La crisi in Egitto e il fenomeno di Internet Le cause, i motivi e le possibili soluzioni L’Egitto si trova nella parte nordorientale dell’Africa. Confina a ovest con la Libia, a sud col Sudan ed è bagnato a est dal Mar Rosso e a nord Mediterraneo, ed è attraversato da un grande fiume di importanza mondiale: il Nilo. Il mar Mediterraneo e il mar Rosso sono collegati tra loro dal Canale di Suez. L’economia L'economia egiziana, prevalentemente agricola, nonostante il recente sviluppo delle attività industriali, e turistiche, era caratterizzata fino a qualche tempo fa da una pressoché assoluta staticità alla monocoltura del cotone che assoggettava, e in parte tuttora assoggetta, l'economia del paese alle fluttuazioni dei mercati internazionali. Settori economici Settore secondario Settore terziario Settore primario L'Egitto è uno dei più poveri tra gli Stati arabi; le prospettive di sviluppo sono frenate dalla forte pressione demografica e dalla scarsità di risorse naturali, cui si aggiungono problemi economici legati a fatti contingenti quali le tensioni internazionali o le oscillazioni del numero di turisti a causa di alcuni atti terroristici. Gli anni più recenti sono stati segnati da un certo declino economico, cui il governo ha reagito introducendo un programma di riforme, con larga apertura al settore privato e riduzione delle imprese pubbliche, che ha conseguito alcuni risultati positivi, ma che non sono stati sufficienti. Rimangono consistenti gli aiuti provenienti dall'estero e in particolare quelli degli USA, che da anni costituiscono un forte sostegno all'economia egiziana (906 milioni di dollari nel 2005). A 18 giorni dall’inizio delle proteste al Cairo e nelle altre città del paese, il vice presidente egiziano, Omar Suleiman, in un messaggio alla nazione ha annunciato le dimissioni di Hosni Mubarak, che ha ceduto la gestione del potere al Consiglio Supremo delle forze armate. Dopo la ’Gionata della collerà, la ’Giornata della Cacciatà e il ’Giorno del Destinò, che hanno segnato le tappe della rivolta contro il rais, piazza Tahrir è esplosa di gioia alla notizia delle dimissioni dell’ex capo di Stato che lascia la presidenza del paese dopo 30 anni di potere ininterrotto. 25 GENNAIO Prende il via la rivolta popolare al Cairo, diffondendosi poi in tutte le principali città dell’Egitto. Le forze di opposizione, in particolare i movimenti giovanili attivi sul web, proclamano ’la giornata della collerà sulla scia di quella che in Tunisia ha portato alla caduta del presidente, Zine el-Abidine Ben Ali. Migliaia di dimostranti scendono in piazza al Cairo, Alessandria, Suez e Assuan. Circa 15 mila manifestanti si riversano a piazza Tahrir, nel centro della capitale, divenuta il luogo simbolo della protesta contro il regime, scontrandosi per la prima volta con le forze di sicurezza. Nelle violenze al Cairo perde la vita un poliziotto, mentre due manifestanti sono uccisi a Suez. 26-27 GENNAIO La protesta non si ferma nei giorni successivi, quando la repressione da parte della polizia conosce un’escalation. A Suez, gli agenti sparano colpi d’arma da fuoco contro i dimostranti che tentano di dare alle fiamme alcuni palazzi governativi. In due giorni le forze di sicurezza eseguono 500 arresti. Il 27 gennaio uno dei leader dell’opposizione egiziana all’estero ed ex direttore dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, Mohammad ElBaradei, torna al Cairo accolto all’aeroporto da migliaia di manifestanti. 28 GENNAIO È una data spartiacque nella rivolta contro Mubarak. Al Cairo centinaia di migliaia di manifestanti sfilano in quello che i leader dei principali partiti d’opposizione, tra cui i Fratelli Musulmani, hanno ribattezzato ’Il venerdì della collerà. A nulla serve la censura preventiva del governo, che dal mattino blocca internet e le linee di telefonia mobile per impedire un coordinamento delle proteste sui social network. Il governo al termine della giornata impone il coprifuoco. 29 GENNAIO Il presidente Mubarak licenzia il governo e nomina come suo vice l’ex capo dell’Intelligence, Omar Suleiman. La carica di vice presidente è rimasta vacante per decenni. 30-31 GENNAIO Proseguono gli scontri e le manifestazioni nelle città egiziane. Fonti indipendenti riferiscono che il bilancio della violenze è di circa 100 morti. 1 FEBBRAIO Oltre due milioni di dimostranti sfilano nelle città del paese, in quella che è stata chiamata ’la marcia del milionè, una delle manifestazioni più imponenti dall’inizio della protesta contro Mubarak. Centro della rivolta è ancora una volta piazza Tahrir, da cui centinaia di migliaia di persone marciano verso il palazzo del presidente ad Heliopolis. In un discorso trasmesso la sera dalla tv di Stato, Mubarak dichiara l’intenzione di non candidarsi alle elezioni presidenziali previste a settemnbre e che sarebbe rimasto al potere per gestire la fase di transizione politica. Il presidente annuncia l’avvio di riforme politiche ed economiche come richiesto dalla piazza. Intanto, le Nazioni Unite, per voce dell’Alto Commissario per i Diritti Umani, Navi Pillay, riferiscono nelle proteste sono morte oltre 300 I nuovi mezzi di comunicazione: Internet I mezzi di comunicazione di massa, dal loro esordio, furono strumenti nelle mani dei regimi totalitari. Oggi il web ha ridimensionato totalmente il suo concetto di autorità: la rivolta dei giovani nei paesi nordafricani ne è la conferma. Quello tra mezzi di comunicazione e ideologia è un connubio importante, rafforzatosi nel corso degli anni. Da subito gli uomini al potere hanno percepito l’importanza dei mass media, utilizzati come strumenti di propaganda per l’intera popolazione nazionale. Il fascismo, il nazismo e il comunismo sono esempi evidenti di come cinema e videogiornali furono utilizzati per trasmettere la propria ideologia. Il contributo di Internet: Facebook ANSA - IL CAIRO, 24 MAR - La rivolta che ha rovesciato il regime di Mubarak è stata definita la rivoluzione di Internet e le cifre confermano questa definizione. Nel mese delle contestazioni, fra gennaio e febbraio, gli utenti di Facebook sono aumentati di un milione, passando da quattro milioni e duecentomila a cinque milioni e duecentomila. Consapevole di quanto questo mezzo fosse usato per comunicare e convocare manifestazioni, il regime ha bloccato l'accesso a Internet per una settimana all'inizio della rivolta. Facebook ha dato un contributo molto importante alla rivoluzione egiziana. Per questo il ventenne Jamal Ibrahim ha chiamato proprio così la figlia appena nata: Facebook. La notizia è stata pubblicata sul quotidiano del Cairo Al-Ahram. Jamal – c’è scritto – ha deciso di esprimere la sua gratitudine al sito di Mark Zuckerberg, per il ruolo fondamentale del social network durante la rivolta popolare che ha portato alla destituzione di Mubarak. Una decisione presa in comune con la famiglia, gli amici e i vicini. Nei giorni caldi di piazza Tahrir, sul social network sono stati creati trentaduemila gruppi di oppositori al regime. D’altronde per le strade del Cairo sono numerosi i cartelli con la scritta “Grazie Facebook”! Il giornale egiziano invita Mark Zuckerberg ha spedire subito un piccolo regalo alla piccola Facebook.