Corso di Psicologia Generale
Seminario di approfondimento
- MOTIVAZIONE -
Università degli
Studi di Perugia
Dipartimento
di Filosofia,
Scienze
Sociali,
Umane e della
Formazione
Cos’è la motivazione?
Il concetto di motivazione è abbastanza
intuitivo
Si riferisce allo scopo che direziona il
nostro agire
Etimologicamente deriva dal latino
motus: movimento verso qualcosa o
qualcuno
La motivazione spinge le persone a
intraprendere delle attività o a evitarle
Cos’è la motivazione?
La motivazione non spiega solo il
perché del nostro agire, ma anche il
per chi
Alla base delle nostre azioni ci sono
obiettivi sociali, il voler dimostrare
qualcosa, il competere, il voler
raggiungere standard personali
In questo, la risposta al per chi faccio
ciò che faccio costituisce il nucleo
centrale del fenomeno motivazionale
Cos’è la motivazione?
Definizione: La motivazione è un
insieme strutturato di esperienze
soggettive che spiega l’inizio, la
direzione, l’intensità e la persistenza
di un comportamento diretto ad uno
scopo (De Beni e Moé, 2000)
La motivazione è quindi un fatto
soggettivo che ha luogo all’interno della
persona e che può tradursi in
comportamenti, atteggiamenti, intenzioni,
credenze e obiettivi
Classificazioni
CRITERIO
TIPOLOGIA
Origine
Intrinseca o estrinseca
Scopo
L’attività o il risultato
Filogenesi
Primarie o secondarie
Accessibilità
Implicite o esplicite
Origine: intrinseca ed estrinseca
La prima nasce all’interno della persona
(disposizioni del profondo, obiettivi, valori,
interessi)
La seconda è determinata dall’ambiente
(premi, evitamento punizioni, lodi, approvazione)
In realtà è una distinzione solo didattica
(l’esempio del seminario)
Ad ogni modo, sostenere la motivazione intrinseca
dà migliori risultati che non incentivare quella
estrinseca (il caso del volontariato)
Scopo: attività o risultato?
Perché oggi siete qui?
1. Perché è interessante l’argomento (attività)
2. Perché voglio prepararmi all’esame di
psicologia (risultato)
Ci sono attività che svolgiamo per un
piacere fine a se stesso
Ci sono attività che invece affrontiamo solo
se abbiamo un preciso obiettivo da
raggiungere
Filogenesi: primarie e secondarie
L’essere qui oggi risponde ad una
motivazione primaria?
Gli esseri umani sono accumunati dalle stesse
motivazioni primarie: mangiare, bere,
dormire, ecc.
Esiste però tutta una serie di motivazioni
secondarie che non rispondono a bisogni
strettamente biologici: realizzazione
personale, trascendenza, ecc.
Filogenesi: primarie e secondarie


Passaggio da una motivazione primaria ad
una motivazione secondaria
• per esempio, da pescare per il cibo a
pescare per il piacere di pescare.
Da motivazioni primarie possono derivare
nuove motivazioni secondarie, che con il
tempo assumono una propria autonomia e
che diventano particolarmente rilevanti per
alcuni individui
La piramide di Maslow (1954)
6° livello: Trascendenza

A questi 5 livelli motivazionali si
potrebbero aggiungere i bisogni
di trascendenza, intesi come
tendenza ad andare oltre se
stessi per sentirsi parte di una
realtà più vasta, cosmica o
divina.
I bisogni dei primi gradini della
piramide sono bisogni di
carenza, in quanto scompaiono
soltanto con il loro appagamento;
per contro i bisogni dei gradini
successivi sono bisogni di
crescita, che continuano a
svilupparsi mano a mano che sono
soddisfatti.
Accessibilità: implicite ed esplicite
Siete sicuri di sapere perché siete qui?
Perché ho un esame in vista…
Perché mi voglio laureare…
Perché voglio diventare psicologo…
Perché sento di avere una predisposizione…
Perché da bambino…
C’è una componente motivazionale esplicita ed
accessibile (cosciente) ed un’altra implicita e
decisamente meno accessibile
Locus of control (Stile attribuzionale)
Locus of control (Rotter, 1954)
È una dimensione di personalità che definisce il grado
di controllo che una persona ritiene di avere sugli
avvenimenti. Si tratta della capacità di incidere
sugli eventi e di poterli controllare attivamente.
Gli individui con un locus of control interno
ritengono di possedere questa capacità e di
poter influenzare gli eventi
Gli individui con un locus
of control esterno sono
convinti che gli eventi
siano largamente
influenzati da fattori quali
la sorte, il caso, le azioni
altrui
Cos’è l’autostima?
Autostima generale (di base):
considerazione che un
individuo ha di se stesso.
Vari studi hanno dimostrato
che l’autostima si mantiene
costante ed è difficile
modificarla anche se le prove
oggettive smentiscono la
concezione soggettiva che
uno ha di sé
U. Galimberti, Dizionario di psicologia, Utet, 2004, p. 126
Alcuni studiosi preferiscono parlare di autostima come
concetto multidimensionale. Bracken (2005) individua 6
autostime specifiche in relazione agli adolescenti:
1. Relazioni interpersonali (percezione di positività
dei rapporti sociali)
2. Competenza di controllo dell'ambiente (capacità
di risolvere problemi, raggiungere obiettivi, influire
sul proprio ambiente)
3. Emotività (capacità di riconoscere, valutare,
descrivere e controllare le proprie reazioni emotive)
4. Successo scolastico
5. Vita familiare
6. Vissuto corporeo (autopercezione della propria
bellezza e prestanza fisica)
Autostima  Autoefficacia
Appare forse più consono il termine introdotto da Bandura
(1977) per spiegare la multidimensionalità dell’autostima.
Egli parla di “autoefficacia” (self-efficacy) per indicare la
fiducia che una persona ripone nelle proprie capacità
nell’affrontare uno specifico compito
La self-efficacy influenza la prestazione attraverso:
1. Scelta di affrontare o meno un dato compito
2. Quantità di sforzo profuso nell’affrontarlo
3. Qualità delle risorse cognitive mobilitate
4. In sintesi, livello motivazionale
Resilienza
 È un termine che indica la proprietà che alcuni materiali hanno
di conservare la propria struttura o di riacquistare la forma
originaria dopo essere stati sottoposti a schiacciamento o
deformazione
 In psicologia connota la capacità delle persone di far fronte agli
eventi stressanti, traumatici o comunque negativi
 Le persone con un alto livello di resilienza riescono a
fronteggiare efficacemente le contrarietà, dalle quali spesso
traggono addirittura forza. L’esposizione alle avversità sembra
rafforzarle piuttosto che indebolirle. Esse tendenzialmente sono
ottimiste, flessibili e creative, sanno lavorare in gruppo e fanno
facilmente tesoro delle proprie e delle altrui esperienze
 La resilienza sembra avere una componente innata e una
acquisita, è quindi soggetta a modificazioni nel corso
dell’esistenza
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Coping
 Il concetto fa riferimento a come le persone affrontano (to cope
with) le situazioni che vengono percepite come stressanti, sia
quotidiane sia straordinarie, allo scopo di attivare l’individuo a
fare qualcosa per dominare l’evento e risolverlo
 Per coping si intende quindi l’insieme dei comportamenti e delle
strategie cognitive adottate dagli individui in situazioni
stressanti
 Il concetto sembra simile a quello di resilienza, ma non va
confuso: quest'ultimo definisce la capacità psicologica di
resistenza alle pressioni esterne (Walsh, 1996), il coping fa
invece riferimento a un processo attivo di contrasto della
difficoltà attraverso un corso d'azione
 Può esserci buona resilienza ma cattivo coping, e viceversa
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Motivi e motivazione
La motivazione è un processo che risulta
dall’incontro tra motivi e situazione
I motivi sono le disposizioni sottostanti:
sono necessari ma non sufficienti perché
si abbia motivazione
Motivi
Situazione
Motivazione
Legge dell’effetto e rinforzi
Il livello motivazionale dipende anche dagli
effetti che il comportamento ha fin lì prodotto,
ovvero dal rinforzo ottenuto (Thorndike, 1898)
Distinguiamo tra:
1. rinforzi primari  indipendenti dall’apprendimento
e fondati prevalentemente su processi fisiologici (es.
il sapore dolce di un cibo)
2. rinforzi secondari  sono appresi e si basano
sull’appartenenza a una determinata cultura (es. il
denaro, il successo, l’affermazione di sé)
Analisi di alcune motivazioni secondarie:
McClelland – Le costellazioni di motivazioni secondarie
McClelland (1985) individua 3 grandi
costellazioni di motivazioni
secondarie che caratterizzano l’esistenza
dell’essere umano:
Affiliazione
Successo
Potere
Analisi di alcune motivazioni secondarie:
Il bisogno di affiliazione
Consiste nel ricercare la presenza degli altri per la
gratificazione intrinseca che deriva dalla loro
compagnia e dalla sensazione di fare parte di un
gruppo
Il bisogno di affiliazione è assai più forte e diffuso
nelle culture orientali (di natura collettivistica)
rispetto alle culture occidentali (nettamente
orientate all’individualismo)
 Nelle culture orientali vale in maniera
incontrastata il principio dell’interdipendenza,
inteso come senso di reciprocità e di
appartenenza, come predominio del gruppo (e
dell’organizzazione) sull’individuo, come
definizione della propria identità attraverso
l’identità del gruppo
Analisi di alcune motivazioni secondarie:
Il bisogno di affiliazione: l’attaccamento
Una delle radici della condotta affiliativa è da attribuire alla
relazione di attaccamento che il bambino piccolo sviluppa
con la figura di accudimento (di norma, la madre) nel corso
della prima infanzia.
Secondo Bowlby (1969; 1973; 1980) la relazione di
attaccamento è definita da:



la ricerca della vicinanza (fisica e psicologica) alla figura
preferita
la funzione di base sicura svolta dalla figura preferita, in
quanto disponibile e pronta a rispondere, a incoraggiare, a dare
aiuto e assistenza, fonte di sicurezza per il bambino piccolo e
base per la sua curiosità, attività di esplorazione dell’ambiente
e della sua successiva autonomia, fino al distacco dalla figura di
accudimento nel corso dell’adolescenza e della giovinezza
la protesta per la separazione, in caso di allontanamento
della figura preferita, il bambino piccolo reagisce con pianto,
urla, proteste, morsi e calci per la minaccia della rottura del
legame
Analisi di alcune motivazioni secondarie:
Il bisogno di successo
Consiste nella motivazione a fare le cose al meglio
per un intrinseco bisogno di affermazione e di
eccellenza


Il bisogno di successo trova affermazione soprattutto
nelle culture occidentali che privilegiano i valori
dell’indipendenza e dell’autonomia, l’affermazione di sé
e dell’individualismo.
Nelle culture orientali appare assai più attenuato, a
favore dei bisogni di affiliazione, di armonia e di
appartenenza
• In certe comunità polinesiane il bisogno di
successo è persino sanzionato nei bambini, in
quanto inteso come espressione di egoismo e di
ostilità nei confronti degli altri
Analisi di alcune motivazioni secondarie:
Il bisogno di potere
Il bisogno di potere consiste nell’esigenza di
esercitare la propria influenza e il proprio
controllo sulla condotta di altre persone. Chi
ha un forte bisogno di potere, cerca di
 occupare posizioni di comando,
 a concentrare l’attenzione altrui su di sé,
 a non temere il confronto né la
competizione,
 a non esitare di fronte a quelle situazioni,
spesso rischiose, da cui può risultare un
aumento del proprio potere e prestigio.
Analisi di alcune motivazioni secondarie:
Il bisogno di potere: potere e leadership
La leadership, attività di comando, prevede
di occupare una posizione sociale in grado di
prendere decisioni nei confronti degli altri e di
dirigere le loro azioni verso un determinato
traguardo
Diversi stili di leadership:
autoritario (accentratore e verticistico)
democratico (partecipativo e condiviso)
permissivo (laissez faire, di delega totale)
2 profili di leader:
il leader funzionale  centrato sul
raggiungimento degli obiettivi e sulla
realizzazione dei compiti
il leader socioemotivo  impegnato a
mantenere la coesione del gruppo; si
impegna a favorire i rapporti interpersonali
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