15.00
Parrocchia Mater Ecclesiae di Campobasso
21- 27 agosto 2012
di P. Pierangelo Casella
Non è forse vero che abbiamo desiderio delle cose
belle che saziano non solo i sensi, ma anche il
cuore?
Il nostro desiderio non si ferma di fronte alle
difficoltà di ogni giorno per trovare l’ “oggetto”
che può saziare quanto il cuore va cercando,
anzi sembra che tutte le antenne che sono in noi,
cercano di captare i più piccoli segnali che ci
guidano a questo incontro.
Certamente i nostri cammini sono segnati dalle
tante occupazioni che riempiono le nostre
giornate,
ma sullo sfondo di ogni scelta c’è sempre il
desiderio che quanto operiamo ci possa portare
all’incontro sperato.
Quando abbiamo sentito l’invito ad intraprendere il
pellegrinaggio a Medjugorje,
il cuore si è illuminato di questo desiderio di poter
trovare anche noi, in questo posto così
particolare,
un incontro di pace e di gioia che potesse
soddisfare il nostro cuore.
I cammini diversi di tante persone sembra che
confluissero tutti verso il desiderio di incontrare
una persona a noi tanto familiare, ma anche
tanto desiderata.
Sì, Maria la sentiamo tanto vicina da sempre
perché è nostra madre, ma anche tanto
desiderata perché sappiamo che è anche nostra
guida sul cammino difficile dell’incontro con Dio,
il cammino della fede.
E qui a Medjugorje sembra che anche noi sentiamo
riecheggiare nel nostro cuore il percorso della
fede dei padri del popolo d’Israele:
«Se sembra male ai vostri occhi servire il Signore,
sceglietevi oggi chi servire:
se gli dèi che i vostri padri hanno servito oltre il
Fiume oppure gli dèi degli Amorrèi, nel cui
territorio abitate.
Quanto a me e alla mia casa, serviremo il
Signore». (Giosuè 24, 15).
È l’esperienza che ognuno porta in sé, di servire
colui che gli dona speranza
e la nostra vita è sempre segnata da questi
cammini che possano colmare il nostro cuore,
ma spesso succede che ritorniamo al di là del
fiume, cioè a cercare cammini al di fuori della
fede
o di gente che vive accanto a noi, ma che non si
lascia guidare dalla fede.
Non solo Giosuè diventa guida nel rinnovare
questa fede, ma in particolare vediamo in Maria
il compimento della fede di Israele:
quell’attesa dell’umanità trova nel cuore di Maria il
compimento di ogni desiderio di aderire
totalmente a Dio, sapendo che solo in lui
troviamo la salvezza che cerchiamo.
Così anche noi abbiamo potuto rinnovare a
Medjugorje, dal profondo del cuore, questa fede:
«Lontano da noi abbandonare il Signore per
servire altri dèi! Poiché è il Signore, nostro Dio,
che ha fatto salire noi e i padri nostri dalla terra
d’Egitto, dalla condizione servile;
egli ha compiuto quei grandi segni dinanzi ai nostri
occhi e ci ha custodito per tutto il cammino che
abbiamo percorso e in mezzo a tutti i popoli fra i
quali siamo passati. Perciò anche noi serviremo il
Signore, perché egli è il nostro Dio». (Giosuè 24, 1618).
Il ritrovare la fede e deciderci per Dio non è però
un cammino facile, spesso ci troviamo di fronte
a imprevisti e a difficoltà che ci sembrano
insormontabili.
Allora ci scoraggiamo e sembra che la parola di
Gesù che ci invita a seguirlo non sia per noi, ma
per i santi, coloro che sanno superare quelle
prove che la vita ci riserva.
Ci sentiamo deboli, fragili, confusi, quasi che il
desiderio di seguire Gesù non possa essere per
noi e vediamo quindi allontanarsi la pace e la
gioia che cerchiamo.
La mente allora rimane confusa, il cuore
intorpidito, le ferite del passato che sanguinano
ancora.
Il Vangelo ci sembra irraggiungibile e la parola di
Gesù non alla nostra portata.
Forse capita anche a noi che l’entusiasmo che
abbiamo trovato in tanti momenti felici della
nostra vita nel seguire Gesù,
lasci il posto ad una riflessione amara, come era
capitato ai discepoli che lo avevano seguito
e ascoltato dopo la moltiplicazione dei pani:
«Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?»
(Giovanni 6, 60).
Non ci sentiamo capaci di seguire Gesù:
è un cammino che ci chiede troppo per le nostre
forze.
Però, dal cuore, ritorna sempre alla mente ogni
parola che Gesù ci ha detto e che non vogliono
allontanarsi da noi:
“le parole che io vi ho detto sono spirito e sono
vita” (Gv 6, 63)
e custodendole nel cuore ci dicono segretamente
che è in quella direzione che dobbiamo cercare.
È vero che “da quel momento, ci dice
l’evangelista, molti dei suoi discepoli tornarono
indietro e non andavano più con lui”, ma la
domanda di Gesù ai dodici riguarda anche noi:
«Volete andarvene anche voi?».
La tentazione si presenta a tutti, ma la risposta di
Simon Pietro la sentiamo anche nostra:
«Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita
eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che
tu sei il Santo di Dio». (Gv 6, 67-69).
Se noi avessimo guardato solo la folla che si
allontanava da Gesù, forse potevamo pensare
che quella parola era impraticabile all’uomo,
ma sentendo la professione di fede di Pietro ci
sentiamo anche noi partecipi della stessa fede:
solo Gesù ha parole di vita eterna e noi abbiamo
creduto che lui è il Santo di Dio.
Maria non ci dice forse a Medjugorje che è questa
fede che vince il mondo?
Non ci incoraggia forse a fare un bilancio della
nostra vita per vedere dove andiamo e chi
seguiamo?
Forse anche noi potremo dire come Maria tante
volte in situazioni difficili:
“Come è possibile questo?”, ma Maria ci invita a
continuare nel nostro dialogo con Dio per
conoscere che la sua volontà ci guida alla vita
eterna.
Allora ci invita a non avere paura di Dio, a non
avere paura ad accogliere Gesù,
a dire come lei il nostro “Sì” totale e generoso alla
volontà di Dio.
Non è forse vero che ritornando da Medjugorje il
nostro cuore è colmo di gioia?
Abbiamo sentito che quanto dice il salmista:
“Gustate e vedete com’è buono il Signore”
(Salmo
33, 9)
diventa realtà per tutti coloro che come Maria si
convertono a lui e lo seguono.
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