempo che desideravo mangiare questa cena con voi ! » E mentre ascoltavano queste parole, qualcuno sparisce nel buio ed esce prudente nella notte, portando con sé una bisaccia. Parole di addio, gesti affettuosi, lavanda dei piedi, un mandato: Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato... e un pasto della sera prolungato nella pace che rafforza l’amicizia. Non so quanto tempo sia passato prima che mi rendessi conto che il Maestro mi aveva preso nelle sue mani e diceva : « Prendete e mangiate questo è il mio corpo... » Immediatamente, Non ero pane tenuto in una mano, ma ero parte di questa mano, come se quelle parole mi avessero fuso con il corpo che mi teneva. Avevo provato la forza di crescere come spiga. La vertigine di far parte dell’impastatura Il calore del fuoco che mi aveva trasformato in pane. Eppure adesso c’era qualcosa di diverso: Mentre mi spezzavano, io crescevo. Mentre mi donavo, io prendevo forza. Mentre mi mangiavano, io prendevo vita. Non morivo, ma vivevo. Non la mia vita, ma la vita di colui che mi spezzava e mi condivideva. E così mi mescolavo al vino e alla vita di questi uomini. E allora ho capito che non ero nata per essere regina, ma per essere il Cristo stesso. … perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola perché il mondo creda che tu mi hai mandato. Gv 17, 21 Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli : se avrete amore gli uni per gli altri Gv 13,35 I chicchi di grano macinati insieme sono diventati un solo pane. È Gesù Cristo che ci riunisce Ostia viva fatta di mille chicchi di grano. 1 Cor 12, 27 Quando vi comunicate, il prete, presentandovi l’ostia, dice : « Il Corpo di Cristo », è proprio a “quello che voi siete” che voi rispondete AMEN ! S. Agostino « ... non sono più io che vivo ma Cristo vive in me ». Gal 2, 20 Io sono il PANE VIVO disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo..... Come... io vivo per il Padre così anche colui che mangia di me vivrà per me. Gv 6, 51.57 CONTE : extrait du livre : "Tredici racconti per Manuel" de Padre Vicente de Luca, "Edizioni Bonum” traduit de l'italien (cité dans le « Bonjour…dans le Seigneur » de Eugenio Marrone le 7 mars 2003) J H S TEXTES BIBLIQUES : traduction de la Bible de Jérusalem MUSIQUE : « Promesse » interprétée au psalterion par Catherine Weidemann MONTAGE : Yolande CND J H S L’Eucarestia dono di Dio per la vita del mondo. Per informazioni, andare al sito : http://www.cei2008.ca