Sedersi a tavola: il rifiuto
Dott. Alessandro Chinello (psicologo)
Proiezione dei video: L’ombrello verde
“Che cos’è l’anoressia? ”
“Come si guarirà in futuro dall’anoressia?
A cura di:
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Disturbi alimentari, diagnosi e luoghi di cura
Dott. Luigi Enrico Zappa (psichiatra)
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I D.C.A.
La tematica dei Disturbi del Comportamento Alimentare, patologie gravi e di forte
rilevanza epidemiologica, è da anni all'attenzione delle politiche di prevenzione sociale
e salute pubblica del Governo (Ministero della Salute e Dipartimento della Gioventù).
In Italia circa 3 milioni di persone, pari al 5% della popolazione, soffrono di disordini del
comportamento alimentare (oltre il 3% della popolazione presenta una problematica di
anoressia e bulimia).
Gli studi indicano una prevalenza compresa tra lo 0,5% e l'1% per l'Anoressia Nervosa,
con un'età d'insorgenza tra i 12 e i 25 anni, e tra l'1,3% e il 3% per la Bulimia Nervosa,
con un'età d'insorgenza tra i 15 e i 35 anni. Forme sub-cliniche sono più frequenti, fino
al 10-15%.
I disturbi del comportamento alimentare coinvolgono approssimativamente 2 milioni di
giovani: su 100 adolescenti circa 10 ne soffrono; di questi 1-2 presentano forme
conclamate e più gravi come l'Anoressia e la Bulimia mentre gli altri hanno
manifestazioni cliniche transitorie e incomplete. (Dalla Ragione L., 2005).
Il 95% sono donne, anche se sono sempre più numerosi gli uomini che manifestano
questi sintomi e si rivolgono a strutture di cura specializzate.
Premessa
Anche se nei disturbi del comportamento alimentare tutta l'attenzione è posta sul
cibo, oggetto di rifiuto e attenzioni ossessive nell'anoressia, oppure oggetto di
abbuffate e condotte compensatorie nella bulimia, va tenuto presente che queste
patologie si inscrivono in un contesto più ampio che coinvolge l'immagine che la
persona ha di sé, del suo corpo e le sue relazioni con gli altri.
Allo stesso modo comportamenti tanto complessi come quelli manifestati
nell'anoressia e nella bulimia nervosa non dipendono da un'unica causa, ma sono
il risultato di molteplici fattori, biologici, psicologici e socio-ambientali.
DISTURBI DELLA NUTRIZIONE E DELL’ ALIMENTAZIONE
Anoressia Nervosa
Bulimia Nervosa
Binge Eating Disorders (BED)
Disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo (es. ortoressia)
Disturbo di ruminazione
Pica
Altri disturbi specifici della nutrizione e alimentazione (Night Eating Syndrome)
Disturbi della nutrizione e alimentazione non specificati
Fonte: DSM-V (2015)
ANORESSIA NERVOSA
Al centro della sintomatologia è il cibo, la cui assunzione viene drasticamente
ridotta e spesso regolamentata da rituali ossessivi, che testimoniano
dell'importanza assegnata al cibo o meglio del potere tirannico che esercita su
queste persone che si sentono a loro volta spinte ad esercitare un controllo
assoluto sul bisogno di nutrirsi. A volte si alternano attacchi di bulimia, che si
svolgono prevalentemente di nascosto, sotto forma di abbuffate solitarie dove più
che il piacere della gola viene soddisfatto l'impulso a riempirsi fino a stare male:
solitamente l'episodio bulimico si risolve nel vomito provocato o nel ricorso ai
lassativi.
La problematica anoressica è legata al corpo e alla sua immagine, così celebrato
sui media, un corpo che si vorrebbe perfetto ed etereo e a cui si nega la sensualità,
negli aspetti propriamente carnali, esibito nella sua perfezione priva di bisogni e di
desideri, un corpo allo stesso tempo esaltato e negato.
Una ragazza brillante, attiva, intraprendente si ripiega improvvisamente su se
stessa, diventa chiusa e irritabile. Il suo dimagrimento nel giro di poche settimane
può superare il 20% del suo peso iniziale.
I sintomi che possono segnalare che non si tratta solo di una semplice dieta ma
che la persona è intrappolata in un processo che non controlla più è che non
percepisce la gravità del suo stato fisico, ma anzi si vede sempre troppo grassa ed
è assillata dalla paura di ingrassare. Paradossalmente non pensa che al cibo,
cucina per gli altri mentre i suoi pasti durano molto tempo a causa degli incessanti
controlli e selezione degli alimenti. Malgrado ciò la realtà dell'anoressia e la sua
gravità sono spesso ignorate dall'ambiente, per la lucidità che appare, il successo
scolastico, le giustificazioni trovate e le promesse di riprendere a mangiare.
E' di grande importanza intervenire tempestivamente, prima che il quadro clinico
si aggravi, in quanto l'anoressia ad uno stadio avanzato può comportare dei
gravissimi rischi per la salute (osteoporosi, alterazioni apparato cardio circolatorio,
alterazioni neuroendocrine e metaboliche) ed ha esiti letali nel 10% dei casi.
L'anoressia, inoltre, agisce come una sorta di droga e a sua volta provoca danni
psicologici che rischiano di cronicizzare non solo la condotta alimentare, ma anche
la restrizione della vita affettiva.
L'anoressia è facilmente riconoscibile nelle sue manifestazioni più tipiche: la
consistente perdita di peso, i rituali ossessivi relativi all'alimentazione, la
preoccupazione immotivata di ingrassare contro ogni realistica evidenza,
l'iperattività, la scomparsa delle mestruazioni. La giornata può trasformarsi in un
tour de force senza sosta alla ricerca frenetica del consumo del maggior numero di
calorie possibile e si rifugge da qualsiasi momento di piacere e distensione, in un
esasperato desiderio di organizzare e controllare tutto.
Le persone che soffrono di anoressia sono spesso perfezioniste e nello stesso
tempo vulnerabili, brillanti e intelligenti sono estremamente motivate a piacere
agli altri e a riuscire, per esempio negli studi e nello sport, ma non sono mai paghe
dei propri risultati né soddisfatte della propria immagine e tradiscono così una
profonda insicurezza. L'ammirazione degli altri è ricercata e desiderano
primeggiare, mentre non sopportano i conflitti e le critiche.
C'è un grande divario tra l'immagine che appare all'esterno e la propria realtà
interna: bravissime e molto attive, ma di fronte ai conflitti, quelli connessi alla
pubertà per esempio, si sentono vulnerabili e incapaci di far fronte a una minaccia
di fallimento. La condotta ascetica, che comporta il rifiuto di ogni appetito, sia esso
legato al cibo o a qualsiasi bisogno o piacere, dà a queste ragazze un senso di forza
e permette loro di recuperare l'autostima.
E' sempre consigliabile affrontare il problema in maniera chiara ed esplicita,
cercando un aiuto competente esterno alla famiglia. La maggior parte delle
adolescenti anoressiche, infatti, riesce a recuperare un peso e un'alimentazione
accettabili e a normalizzare il ciclo mestruale.
Il trattamento dei quadri anoressici deve svolgersi su vari piani integrati: quello
medico-nutrizionale, quello della condotta alimentare, quello dei problemi
psicologici individuali e quello del funzionamento familiare.
Si tratta di far sì che queste persone, oltre che recuperare un adeguato peso
corporeo, possano ritrovare un equilibrio psicologico che dia spazio al piacere e
alla soddisfazione personale senza dover pagare il prezzo della rinuncia in altri
ambiti e che possano riuscire a vivere meglio nello scambio e nella condivisione
con gli altri.
BULIMIA NERVOSA
La bulimia costituisce l'altra faccia dell'anoressia, ma entrambe le sintomatologie
compongono la stessa medaglia, anche se appaiono come soluzioni opposte.
Le persone che soffrono di bulimia cedono alla fame come a un desiderio
imperioso, ma il loro resta un ideale anoressico. La bulimia non va confusa con i
semplici eccessi alimentari, a tavola o fuori pasto, in quanto si tratta di veri e propri
attacchi improvvisi di ingordigia di frequenza e intensità molto variabili, che
portano ad ingurgitare in modo frenetico quantità di cibo esagerate e ad alto
contenuto calorico il più delle volte lontano dai pasti e di nascosto.
Spesso l'attacco sopraggiunge in concomitanza di una contrarietà, alla fine di una
giornata faticosa o difficile e si collega ad un sentimento di solitudine e di
inadeguatezza.
Il fatto che la crisi si concluda quasi sempre con il vomito evidenzia che l'attacco
bulimico, lungi dal dare sollievo, non faccia che aggravare la disistima che la
persona ha di sé fino al disgusto.
Anche la bulimia, come l'anoressia, è diffusa prevalentemente tra le ragazze, ma i
ragazzi bulimici sono tre volte più numerosi di quelli anoressici. In generale, la
bulimia è più frequente dell'anoressia e molto diffusa è la sua forma lieve o
episodica.
Può restare più sommersa dell'anoressia perché a volte non comporta segni
apparenti di calo ponderale o evidente aumento di peso, anche se esistono
adolescenti bulimici in lieve o grave sovrappeso. Anche la bulimia può
compromettere gravemente la salute soprattutto a lungo termine.
Va sempre tenuto presente il fatto che i disturbi della condotta alimentare sono
solo l'aspetto più evidente di problemi più profondi e complessi che in questo caso
possono essere simili a quelli legati all'anoressia, anche se il contesto familiare
appare generalmente meno rigido e gli adolescenti bulimici tendono ad
abbandonare ogni interesse e a non investire sulle proprie risorse personali.
Anche in questo caso il trattamento deve integrare il piano medico-dietologico con
quello psicoterapeutico.
FATTORI SOCIO-CULTUIRALI
In un modello causale multi-fattoriale dei disturbi del comportamento alimentare
rientrano alcuni fattori di tipo socio-culturale generalmente considerati tipici delle
cosiddette società occidentali ad alta industrializzazione e tenore di vita.
Per l'anoressia sono stati spesso chiamati in causa gli effetti della moda e delle
modelle filiformi, androgine. Questo è un fattore che potrebbe rafforzarla, ma
non bisogna esagerarne l'impatto. Si può però affermare che le pressioni legate al
successo sociale, al culto della performance e alla paura del fallimento possono
contribuire a generare l'angoscia di non essere all'altezza.
Il corpo assume una valenza particolare in quanto nella nostra società è attribuita
una grande importanza all'immagine e all'aspetto esteriore, influendo
significativamente sulla formazione dei modelli di riferimento e andando a legare
automaticamente il corpo a un giudizio di valore della persona: le ragazze belle
sono quelle che hanno successo. Uno studio condotto su ragazze elette Miss
America dagli anni '50 agli anni '80 ha dimostrato come l'ideale di bellezza sia
legato a un corpo sempre più magro: la vincitrice ha un rapporto peso/altezza
sempre minore rispetto alle altre concorrenti. Perdere peso è un esempio di forza
di volontà e di determinazione, essere magra significa essere bella, accettata,
vincente e potente, e diviene la chiave interpretativa del valore sociale.
L'autostima si va a fondare sul peso e sulla forma del corpo. Se questo modello è
irraggiungibile, se non ha un corpo "perfetto" la ragazza si trova destinata a uno
stato di insoddisfazione personale.
Inoltre i mass media offrono differenti e contrastanti modelli identificatori: da una
parte vengono proposte immagini di donne magre ed efebiche, dalla femminilità
esibita e nello stesso tempo mascherata dall'assenza di caratteri sessuali evidenti,
dall'altra immagini di donne formose che manifestano una sessualità
prorompente. E ancora, se prestiamo attenzione ai contenuti delle pubblicità
possiamo notare come da una parte viene proposta un'abbondanza di cibi saporiti
studiati e prodotti per stimolare il piacere del palato, dall'altra vengono consigliati i
cibi "light" per rimediare, a tutela della nostra salute, fino ai prodotti, venduti
perfino in farmacia, che promettono di far passare la fame per rimettersi in forma
prima dell'estate. Tutto ciò crea disorientamento nei giovani.
Il problema del limite è una questione attuale: rispetto al passato in cui per essere
"civile" e poter appartenere alla comunità l'uomo doveva rinunciare alla
soddisfazione senza freni delle sue pulsioni in cambio di un progetto esistenziale
più ampio e a lungo termine, oggi primeggia l'ideale di un godimento immediato
e generalizzato ("tutto attorno a te"), un consumo illimitato di oggetti,
intercambiabili. Consumare e mangiare tutto senza però mai raggiungere un senso
di pienezza e sazietà.
Consumare senza poter trattenere nulla: una società che si potrebbe definire
"bulimica", nell'affannosa ricerca di riempire, di non aspettare, di non sentire il
vuoto.
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PER LE FAMIGLIE
PERCHE’ COINVOLGERE LE FAMIGLIE?
I disturbi del Comportamento Alimentare rappresentano un’espressione del disagio psichico che
coinvolge la persona nella sua globalità psico-fisica e nel suo contesto di vita familiare e sociale.
I disturbi del comportamento alimentare (DCA) sono patologie complesse ad eziologia
multifattoriale. Il modello eziopatogenetico di riferimento è quello bio-psico-sociale, che ne
interpreta lo sviluppo come concomitante presenza di fattori biologici (predisposizione genetica),
psicologici (fattori intrapsichici e di sviluppo della personalità) oltre a fattori scatenanti di tipo
socio-ambientale.
Il coinvolgimento attivo dei genitori, nella terapia delle giovani con disturbi dell’alimentazione, ha
avuto un impatto costante nel trattamento di tali disturbi e la sua efficacia è stata osservata in
ricerche
controllate.
PER LE FAMIGLIE
La famiglia è coinvolta nei disturbi dei figli e i genitori si trovano spesso a sperimentare intensi
vissuti emotivi di impotenza e isolamento che aumentano il livello di iperprotettività e
ipercoinvolgimento.
La sensazione di isolamento spesso aumenta i livelli di ansia e di emotività espressi (critica,
ostilità, eccessivo coinvolgimento emotivo) nella relazione intrafamiliare, che possono
trasformare la vita del nucleo familiare costringendolo a poco a poco entro gli spazi angusti
dell’ossessione alimentare della figlia.
I genitori sovente si vivono come la causa prima dei disturbi alimentari dei figli e la
condivisione delle loro difficoltà nel lavoro terapeutico, sia individuale che di gruppo, offre la
possibilità di una ri-organizzazione dei vissuti emotivi disadattivi e della comunicazione
disfunzionale.
Un importante obiettivo di cura consiste nel migliorare lo stile comunicativo familiare in
quanto le modalità comunicative disfunzionali familiari sono considerate importanti fattori di
rischio precipitanti e mantenenti dei disturbi dell’alimentazione.
Il gruppo e i colloqui individuali con i genitori offrono la possibilità di uno spazio integrativo e di
investimento sulle parti sane e positive della famiglia, per migliorare l’esito della terapia e
rendere il clima familiare più soddisfacente. L’obbiettivo è quello di lavorare e promuovere
all’interno del nucleo familiare un rapporto di reciprocità e cooperazione che promuova lo
sviluppo e l’espressione delle singolari identità.
PER LE FAMIGLIE
COME?
Il trattamento dei disturbi del comportamento alimentare implica un approccio multidisciplinare
con il coinvolgimento della famiglia nel percorso di cura, con l’obiettivo di migliorare le
comunicazioni emotive disfunzionali dei rapporti intrafamiliari.
Il gruppo per genitori è strutturato in 24 sedute a frequenza settimanale, ogni seduta ha una
durata di un’ora e mezza (dalle 19 alle 20,30), il percorso è strutturato in tre gruppi tematici
relativi alle emozioni vissute nella relazione con le persone significative della famiglia nel “qui
e ora”. Si svolge ogni martedi, da settembre a luglio.
Per ulteriori informazioni contattare il numero verde della Fondazione: 800 - 724147
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Intervento Luigi Enrico Zappa