18.00 Parrocchia Mater Ecclesiae di Campobasso 16 – 22 luglio 2014 di P. Pierangelo Casella È proprio di ogni persona adulta diventare capace di prendere in mano la propria vita e di dirigerla verso gli obiettivi che ritiene importanti. Le cose che noi realizziamo esprimono la nostra capacità di apportare il nostro contributo all’attività che ogni popolo e nazione riesce a mettere in campo nel suo cammino storico: crescere nella conoscenza e nel dominio del mondo. Ogni popolo ha la sua storia e conoscerla significa ammirarne anche le realizzazioni che è stato capace di esprimere. Ma anche ogni persona umana ha la sua storia e ognuno, nel compiere gli anni che vive, vede anche quanto è capace di penetrare il mistero della vita e la sua capacità di realizzare quanto ha potuto vedere. Se noi però guardiamo la storia dei popoli vediamo non solo le realizzazioni belle di cui si sono resi capaci, ma anche le difficili relazioni che spesso si sono manifestate nei conflitti con gli altri popoli. Anche la vita personale non solo esprime il cammino positivo di crescita e di incontro con gli altri, ma spesso rivela anche i conflitti e le sconfitte che ostacolano la vita. La realtà del male si manifesta allora sia nel suo aspetto universale che personale, la vita sembra allora non procedere verso una crescita sicura, ma fermarsi in una situazione che ne interrompe il camino. Il dono della fede cerca allora una luce che ne illumina le situazioni che il mondo vive e possa donare a ciascuno una nuova strada da intraprendere per giungere a una meta che sentiamo indispensabile nel nostro intimo e non sappiamo come fare per raggiungere. Aprirsi a Dio e accogliere la sua luce – ecco la fede – ci pone allora nel suo progetto che va al di là di quello che vediamo e proviamo. Sì, diventa indispensabile cogliere il cammino che Dio rivela nel mondo perché anche noi ne possiamo partecipare e gioire del suo progetto. Anche noi facciamo nostro quanto diceva il profeta Isaia: “Sì, sul sentiero dei tuoi giudizi, Signore, noi speriamo in te; al tuo nome e al tuo ricordo si volge tutto il nostro desiderio” (26,8). Il giudizio di Dio è il suo modo di agire nella storia e l’anima che lo cerca si rivolge a lui con tutto il cuore e spera che il suo agire porti al mondo salvezza. Ci può essere forse un desiderio più grande del bene che Dio vuole dare agli uomini e renderli partecipi della sua stessa vita? Forse ci accorgiamo di questo quando constatiamo che la nostra giustizia, il nostro modo di procedere secondo la misura che riteniamo giusta per realizzare il progetto della nostra vita, non porta alla meta, ma si interrompe. Abbiamo allora bisogno di aiuto, perché noi non siamo capaci di giungere alla meta. Aprirci a Dio e cogliere i segni che ci invia per sintonizzarci sul suo cammino di giustizia, diventa per noi indispensabile per non arenarci e soccombere. Anche noi allora preghiamo con Isaia: “Di notte anela a te l’anima mia, al mattino dentro di me il mio spirito ti cerca, perché quando eserciti i tuoi giudizi sulla terra, imparano la giustizia gli abitanti del mondo” (26,9). Ricercare il Signore nella notte di questo mondo, significa essere vigili alla presenza di Dio e cogliere ogni segno che lo rivela. Uno di questi segni è certamente Medjugorje e ognuno sente che la possibilità di andarci è una benedizione. Il cuore sente che là Dio si rende presente con la sua misericordia e la sua pace. Non è forse vero che tutti coloro che decidono di compiere questo pellegrinaggio sentono una chiamata a intraprendere un cammino che altrimenti sentono interrotto per le prove e le sofferenze di cui spesso ci riserva la vita? Poter invocare e incontrare Maria “Regina della pace”, pone già nel nostro cuore la certezza che Dio ha progetti di pace per tutti e che i nostri cammini tortuosi che non danno pace sono da correggere. Accogliere l’opera di Dio per noi, che si manifesta nel suo disegno di salvezza che realizza nell’incarnazione del suo Figlio, significa aprire il nostro cuore come ha fatto Maria e che ancora ella ci aiuta a fare altrettanto. “Signore, ci concederai la pace, – dice sempre Isaia – perché tutte le nostre imprese tu compi per noi” (26,12). È Dio che agisce nel mondo e nella storia e sempre agisce – “Il Padre mio agisce anche ora e anch'io agisco (Gv 5,17)” dice Gesù – perché le nostre imprese si possano unire alle sue per diventare liberazione dal male e opere di pace. L’opera di Dio si manifesta in Gesù che sempre realizza per noi l’amore del Padre su di noi per salvarci e colmarci di gioia. La presenza di Maria dispone ognuno che risponde alla sua chiamata ad intraprendere questo cammino recandosi a Medjugorje, ad aprire il proprio cuore a Gesù e accoglierlo come ha fatto lei. Le paure e le reticenze ad abbandonarsi totalmente a Gesù, qui non sembrano insormontabili, ma si possono superare perché Maria ci dona il suo cuore, la sua volontà, la sua umiltà, la sua adesione piena alla volontà di Dio. Qui si impara a leggere la propria vita con le sue prove e le sue croci, non come una ribellione a Dio che non ci ama, ma come un cammino di conversione. “Signore, nella tribolazione ti hanno cercato; a te hanno gridato nella prova, che è la tua correzione per loro” (Is 26,16). Qui si riconosce come l’amore di Dio entra nei nostri cuori attraverso la prova, non per rattristarci, ma per dilatare la nostra capacità di amare e possiamo diventare ricchi di frutti e di ogni bene. “Come una donna incinta che sta per partorire si contorce e grida nei dolori, così siamo stati noi di fronte a te, Signore. Abbiamo concepito, abbiamo sentito i dolori quasi dovessimo partorire: era solo vento; non abbiamo portato salvezza alla terra e non sono nati abitanti nel mondo. Ma di nuovo vivranno i tuoi morti. I miei cadaveri risorgeranno!” (Is 26,17-19). I giorni che uno vive a Medjugorje diventano allora fecondi per una vita nuova. La presenza di Maria aiuta a partecipare con fede all’opera che Gesù continua a svolgere lungo i secoli. Come incontrare il Signore che salva dalla morte e continua a dare vita eterna? Attraverso il Vangelo vivente che altro non è se non Gesù stesso che nella fede continua a donare se stesso perché tutti abbiano la vita in abbondanza. Il mondo con tutte le sue seduzioni qui si sente che può essere vinto. Chi è che vince il mondo? Chi crede all’amore di Gesù. Sì, è proprio il suo amore che debella quel potere che teneva soggiogato per paura ogni essere umano. Maria è l’esempio più fulgido e brilla per tutti come segno di consolazione e di sicura speranza. Ritornando da Medjugorje molte volte si ha timore che le difficoltà e le prove che certamente si ritrovano a casa, possano spegnere quella fiamma di fede e d’amore che Maria ci ha aiutato a ricuperare. Ma la Forza che viene dall’alto sentiamo che è anche per noi e non solo per Maria: “la sua ombra ci coprirà e ci proteggerà”, lo Spirito Santo è lui che ci rende capaci di testimoniare il Vangelo di Gesù nella nostra vita. Allora sentiamo come rivolte a noi le parole di Gesù: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero” (Mt 11,28-30). Veramente l’amore è la forza che ci rende capaci di affrontare ogni croce e ci dà forza perché anche noi possiamo sempre dare vita a ogni persona che incontriamo. O Maria tu che sei nostra madre e continui a donarci Gesù nostra vita, rendi anche noi tuoi collaboratori perché il mondo intero ritrovi Gesù, nostra pace. Ave Maria