Energie rinnovabili sul territorio Novarese • • • • • Introduzione energia ricavata da biogas e centrali idroelettriche. Come sono costituite le centrali (foto, disegni e schemi). Descrizione nei dettagli delle centrali visitate. Problematiche, vantaggi e svantaggi. Conclusione. Noi studenti delle classi quarte dell’I.S.P.L. Nervi, abbiamo fatto visita alla cascina Rovellina (Tornaco) per conoscere il funzionamento dell’impianto a biogas e preso visione delle centrali idroelettriche di Olengo e Trecate. Il Biogas Con il termine biogas si intende una miscela di vari tipi di gas (per la maggior parte metano, dal 50 all’ 80%) prodotta dalla fermentazione batterica in anaerobiosi (assenza di ossigeno) dei residui organici provenienti da rifiuti, vegetali in decomposizione, carcasse in putrescenza, liquami zootecnici o fanghi di depurazione, scarti dell'agro-industria. L'intero processo vede la decomposizione del materiale organico da parte di alcuni tipi di batteri, producendo anidride carbonica, idrogeno molecolare e metano (metanizzazione dei composti organici). Il biogas si forma spontaneamente nelle discariche. Le discariche di rifiuti urbani ne sono quindi grandi produttori, visto che normalmente il 30-40% del rifiuto è appunto materiale organico. Sono state sviluppate tecnologie ed impianti specifici che, tramite l'utilizzo di batteri in appositi "fermentatori" chiusi, sono in grado di estrarre grandi quantità di biogas dai rifiuti organici urbani (preferibilmente da raccolte differenziate) e dal letame prodotto dagli allevamenti o anche dai fanghi di depurazione e dai residui dell'agroindustria. Il gas prodotto può essere quindi utilizzato per la combustione in caldaie da riscaldamento o per produrre energia elettrica e/o calore. Il biogas è formato prevalentemente da metano, pertanto con un necessario processo di depurazione e separazione di altri componenti (per esempio, anidride carbonica e zolfo) può essere usato come biometano per autotrazione (auto e veicoli a metano). Quest'ultima applicazione ha trovato buon successo in Paesi del centro Europa ed è in via sperimentale anche in Italia. La potenza dell'impianto da realizzare in azienda va accuratamente scelta in base alla disponibilità di biomasse (reflui zootecnici, insilati, granella, sottoprodotti, ecc…) e di terreni per lo smaltimento, anche alla luce delle limitazioni poste dalla Direttiva Nitrati. Diverse sono le aziende che oggi sono in grado di offrire impianti di digestione anaerobica di buona qualità. Occorre valutare attentamente la rispondenza dell'impianto alle proprie esigenze. Serbatoio: qui viene depositata la biomassa e periodicamente aggiunta quella fresca. Per aumentare la percentuale di umidità della sostanza organica di partenza si aggiunge solitamente un minimo d'acqua. Dispositivo di regolazione della portata: consente al refluo di entrare per gravità nell’impianto; Miscelatore: necessario per garantire una certa omogeneità del liquame ed evitare il formarsi di eventuali sedimenti. Digestore anaerobico : ermeticamente chiuso e coibentato, in cui il liquame precipita nella parte inferiore, mentre il biogas gorgoglia verso la parte superiore del digestore. Recipiente esterno : in esso viene convogliato il liquame digerito. Serbatoio finale di stoccaggio. Nel caso della discarica, si può operare un’impermeabilizzazione dei cumuli di rifiuti, trasformando in pratica la discarica in un contenitore di accumulo del biogas al cui interno avviene la decomposizione della frazione organica contenuta nei rifiuti. 1- Raccolta dei substrati disponibili, digestione e separazione L'ingestato fresco, ossia l'insieme delle sostanze organiche che alimentano il processo, viene prelevato da una prevasca di raccolta o da un alimentatore di solidi (dove è stato miscelato ed omogeneizzato) e trasferito, tramite opportuna stazione di pompaggio o per mezzo di coclee, nel digestore. All'interno del digestore si verifica la digestione anaerobica, ossia in assenza di ossigeno. Al fine di permettere la crescita contemporanea di tutti i microrganismi coinvolti nell'ambiente di reazione (il cosiddetto digestore), il biogas prodotto in modo efficiente dovrà risultare da un compromesso tra le esigenze dei singoli gruppi microbici. La volumetria ed il numero dei digestori sono in funzione dei quantitativi da trattare e del loro carico organico. 2- Raccolta del Biogas Il biogas prodotto nel digestore è raccolto nella parte superiore del digestore mediante una copertura a cupola gasometrica ed eventualmente altre coperture raccogli gas a cupola pressostatica. La camera dell'aria è mantenuta in pressione da una centralina di controllo e da valvole che, aggiungendo o sfogando aria, mantengono il biogas sempre in pressione indipendentemente dalla quantità di biogas contenuto. In tal modo l'alimentazione dei bruciatori/motori è regolare e la membrana esterna è sempre tesa, con gli immaginabili benefici nei confronti di vento, acqua o neve. Il biogas viene depurato dai composti ossidanti o incombustibili con procedimenti di filtrazione, deumidificazione e desolforazione. 3- Produzione di energia e calore Il biogas depurato viene avviato ad un impianto di cogenerazione che produce energia elettrica e termica. Parte del calore prodotto viene utilizzato per termostatare e mantenere in temperatura il digestore. In alternativa il biogas può essere purificato ed immesso nella rete di gas naturale, previa odorizzazione, per la produzione di acqua calda, il riscaldamento degli edifici o il rifornimento di autoveicoli. Ad accoglierci e ad illustrarci l’impianto è stato il giovane imprenditore agricolo Michele Fedeli dell’omonima società agricola a gestione famigliare, proprietaria della cascina Rovellina e titolare anche di un allevamento bovino nel territorio milanese. La frase che ci ha colpito maggiormente e che vogliamo sottolineare è un efficace paragone che riesce ad avvicinare anche i più inesperti al tema. “Questa struttura è come un grande stomaco di vacca” La Biomassa è infatti una fermentazione batterica in assenza di aria composta da trinciato di mais, recuperato direttamente della loro azienda, unito a una parte liquida di liquami e letame bovino, proveniente dal loro allevamento da latte. Una volta ultimata la fermentazione a circa 40°C, il digestato prodotto, ovvero il residuo del processo, è una sostanza liquida molto utile per concimare i campi, un buon integratore per la presenza di azoto in una zona come questa dove, scarseggiando gli allevamenti, in agricoltura vengono somministrati solo concimi chimici. Questo impianto ha una potenza di 400 kW/H elettrici e 382 kW/H termici. La produzione di acqua calda in parte viene utilizzata dall’impianto stesso e in parte divenuta utile al sostentamento della cascina. L’energia invece, viene immessa nella rete nazionale e venduta con un incentivo sulla tariffa per un certo numero di anni da parte del GSE, l’organismo che controlla tali realtà e che paga i produttori per conto di Enel (0,28euro al kW/H). VANTAGGI Costruire un impianto a biogas per lo smaltimento dei rifiuti di un’azienda agricola o agro-zootecnica è cosa giusta, perché affianca alla produzione agricola la produzione di digestato (ammannante per i terreni agricoli) e riesce a produrre un guadagno in più per l’azienda che immette una piccola quantità di energia nella rete nazionale. Vi sono in oltre minori emissioni di gas serra e migliore qualità dei fertilizzanti prodotti. SVANTAGGI Lo stoccaggio del biogas richiede elevati consumi di energia elettrica per il mantenimento delle necessarie condizioni di pressione. Di conseguenza è preferibile utilizzare il biogas vicino al luogo di produzione. Poiché la temperatura deve essere mantenuta oltre i 15°C, la produzione di biogas trova dei limiti nelle zone fredde. Il principale svantaggio, che attualmente frena la diffusione dell’energia generata da biomassa, è il costo ancora molto elevato di ogni impianto. Un altro svantaggio, o più che altro un problema relativo che si sta cercando di risolvere con la ricerca tecnologica, è la bassa densità energetica relativa: ciò vuol dire che rispetto ai combustibili fossili è necessaria una grande quantità di biomassa per produrre una equivalente quantità di energia. Con l’installazione di un impianto di biogas, si ottiene un compenso per la coltivazione e la produzione di energia dell’impianto e agevolazioni economiche previste dalle politiche PAC europee. E’ proprio questa la causa di sconvolgimenti ambientali dovuti alla conversione delle colture alimentari in colture energetiche e prevalentemente mais. Coltivare mais significa utilizzare moltissima acqua prelevata da falde acquifere che ne sono sempre meno fornite; fare uso di concimi chimici e senza possibilità di rotazione delle colture, i terreni diventano meno fertili e meno pronti ad affrontare gli attacchi dei parassiti e occorrono dosi più ampie di antiparassitari. Gli incentivi alla coltivazione di mais per la produzione di energia fanno sì che anche gli affitti dei terreni aumentino e questo significa concorrenza sleale per i contadini che ancora coltivano per produrre cibo o per gli allevatori, che non possono permettersi affitti così elevati. Costruire un impianto a biogas per lo smaltimento dei rifiuti di un’azienda agricola o agro-zootecnica è cosa giusta, perché affianca alla produzione agricola la produzione di digestato (ammannante per i terreni agricoli) e riesce a produrre un guadagno in più per l’azienda, che immette una piccola quantità di energia nella rete nazionale. Diventa una pratica speculativa quando è fine a se stessa e alla produzione di guadagno derivante esclusivamente dalla produzione di energia e dallo spreco di risorse comuni per l’agricoltura. La centrale idroelettrica Per centrale idroelettrica si intende una serie di impianti per la produzione di energia elettrica ricavata da masse di acqua in movimento. L’acqua viene convogliata in una o più turbine che ruotano grazie alla spinta dell’acqua. Ogni turbina è accoppiata ad un alternatore che trasforma il movimento di rotazione in energia elettrica. La velocità dell’acqua viene generata attraverso un salto. L’acqua viene convogliata in una condotta che risulta forzata nell’ultima parte. Attraverso opere di adduzione, canali e gallerie di derivazione l'acqua viene convogliata in vasche di carico e, mediante condutture, nelle turbine attraverso valvole di immissione (di sicurezza) e organi di regolazione della portata (distributori) secondo la domanda d'energia. L'acqua mette in azione le turbine e ne esce finendo poi nel canale di scarico attraverso il quale viene restituita al fiume. Direttamente collegato alla turbina, secondo una disposizione ad asse verticale o ad asse orizzontale, e' montato l' alternatore, che e' una macchina elettrica rotante in grado di trasformare in energia elettrica l'energia meccanica ricevuta dalla turbina. L'energia elettrica così' ottenuta deve essere trasformata per poter essere trasmessa a grande distanza. Pertanto prima di essere convogliata nelle linee di trasmissione, l'energia elettrica passa attraverso il trasformatore che abbassa l'intensità della corrente prodotta dall‘alternatore, elevandone però la tensione a migliaia di Volts. Giunta sul luogo di impiego, prima di essere utilizzata, l'energia passa di nuovo in un trasformatore che questa volta, alza l'intensità di corrente ed abbassa la tensione così da renderla adatta agli usi domestici. • Centrale idroelettrica con turbina Kaplan: è una turbina idraulica che sfrutta piccoli dislivelli (salti utili massimi di 30m) ma con grandi portate, da qualche decina di metri cubi in su. Costruttivamente è un elica, dove le pale si possono orientare al variare della portata d’acqua, permettendo di mantenere alto il rendimento fino a potate del 20%-30% della porta nominale. • Centrale idroelettrica con turbina Francis: è una turbina a flusso centripeto; l’acqua raggiunge la girante tramite un condotto a chiocciola, poi un distributore, ovvero dei pallettamenti sulla parte fissa, indirizzano il flusso per investire le pale della girante. Vengono utilizzate per salti medio bassi, compresi tra 5-120m in presenza di portate da 100L/s fino ad oltre 10000L/s. • Centrali idroelettriche con turbine Pelton: sfruttano salti elevati, tra 501000m risultano essere ancora oggi le turbine ad azione con andamento più elevato. Le sue caratteristiche esteriori si discostano parecchio dalle tipiche macchine idrauliche in quanto la parte captatrice del fluido non presenta una forma “a pala” bensì ad una forma a “cucchiaio” in particolare a doppio cucchiaio. Essi sono colpiti da 1-6 getti d’acqua. Con un video riassumiamo le 3 turbine precedentemente spiegate: E’ La nuova tipologia di produzione energetica. La coclea idraulica è conosciuta fin dall’antichità, come ruota o chiocciola di Archimede. Nuovo è il brevetto di utilizzazione sulla pompa a chiocciola di Archimede, attraverso il quale l’inversione del funzionamento energetico, realizza una macchina per la produzione di energia. Un impianto a forza idraulica utilizza la differenza dell’energia potenziale tra due diversi punti in un corso d’acqua. L’acqua grazie alla caduta dal punto più alto del suo naturale scorrimento viene utilizzata dal rotore trasformando l’energia potenziale e tornando così nuovamente a scorrere nel letto del corso d’acqua stesso. I costi di costruzione tramite l’impiego di una vite perpetua a forza idraulica comparabilmente con una turbina tradizionale sono decisamente inferiori. Centrale idroelettrica di Olengo Essa sfrutta le acque del Diramatore Quintino Sella il quale fu costruito tra il 1870 e il 1874, pochi anni dopo il completamento del Canale Cavour, lungo 22 km. Le sue acque vengono utilizzate per la produzione di energia idroelettrica e per approvvigionamento irriguo, largo oltre 10 metri e profondo più di 3, raggiunge una portata max 32 m³/s nei mesi primaverili ed estivi quando è richiesta una grande quantità di acqua per l'irrigazione delle risaie. Il termine "diramatore" indica appunto che esso si dirama da un altro canale artificiale. Dopo aver attraversato la città di Novara continua a scorrere verso sud bagnando i territori di Olengo, Garbagna Novarese, Terdobbiate e Tornaco. Centrale idroelettrica di corso Roma a Trecate Essa sfrutta le acque del canale Diramatore Vigevano. Quest’ultimo fu costruito tra il 1863, data del primo progetto ad opera dell’ing. Giuseppe Belletti e il 1890 data di ultimazione dei lavori. Nasce in risposta alla necessità da un lato di provvedere ad un’adeguata irrigazione della pianura della bassa novarese e dall’altro dall’urgenza di dotare il Canale Cavour di una appropriata rete secondaria di distribuzione delle acque. Il Canale, si origina dal Canale Cavour dalla Bocca di Presa di Galliate (NO). Lungo 31 km con una portata di 28 m³/s, fu costruito nel 1868 dai Comuni di Galliate, Romentino, Trecate e Cerano. Il Diramatore Vigevano, fin da subito inoltre venne sfruttato, data la quantità del numero di salti presenti lungo il canale, per la produzione di energia idroelettrica. La struttura è dotata di una turbina a coclea sfruttando un salto utile di 3.55m. Fornisce una potenza nominale di 522kW/H. La gestione della centrale è effettuata del consorzio Irriguo Est Sesia. VANTAGGI Risparmio economico ed energetico Scarsa manutenzione Un impianto mini idroelettrico ha una modesta complessità costruttiva di manutenzione e gestione, rispetto a impianti di taglia maggiore: le più attuali tecnologie non richiedono la presenza di un custode fisso, ma di un operatore che saltuariamente verifichi la corretta funzionalità delle opere idrauliche (di presa e filtraggio) e di quelle elettromeccaniche (turbina-alternatore). SVANTAGGI Rischi per flora e fauna L'eventuale impatto sulla migrazione dei pesci può essere mitigato sia attraverso l'installazione di apposite griglie per evitare che i pesci pervengano nella turbina sia creando appositi passaggi tali da consentire di superare gli ostacoli dell'opera di presa (“scala dei pesci”). Inoltre nella progettazione di un impianto mini idroelettrico è importante considerare il valore del deflusso minimo vitale del corso d'acqua e cioè la quota minima di acqua che occorre affinchè non si degradino flora e fauna dell'alveo. Possibilità della diminuzione della risorsa idrica negli anni futuri E’ da valutare attentamente la disponibilità futura di risorsa idrica: i cambiamenti climatici in questo senso hanno prodotto una variabilità delle precipitazioni sul territorio che ha avuto come conseguenza, negli ultimi anni, una diminuzione dell’energia prodotta a fronte di una maggiore potenza installata (fonte Enea 2005).