Betwixt and Between: Turin’s CIE I risultati di un’indagine sui diritti umani all’interno del centro di identificazione ed espulsione di Torino Giornata di Riflessione Interna della Conferenza Regionale Volontariato Giustizia Piemonte-Valle d’Aosta “La detenzione amministrativa nei centri di identificazione ed espulsione”, Torino, 17 Novembre 2012 Intervento di Carla Landri, Margherita Mini, Emanuela Roman, Maurizio Veglio dell’International University College di Torino “Betwixt and Between: Turin’s CIE” Un’indagine sui diritti umani all’interno del centro di identificazione ed espulsione di Torino (Settembre 2012) • Il “Progetto di Ricerca CIE” è stato condotto tra gennaio e luglio 2012 come parte della Human Rights and Migration Law Clinic • La Human Rights and Migration Law Clinic è un programma di clinica legale condotto dall’International University College di Torino in collaborazione con l’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI) e le Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Torino e dell’Università del Piemonte Orientale - sede di Alessandria • “Betwixt and Between” è il risultato del lavoro di un gruppo di ricerca internazionale costituito da ricercatori provenienti da 6 Paesi diversi (Argentina, Australia, Germania, India, Italia, Russia) che include: • 2 avvocati supervisori (Dott. Ulrich Stege, Avv. Maurizio Veglio) • 6 studenti del programma di clinica legale Rapporti familiari, minori e CIE (ECHR, art. 8; Direttiva 2008/115/CE, art. 5) 1. Misure alternative al trattenimento (v. partenza volontaria) sembrano non essere considerate neppure per stranieri con situazioni familiari stabili e forti legami di lungo periodo in Italia Esempio: “Il problema è che sono in ansia Donna peruviana perchè non posso vedere mia figlia. Residente regolarmente a Roma [...] Voglio morire perchè la mia 6 mesi in carcere famiglia mi manca troppo.” Scade il suo permesso di soggiorno (Intervista 11) Figlia di 9 anni nata in Italia La bambina frequenta la scuola e vive con la nonna a Roma mentre la mamma è trattenuta nel CIE di Torino • Niente famiglia in Perù • Familiari in Italia con lavori regolari, permessi di soggiorno e dimore stabili • • • • • • 2. Casi di famiglie separate anche tra Italia e uno Stato Membro UE L’interesse superiore del minore? (CRC, artt. 3(1) e 12) • In Italia i minori stranieri non possono essere trattenuti nei CIE “I bambini stanno fuori. Per esempio, c’era una donna [...] che è stata trattenuta qui nel CIE di Torino per sei mesi e che aveva quattro bambini che vivevano a Reggio Calabria e lei ha scritto una lettera dicendo che è una cosa disumana separare una mamma dai suoi bambini. Ho ancora la lettera. Quindi in pratica i genitori vengono separati dai loro figli e al giorno d’oggi questo succede molto spesso perchè nel CIE ora trovi gente che vive in Italia da un sacco di tempo, con una famiglia qui e con dei bambini nati qui.” (Intervista 2, volontario) PROBLEMA: Spesso gli stranieri irregolari non vengono trattenuti nel CIE più vicino alla zona o città di residenza del loro nucleo familiare e dei loro conoscenti. Questa misura può comportare una separazione dei trattenuti dai loro figli, familiari e amici residenti in Italia, mettendo in dubbio l’applicazione da parte delle autorità italiane della normativa internazionale e comunitaria relativa al rispetto della vita privata e familiare e al principio dell’interesse superiore del minore. L’interesse superiore del minore? (CRC, artt. 3(1) e 12) • Esistono prove evidenti del fatto che alcune autorità amministrative e giudiziarie non rispettano il proprio obbligo giuridico di considerare l’interesse superiore del minore come una considerazione preminente • Presunzione di un’insufficiente formazione dei decisori (autorità e Giudici di Pace) • Vengono considerati sufficientemente aspetti quali: i legami del minore con l’Italia, l’educazione scolastica del minore, la sua conoscenza del Paese d’origine dei genitori? Un padre trattenuto che vive a Torino da 20 anni “Adesso lei [mia moglie] non mi può più venire a trovare. Prima potevo vedere mia figlia ed ora non la posso più vedere. Mi sono venute a trovare 3 o 4 volte [in passato]. Anche la mia ex e mio figlio mi sono venuti a trovare. Ho un buon rapporto anche con loro.” (Intervista 20) Dal carcere al CIE • Un’ampia percentuale di trattenuti arrivano al CIE al termine di un periodo di detenzione in carcere • Confronta: la Direttiva Interministeriale del Ministero dell’Interno e del Ministero della Giustizia del 30 luglio 2007 stabilisce una procedura alternativa per favorire l’identificazione ed il rimpatrio dello straniero senza che questi debba passare per un centro per il trattenimento provvisorio dopo essere uscito dal carcere PROBLEMA: Allo scopo di evitare la possibilità di un’ulteriore privazione della libertà personale successiva alla detenzione in carcere, nel caso in cui uno straniero che deve scontare una pena detentiva si trovi di fronte alla ragionevole possibilità di un provvediento di espulsione, le autorità competenti dovrebbero avviare il prima possibile la procedura di identificazione del detenuto. Il ruolo delle ambasciate e dei consolati nelle procedure di identificazione (Decreto del Presidente della Repubblica 394/1999, art. 22.4) • Lungaggini burocratiche dilatano i tempi • Sistemica mancanza di cooperazione da parte di alcuni consolati e/o ambasciate • Solo uno dei trattenuti intervistati ha ricevuto una visita del console • Rimpatri spesso dipendono da questioni politiche, accordi economici e relazioni diplomatiche tra l’Italia e il Paese terzo in questione “Se l'Italia stanzia soldi per controlli in mare, motovedette, etc. il Paese collabora, ma se tu non dai nulla in cambio le ambasciate non collaborano. Moldavia e Ucraina ad esempio rallentano i lavori.” (Intervista 4, avvocato) PROBLEMA: É necessario migliorare i rapporti tra le autorità italiane e le autorità straniere in Italia (ambasciate e rappresentanze consolari) Carcere e CIE: un confronto • La risposta più frequente è che il carcere era molto meglio del CIE, nonostante la controversa condizione delle carceri italiane • Nel CIE: “In carcere era molto meglio. Per • Più persone per dormitorio • Meno attività ricreative • Nessuna possibilità di lavoro né di studio/formazione • Meno autonomia e meno contatti con l’esterno • Meno certezze esempio potevi cucinarti qualcosa, prepararti un caffé, cose così. E in prigione ci sono davvero un sacco di attività da fare: sport, corsi di italiano, la scuola... E puoi anche lavorare e sei pagato per questo. É completamente diverso dal CIE.” (Intervista 18) PROBLEMA: Sebbene ci sia risaputamente molto da riformare nel sistema penitenziario italiano, l’opinione predominante tra i trattenuti del centro di Torino con un’esperienza pregressa nelle carceri italiane, è che la prigione sia un ambiente per molti aspetti migliore rispetto al CIE, un’opinione che mostra quanto critica sia la situazione all’interno del CIE. Problemi quotidiani • I problemi quotidiani sono inevitabilmente legati all’incertezza e all’ansia del trovarsi in un Paese straniero rinchiusi in una stanza con fino a 6 persone per un periodo di tempo non definito PROBLEMA: All’interno del CIE di Torino non ci sono sufficienti attività ricreative, né opportunità educative, formative o lavorative a beneficio dei trattenuti. PROBLEMA: Nel CIE di Torino non esistono canali separati per le visite delle rappresentanze consolari, degli avvocati e dei familiari, situazione che inevitabilmente comporta ritardi e tempi d’attesa prolungati. PROBLEMA: Il Decreto Ministeriale 15 gennaio 2001 non viene rispettato, poiché agli stranieri trattenuti nel CIE di Torino non viene garantito un ammontare di credito telefonico pari a quello stabilito dalla suddetta disposizione ministeriale vincolante. Questa violazione risulta particolarmente grave se si considera che il telefono è spesso l’unico mezzo che i trattenuti hanno per contattare il mondo al di fuori del CIE e mantenere i legami con i loro cari. Problemi quotidiani • Spazio: • Sentimenti: “Questa è una grande gabbia da cui non possiamo uscire.” (Intervista 21) • Dipendenza assoluta dal personale del CIE (per accendere una sigaretta, radersi, ricevere assistenza medica) • Noia assoluta • Riferimenti all’assenza di igiene e pulizia (Esempio: rischi legati alla condivisione di un rasoio elettrico) “Non possiamo comprare lamette. Non sono permesse. Abbiamo tutti la barba e i capelli lunghi. Ci danno un rasoio elettrico per l’intera area – 20 persone circa. Rischiamo di prenderci delle malattie della pelle, infezioni e anche cose più gravi.” (Intervista 21) PROBLEMA: Si riscontra un’insufficiente attività di monitoraggio indipendente delle strutture per il trattenimento degli stranieri irregolari in Italia: la situazione attuale non risulta essere conforme alla linea-guida IV(89) degli Standard del CPT, il Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti Assistenza medica (ICESCR, art. 12; Direttiva 2008/115/CE, art. 16(3)) 1. Dall’indagine risulta che non sempre “particolare attenzione è prestata alla situazione delle persone vulnerabili” - Direttiva 2008/115/CE, art. 16(3) • La definizione di “persone vulnerabili ” include “le famiglie monoparentali con figli minori e le persone che hanno subìto torture, stupri o altre forme gravi di violenza psicologica, fisica o sessuale” – Direttiva 2008/115/CE, art. 3(9) “Sto perdendo la testa. Ho tentato il suicidio 2 volte.” (Intervista 14) “Ma certo che devo prendere gli psicofarmaci perchè qui dentro se non prendi la terapia vai fuori di testa. Hai bisogno degli psicofarmaci sia per riuscire a dormire che per stare tranquillo. Quasi tutti qui li prendono.” (Intervista 22) PROBLEMA: Ci sono prove evidenti di un abuso di psicofarmaci all’interno del CIE di Torino. PROBLEMA: Ci sono allarmanti percentuali di atti di autolesionismo da parte dei trattenuti del CIE di Torino. Assistenza medica (ICESCR, art. 12; Direttiva 2008/115/CE, art. 16(3)) 2. Difficoltà nell’assicurare “le prestazioni sanitarie d'urgenza e il trattamento essenziale delle malattie” - Direttiva 2008/115/CE, art. 16(3) • Lunghe attese per ricevere cure mediche ordinarie • Testimonianze di ritardi nel fornire assistenza in casi di emergenza “Una volta un ragazzo aveva ingerito qualcosa, era disteso a terra vicino al cancello, è rimasto lì per delle ore e non è arrivato nessuno.” (Intervista 2, volontario) PROBLEMA: Si riscontrano ritardi endemici nel prestare assistenza medica ai trattenuti. Dall’indagine emerge che si tratta di un problema strutturale determinato dalla macchinosa procedura attraverso la quale i trattenuti hanno accesso alle cure mediche all’interno del CIE di Torino. Rapporti tra trattenuti • Risposte molto diversificate: alcune molto positive, altre fortemente negative • Inappropriato mescolamento di ex-detenuti con richiedenti asilo e persone vulnerabili • Possibilità di problemi e tensioni di carattere etnico e culturale • Conoscenza dell’italiano ed esperienza nel Paese possono modellare i rapporti tra trattenuti all’interno di una stessa area • Una delle trattenute intervistate ha subìto in prima persona episodi di bullismo e a garanzia della sua sicurezza è stata spostata in isolamento “Vivere assieme non è facile. A volte va tutto bene, a volte qualcuno perde la testa per via di questa situazione. A volte diventa davvero insopportabile e diventi matto. Quindi ci possono essere litigi e tensioni. Ma bisognerebbe essere abbastanza intelligenti da capire le altre persone e da evitare di litigare tra di noi.” (Intervista 20) Rapporti con il personale del CIE • Personale del CIE: • Croce Rossa Italiana – Sezione Militare (ente gestore del CIE di Torino) • Corpi militari in servizio nel centro (Esercito, Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza) • Testimonianze molto diversificate su un rapporto molto complesso • Testimonianze di presunte violenze fisiche e verbali “Il personale ci trattava come i cani. C’è stato un caso in cui un ragazzo si voleva uccidere impiccandosi e il personale non faceva niente perchè pensavano che fosse uno scherzo. É quasi morto. Gli altri ragazzi sono corsi nella stanza e hanno cercato di toglierlo dalla corda. Solo dopo mezz’ora hanno aperto le porte e sono entrati. Dopo abbiamo fatto uno sciopero e loro ridevano e non gliene fregava niente. Ed è per questo che abbiamo fatto un incendio, perchè ci trattavano come i cani. Ti mettono il cibo dentro e tu puoi mangiarlo o non mangiarlo. E basta. ” (Intervista 23) PROBLEMA: Il personale militare e di polizia in servizio all’interno del CIE di Torino non riceva una formazione adeguata, né sul diritto dei diritti umani e sul diritto comunitario, né su come lavorare con persone provenienti da comunità culturali e linguistiche diversificate, con richiedenti asilo e con vittime di violenza, tortura, traumi o conflitti. Comprendere cos’è il CIE (ECHR, art. 13; Protocollo n. 7 ECHR, art. 1 ) • Frequente confusione circa l’udienza di convalida e le modalità di accesso all’assistenza legale (nomina avvocato di fiducia) • Limitata informazione circa le udienza di proroga e la durata complessiva del trattenimento • Limitata informazione sul diritto d’asilo • A volte lo straniero è confuso circa le ragioni del suo trattenimento anche dopo settimane nel CIE • Esempio: un richiedente asilo di 18 anni che parlava solo l’arabo, al 27esimo giorno di trattenimento non sapeva dire se la sua domanda di asilo fosse stata formalizzata “[La cosa più difficile è] [n]on sapere quando mi faranno uscire. Dopo 6 mesi mi hanno detto “tra un mese”, poi mi hanno detto “un altro mese”. Stamattina ho parlato con l’Ufficio Immigrazione e mi hanno detto che forse alla fine di questo mese mi faranno uscire. Sono stanco. Sono stato in prigione, sono uscito di prigione e subito dopo sono stato messo in un’altra prigione.” (Intervista 19) Accesso alla rappresentanza legale (Direttiva 2008/115/CE, artt. 12, 13, 15(2) e 15(4)) • Ostacoli strutturali rendono problematico entrare in contatto con gli avvocati per una consulenza legale ed incontrarli per la preparazione del caso • Incontrare l’avvocato solo il giorno dell’udienza di convalida e: • non avere il tempo per un colloquio prima dell’udienza e/o • non poter usufruire di un interprete qualificato • Barriere linguistiche “Ho incontrato il mio avvocato [d’uffico] all’udienza di convalida assieme al giudice, e basta. Non mi hanno detto niente. L’avvocato non mi ha mai più richiamato e io non ho il suo numero di telefono, quindi non posso contattarlo.” (Intervista 22) PROBLEMA: Manca una piena assistenza linguistica garantita di diritto durante l’intero procedimento. Sebbene durante le udienze siano disponibili degli interpreti, nelle fasi pre-processuali la mancanza di un servizio di interpretazione può ostacolare l’accesso alla giustizia, poiché limita le opportunità del trattenuto straniero di ottenere una consulenza legale, di nominare un avvocato di fiducia e di comunicare propriamente con il proprio difensore. Rapporti con gli avvocati (Direttiva 2008/115/CE, artt. 13(3), 13(4) e 16(2); Decreto Legislativo 150/2011, art. 18(4)) • Avvocato d'ufficio o avvocato di fiducia: frequente inconsapevolezza e confusione tra le due opzioni • Tra i trattenuti: impressioni e opinioni differenziate circa gli avvocati • Gratuito patrocinio offre copertura limitata (che non comprende attività di consulenza, preparazione del caso, ausilio di interpreti) “Avevo il mio avvocato a Massa Carrara, ma qui mi hanno dato loro un avvocato d’ufficio. E mi sono arrabbiato perchè io non l’ho mai chiesto. E a lei non interessa niente di me. Quando ci sono le udienze lei viene qui, prende i soldi, ma non è mai venuta qui per parlarmi, non mi ha neanche mai chiamato, nemmeno una volta.” (Intervista 19) PROBLEMA: La normativa italiana concernente il gratuito patrocinio non copre casi particolari in cui si rendano necessarie le consulenze esterne di specialisti quali medici o psicologi per visitare i trattenuti e redigere rapporti o referti. CIE di Torino: dati statistici relativi all’anno 2011 (FONTE: Prefettura di Torino) • Capacità massima ricettiva della struttura: • 210 posti da decreto, ridotti a 131 a causa dei danneggiamenti alla struttura (chiusura dell’Area Bianca, ora in ristrutturazione) • 96 posti uomo, 35 posti donna • Principali nazionalità rappresentate nel 2011: • 580 Tunisia; 183 Morocco; 88 Nigeria; 55 Algeria • • • • Percentuale ingressi provenienti dal carcere: 30% circa Numero cittadini rimpatriati: 610 Permanenza media nel CIE: 40 giorni circa Periodo effettivo di massima permanenza riscontrato: 298 gg (1 caso) Human Rights and Migration Law Clinic Contatti Ulrich Stege Clinical Legal Program Coordinator Human Rights and Migration Law Clinic International University College of Turin Email: Tel: Fax: [email protected] +39 011 4407007 +39 011 5633683