L’assedio di Troia durava
ormai da 10 anni.
Un giorno,
improvvisamente, i Greci
abbandonarono l’assedio e
si allontanarono da Troia.
I Troiani uscirono dalla città e con sorpresa
trovarono un cavallo di legno abbandonato sulla
spiaggia. Poco lontano videro un Greco e lo
catturarono. Si fecero dire a cosa servisse, ma
l’astuto Sinone raccontò loro che il cavallo era
stato costruito per proteggere il ritorno dei Greci.
“L’ hanno costruito così grande per non
farlo passare dalle mura – disse - perché se
voi lo porterete nel cuore della città, Troia
diverrà la città più grande e potente del
mondo”.
Proprio in quel momento un
sacerdote di nome Laocoonte
gridò ai suoi compatrioti:
“Distruggete quel cavallo perché
certo dentro nasconde un
inganno!”. Subito gli scagliò
contro una lancia, ma proprio in
quel momento due enormi
serpenti marini mandati dalla
dea Minerva divorarono il
sacerdote e i suoi due figli.
Dopo questa emozione i Troiani decisero di portare il
cavallo nella città e di abbattere le mura, perché così era il
volere degli dei.
Dopo i festeggiamenti di quella giornata indimenticabile si
misero a dormire nelle loro case.
Durante la notte, Sinone si avvicinò furtivamente al cavallo e aprì
una porticina nascosta nel suo ventre: da lì uscirono i migliori
guerrieri della Grecia che subito misero a ferro e fuoco la città.
Quella notte, Enea figlio
di Anchise e della dea
Venere fece un sogno.
Gli apparve il cugino
Ettore che gli disse:
“Fuggi , Enea , ormai la
città è perduta, fuggi
verso il porto e prendi
con te i Penati di Troia.
Vai e cerca una nuova
patria al di là dei mari”.
Enea si caricò sulle spalle il vecchio padre Anchise,
prese per mano il figlioletto Julo e scappò attraverso
vicoli bui per sfuggire ai nemici. La moglie Creusa lo
seguiva a breve distanza. Ad un certo punto Enea si voltò
e non la vide più. La chiamò ripetutamente ma non
ricevette risposta.
Stava per tornare indietro quando un’ombra trasparente
gli sbarrò il cammino dicendogli: “Sono Creusa,
purtroppo gli Dei hanno voluto che io perdessi la vita per
mano dei Greci. Vai Enea e imbarcati con i superstiti
troiani andando verso l’Italia dove troverai una nuova
sposa e un nuovo regno”.
Enea proseguì il
cammino e riuscì a
raggiungere il porto
assieme ai Troiani
sfuggiti all’assedio.
L’eroe vide delle navi
lì ancorate: sfruttando
il forte vento, si
spinsero al largo. Da
quel momento i
Troiani andarono in
cerca di nuove terre.
Le molte tempeste li
gettarono in numerose
terre straniere: a volte
furono ricevuti come
amici, a volte come
nemici. Sfuggirono a
mille naufragi
affrontando pericoli di
ogni genere; morirono
molte persone tra le quali
il padre di Enea,
Anchise.
Infine, dopo una terribile
tempesta, approdarono a
Cartagine dove regnava
la bella regina Didone.
I due si innamorarono e si stavano per sposare ma gli
Dei non vollero ed Enea fu costretto a ripartire .
Mentre salpava Enea vide lingue di fuoco provenire dalla città.
Era Didone disperata per l’abbandono del suo amato che si era data
la morte lasciando ai suoi discendenti odio e vendetta verso i
discendenti di Enea.
Enea sbarcò a Cuma dove la Sibilla,un’indovina che
viveva in una grotta, gli disse: “ Dovrai scendere nel
regno dei morti e io ti accompagnerò”.
Enea e la Sibilla attraversarono il fiume Acheronte superarono
con una bevanda magica l’orribile cane a tre teste: Cerbero.
Incontrò le anime dei Troiani e dei Greci morti in guerra.
I Troiani piansero per la gioia mentre i Greci fuggirono
spaventati.
Poi passarono nei Campi Elisi dove c’erano le anime dei
beati. Lì incontrò il padre e tentò di abbracciarlo ma era
solo un anima.
Anchise piangendo gli disse: “Tu sarai felice e vittorioso è sarai
il capostipite di una discendenza potente”.
Poi, uscito dal
regno dei morti
ripartì e seguendo
gli indizi degli dei
trovò la terra
promessa: il Lazio.
Qui regnava il re Latino che gli volle offrire in sposa la figlia
Lavinia.
Ma essa era già stata promessa a Turno che offeso, incitò
alle armi tutti i popoli del Lazio.
Cominciò una guerra sanguinosa che si concluse con il duello tra
Enea e Turno.
La lotta fu terribile: entrambi avevano pari
forza e valore. Infine Enea riuscì a conficcare
una lancia nel petto di Turno.
La vittoria fu dei Troiani ed Enea e la sua discendenza regnarono
sul Lazio.
“Mio grande imperatore Augusto queste sono le vicende
del vostro antenato Enea che io Virgilio ho consegnato a
voi e all’umanità”.
Realizzato da:
Nicholas
Matteo
Salvatore
Edoardo
Alla regia la prof. Palmina
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