1 Il lungo inizio della distensione • Il 5 agosto 1963 USA, URSS e Gran Bretagna firmano un accordo che bandisce gli esperimenti atomici nell’atmosfera e nello spazio. • Inizia un lungo e travagliato negoziato per “blindare” il club atomico: non fornire tecnologia e materiali a chi vuole realizzare un proprio arsenale nucleare 2 Il lungo inizio della distensione • Quali sono le reazioni nel mondo? • Certo c’è sollievo per il ridimensionamento del rischio atomico. Ma è un reale ridimensionamento? Infondo gli arsenali rimango intatti e il loro “miglioramento” tecnologico prosegue • Ma mentre di discute di limitazioni degli armamenti, le crisi locali dimostrano che la Guerra fredda è lontano dall’essere regolamentata, e anzi coinvolge sempre nuove aree del globo 3 Disordine bipolare • La logica bipolare della Guerra fredda inizia a mostrare limiti e ad andare stretta a una serie di attori internazionali – Europei occidentali – Satelliti europei dell’URSS – “Terzo Mondo” – Popolazione in generale: crisi economiche, critiche al “progresso”. Verso il ’68 • Per queste ragioni, gli anni tra il 1965 e il 1975 vengono tradizionalmente definiti del “disordine bipolare” 4 Schizofrenia nei rapporti USA-URSS • Il comportamento ambiguo delle due Superpotenze non agevola la comprensione dei loro reali obiettivi di lungo periodo • Da un lato c’è la ricerca di una regolamentazione del loro conflitto permanente: • Il 1° luglio 1968 viene firmato i Trattato di Non Proliferazione Nucleare, proposto a tutti gli altri stati del mondo 5 Schizofrenia nei rapporti USA-URSS • In sintesi, i punti fondamentali erano due: • Nel lungo periodo, il TNP avrebbe dovuto promuovere il negoziato per limitare (e magari iniziare a ridurre) gli armamenti nucleari • Nel breve periodo i firmatari si impegnavano: – Se erano in possesso di armamenti nucleari, a non cedere tecnologia e mezzi per la loro costruzione ai paesi non nucleari – Se non ne erano in possesso, si impegnavano a non cercare di acquisirne il controllo 6 Schizofrenia nei rapporti USA-URSS • Sollievo nel mondo, per chi crede che si stia realmente limitando la proliferazione dei rischi connessi all’arma atomica (chi ne entra in possesso è “affidabile” quanto hanno dimostrato USA e URSS durante la crisi di Cuba?) • Inoltre: alcune potenze regionali o aspiranti tali non sono più convinte (semmai lo sono state) che i loro interessi corrispondano pienamente a quelli della superpotenza di riferimento 7 Schizofrenia nei rapporti USA-URSS • Ma anche percezione diffusa che si stia realizzando un “condominio” delle due superpotenze: un protettorato sul quale i cittadini del resto del mondo non hanno alcuna influenza 8 Schizofrenia nei rapporti USA-URSS • D’altro canto, la Guerra fredda e l’influenza delle superpotenze non cessa di estendersi anche ad altre aree del globo, sovrapponendosi e complicando dinamiche di natura regionale e peculiare • L’esempio più evidente è il Medio Oriente, dove si combatte negli stessi giorni in cui si tengono le prime discussioni informali per il TNP 9 10 La guerra dei sei giorni • Israele aveva fatto affidamento inizialmente sulla Francia per i propri armamenti • Gli Stati Uniti avevano a lungo cercato di mantenere un atteggiamento ameno apparentemente equidistante tra nazionalismi arabi e istanze israeliane • Il lento avvicinamento di Siria ed Egitto all’Unione Sovietica (diga di Assuan, vendita di armamenti) aveva indotto a vedere in Israele un baluardo del “contenimento” nell’area 11 La guerra dei sei giorni • Elementi locali di instabilità diventano elementi globali di instabilità, a causa dell’importanza strategica ed economica dell’area • Nel 1964 nasce l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina. Attività terroristiche volte alla “liberazione” dei territori palestinesi. L’elemento viene sfruttato anche a fini propagandistici dagli altri regimi arabi (anche se non pochi sopportano a fatica la presenza di palestinesi espulsi) 12 La guerra dei sei giorni • Dal 1966 si accumulano tensioni, dovute al desiderio di rivincita di Nasser e più in generale alla sovrabbondanza di armamenti nella regione, forniti in abbondanza dalle rispettive potenze di riferimento • Il 5 giugno 1967 Israele lancia un’azione “preventiva” (diventerà una modalità tipica del conflitto arabo-israeliano) • La superiorità delle forze israeliane è schiacciante, per la sorpresa di tutti 13 La guerra dei sei giorni • Occupato il Sinai, la Striscia di Gaza, Hebron, la Cisgiordania (West Bank), le alture del Golan • L’ONU è bloccata da rivalità contrapposte • Soltanto la minaccia sovietica di intervento, per impedire il crollo definitivo degli alleati, persuade Israele a fermare le operazioni belliche • Da quel momento gli schieramenti in campo saranno chiari per gli anni a venire, e con essi l’ulteriore riarmo dei “client states” 14 Schizofrenia nei rapporti USA-URSS • Indipendentemente dalle crisi “periferiche”, la spinta alla Distensione negli Stati Uniti viene anche da altre ragioni interne e internazionali: • Crisi del ‘Cold War consensus’ in patria • Crisi della leadership consensuale esercitata dagli Stati Uniti, e più in generale del prestigio morale di Washington nel mondo (in conseguenza della Guerra in Vietnam) 15 Schizofrenia nei rapporti USA-URSS • Europa occidentale: – Economia: declino relativo dell’egemonia statunitense – Vietnam: l’Europa ha una posizione ormai secondaria nei piani statunitensi – Cuba: rischi per l’Europa senza contropartita – Timore di un ‘condominio’ delle superpotenze – Esclusione permanente dal ‘club atomico’ in seguito al TNP 16 Schizofrenia nei rapporti USA-URSS • Apice della crisi: ritiro della Francia di De Gaulle dalla NATO (non dal Patto Atlantico) • D’altra parte, De Gaulle è il primo a perseguire una sua distensione con l’est, ed altri lo avrebbero seguito a breve • Nasce così l’idea di affermare la distensione come obiettivo dell’Alleanza, accanto alla difesa comune (1967). Da parte americana, è il tentativo di ricondurre entro la sede istituzionale esistente le divergenze con gli alleati 17 Schizofrenia nei rapporti USA-URSS • Sullo sfondo, una crisi ben più grande rimane sul punto di esplodere: i mutati rapporti di forza economica tra Europa e USA rispetto alla fine della Seconda Guerra Mondiale • Inoltre: crisi sistemica dell’economia capitalista, che si aggraverà negli anni a venire per l’aumento del prezzo delle fonti di energia e la diminuzione della produttività 18 Schizofrenia nei rapporti USA-URSS • Da parte di Washington è sempre più forte il desiderio di una tregua nella Guerra Fredda per ‘mettere ordine in casa’. Non a caso, una delle letture più convincenti della distensione parla più che altro di ricerca di ‘stabilizzazione’ • Se si giunge a qualche risultato, è perché dall’altra parte della cortina di ferro si vive una situazione con risvolti del tutto simili 19 Schizofrenia nei rapporti USA-URSS • Unione Sovietica: • Dal 1964 c’è un cambio di leadership: dopo l’esito della crisi cubana, Krusciov viene progressivamente allontanato, a vantaggio di Breznev, personaggio ben più incline alla stabilizzazione rispetto a chi lo aveva preceduto • Tentativi di riforma economica, sia in URSS che nel COMECON: sostanziale fallimento, ritardo tecnologico (colmabile solo grazie all’ovest), problemi di credito e alimentari 20 • Gravi crisi all’interno della propria ‘sfera d’influenza: – Primavera di Praga – Dottrina Breznev della sovranità limitata: segnale di forza o debolezza ? – Conseguente perdita di prestigio presso i paesi di recente indipendenza: sempre più Mosca e Washington hanno problemi simili con i ‘non allineati’ e il Terzo Mondo: ne è un esempio la difficoltà sovietica di porre dei limiti alle attività dei comunisti vietnamiti – Cina: dalla tensione agli scontri 21 • Necessità di raffreddare almeno alcuni dei fronti ‘caldi’: rapporti con l’Europa, con gli Stati Uniti, corsa agli armamenti nucleari • Per questo, nonostante la crisi cecoslovacca e l’impressione che essa provoca in occidente, continuano le trattative per il Trattato di Non Proliferazione • L’episodio appare sempre meno come un caso isolato e limitato alla questione atomica, e sempre più come una logica di dialogo tra le Superpotenze, animate da desideri convergenti. Trovare un “codice di condotta” per la Guerra Fredda 22 Nixon, Kissinger e la nuova politica estera 23 Chi era Richard Milhous Nixon ? Il “Cold Warrior”… …il Vicepresidente… …l’anti-Kennedy… … il Presidente del “realismo” 24 Critica superficiale… 25 “Signor Presidente…” 26 Le dimissioni di Nixon • Il caso “Watergate”: il termine diverrà proverbiale, assieme ad altri scandali dell’amministrazione Nixon • Shock per l’opinione pubblica americana • Il prestigio dell’istituzione presidenziale stessa è scossa all’interno come a livello internazionale: una questione di credibilità. Questo minerà il corso della distensione. • La difficile successione di Ford • Il potere del Congresso e di alcuni gruppi di pressione uscirà accresciuto dalla vicenda 27 … critiche più profonde • Nixon rappresenta (almeno inizialmente) l’ultimo esponente di un repubblicanesimo da Guerra Fredda che aveva fatto propri i precetti economici del welfare state (“Siamo tutti keynesiani”) e la dottrina del containment. Prima di lui, la sfida di Barry Goldwater; dopo di lui, la “valanga” di Reagan • Fu un traghettatore, consapevole o meno ? 28 … critiche più profonde • O tentò un’operazione “gattopardesca” (perché tutto rimanga com’è, che tutto cambi) ? • Di certo, il suo pensiero e la sua opera aveva molto a che vedere con la ridefinizione dell’ “egemonia consensuale” statunitense 29 • Certamente, Nixon era cosciente di: – Declino (quantomeno) relativo della potenza statunitense – Necessità di concludere la guerra del Vietnam: questo gli fa guadagnare l’elezione alla Presidenza. “Vietnamizzazione del conflitto”. – Esigenze di ridimensionamento dell’impegno diretto americano all’estero (discorso di Guam; dottrina Nixon) – Imprescindibile dialogo con l’Unione Sovietica e tattica “del bastone e della carota” per limitare gli effetti destabilizzanti della sua politica estera (“era di negoziato”) 30 Henry Kissinger • “mente europea della politica americana” • Critica dei limiti concettuali della politica estera statunitense dalle origini – Messianesimo e crociata morale – Il compito dell’amministrazione Nixon: “educare il popolo americano alle necessità dell’equilibrio di potenza”. S • Coscienza dei limiti di azione 31 Henry Kissinger • MA: non si distacca dall’ “ossessione per la credibilità” • E soprattutto: la sua visione strategica bipolare finisce per azzerare le specificità nazionali e regionali, come altri “cold warrior” prima di lui • Obiettivo: ricerca della stabilità e della legittimità del sistema di relazioni internazionali 32 • Da un sistema bipolare a uno multipolare. Equivoco: si tratta di una definizione descrittiva, prima ancora che prescrittiva. • Rimane una differenza tra le due Superpotenze, che hanno responsabilità e raggio d’influenza globale, e le altre medie potenze (Cina, Europa) regionali • Il dialogo bipolare è dunque esclusivo per sua stessa natura 33 • Il problema NON E’ la natura interna del regime sovietico, ma l’aggressività della sua politica estera • Quindi, l’obiettivo NON E’ trasformare l’Unione Sovietica, ma indurla (‘stick and carrot’) ad abbandonare i suoi progetti di destabilizzazione del sistema internazionale • Per questo, essa deve accettare la legittimità del sistema stesso e cooperare a costruire l’equilibrio e la stabilità 34 • Trattare con Mosca: • Diplomazia strettamente personale, sin dal febbraio 1969 • Massima segretezza 35 • “La distensione non può essere perseguita selettivamente (…), è indivisibile”: teoria e pratica del linkage, la capacità di legare gli eventi tra di loro • Esempio: senza progressi in Vietnam, stallo delle trattative SALT. Il 1970 verrà ricordato come un “anno perso” per le relazioni tra le due superpotenze, mentre altri facevano progressi nel dialogo con Mosca 36 • Inoltre, la riconduzione della politica estera al bipolarismo rende piatto il mondo della diplomazia statunitense ed impoverisce di contenuti il dialogo con gli altri paesi – Esempio: la Cina e i magri risultati oltre il breve termine – Altro esempio: Cile di Allende 37 • Esigenza imprescindibile: ottenere la collaborazione sovietica per risolvere la guerra in Vietnam • Il linkage si trasforma in una ‘prigione’ • Già alla fine di gennaio c’era un accordo sostanziale tra Nixon e Breznev sull’accettazione della parità strategica e sulla necessità di limitare gli armamenti strategici 38 • Eppure: l’inizio ufficiale dei negoziati sarà soltanto a novembre • Delegazioni sovietiche e americane con esperti di massimo livello si incontrano alternativamente a Vienna ed Helsinki • Tre questioni in discussione: – Missili statunitensi collocati in Europa: da considerare strategici ? Si concluse con un rinvio – MIRV. Stessa conclusione – ABM. Compromesso • Firma dell’accordo il 26 maggio 1972, durante la visita di Nixon a Mosca: la prima di un presidente statunitense in URSS dai tempi della conferenza di Yalta 39 • Una valutazione: risultati commisurati alle aspettative ? Di certo non si interruppe la corsa agli armamenti nucleari • Sicuramente l’apertura alla Cina rese i sovietici inclini a raggiungere un compromesso 40 • Reazioni divergenti negli Stati Uniti e in Europa • Soprattutto: i progressi, se questi vi furono, coinvolsero quasi esclusivamente la componente militare della rivalità est-ovest. In una certa misura, la strategia kissingeriana non raggiunge lo scopo, e non sopravvivrà alla sua esperienza diretta di governo 41 • Ulteriori incontri al vertice: nel 1973 negli Stati Uniti e nel 1974 in Unione Sovietica • Risultati: – Convenzioni sulle armi biologiche – Trattato sui sistemi ABM – “Principi basilari delle relazioni” – “Accordo per la prevenzione della guerra nucleare” – Altri accordi di cooperazione bilaterale – Premesse per il SALT II 42 • MA: poteri ormai limitati di Nixon a causa dell’incedere dello scandalo Watergate • In più: il clima è cambiato, distensione diventa in breve tempo una “parolaccia” che Ford cercherà di evitare in ogni modo durante la campagna elettorale • Critiche da destra e da sinistra 43 • Non c’è stato un cambiamento di mentalità e di sensibilità popolare, proprio l’elemento che Kissinger sottostimava • Riemerge il tema dei diritti umani e della moralità della politica estera. “Détente=appeasement” • Il vero o apparente “nuovo espansionismo sovietico” sembra darne prova • L’Afghanistan è la “tomba” definitiva della distensione 44 L’apertura alla Cina 45 L’apertura alla Cina • Nixon e Kissinger ne valutano l’opportunità da prima di entrare in carica • Che senso ha fossilizzarsi in Vietnam in onore alla “dottrina del domino” quando si può raggiungere un accordo in funzione antisovietica col più grande paese del mondo? • L’elemento definitivo che li persuade all’azione è lo scontro armato tra Cina e URSS nel marzo del 1969 lungo il fiume Ussuri: è ormai impossibile non vedere che il campo comunista è diviso in due 46 L’apertura alla Cina • Da parte cinese: necessità economiche e di stabilizzazione durante e dopo la Grande Rivoluzione culturale • “Assicurazione” contro i tentativi di Mosca di avere il predominio sull’Asia e di recuperare la centralità nella galassia comunista • USA e Cina condividono quindi un interesse strategico per bilanciare lo strapotere sovietico (anche se per gli Stati Uniti l’urgenza è sempre l’uscita dal Vietnam) 47 L’apertura alla Cina • Nel luglio del 1971 Kissinger compie un viaggio a sorpresa in Cina per tre giorni • Un anno dopo Nixon è a Pechino: finiscono 25 anni di ostilità e non riconoscimento • Sui sovietici l’impatto della notizia è fortissimo • In realtà, gli incontri servono soprattutto a chiarire le fonti di disaccordo, che pure rimangono • Taiwan: la RPC si impegna a soluzioni pacifiche, ma gli Stati Uniti riconoscono che esiste UNA Cina 48 L’apertura alla Cina • Impegno a lavorare per la normalizzazione delle relazioni reciproche • Accordo che né i due contraenti né “nessun altro paese” devono cercare l’egemonia sull’area Asia-Pacifico • Ufficiosamente, ai sovietici sarà fatto sapere che, in caso di attacco contro la Cina, gli Stati Uniti non sarebbero rimasti neutrali 49 L’apertura alla Cina • Perché non si arrivarono a risultati più importanti? Persino il riconoscimento ufficiale arriverà soltanto nel 1979 • Di nuovo, la logica della Guerra Fredda: in quel momento tutte le trattative erano orientate in chiave anti-sovietica, e questo impedisce di cogliere ulteriori opportunità 50 Il Vietnam di Nixon 51 • Jeffrey Kimball, “Nixon’s Vietnam War” • Keith L. Nelson, “The Making of Détente: soviet-american relations in the shadow of Vietnam” 52 • Fallimento dei primi negoziati diretti nel 1968: lo zampino di Nixon ? • Promessa elettorale di concludere la guerra (la parola ‘vittoria’ di fatto scompare) • Nei primi sei mesi si chiarisce la strategia di Nixon e Kissinger: – Ricerca di collaborazione sovietica – Vietnamizzazione del conflitto (incontro delle Midway, Dottrina Nixon). È un’idea del Segretario della Difesa Laird, a Kissinger non piace perché limita il margine di manovra della diplomazia. – Trattative dirette con il Vietnam del Nord a Parigi 53 • Il “piano per il Vietnam” promesso da Nixon, in realtà non esisteva • Viene comunque mantenuto l’impegno a diminuire il numero di militari statunitensi impiegati: – 540.000 all’ingresso alla Casa Bianca – 139.000 alla fine del 1971 – 25.000 alla fine del 1972 – Nel 1973 abolita la leva obbligatoria – Le critiche di Kissinger: intaccata la “credibilità” 54 • Al contempo: gli sforzi diplomatici erano dedicati ad evitare l’umiliazione di una vittoria militare nord-vietnamita: neanche Nixon vuole essere “il primo presidente americano a perdere una guerra” • Prendono forma i termini del “patto con il diavolo”: ritiro delle forze statunitensi solo in cambio della solenne promessa di Hanoi di cessare la sua aggressione militare contro il sud e di accordare al governo di Saigon un’adeguata opportunità di sopravvivenza 55 • Contemporaneamente, ricerca del sostegno di Mosca (e poi Pechino) per tenere a freno il governo di Ho Chi Minh e spingerlo ad un atteggiamento più conciliante durante le trattative di Parigi. In realtà, la fine del monolitismo comunista rende le cose più complesse • Molto più ambigue sono le richieste statunitensi in merito al sostegno economico e militare che Mosca fornisce al Vietnam: atteggiamento “cinico”, si esprime “comprensione” perché non si può condannare il supporto di una superpotenza ad un alleato 56 • Per il momento, nessuna flessibilità da parte di Hanoi: le operazioni belliche continuano, e si chiede il ritiro incondizionato delle truppe statunitensi • Si realizza uno dei peggiori incubi di Kissinger: i nord vietnamiti hanno pochi incentivi al compromesso poiché sono coscienti che Nixon non avrebbe osato invertire il disimpegno statunitense già intrapreso, contro l’opinione pubblica e il Congresso. I margini di discrezionalità dello statista sono di fatto limitati dalle esigenze democratiche. 57 • Di fronte allo stallo della diplomazia, Kissinger è favorevole ad innalzare il livello dello scontro militare. • Necessità di una “mossa a sorpresa” che dimostri la risolutezza della Casa Bianca nel perseguire i propri piani: la vittima designata è la Cambogia. Il paradosso: per terminare il conflitto si finirà per estenderne i confini. 58 • Nixon non era convinto fino in fondo, per ragioni di opinione pubblica. • La Cambogia era neutrale da anni, ma ormai il suo regime fondava la propria politica sulla convinzione che la vittoria dei comunisti in Vietnam fosse solo una questione di tempo 59 • Tacita approvazione della costruzione di “santuari” nord-vietnamiti, e soprattutto dell’utilizzo del proprio territorio per condurre operazioni militari (“sentiero di Ho Chi Minh”) • Il Presidente Johnson aveva espressamente rifiutato l’ipotesi che i suoi generali gli avevano prospettato: colpire le unità vietnamite in Cambogia • Nixon al contrario ordina nell’aprile del 1969 una campagna segreta di bombardamenti 60 • Il regime di Phnom Penh non reagisce, ma rifiuta categoricamente l’ingresso alle truppe statunitensi e sud vietnamite • Colpo di stato del generale Lon Nol, incoraggiato dall’intelligence statunitense • Il 30 aprile Nixon annuncia che forze di terra sono entrate in Cambogia con l’approvazione del nuovo regime. • Dal punto di vista militare l’intera operazione è un disastro senza appello. Ritiro in tempi brevi. Cosa più grave: se si cercava una prova che la vietnamizzazione stava funzionando, il risultato è del tutto controproducente. 61 • Da quello mediatico, il risultato se possibile è anche peggiore – In patria: accuse di bypassare il controllo del Congresso – Rinnovate proteste contro l’attacco ad un paese neutrale. Quattro studenti uccisi all’università di Kent, Ohio, il 4 maggio 1970 – Dimissioni di membri minori dell’amministrazione “disgustati” dal comportamento della Casa Bianca. Kissinger li definirà in modo sprezzante “bleeding hearts” – In Cambogia: dopo il ritiro delle truppe statunitensi, quelle sud vietnamite uccidono e saccheggiano, infiammando in senso antiamericano l’opinione pubblica locale 62 • Si scatena una guerra civile che finirà soltanto con l’affermazione del regime dei Khmer Rossi di Pol Pot e con una tragedia che ha pochi paragoni nella storia 63 • Nonostante questo, la Casa Bianca sembrava non imparare dai propri errori. Nel febbraio 1971 viene lanciata l’operazione Lam Son 719: 36.000 unità sud vietnamite invadono il Laos, con supporto di forze aeree USA. Ulteriore disastro militare. Dimostrazione di debolezza delle truppe sud vietnamite; ritiro. 64 • Dopo una fase di calma relativa, Hanoi progetta una nuova offensiva nel maggio del 1971, di fronte al peggioramento della posizione statunitense • Eppure, a Washington si diffonde la convinzione, supportata da Kissinger, che l’apertura alla Cina farà crollare Hanoi “entro l’anno”. Il giudizio degli storici non è univoco: dopo l’apertura alla Cina, Hanoi ha giocato maggiormente che in passato sulla rivalità Pechino-Mosca. 65 • Ulteriore mossa di Washington: dal dicembre del 1971 bombardamenti “preventivi” sul Vietnam del nord • Altro fallimento: nel marzo del 1972 le truppe del nord irrompono nella zona demilitarizzata lungo il confine 66 • Misure estreme di Nixon: minato il porto di Haiphong per arrestare il flusso di armi proveniente dall’Unione Sovietica. Paradosso: Pechino invia immediatamente una squadra di sminatori… • La diplomazia tra le due superpotenze non si interrompe: nonostante i timori di Washington, e nonostante i danni arrecati ad alcune navi sovietiche, Mosca non protesta e non cancella il meeting • lo scenario bellico e le manovre diplomatiche appaiono sempre più “fuori sincrono” 67 • Condizionato dallo stallo dell’offensiva militare e dalla diplomazia triangolare, il regime di Hanoi torna al tavolo negoziale con spirito più conciliante • Da settembre le prospettive di accordo sono migliori: cade la richiesta pregiudiziale di sostituzione del governo Thieu con una coalizione che includa il FLN 68 • Da parte sua, Kissinger promette a Le Duc Tho il ritiro totale delle forze statunitensi (ormai ridotte a 39.000 unità) entro due mesi, e concede un cessate il fuoco senza chiedere il ritiro delle truppe dalla parte di Vietnam del sud che era stata occupata. Soprattutto, promette che il regime di Saigon entrerà in trattative dirette con Hanoi • L’accordo, insieme alle visite a Pechino e Mosca, portano Nixon al risultato sperato… 69 • Una volta rieletto, Nixon passa alle “maniere forti” : – Bombardamenti di Hanoi ed Haiphong a dicembre per rafforzare la posizione di Saigon (feroci critiche di Le Duc Tho) – Impegno segreto di Kissinger per la reintroduzione di truppe statunitensi in caso di violazione degli accordi da parte di Hanoi – D’altra parte, minaccia di cancellazione di qualunque aiuto statunitense e firma di una pace separata con Hanoi, nel caso in cui Thieu avesse rifiutato gli accordi di Parigi. 70 • L’accordo per il cessate il fuoco viene infine stipulato a Parigi il 27 gennaio 1973. Washington si impegnava a rimuovere le proprie forze armate entro sessanta giorni, e le parti si accordavano sullo scambio di prigionieri di guerra • Tuttavia: ambigui i termini dell’accordo relativi ai negoziati tra le due fazioni per l’organizzazione di elezioni democratiche 71 • Alla partenza da Saigon, la “vietnamizzazione” era avvenuta in una certa misura: – l’esercito del Vietnam del Sud era la quinta maggiore forza militare del mondo, sulla carta – Disponeva dell’arsenale lasciato sul campo dagli statunitensi 72 – MA: sfuma ben presto, anche dal punto di vista formale, la promessa di un ritorno delle truppe statunitensi. Nel novembre del 1973 il Congresso ignora il veto di Nixon e promulga il War Powers Act: in assenza di esplicita disposizione del Congresso, il personale militare statunitense inviato in combattimento all’estero deve essere rimpatriato entro due mesi. È la fine della “presidenza imperiale”, e l’inizio della “sindrome del Vietnam”, ovvero la riluttanza ad utilizzare la forza militare statunitense all’estero. 73 • Il 9 marzo 1975 le truppe vietnamite del nord invadono il sud, spezzandone di fatto la continuità territoriale • In Laos, gli alleati del Viet Minh conquistano il potere negli stessi giorni • In Cambogia i Khmer rossi conquistano la capitale e danno vita all’operazione “anno zero” • Il 30 aprile cade Saigon; il corpo diplomatico statunitense fugge e porta con se 70.000 cittadini vietnamiti 74 75 • Cosa lascia la guerra del Vietnam: – Vittime vietnamite oltre il milione di unità militari (se la definizione ha un senso) – Vittime civili nello stesso ordine di grandezza – Decine di migliaia durante le operazioni belliche e soprattutto i bombardamenti dell’era Nixon – 59.000 vittime statunitensi; 22.000 (stima per difetto) tra il 1969 e il 1975 – 153.000 feriti (gravi) – Costi che, negli anni 69-75, erano nell’ordine di 50 miliardi di dollari all’anno – Soprattutto: la perdita di supporto nazionale per la guerra e la diffidenza nei confronti del governo federale 76 • Come ha sottolineato uno storico: Nixon era preoccupato dalle conseguenze della guerra sull’immagine del paese e della presidenza; Kissinger delle “ramificazioni geopolitiche” e dell’ossessione della credibilità. Entrambi sottovalutano le ragioni dell’altro, e soprattutto le considerazioni di carattere militare • Ogni volta che le ragioni di politica interna si fanno pressanti, Nixon e Kissinger si allontanano a causa di sensibilità ed esigenze diverse • Un “ritiro onorevole” è uno dei tanti principi che Kissinger non riesce a spiegare 77 • Di certo, la lente del bipolarismo aveva deformato la realtà: i sovietici non erano in grado di fornire l’aiuto che Washington attendeva • L’ossessione per la “credibilità” finisce per svolgere lo stesso, tragico ruolo della dottrina del domino 78 La distensione europea • La Distensione tra le due Superpotenze è essenzialmente un tentativo di stabilizzazione dell’ordine bipolare: ridimensionare i costi e i rischi • Strategia intrinsecamente conservatrice di Nixon e Kissinger: congelare lo status quo, soprattutto in Europa • Tuttavia, in Europa occidentale crescono le voci di dissenso rispetto alla stabilizzazione sin dagli anni ‘70 79 La distensione europea • La prima manifestazione è la Détente condotta dal Presidente francese De Gaulle • Sin dal 1964 tenta un dialogo con Mosca: è un tentativo di riprendere i tradizionali rapporti franco-russi • Il fondamento di questa politica è che l’Unione Sovietica stia cambiando, e che sia un paese sempre meno comunista e rivoluzionario e sempre più simile alla vecchia Russia zarista 80 La distensione europea • A fronte di questa evoluzione, era giusto che gli europei si sottraessero alle logiche di Guerra Fredda statunitensi e ricercassero una loro politica indipendente per iniziare a mutare la condizione di divisione del continente: “Un’Europa dall’Atlantico agli Urali” 81 La distensione europea • Questa politica si scontra con due limiti: – Ciò che la Francia ha da offrire all’URSS in termini economici è limitato – Soprattutto: la crisi cecoslovacca dimostra che la trasformazione dell’URSS ipotizzata da De Gaulle in realtà non è ancora compiuta • A raccogliere il testimone della distensione europea a partire dalla fine degli anni ‘60 sarà la Repubblica Federale Tedesca con il Cancelliere Willy Brandt: la “Ostpolitik” o “politica orientale” 82 La distensione europea • L’idea fondamentale è che, per indurre un mutamento nei paesi dell’est e anche in URSS, sia necessario: – Far crescere la fiducia sulle reciproche intenzioni non aggressive (“firma di trattati di rinuncia all’uso della forza”) – Nel caso della Germania, dimostrare che il paese è realmente cambiato e che non esiste più alcun rischio di rinascita aggressiva. Riconoscere la realtà emersa dalla Seconda Guerra Mondiale 83 La distensione europea – Intensificare i contatti economici, secondo il principio per cui dove si fanno “affari” c’è meno rischio di escalation militari – Intensificare i contatti est-ovest tra individui e società, in modo da “instillare” il cambiamento a est: dagli scambi tra studenti, agli incontri religiosi, ai meeting sportivi, alla riscrittura condivisa della storia per i libri di testo 84 La distensione europea • In concreto, il governo Brandt normalizzava le relazioni tra la Repubblica Federale Tedesca e l’Unione Sovietica, poi con tutti i vicini orientali. Questo passa attraverso il definitivo riconoscimento dei crimini commessi dal nazismo e delle responsabilità del popolo tedesco 85 86 La distensione europea • L’ultimo passaggio è il riconoscimento che ormai esistono due stati tedeschi e che essi devono avere rapporti per il bene del popolo tedesco (che rimane uno) • Questo non chiude la porta alla riunificazione (cosa di cui all’epoca molti accusarono Brandt), ma lascia aperta la possibilità che questo avvenga esclusivamente con mezzi pacifici • Nel 1973 i due stati tedeschi entrano all’ONU 87 La distensione europea • Diffidenza da parte degli Stati Uniti: – Rischio di una neutralizzazione della Germania e quindi di un crollo della NATO? – Rischio di una destabilizzazione dell’Europa perché la Distensione sta creando troppe aspettative? • Questo non avviene e anzi negli anni successivi la distensione europea (secondo le linee tracciate da Brandt) raccoglie frutti ben più duraturi di quella promossa dalle superpotenze 88 La distensione europea • Dal 1972 al 1975 si lavora per dare vita a una Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa (CSCE) • L’Atto Finale verrà firmato a Helsinki nell’agosto 1975 e costituirà una pietra miliare della distensione in Europa • Per la prima volta dalla fine della Seconda Guerra mondiale, praticamente tutti i paesi europei cercarono di scrivere insieme le regole che avrebbero determinato i loro rapporti successivi 89 • • • • • • • • • • • Il “decalogo”: Sovereign equality, respect for the rights inherent in sovereignty Refraining from the threat or use of force Inviolability of frontiers Territorial integrity of States Peaceful settlement of disputes Non-intervention in internal affairs Respect for human rights and fundamental freedoms, including the freedom of thought, conscience, religion or belief Equal rights and self-determination of peoples Co-operation among States Fulfillment in good faith of obligations under international law 90 La distensione europea • Si capisce l’importanza del “decalogo” se si pensa che quei principi avrebbero costituito la base legale a cui si sarebbero appellati negli anni successivi tutti i movimenti di dissidenti nei paesi dell’est • Di fatto, anche se ben presto il clima di Distensione arriverà a conclusione e torneranno a emergere tensioni, in Europa queste non giungeranno mai ai livelli precedenti (es. Berlino) 91 La distensione europea • Rimarranno aperti sempre canali di dialogo, anche quelli che faciliteranno nella quasi totalità dei casi una fine non violenta dei regimi comunisti • Legami economici che consentiranno dopo l’89 un rapido avvicinamento all’Unione Europea • Ma soprattutto: indurranno un mutamento silenzioso ma progressivo e costante delle società dell’est verso il pluralismo, minando alle basi i regimi che li governavano 92 La distensione europea • La CSCE si è scontrata a lungo con lo scetticismo statunitense. Soltanto in anni successivi, molti politici dell’epoca (compreso Kissinger) ammetteranno di averne sottovalutato la portata: • “The Soviets desperately wanted CSCE, they got it, and it laid the foundations for the end of their empire. We resisted it for years, went grudgingly, Ford paid a terrible political price for going (…) only to discover years later that CSCE had yielded benefits to us beyond our wildest imagination. Go figure” R. Gates 93 Nuova guerra in Medio Oriente • La vittoria Israeliana del 1967 aveva cambiato la dinamica del conflitto: nuovo protagonismo palestinese attraverso una campagna politica e militare contro Israele • I regimi nazionalisti vogliono rimediare all’umiliazione subita e recuperare i territori persi • Dal 1972 in Egitto è al potere Sadat, meno incline ad accettare l’influenza sovietica 94 Nuova guerra in Medio Oriente • Nasce l’idea di una nuova iniziativa bellica che costringa Israele a negoziare da una posizione di maggiore equilibrio (rispetto alla schiacciante vittoria del 1967) • Nel 1973 Egitto e Siria attaccano le truppe israeliane dispiegate nei territori occupati • L’attacco ha luogo durante la festa dello Yom Kippur. Iniziale difficoltà israeliana • Gli Stati Uniti autorizzano il rifornimento di armi e munizioni a Israele 95 Nuova guerra in Medio Oriente • Rapida ripresa Israeliana che consente di attraversare il canale di Suez e accerchiare le truppe egiziane • Il 22 ottobre l’ONU approva il cessate il fuoco, con voto comune di USA e URSS. Sembra una dimostrazione dello “spirito della Distensione” • Le forze israeliane ormai sono in tale vantaggio che tardano a fermare le ostilità, per annientare definitivamente l’esercito egiziano 96 Nuova guerra in Medio Oriente • A quel punto Breznev propone a Nixon un intervento congiunto per imporre il cessate il fuoco; minaccia di intervento sovietico • Gli Stati Uniti rifiutano la proposta e mettono in allarme le loro forze • Al contempo, intervengono su Israele per frenare le azioni militari • Il 26 ottobre cessano le ostilità 97 Nuova guerra in Medio Oriente • Risultato: Israele ha vinto e soltanto l’intervento statuintense (non quello sovietico) consente all’Egitto di salvarsi • Il sostegno sovietico, al contrario, non aveva portato alcun vantaggio • Dimostrazione che Israele è ormai la potenza preponderante nell’area: nuove guerre non servirebbero a nulla 98 Nuova guerra in Medio Oriente • Rimaneva il negoziato, e soltanto gli Stati Uniti potevano fare da mediatori • Questo porterà progressivamente Sadat a chiudere l’alleanza con Mosca e a intraprendere la strada della pace con Israele grazie alla mediazione statunitense • Dalla crisi del 1973 l’influenza Usa in Medio oriente esce apparentemente accresciuta, quella sovietica sicuramente diminuita 99 Nuova guerra in Medio Oriente • Invece di estendere la cooperazione paritaria tra superpotenze all’area mediorientale, gli Stati Uniti agiscono “all’ombra della Distensione” per ristabilire la loro preminenza nell’area • Un’area la cui importanza strategica cresceva ulteriormente in conseguenza della crisi petrolifera che sarebbe esplosa nello stesso periodo 100