IGIENE E
MEDICINA
PREVENTIVA
DEFINIZIONE DI IGIENE
È UNA BRANCA DELLA MEDICINA
FINALIZZATA A PROMUOVERE E CONSERVARE LA SALUTE DEL SINGOLO E
DELLA COLLETTIVITÀ. ESSA È UNA
SCIENZA CHE SI È EVOLUTA NEL
TEMPO, TRASFORMANDOSI DA INDIVIDUALE IN PUBBLICA
E QUINDI IN
SOCIALE.
CONTENUTI
SI OCCUPA DI STUDIARE I FATTORI DI
RISCHIO E LE CAUSE DI MALATTIE E
PREVENIRE LE ESPOSIZIONI.
OBIETTIVI
IL SUO OBIETTIVO PRIMARIO È CHE
OGNI INDIVIDUO NASCA SANO E
MANTENGA SANO E INALTERATO LO
STATO DI SALUTE.
CONCETTO DI SALUTE GLOBALE
L’O.M.S DEFINISCE LA SALUTE COME LO
STATO DI COMPLETO BENESSERE FISICO,
MENTALE E SOCIALE E NON SOLO
L’ASSENZA DI MALATTIA.
È UNA SALUTE IDEALE E NON REALE IN
QUANTO IL COMPLETO BENESSERE NON
È MOLTO RAGGIUNGIBILE, CI SI PUÒ
SOLO AVVICINARE. INOLTRE IL BENESSERE FISICO È MOLTO PIÙ FACILE DA
RAGGIUNGERE RISPETTO A QUELLO
PSICHICO E SOCIALE.
INDICATORI DELLE CONDIZIONI
SANITARIE DELLA POPOLAZIONE
Indicatori delle condizioni sanitarie
della popolazione
Consentono di formulare un giudizio complessivo
sulle condizioni sanitarie di una popolazione.
Lo studio delle condizioni di benessere o malattia
rappresenta lo strumento fondamentale per
individuare i bisogni reali di una popolazione e per
la programmazione delle risorse da destinare al
soddisfacimento dei bisogni emersi.
Tutte le variabili che intervengono in questa
valutazione possono essere ricondotte a 4 gruppi
di indicatori:  Diretti e indiretti
 Positivi e negativi
Diretti: sono rappresentati da variabili presenti nei
singoli soggetti o che comunque misurano fattori o
eventi insiti nella popolazione.
Indiretti: sono costituiti da variabili che esprimono
il rischio potenziale della popolazione connesso
all’esposizione a fattori nocivi di tipo ambientale,
socio-economico, culturale e comportamentale.
Positivi: sono quelli con una tendenza
prevalente verso le condizioni di benessere.
Negativi: attengono a condizioni di disagio
e malessere o di malattia (o anche di morte).
Indicatori delle condizioni sanitarie della popolazione
+
Socio-economici
INDIRETTI
Ambientali e/o
comportamentali
Popolazione
_
Demografici e
bio-fisiologici
DIRETTI
Sanitari
Principali indicatori delle condizioni sanitarie della popolazione
DIRETTI
NEGATIVI
1. Sanitari
- Mortalità
- Morbosità
- Limitazioni funzionali e/o organiche
- Invalidità permanente
- Morbilità
Principali indicatori delle condizioni sanitarie della popolazione
INDIRETTI
Negativi
1. Socio-sanitari
- Diffusione di fattori di rischio di tipo
comportamentale:
1. Abitudini alimentari inadeguate
2. Uso di sostanze voluttuarie
(alcool, tabacco, droga)
3. Carenza di attività fisica
- Alterazioni genetiche
- Degrado e/o contaminazione ambientale
- Frequenza di utilizzazione delle strutture
assistenziali socio-sanitarie
Principali indicatori delle condizioni sanitarie della popolazione
DIRETTI
Positivi
1. Demografici
- Natalità
- Fecondità
- Speranza di vita
- Durata media della vita
- Piramide dell’età
- Tasso di senilità e rapporto di dipendenza.
2. Bio-fisiologici e socio-sanitari
- Resistenza fisica e capacità di adattamento
- Presenza di fattori protettivi
Principali indicatori delle condizioni sanitarie della popolazione
INDIRETTI
Positivi
1. Socio-economici
- Disponibilità di beni essenziali
(acqua, alimenti, condizioni abitative
adeguate, ecc.)
Principali indicatori delle condizioni
sanitarie della popolazione
NEGATIVI
DIRETTI
1. Sanitari
- Mortalità
- Morbosità
- Limitazioni funzionali e/o organiche
- Invalidità permanente
- Morbilità
DIRETTI NEGATIVI
Mortalità
I dati di mortalità sono i più utilizzati perché risultano
tra i più disponibili e facilmente rilevabili.
L’uso dei tassi grezzi di mortalità risulta utile per
verificare il trend temporale e spaziale della mortalità.
Ai fini di un confronto della situazione in tempi diversi
sono utili anche i tassi proporzionali di mortalità per
grandi gruppi di cause.
Tra i tassi di mortalità in particolari periodi di vita quello
feto-infantile è di gran lunga più studiato. Due
indicatori relativi a questo periodo frequentemente
utilizzati sono il tasso di mortalità infantile e quello di
mortalità perinatale.
Indicatori demografici e sanitari di maggiore
uso inerenti la popolazione italiana
Tipo di
indicatore
Tasso
grezzo di
mortalità
Mortalità
perinatale
Mortalità
infantile
Rapporto
di
mortalità
per sesso
Modalità di definizione
N. totale morti
Popolazione
* 100.000
N. morti dalla 28a sett. di
gravidanza alla 1a di vita
* 100
Totale nati (vivi e morti)
N. morti nel 1o anno di vita
Totale nati vivi
* 100
Anno di
riferim.
Valore relativo al
nostro Paese
Osservazioni
1991
931.64
Tendenza
decrescente
1990
10.50
Tendenza
decrescente
1990
8.30
Tendenza
decrescente
1.14
Incremento
costante per
aumento
della
mortalità
maschile
Tasso di mortalità maschi
Tasso di mortalità femmine
1990
Distribuzione percentuale della mortalità per
cause in Italia nel 1932-34 e nel 1990
1932-34
1990
Principali indicatori delle condizioni
sanitarie della popolazione
NEGATIVI
DIRETTI
1. Sanitari
- Mortalità
- Morbosità
- Limitazioni funzionali e/o organiche
- Invalidità permanente
- Morbilità
Morbosità
Morbosità :
n. di casi di malattia
Popolazione
*K
La disponibilità dei dati è molto esigua essendo
limitata soltanto alle malattie infettive a denuncia
obbligatoria. I dati di morbosità, quando disponibili,
forniscono utili informazioni sulla distribuzione
spaziale e temporale delle malattie. Importante è
l’analisi delle modificazioni temporali dell’incidenza
delle
diverse
forme
morbose
(aumento
o
diminuzione)
Principali indicatori delle condizioni
sanitarie della popolazione
NEGATIVI
DIRETTI
1. Sanitari
- Mortalità
- Morbosità
- Limitazioni funzionali e/o organiche
- Invalidità permanente
- Morbilità
Limitazioni funzionali e/o organiche
In una società come la nostra, caratterizzata dal
progressivo invecchiamento della popolazione e
dalla crescente presenza di malattie croniche e
fortemente invalidanti, la frequenza delle limitazioni
funzionali di diverso tipo e gravità è destinata ad
essere in continuo aumento.
Questo fenomeno assume un rilevante significato
quale indicatore delle condizioni sanitarie della
popolazione, in relazione ai consistenti riflessi che
l’invalidità parziale o totale esercita sia in campo
sanitario che economico e sociale.
Principali indicatori delle condizioni
sanitarie della popolazione
NEGATIVI
DIRETTI
1. Sanitari
- Mortalità
- Morbosità
- Limitazioni funzionali e/o organiche
- Invalidità permanente
- Morbilità
Principali indicatori delle condizioni
sanitarie della popolazione
NEGATIVI
DIRETTI
1. Sanitari
- Mortalità
- Morbosità
- Limitazioni funzionali e/o organiche
- Invalidità permanente
- Morbilità
Morbilità
Morbilità :
N°. di giornate di lavoro perdute
per malattia
Il numero complessivo di
giornate lavorative
Assume importanza perché può fornire
indicazioni sulle condizioni nelle quali si
svolgono le attività produttive.
Principali indicatori delle condizioni sanitarie della popolazione
INDIRETTI
Negativi
1. Socio-sanitari
- Diffusione di fattori di rischio di tipo
comportamentale:
1. Abitudini alimentari inadeguate
2. Uso di sostanze voluttuarie
(alcool, tabacco, droga)
3. Carenza di attività fisica
- Alterazioni genetiche
- Degrado e/o contaminazione ambientale
- Frequenza di utilizzazione delle strutture
assistenziali socio-sanitarie
INDIRETTI NEGATIVI
(socio - sanitari)
Diffusione di fattori di rischio genetico:
• Malformazioni congenite
e comportamentali:
• Alimentazione eccessiva e squilibrata
• Abuso di fumo-alcool-droga
•Mancanza di attività fisica
Indicatori di degrado e /o contaminazione
ambientale:
• Aria-Acqua-Alimenti
INDIRETTI NEGATIVI
Indicatori di utilizzo delle strutture sanitarie
diagnostico-curative e riabilitative
Tasso di ospedalizzazione:
n° ricoveri
Popolazione
Quelli specifici riferiti alle cause di ricovero forniscono
preziose indicazioni anche ai fini della programmazione
sanitaria
Trend temporale dei ricoveri
Lo studio di questo indicatore soprattutto se articolato per
specialità e/o per causa rappresenta uno strumento per la
valutazione della domanda di prestazioni e per elaborare
previsioni sulle sue evoluzioni future.
Principali indicatori delle condizioni
sanitarie della popolazione
Positivi
DIRETTI
1. Demografici
- Natalità
- Fecondità
- Speranza di vita
- Durata media della vita
- Piramide dell’età
- Tasso di senilità e rapporto di dipendenza.
2. Bio-fisiologici e socio-sanitari
- Resistenza fisica e capacità di adattamento
- Presenza di fattori protettivi
DIRETTI POSITIVI
(demografici)
Gli indicatori demografici costituiscono un
gruppo di parametri tradizionalmente utilizzati
per fornire giudizi sulle condizioni sanitarie di
una popolazione.
Si collocano tra gli indicatori positivi perché si
riferiscono ad eventi come nascita e la
sopravvivenza che si collocano nell’area del
benessere.
I tre più significativi sono rappresentati da:
- Piramide dell’età
- Durata media di vita
- Tassi di senilità e il rapporto di dipendenza
Piramide dell’età
Rappresenta un indicatore statico in grado di
rilevare le caratteristiche della popolazione in un
determinato istante.
È la rappresentazione grafica della distribu-zione
di una popolazione per età e sesso.
Distribuzione per classi di età e sesso della pop.
Italiana nel 1911 e 2001
Durata media della vita
Esprime il numero medio anni che un nuovo nato
potrebbe vivere qualora la durata complessiva di
vita dell’intera popolazione fosse uniformemente
distribuita.
La speranza di vita alla nascita rappresenta un
indice di probabilità di vita, viene calcolata con la
stessa tecnica di probabilità di morte ed è riportata
nella tavola di mortalità.
Può essere calcolata a qualsiasi età.
Vita media in alcuni Paesi
PAESI
PAESI CEE
Regno Unito
Paesi Bassi
Belgio
Germania (Rep. Fed.)
Francia
Italia
ALTRI PAESI EUROPEI
Norvegia
Svezia
Finlandia
Svizzera
Austria
PAESI EXTRAEUROPEI
USA
Giappone
Australia
PERIODI
M
F
1985-1987
1985-1986
1979-1982
1987-1988
1987
1989
71,9
72,9
70,0
69,8
72,0
73,5
77,6
79,6
76,8
75,9
80,3
80,0
1987
1987
1986
1987-1989
1988
72,8
74,2
70,5
73,9
72,0
79,6
80,2
78,7
80,7
78,6
1986
1988
1987
71,3
75,5
73,0
78,3
81,3
79,5
Tassi di senilità
I Tassi di senilità e il Rapporto di dipendenza
rappresentano degli indicatori ambigui:
Un aumento del numero degli anziani vuol dire che
si vive più a lungo ma da esso possono derivare una
serie di effetti negativi di tipo sanitario, economico e
sociale.
Il rapporto di dipendenza è dato:
Soggetti da 0-14 anni + soggetti > 65 anni
* 100
Soggetti da 15 a 64 anni
Se aumenta indica un maggior numero di persone
che consumano reddito e relativa diminuzione di
quelli che lo producono.
Principali indicatori delle condizioni
sanitarie della popolazione
Positivi
DIRETTI
1. Demografici
- Natalità
- Fecondità
- Speranza di vita
- Durata media della vita
- Piramide dell’età
- Tasso di senilità e rapporto di dipendenza.
2. Bio-fisiologici e socio-sanitari
- Resistenza fisica e capacità di adattamento
- Presenza di fattori protettivi
Indicatori antropometrici
Esiste una relazione tra buone condizioni
igieniche e nutrizionali e armonica crescita
corporea nei bambini
(es. aumento della statura media della popolazione)
Presenza di fattori individuali protettivi
• Adeguato livello di educazione sanitaria
• Attività motoria
• Dotazione di anticorpi protettivi
confronti delle malattie infettive
nei
Principali indicatori delle condizioni
sanitarie della popolazione
Positivi
INDIRETTI
1. Socio-economici
- Disponibilità di beni essenziali
(acqua, alimenti, situazioni abitative
adeguate, ecc.)
INDIRETTI POSITIVI
(socio - economici)
I più importanti si riferiscono alla disponibilità
di risorse ritenute importanti per il benessere
delle popolazioni (cibo, acqua potabile,
abitazioni di buona qualità igienica).
I Livelli della
Prevenzione
PER ALCUNE MALATTIE è possibile concepire
programmi che prevedano il raggiungimento di tutti
gli obiettivi fino all’eradicazione;
Esempio: il vaiolo, le malattie cardiovascolari
PER ALTRE MALATTIE invece le caratteristiche
epidemiologiche e l’inadeguatezza dei mezzi
preventivi disponibili, costringono a limitare gli
obiettivi;
Esempio: i tumori, le collagenopatie.
I LIVELLI DELLA PREVENZIONE
A seconda degli obiettivi e dei metodi di intervento
distinguiamo quattro tipi di prevenzione:
 prevenzione primaria;
 prevenzione secondaria;
 prevenzione terziaria;
 prevenzione quaternaria.
PREVENZIONE PRIMARIA
Obiettivo: impedire l’insorgenza di nuovi casi di malattia
nelle persone sane. Quindi, produrre una diminuzione del
tasso di incidenza della malattia, che è tanto maggiore
quanto più efficace è l’intervento stesso.
Per diminuire
l’incidenza
della malattia
RIDURRE IL RISCHIO
INDIVIDUALE
Il RISCHIO INDIVIDUALE può essere ridotto a zero se si
riesce a rimuovere definitivamente la causa della malattia o
ad impedire che essa continui ad agire sulla popolazione.
METODOLOGIA DELLA PREVENZIONE PRIMARIA
Al fine di eliminare o ridurre le cause e i fattori di rischio
possono essere messi in atto i seguenti metodi di intervento:
 eugenetica;
 potenziamento delle capacità di difesa dell’organismo;
 rimozione di comportamenti nocivi;
 induzione di comportamenti positivi;
 interventi sull’ambiente di vita e di lavoro.
Per alcune malattie è sufficiente l’applicazione di un solo
metodo, mentre per altre è necessario far ricorso a diversi
metodi contemporaneamente.
PREVENZIONE PRIMARIA DELLE
MALATTIE INFETTIVE
Obiettivo: evitare il contagio, cioè impedire
che il microrganismo venga in contatto con
l’ospite recettivo e quando ciò non è
possibile evitare l’infezione, cioè far sì che il
patogeno venuto a contatto con l’ospite non
possa moltiplicarsi nel suo organismo,
grazie al fatto che questo è stato reso non
recettivo.
LE STRATEGIE PER LA PREVENZIONE PRIMARIA
NELL’INFEZIONI SONO:
 scoprire e rendere inattive le sorgenti di
microrganismi patogeni (profilassi generale delle
malattie infettive),
 interrompere la catena di trasmissione,
modificando i fattori ambientali ed i
comportamenti che favoriscono la persistenza e la
diffusione dei microrganismi patogeni (bonifica
ambientale ed educazione sanitaria);
 aumentare le resistenze alle infezioni
(immunoprofilassi
Vaccinazione ).
Un pò di storia

La vaccinazione nasce come una scoperta
empirica e legata alle tradizioni popolari
– Molti popoli osservarono come il vaiolo era
prevenibile con l’inoculazione di materiale
derivato dalle pustole vaiolose di soggetti
malati



1100 i Cinesi polverizzavano le pustole inalando l’essiccato
(narice destra per le donne la sinistra per gli uomini)
In India si pungevano con aghi sporchi di pus vaioloso
In altre Regioni asiatiche e africane deglutivano le croste
vaiolose
Nel 1700 la Royal Society of Medicine



Dà indicazioni relative a tali pratiche che, pur
senza conoscere i meccanismi, inducevano una
cospicua riduzione del numero di morti per
vaiolo.
Tali procedure erano sempre rischiose in quanto
provocavano una malattia attenuata ed i soggetti
erano comunque contagiosi.
Il numero di morti provocate da tali pratiche era
comunque inferiore a quello provocato dal vaiolo
stesso e quindi riconosciuta come vantaggiosa.
Due momenti essenziali

Jenner
– empirico-pratico

Pasteur
– scientifico-sperimentale
Edward Jenner

Pietra miliare nella storia della
vaccinazione fu la scoperta
empirica effettuata da Jenner:
– i mungitori infettati da una
malattia pustolosa che colpiva
le mucche (cowpox) divenivano
immuni al vaiolo (1798)
Ulteriori passi…



Il 14 maggio 1796 Jenner vaccina il
piccolo James Phipps (8 anni) con il
pus prelevato da una lattaia infettata
da questa forma; alle successive
somministrazioni con vaiolo umano
il bambino non si ammalò.
Alla fine del settecento si diffonde
quindi la vaccinazione (inoculazione
del vaiolo della vacca).
In Italia diviene obbligatoria nel
1888 fino al 1982
PREVENZIONE DELLE MALATTIE
NON INFETTIVE
I principi e gli obiettivi di prevenzione delle malattie non infettive
non sono diversi da quelli delle malattie non infettive.
Differiscono, però, per le metodologie d’intervento.
LE MALATTIE INFETTIVE
LE MALATTIE NON INFETTIVE
Pur nella varietà di
manifestazioni cliniche e di
aspetti epidemiologici,
hanno in comune il fatto di
essere causate da agenti
biologici trasmissibili.
Varietà di eventi patologici
(dalle intossicazioni ai
traumatismi, dai tumori alle
malattie cardiovascolari, ecc;)
che non hanno in comune
epidemiologia, clinica
,eziologia e storia naturale.
STRATEGIE
Le strategie della prevenzione primaria delle malattie non
infettive, in parte diverse da quelle delle infezioni, possono
essere così formulate:
 rimuovere le cause;
 eliminare i fattori di rischio;
 proteggere dagli effetti gli individui e i gruppi di
popolazione esposti.
Le strategie menzionate si articolano in una serie
d’interventi; alcuni sono di competenza del medico, altri
devono essere attuati dalle pubbliche autorità, altri ancora
richiedono decisioni a livello individuale
PREVENZIONE PRIMARIA DELLE MALATTIE NON
INFETTIVE
Ha il fine di impedire l’insorgenza della malattia (o dell’evento
dannoso) attraverso la rimozione della causa e la riduzione del
rischio.
Eventi di cui è
noto l’agente
causale fisico
o chimico
È possibile ridurre il rischio,
e di conseguenza il danno,
rimuovendo l’agente sesso.
Eventi di cui
non è noto un
agente causale
unico
L’azione preventiva avrà l’effetto
di ridurre l’incidenza dell’evento
nella popolazione.
QUANTIFICAZIONE DEGLI EFFETTI
Può essere fatta a diversi livelli:
 nel modo più semplice si può fare riferimento al rischio
attribuibile ai vari fattori noti per le diverse malattie e
ipotizzare che alla rimozione di uno di essi verrà meno quella
quota di morbosità e di mortalità che esso determina.
ESEMPIO:
Il rischio attribuibile al fumo di sigaretta per calcolare la
riduzione dell’incidenza del cancro del polmone, in una
popolazione in cui tutti i fumatori smettessero di fumare.
 per una quantificazione più attendibile della riduzione del
rischio, bisogna tener conto di un certo numero di variabili,
come la diversa età dei soggetti, il tempo di durata
dell’esposizione al fattore di rischio ed il danno da esso già
prodotto, l’effettiva riduzione del fattore, ecc.
PREVENZIONE SECONDARIA
Obiettivo: scoperta e guarigione dei casi di malattia prima che
essi si manifestino clinicamente.
 riduzione della mortalità che sarà
più o meno consistente a seconda
dell’efficacia dell’intervento stesso;
Un intervento di
prevenzione
secondaria ben
condotto
determinerà
 diminuzione della prevalenza di
quelle malattie che una volta
scoperte giungono rapidamente a
guarigione;
 nessun effetto di riduzione
sull’incidenza (non rimuove le cause
di malattia, né evita l’insorgenza di
nuovi casi).
NON TUTTE LE MALATTIE SONO
SUSCETTIBILI DI PREVENZIONE
SECONDARIA
I REQUISITI SONO:

la storia naturale della malattia sia ben conosciuta per
poterne prevedere l’evoluzione;

il periodo di latenza in fase asintomatica sia
sufficientemente lungo per avere la possibilità di
scoprire il caso;

disponibilità di un test (clinico, strumentale o di
laboratorio) in grado di differenziare le persone
apparentemente sane, ma già malate, da quelle
effettivamente sane;

disponibilità di terapie efficaci, in grado di guarire la
malattia o, almeno, di ritardarne l’evoluzione letale.
LE MALATTIE
INFETTIVE
Non si prestano alla
prevenzione secondaria
(breve incubazione e
decorso acuto)
LE MALATTIE
NON INFETTIVE
Sono suscettibili di
prevenzione secondaria
solo su base comunitaria.
METODOLOGIA DELLA PREVENZIONE
SECONDARIA
Ogni intervento, basato sull’inizio della terapia in fase preclinica richiede
l’esame di una massa di persone apparentemente sane per effettuare lo
screening, cioè la selezione di coloro che sono già ammalati pur non
presentando ancora sintomi di malattia.
Lo screening può essere:
 SELETTIVO: la ricerca è operata fra individui apparentemente sani,
ma appartenenti ad una categoria con rischio di ammalare
particolarmente elevato;
DI MASSA: riguarda l’intera popolazione esposta al rischio e va
effettuato solo quando l’incidenza della malattia che si vuole prevenire è
elevata (es. carcinoma della mammella) oppure quando, pur trattandosi
di malattia rara, la diagnosi tardiva implica un danno irreversibile,
mentre la diagnosi precoce può essere fatta agevolmente e consente un
efficace trattamento (es. fenilchetonuria, ipotirodismo congenito).
Prevenzione secondaria:
gli studi di screening
Gli studi di screening sono parte
importante della prevenzione
secondaria e richiedono:
- patologia suscettibile di trattamento
- disponibilità di un test
- disponibilità di un programma
Presupposti essenziali per un
programma di screening:

Fase pre-clinica diagnosticabile

Disponibilità di vari livelli di trattamento

Valore epidemiologico

Rapporto costi/benefici
Obiettivi di un programma di screening
•
Primari:
1. Curabilità delle lesioni evidenziate in fase
precoci.
2. Riduzione della mortalità
•
Secondari:
Applicazione di terapie più conservative
Criteri essenziali
per un programma di screening
1. Determinazione chiara della popolazionebersaglio
2. Identificazione precisa degli individui da
esaminare
3. Disponibilità di misure per assicurare alta
copertura e rispondenza (compliance)
4. Percorsi chiari ed adeguati per la raccolta
e l’esame del materiale
PREVENZIONE TERZIARIA
OBIETTIVO: TRATTARE LA MALATTIA CONCLAMATA PER IMPEDIRNE
L’EVOLUZIONE E MIGLIORARE LA PROGNOSI
LA PREVENZIONE QUATERNARIA
È LA PREVENZIONE DALLA MEDICALIZZAZIONE INAPPROPRIATA
O LA PREVENZIONE DEGLI INTERVENTI MEDICI NON
NECESSARI. LO SCOPO, QUINDI, È QUELLO DI INDIVIDUARE I
PAZIENTI A RISCHIO DI ESSERE SOTTOPOSTI A INTERVENTI
MEDICI, CHE PROBABILMENTE GLI FAREBBERO PIÙ MALE CHE
BENE E DI OFFRIRE A LORO ALTERNATIVE ACCETTABILI. CI
RIFERIAMO AL CONCETTO DI PREVENZIONE QUATERNARIA
COME ESPOSTO NELLA PRIMA PUBBLICAZIONE DI UNO DEGLI
AUTORI (MARC JAMOULLE) NEL 1986. TALE CONCETTO È STATO
ACCETTATO NEL 1999 DAL COMITATO INTERNAZIONALE SULLA
CLASSIFICAZIONE DI WONCA E NEL 2003 È STATO PUBBLICATO
NEL DIZIONARIO WONCA DELLA MEDICINA DI FAMIGLIA.
PREVENZIONE PRIMARIA
MALESSERE ASSENTE
MALATTIA ASSENTE
PREVENZIONE QUATERNARIA
MALESSERE PRESENTE
MALATTIA ASSENTE
PREVENZIONE QUATERNARIA
Obiettivo: impedire l’invalidità in persone già ammalate di
malattie croniche; pertanto si identifica in larga misura
con la riabilitazione.
LE TECNICHE DI RIABILITAZIONE devono essere messe in
atto precocemente per evitare complicanze della malattia
principale durante il suo decorso e per ottenere il massimo di
recupero funzionale dopo che la malattia è guarita o si è
stabilizzata.
Nelle persone affette da artropatie invalidanti, negli
infartuati e nei paraplegici, particolare importanza
ha:
 riabilitazione fisica
 assistenza psicologica
PREVENZIONE QUATERNARIA
In generale, il precoce
ripristino delle diverse
funzioni dell’organismo,
deve mirare a prevenire
l’invalidità fisica provocata
dal decorso delle malattie
croniche o conseguente ad
intervalli chirurgici
demolitivi.
Accanto alla
riabilitazione fisica
occorre provvedere ad
un adeguato sostegno
psicologico .
Nel caso in cui la prevenzione terziaria non abbia
raggiunto i suo obiettivi, la prevenzione quaternaria
si finalizza a sostenere la qualità della vita del
paziente.
Esempio: terapie c.d. ”palliative”, terapia del dolore.
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Principali indicatori delle condizioni sanitarie della popolazione