
370. Eusebio muore. Basilio gli succede
come vescovo di Cesarea, metropolita di
Cappadocia ed esarca della diocesi civile
del Ponto.

375. Trattato De Spiritu Sancto.

1 gennaio 379. Basilio Magno muore.

381. Concilio di Costantinopoli: San Basilio
aveva preparato questo grande giorno.
Occidente: Valentiniano I 364-375
Militare della Pannonia, ufficiale della
guardia imperiale, succedette a Gioviano.
Pur professando la fede nicena ispirò la
sua azione religiosa al principio della
neutralità, sostenendo che come laico
non gli era lecito giudicare in materia di
fede.
La sua politica avvantaggiò comunque i
sostenitori di Nicea che in Occidente
erano la maggioranza.
Oriente: Valente 364-378
Nominato augusto dal fratello
Valentiniano I.
Era favorevole alla formula di Rimini e
al gruppo degli ariani moderati che
l’appoggiava.
Fu convinto difensore del credo ariano
contro omeusiani e niceni, da lui
ferocemente perseguitati.
Fu fortemente influenzato dai vescovi
ariani Eudossio e soprattutto da
Demofilio.
La grande divisione è tra
Niceni
Ariani
Punto discriminante è
l’accettazione o meno dell’
oJmoouvsio

Ad un’analisi più approfondita possiamo
rintracciare in questo periodo ben cinque
gruppi di pensiero, due tra le file degli
ariani e tre tra quelle dei niceni.
M. Simonetti, La crisi ariana nel IV secolo,
Roma 1975.
Ariani radicali di Eunomio (anomei)
• A partire dal 355 ca. prima Aezio e poi soprattutto Eunomio
riprendono le proposizioni più radicali della dottrina di Ario.
• Vengono chiamati anomei dai loro avversari, in quanto
consideravano il Figlio dissimile (ajovmoio) dal
Padre.
• Affermano l’assoluta trascendenza del Padre. Egli è il solo
ingenerato, il Figlio è generato e perciò diverso dal Padre per
ipostasi e sostanza, inferiore a Lui, non esistente ab aeterno
come Lui.
• Il Figlio è Dio, seppure a livello inferiore rispetto al Padre.
• Lo Spirito Santo non è Dio, ma è la più eccelsa delle creature
create dal Figlio per volere del Padre. Le tre ipostasi divine
sono subordinate le une alle altre e diverse per sostanza.
Ariani moderati di Eudossio ed Euzoio (omei)
• Dominarono la politica religiosa sotto Valente.
• Si rifanno alla professione di fede di Rimini (359) e
Costantinopoli (360), che definiva il Figlio simile
(oJmoio) al Padre secondo le Scritture, formula
sufficientemente generica per poter essere
interpretata nel modo più vario e così ottenere il
massimo dei consensi.
• Si distanziano sia dagli omousiani (niceni) e dagli
omeousiani sia dagli ariani radicali (anomei).
• Rappresentano l’ala più radicale dei subordinazionisti
La grande differenza è tra:
OMOOUSIANI
Accettano in toto e senza riserve
l’oJmoouvsio.
OMEOUSIANI
Rifiutano l’oJmoouvsio niceno in quanto poteva
dar vita ad intepretazioni sabelliane e monarchiane o
modaliste.
Usavano l’espressione oJmoio
kat!oujsiva: simile nell’essenza.
Omousiani di rigida osservanza nicena con
Atanasio e Paolino
• Si ritrovano in Egitto intorno ad Atanasio che assunse
nei confronti dell’oJmoouvsio niceno una
posizione più conservatrice e guidò la lotta per il
simbolo di Nicea.
Omousiani di recente acquisizione,
provenienti dalle file degli omei e degli
omeousiani, con a capo Melezio
• Questi nuovi omousiani, pur ammettendo una sola ousia
della divinità, restavano legati al concetto, tradizionale in
Oriente, delle tre ipostasi.
Omeousiani
con a capo Eleusio di Cizico
• È quel gruppo degli omeousiani che restò
irremovibile nell’affermare la validità della
formula antiochena del 341 e
dell’oJmoiouvsio e nel
negare l’oJmoouvsio niceno (il
Figlio perciò non è della stessa sostanza del
Padre) e la divinità dello Spirito Santo.
• Diedero vita al gruppo dei pneumatomachi
e dal 380 ca. furono detti macedoniani.
Grande importanza rivestì in questo periodo il
dibattito teologico degli ambienti omeousiani.

Precisarono il significato di ousía e hypostasis.
Una sola è la divinità, uno solo il potere regale,
uno solo il principio (mía theótes, mía basileía, mía
arché), sussistente in tre persone, che per loro
proprietà specifiche non si identificavano: il Padre
è l’ingenerato, il Figlio è il generato coeterno al
Padre, lo Spirito Santo sussiste dal Padre per
mezzo del Figlio (ek patrós di’uioú).

La teologia omeousiana occupò una posizione
mediana tra l’eresia monarchiana e quella ariana e
ricondusse il dibattito alle sue fonti bibliche
staccandolo dalla dialettica elaborata dalla filosofia
greca.

È in seno agli ambienti omeousiani delle regioni vicine
a Costantinopoli e legati a Macedonio che, intorno al
360, prese consistenza la polemica sullo Spirito Santo.
I problemi erano:
1. La divinità dello Spirito Santo e la sua consustanzialità col
Padre e col Figlio;
2. La sua origine e la sua relazione col Padre e col Figlio.
In questo ambiente profondamente turbato e frammentato Basilio
svolse il suo ministero episcopale dal 370 al 379 dando prova di
un’azione sapiente tanto in campo politico quanto dottrinale.
In un momento in cui la
controversia sembrava
frazionata in Oriente in tanti
piccoli contrasti locali,
alimentati anche da
inimicizie personali, Basilio
riuscì a concepire una linea
politica di più vasto respiro,
che tendeva a superare le
divisioni che frazionavano e
indebolivano il fronte
antiariano e favorivano la
reazione filo ariana di
Valente e Demofilo.
M. Simonetti
Basilio si era teologicamente formato a contatto di
ambienti in cui era prevalente l’influsso omeousiano, e
aveva approfondito tale formazione soprattutto a
contatto di Origene (subordinazionismo), al quale lo
portava sia la tradizione del Taumaturgo, sia l’ideale
monastico, che appunto nelle opere di Origene trovava il
massimo alimento spirituale.
Si spiega così perché Basilio, pur aderendo
all’oJmoiouvsio, si sentisse tanto lontano
dagli estremisti niceni del tipo di Marcello, e più aperto
verso i niceni di recente acquisizione, provenienti
soprattutto dalle file omeousiane.
 Difesa
della dottrina di Nicea contro i
diversi partiti ariani.
Non possiamo aggiungere nulla al Credo di Nicea,
neppure la più piccola cosa, se non la gloria dello
Spirito Santo, per la sola ragione che i nostri Padri
hanno menzionato questo punto incidentalmente.
Ep. 258,2
 Aggiornamento
della terminologia
trinitaria e cristologica.
 Preoccupazione per l’unità delle chiese.
La sua azione politica si sviluppa su tre
livelli:
1.
2.
3.
Nell’ambito della propria regione
metropolitana
Nel più vasto ambito della cristianità
d’Oriente
Nei rapporti con l’Occidente, in modo
particolare con Damaso di Roma
All’indomani della
sua elezione
episcopale
Modesto, prefetto
dell’imperatore
Valente, si reca da
Basilio per indurlo
a firmare la
formula di fede
semiariana accolta
dal concilio di
Rimini.
Basilio resiste con
tenacia e
coraggio.
La risposta
dell’imperatore fu
la divisione della
Cappadocia in due
province, con la
creazione di una
Cappadocia
seconda, con
capitale Tiana.
Diviene vescovo di
Tiana Antimo.
La volontà è di
isolarlo e
indebolirlo sul
piano politico.
Basilio ordina
vescovi parenti ed
amici:
l’amico Gregorio a
Sasima (372),
il fratello Gregorio
a Nissa (372),
l’amico Amfilochio
ad Iconio (374),
l’unico a
corrispondere alle
aspettative del
Cappadoce.
Eustazio di Sebaste fu il fondatore del movimento
ascetico, l’uomo che in giovinezza lo aveva affascinato e
introdotto alla vita monastica. Basilio era fortemente
legato a lui anche per la fondazione delle prime
comunità cenobitiche.
Condannato diverse volte e già seguace di Ario, era
diventato uno dei capi degli omeousiani. Non voleva
riconoscere il riferimento all’oJmoiouvsio e
l’affermazione dell’uguale divinità dello Spirito Santo.
Basilio gli era sempre rimasto vicino mantenendosi vago
e generico circa la divinità e la consustanzialità della
terza ipostasi trinitaria, affermandone esplicitamente
solo la negazione della creaturalità.
Eustazio non era in buoni rapporti con Melezio, che
Basilio appoggiava.
Giugno 372
Melezio convoca un piccolo concilio a
Phargamos.
Basilio non vi si reca ma si ferma a Sebaste
per chiarire la questione con Eustazio:
l’accordo in materia dottrinale sembra
raggiunto.
Allontanatosi Basilio Eustazio afferma il
contrario.
Primavera 373
Basilio ottiene da Eustazio la firma di una professione di
fede nicena e una dichiarazione sullo Spirito Santo in cui
sono condannati coloro che lo dichiarano creatura e lo
considerano estraneo alla natura divina.
Eustazio compie il voltafaccia: si reca in Cilicia dall’amico
Teofilo di Castabala e firma un’altra professione di fede,
che Basilio definirà arianizzante; falsifica la
corrispondenza tra Basilio e Apollinare di Laodicea e
accusa così Basilio di triteismo. Eustazio diventa ormai
pienamente macedoniano.
Basilio, costretto a riconoscere che la rottura era
definitiva, si difende con l’omelia Adversus eos qui per
calumniam dicunt dici a nobis tres deos.
L’entusiasmo per l’ascesi monastica aveva unito i due
uomini, ora li divideva la diversa concezione del dogma
Basilio si adopera per ricomporre lo scisma d’Antiochia, dove tre
vescovi di fede nicena erano stati eletti in modo regolare
,
della corente
antico-nicena,
eletto da Lucifero
di Cagliari, aveva
l’appoggio di
Atanasio e di
papa Damaso
,
neo-niceno
omeusiano aveva
l’appoggio dei
vescovi dell’area
siro-palestinese
,
Ariano moderato
e filoimperiale,
aveva gli edifici
ecclesiali
,
il vescovo ariano
Con Atanasio e con Paolino si schierò tutto l’Occidente;
in Oriente sempre più si affermava Melezio.
Basilio è convinto che l’intervento dell’Occidente e
del vescovo di Roma poteva mitigare l’ostilità
dell’augusto Valente, favorire il partito niceno e
aiutare alla ricomposizione dell’agitato dibattito
teologico e politico.
Cerca l’aiuto di
Atanasio come
intermediario con
l’Occidente ma
quest’ultimo non
vuole impegnarsi.
Prova da solo la
mediazione con
l’Occidente.

Verso la Pasqua del 373 Basilio invia tre lettere: una a
Valeriano di Aquileia (ep. 91), una ai vescovi d’Occidente (ep.
90), una ai vescovi d’Italia e Gallia a firma di 32 vescovi
orientali (ep. 92). A conclusione della ep. 90 Basilio scrive
l’affermazione del credo niceno e della uguaglianza dello
Spirito Santo con le altre persone della Trinità.

374: risposta negativa di Damaso. Per Roma tutto ciò che non
è esplicitamente niceno è ariano e le sfumature orientali non
sono comprensibili.

Basilio invia una nuova lettera (ep. 243) per sollecitaree
almeno l’intervento di Valentiniano ma anche questa lettera
non sortisce effetto.

Perché ognuno fosse messo dinanzi alle proprie responsabilità
Basilio invia ancora una lettera al papa, l’ep. 254 dove
racconta di nuovo la situazione dell’Oriente.

Enumera gli eretici: Eustazio di Sebaste presentato come uno
di coloro che condannano l’homoousion e capo dei
pneumatomachi, Apollinare e Paolino, accusato di tendere
verso l’eresia di Marcello che negava le ipostasi del Figlio e
dello Spirito Santo.

La risposta non solo non tiene in considerazione le richieste di
Basilio, ma in più si chiedeva a Melezio di deporre la sua
dignità episcopale e tornare a fare il prete sotto Eustazio. Lo
schieramento dei vescovi occidentali fu poi sempre più a
favore di Paolino.

Al termine del suo episcopato la sua azione politica
sembrava essere stata fallimentare, ma era ormai
vicino il tempo in cui si sarebbe mostrata tutta la
sua importanza e la sua fecondità, sia sul piano
politico che dottrinale.

Proponendo una teologia rispondente alle esigenze
avvertite in Oriente e pur conforme alla fede
nicena, anche se distinta dall’intransigenza
professata ad Alessandria e a Roma, egli riuscì a
dare unità e consistenza alla variegata realtà dei
neo-niceni provenienti dalle fila dei partiti
omeousiani e omeo.

Verso il 374-375 in questo clima conflittuale che assai
lo addolorava Basilio per chiarire la sua posizione sulla
questione dello Spirito Santo scrisse il trattato De
Spiritu Sancto.

Difende lo Spirito Santo, inseparabile dal Padre e dal
Figlio e degno di onore uguale al Padre e al Figlio e
presenta un insegnamento dell'azione dello Spirito
nella fede, nella liturgia, nella preghiera, nella vita
quotidiana della Chiesa.

La dottrina di Basilio sullo Spirito Santo è ugualmente
completata da quanto dice nel terzo libro della sua
opera Contro Eunomio e in alcune delle sue Lettere.

5 o 7 settembre 374, festa dell’anniversario del martirio del
santo locale Eupsichio e dei suoi compagni. Basilio presiede
una solenne liturgia; nel silenzio del popolo la voce del
vescovo si alza ad intonare la glorificazione della Trinità,
dapprima secondo la formula tradizionale: Gloria al Padre per
mezzo del (diav) Figlio nello (ej) Spirito Santo, poi
con una nuova formula da lui introdotta: Gloria al Padre
insieme col (metav) Figlio, con (suv) lo Spirito
Santo.

La nuova formula non passò inosservata e suscitò scalpore
nell’ambiente surriscaldato dal dibattito sulla consustanzialità
trinitaria. La formula era stata considerata da alcuni come una
sorta di innovazione nella dottrina pneumatologica ortodossa.
“Di recente, poiché pregando con il popolo io terminavo la dossologia a Dio Padre, talvolta
in questo modo: insieme al Figlio con lo Spirito Santo; talvolta invece dicendo: per mezzo
del Figlio nello Spirito Santo, alcuni dei presenti ci hanno accusato dicendo che noi abbiamo
usato espressioni stravaganti e tra di loro contraddittorie” (I, 3).

L’amico Amfilochio a cui era giunta voce di tutto
ciò gli scrisse da Iconio richiedendo un
insegnamento chiaro e definitorio.

Basilio risponde con la stesura del trattato.

Inizia a scriverlo nel tardo autunno de 374 e
dopo una breve interruzione per un viaggio nel
Ponto, alla fine del 375 questo era già terminato,
frutto di una maturazione teologica avvenuta
negli anni precedenti. Viene sottoposto
all’approvazione dei vescovi della provincia. Alla
fine del 376 dovette pervenire ad Amfilochio
trascritto su pergamena.




Dimostrare l’ortodossia e la possibile introduzione nella
liturgia della nuova formula dossologica.
Essa stabilisce la distinzione delle persone divine
attestando con chiarezza l’eterna comunione e la
perpetua congiunzione che esistono tra di esse, il che
rimuove contemporaneamente l’arianesimo e il
sabellianismo.
Centrale è la questione delle sillabe. Esamina l’uso
scritturistico delle preposizioni ejk, dia,
ej, meta, suv per concludere che sono
indifferentemente riferite alle varie persone divine e non
possono essere un criterio per deprimere la dignità dello
Spirito Santo.
È convinto che la precisione del linguaggio teologico è
già un servire alla conoscenza della verità di fede e al
suo apprendimento.
Le fonti primarie e imprescindibili
della riflessione
teologica
sono
due:

Basilio non poteva accontentarsi della semplice citazione della
Scrittura poiché anche i suoi avversari ne invocavano
l'autorità.

Per la prima volta s'imponeva la difesa d'una dottrina
attraverso il richiamo alla tradizione.

Per tradizione si intende l’atto del trasmettere. Essa
comprende tutte le forme, i riti e i loro gesti simbolici, le
usanze, nelle quali si esprime qualche cosa che ha attinenza
con i contenuti della fede. Essa ha lo stesso valore della
Scrittura poiché ne esprime lo spirito (De Sp. S. VII, 16).

Tra i Padri, Basilio menziona il nome d'Ireneo, di Clemente
d'Alessandria, d'Origene, di Gregorio il Taumaturgo e di
"Atenogene" come testimoni della tradizione kerigmatica
conosciuta a riguardo della dottrina del Santo Spirito quale
persona divina (De Sp. S. XXIX, 72).
Introduzione
c. I
I parte
cc. II-VIII
II parte
cc. IX-XVI
• si dichiara la genesi del trattato
• confuta il nominalismo anomeo e lo apostrofa come inadeguato a ciò
che dice la Scrittura
• parla della con-glorificazione del Figlio con il Padre (parte cristologia
del trattato)
• dà le nozioni comuni sullo Spirito santo e sull’opera di deificazione
che esso compie sui credenti,
• sulla connumerazione (inseparabilità) delle tre persone divine
• e sulla sua azione santificante nella storia della salvezza
III parte
cc. XVII-XVIII
• è chiaramente in contrapposizione con gli pneumatomachi
• afferma che le tre persone formano un’unità e che lo Spirito procede dal Padre come sostanza
vivente e santificante in modo ineffabile
• è la più importante per il discorso sullo Spirito Santo
• confuta l’idea di coloro che dicono che lo Spirito non deve essere adorato
• afferma che è Signore, è in onore uguale al Padre e al Figlio e rappresenta per noi il «dono»
IV parte
che ci manifesta la bontà di Dio
cc. XIX-XXIV
V parte
• ammette l’equivalenza delle due espressioni dossologiche
• parla del processo di deificazione dell’anima per mezzo della potenza dello Spirito Santo
cc. XXV-XXIX
Conclusione
c. XXX
• riporta la condizione attuale delle Chiese, che diviene motivo di esortazione
Le novitá sulla
dottrina dello Spirito Santo
in
Basilio di Cesarea
Novitá oppure sviluppo?
Nuove realtá dopo Nicea.
 Sorgono nuove domande
sullo Spirito Santo.
 In confronto con l’arianesimo:
- Bisogna precisare la terminologia.
- Bisogna precisare le relazioni all’interno
della Trinitá: unitá / tre persone.
- Bisogna precisare chi é lo Spirito.

I testi sullo Spirito Santo

L’ Adversus Eunomium
Si afferma con insistenza che lo Spirito
non può essere considerato come una
semplice creatura e lo si
accosta alla divinità, anche
se non si usa esplicitamente
il termine ομοούσιος.

L’Epistola 125
Condanna coloro che reputano lo Spirito
una creatura e coloro che non lo
considerano divino per natura (φυσει
αγιον).
Il trattato De Spiritu Sancto
Finalitá: Dimostrare l’ortodossia e la possibile
introduzione nella liturgia della espressione
«[gloria al Padre] insieme al Figlio, con lo Spirito
Santo».
 Dà le nozioni comuni sullo Spirito Santo e
sull’opera di deificazione che esso compie sui
credenti, sulla connumerazione (inseparabilità)
delle tre persone divine e sulla sua azione
santificante nella storia della salvezza.

Afferma che le tre persone formano
un’unità e che lo Spirito procede dal Padre
come sostanza vivente e santificante in
modo ineffabile.
 Confuta l’idea di coloro che dicono che lo
Spirito non deve essere adorato; afferma
che è Signore, è in onore uguale al Padre
e al Figlio e rappresenta per noi il «dono»
che ci manifesta la bontà di Dio:

«E noi, non esalteremo e non glorificheremo
colui che è divino quanto alla natura,
illimitato quanto alla grandezza, potente
nelle opere, buono nei suoi benefici?»
(Cap. XXIII)
- θειον τη φυσει, essa rappresenta un passo
avanti rispetto al το θειον της φυσεως,
usato nell’Adversus Eunomium
Il contributo di Basilio
 Chiarificazione
dei termini
ουσία




È una sola in Dio.
Significa esitenza o essenza o entitá
substanziale di Dio.
Corrisponde al termino latino Substantia,
ció che hanno in comune Padre, Figlio e
Spirito Santo.
É comune in Dio.
υποστασεις







Sono tre in Dio.
Esistenza in forma particolare.
É la maniera di essere di ognuna delle persone:
paternitá, filiazione, santificazione.
Persona nella terminologia legale dei latini.
Esprime limitazzione, separazzione di certi
concetti circonscritti della idea generale.
É particolare in Dio.
Meglio che prosopon perche esprime eternitá e
internitá.
ομοούσιος

La chiarificazione dei termini aiuta affinchè
questo termine sia adottato nel Concilio di
Constantinopoli del 381 rispetto allo
Spirito Santo.
Implicitamente dice che lo Spirito Santo é
Dio
“Che fondamento c’é nell’applicare allo
Spirito tutti gli altri attributi uguali al Padre
e al Figlio e privarlo soltanto della
divinitá?” Ep. 189, 5.


Procede del Padre per mezzo del Figlio
Non per generazzione come il Figlio, ma é il
soffio della sua boca.
É la bontá naturale, la santitá propria e la
dignitá regale che dal Padre, per mezzo
dell’Unigenito, si estende allo Spirito.

Spirito del Padre/Spirito del Figlio: hanno
tutto in comune. (D Sp. S. 18, 45)
Si fonda nella Scrittura.
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La presentazione